di Filippo Ramin
Miroslav Marinovych vice Direttore dell’Università Cattolica Ucraina di Leopoli , prigioniero politico negli anni del GULAG. Dall’articolo sull’Espresso del 5/9/2023 vengono riportate alcune sue affermazioni:
- Molti europei trattano entrambi le parti come politicamente e moralmente uguali, ignorando le circostanze reali e condannandosi così a una sconfitta etica.
- Solo una pace giusta è una pace duratura.
- È proprio il pericolo di morte che corre la vittima, a dare ai cristiani il diritto morale di fare “una scelta a favore della vittima.”
- Se rimani neutrale in situazioni di ingiustizia, ti sei schierato con l’oppressore.
A queste affermazioni, tutte condivisibili espresse da Miroslav, non rimane che “sperare” per una pace, e prosciugare il mare di sofferenze di questa guerra e di tutte le altre guerre. La speranza non è un qualcosa di evanescente, ne può essere motivata da considerazioni illusorie di un’attesa senza tempo, ma può rivelarsi strumento, parola efficace e concreta di trasformazione della realtà nell’unico modo possibile: sull’ esempio riportato nella “parabola del Samaritano”.
La lezione del Samaritano
Leggendo quel brano, non si trova scritto il nome “ del bastonato” lasciato solo lungo la via, non si dice chi fossero i briganti che l’avevano picchiato e derubato. Questo uomo Si Ferma, presta le prime cure, lo porta in una locanda a sue spese e parte il giorno dopo. Tutto qui!
La pedagogia del racconto è aiutare il lettore ad identificarsi tra i personaggi coinvolti in questa storia, e più ancora, di porre la domanda: chi è il mio prossimo? Chi sono i miei fratelli oltre le differenze che connotano persone e popoli?
Nel dubbio, è preferibile volgere lo sguardo a tutti i bisognosi di aiuto, senza distinzioni. L’impressione che si ha nella lettura del Samaritano è che il giudizio tra buoni e cattivi, bastonato e bastonatori non sembrino rilevanti; addirittura non sono ipotizzate azioni per operare vendetta o reclamare giustizia verso qualcuno. Ogni disquisizione sull’evento da parte del Samaritano è inesistente. È Il dopo che fa fare a tutti un sospiro di sollievo! Perché tutto è andato a del BENE!
Il Samaritano non agisce sulle differenze tra i contrari, giusti e ingiusti, e non fa nemmeno preferenze! non giudica i ruoli delle persone coinvolte!
“Agisce su tutta la sofferenza umana”. Include tutte le dimensioni del comportamento umano: quello egoistico, e soprattutto quello fatto dalle non scelte, di chi decide di rimanere nell’ombra.
Con il suo esempio guarisce tutti. Con il suo esempio, include anche quelli che fanno finta di non vedere e si girano dall’altra parte, ma che possono intravedere, sia pure tardivamente, una speranza “ di guarigione ”, resa possibile con il perdono.
È bene scegliere di porsi sempre ad un livello superiore rispetto al male ed esprimibile nell’unico modo possibile: “Amare il prossimo come noi stessi “.
Cambiare visuale: La Russia dentro la UE
Talvolta le ipotesi o le idee “anche assurde” possono cambiare la visuale e SUPERARE le posizioni di schieramento: pro-contro, giusto-sbagliato.
L’unica alternativa per ottenere un’accordo di pace tra Russia e Ucraina, è quella che permetta ad ENTRAMBE LE PARTI IN CONFLITTO DI VINCERE LA GUERRA.
Dopo quasi due anni di morti e distruzioni, perché non promuovere, invitando il parlamento Europeo, quello Italiano e la Commissione Europea , così come è stato fatto per l’Ucraina, la proposta di ESTENDERE L’INVITO ANCHE ALLA FEDERAZIONE RUSSA, di entrare a far parte della Comunità Europea?
La Russia e l’Ucraina! Due comunità, un unico popolo! Europei per etnia, storia, lingua, cultura, fede religiosa. Non ha senso, e per motivi storici di comunanza, dividere i popoli .
(24-6-2021 Frau Merkel rivolta al Bundestag : “riaprire il dialogo tra Europa e Russia”.)
La soluzione proposta, che prevede un’allargamento ”per INCLUSIONE” delle nazioni, potrebbe esprimere la condizione ideale per assorbire il conflitto tra Russi e Ucraini, trasformando le differenze e i contrasti in “occasione di pace”.
Non esistono, divergenze e contrasti che non possano essere appianati, se non in cambio di un beneficio più grande.
Concretamente, si potrebbero rendere accessibili le soluzioni per il superamento del conflitto, “DILUENDO LE CONTRAPPOSIZIONI TRA I DUE PAESI (così come è stato fatto per l’Ucraina), perchè anche la Russia entri a far parte di un unico e vastissimo territorio, costituito da Europa e Russia”.
Questa soluzione renderebbe indistinguibili, se non inutili, le diversità ad oggi definite insuperabili tra le due nazioni. È possibile stravolgere le logiche e i contrasti tra i due paesi, trasformandoli in opportunità e punto di forza reciproca. È da riaprire “il checkpoint Charlie”, come riferimento ideale da adattare alla circostanza, per liberare i Russi e gli Ucraini dall’ideologia della guerra.
Nell’immediato, i bambini rapiti farebbero ritorno alle loro famiglie e i territori contesi cesserebbero di essere un problema, certamente risolvibile per esperienza decennale, attuando il modello Alto Adige. Un’esempio di tutela delle minoranze etniche di tre madrelingua.
E ancora, per non lasciare nulla d’intentato, per quanto provocatorio e pur tuttavia plausibile, perché non considerare come alternativa ai finanziamenti senza fine per l’acquisto di armi, valutare la possibilità di retribuire un salario “ inimmaginabile” ad ogni singolo soldato russo e ucraino, per almeno un anno, e con la consegna delle armi? Il costo? Circa 360 miliardi di euro nell’ipotesi di retribuire 10.000 euro al mese, (Più alta è l’ offerta, migliore è la risposta) per ipotetici 3.000.000 di soldati di ambo le parti in conflitto.
È da considerare che solo nel 2022, l’importo stimato della VORAGINE ECONOMICA da guerra, dell’Europa, della Russia e USA è costata per difetto, circa duemila miliardi di euro (l’America ha previsto nel 2023 circa mille miliardi di US$ destinati alla difesa – Rif. Il Sussidiario 03-09-2023). E non basteranno.
Secondo l’Istituto di ricerche sulla pace di Stoccolma SIPRI la spesa militare è aumentata del 2,2% del PIL globale, circa 268 US$ per persona. Solo in Europa per la difesa per il 2023 sono previsti oltre 200 miliardi di euro di investimento. E poi altri 37 miliardi di euro ipotizzati per lo sminamento dei territori in Ucraina (fonte: Avvenire 07-05-2023) e gli ulteriori costi per una guerra che non si sa quando finirà, uniti a quelli per la ricostruzione dei territori distrutti.
Tutte le comunità delle nazioni sono state obbligate e condannate a pagare un’importo impressionante. L’inganno è attuato mediante la sottrazione “in quota parte”, di soldi provenienti dalla tassazione sui cittadini, con costi aggiuntivi a motivo della guerra, dovuti all’aumento dei prezzi per alimentari, gas, elettricità, fertilizzanti, inflazione. Denaro, che ogni singolo cittadino dell’ Europa, della Russia, dell’ Ucraina e USA, dall’inizio del conflitto, sta ancora pagando.
Ma quanto è costata all’Europa e alla Russia la guerra fino ad oggi? e con quali risultati nonostante le sanzioni? Che senso ha: “pagare” quelli che “impongono democraticamente la guerra”, depredano risorse economiche senza il consenso dei cittadini tutti ?
Per un militare, che senso ha GIURARE per uccidere? Giovani costretti a uccidere per la prima volta un essere umano con l’alternativa di venire uccisi? Quale autorità giudiziaria, può giustificare l’atto di prestare giuramento “come mezzo di prova” (tipo: comma 22), se questo è contro la sacralità della vita? Anche Il termine “difesa” non è più credibile! E’ un concetto superato, privo di significato, da sostituire con un Ministero di “basta guerre, armi e soldati ”.
Lo scopo della seconda proposta, è l’ammutinamento dei soldati provocato da un’offerta economica attrattiva. Assumere i soldati a condizioni contrattuali impensabili da parte della comunità europea. Non più militari o soldati! Ma donne e uomini riportati alla dignità di persone libere, retribuiti per un’attività che prevede unicamente di continuare a vivere, senza più indossare la divisa, con la consegna delle armi, per operare in un ambito civile e con uno stipendio aggiuntivo. L’effetto immediato “da ammutinamento”, è risparmiare i civili, determinato per cessazione dell’attività bellica.
I civili, rispetto ai militari, sono la stragrande maggioranza dei morti nei conflitti. Contribuiscono economicamente alla guerra, prima e durante. Sono costretti a morire perché non hanno via di fuga e non possono difendersi, e sono destinati ad essere l’unico “ bottino di guerra”. Vittime insignificanti!
Non è chiaro cosa se ne facciano dei morti … nel processo “produttivo” di una guerra. Impressiona che siano pochi i responsabili che decidono per migliaia di persone. Pochi individui, ossessionati e superbi, in grado di coinvolgere indirettamente, centinaia di milioni di persone indistinti tra Russi, Europei e USA.
Le “fabbriche di morte”
L’obiettivo della proposta, è attuare una contrapposizione, agli enormi interessi delle industrie delle armi, ufficialmente e unicamente: “ fabbriche di morte”.
È incontestabile che le guerre abbiano sempre inizio all’interno delle industrie produttrici di armi. Queste industrie, offrono come finalità per l’utilizzo dei loro prodotti: uccisioni di vite umane e distruzioni. Una prospettiva persino banale, impossibile da capire e spiegare, se “l’evidenza delle conseguenze ” non insegna mai.
Un altro aspetto che non viene mai affrontato è quello di non considerare le armi come “prodotti di largo consumo”. Articoli al pari di altri, che vengono proposti e immessi nel mercato. E come accade per tutte le industrie, è ovvio che non ha senso “produrre”, fossero anche le armi, per poi non venderle.
Le armi, “massima espressione del concetto di spazzatura”, sono diffuse ovunque nel mondo e prima o dopo si dovranno pur usare per entrare nella fase del “riciclo della spazzatura”. La definizione riciclo, o fase ultima , comporta necessariamente la progettazione di nuove armi. Questo è motivato, perché l’efficacia di quelle in uso nel procurare una mortalità maggiore di civili, ”non sono più considerate ottimali “.
L’azione di marketing di queste aziende, è indirizzata ai potenziali clienti, quali i governi delle nazioni e i rispettivi eserciti. I rappresentanti di queste industrie sono individui astuti, che anche sotto giuramento, affermano di odiare le guerre. Eppure le promuovono innestandole su false esigenze, false verità e ipotesi, su inesistenti necessità di precauzione, senza mai citare il termine guerra, ma il termine “ difesa o procedure da adottare”.
Si dimostrano oltremodo esaustivi nel convincere gli interlocutori, di qualsivoglia appartenenza ideologica e opinione all’acquisto dei loro prodotti. Il reparto vendite, si avvale di esperti in psicoanalisi, specializzati per istruire mediante tecniche persuasive, il personale addetto alle vendite.
Queste ditte, e i loro rappresentanti, sono molto efficaci in attività lobbistiche presso i governi, istituzioni, centri di studi avanzati per la “salvaguardia del progresso umano”. Dopo tutto fanno il loro mestiere. Nessuna contraddizione o menzogna può essere a loro attribuita.
Sono presenti nei congressi per la pace e in organizzazioni internazionali, associazioni e fondazioni di ogni tipo. Esercitano pressioni, mediante la divulgazione di messaggi subliminali sui media, in grado di convertire anche i pareri contrari. Fanno vedere solo “la guerra giusta, quella subita, la guerra di difesa”, ma non l’assurdità e la menzogna della guerra in quanto tale, che contribuiscono ad alimentare.
Si avvalgono “di incaricati esperti in lavavetri, in spurgo e fognature, di finti in qualcosa”, comunque competenti mediatori, in grado di esporre la migliore dialettica di ignoranza, insolenza, e falsità possibile. Si inseriscono con facilità nelle problematiche di tensione di potenziali conflitti, suggerendo le soluzioni ottimali da seguire, “alla dottor Stranamore”. o con la solita e sempre efficace formula magica di Cenerentola: salacadula magicabula bibbidi bobbidi “B U M”.
Ovviamente sono dalla parte dei buoni che devono difendersi, ma vendono le loro competenze anche ad ogni “viceversa”, che a sua volta deve difendersi. Il loro scopo è accelerare il processo per uno scontro armato tra fazioni: costringere le comunità umane ad uccidersi! Rendere accessibile la morte volontaria assistita! L’eutanasia per la cura di tutti i mali! Obbligare le comunità ad un suicidio consenziente.
Le comunità devono uccidersi tra loro! Devono convincersi della necessità di combattere CONTRO UN NEMICO CHE PROPRIO NON ESISTE. L’innovazione dell’industria bellica è proprio questa, inventare sempre nuovi nemici pur di vendere armi.
Il loro obiettivo? la “finestra di Overton”! La sintesi della perfezione: rendere accettabile ciò che accettabile non è mai stato. Istigare, porre le condizioni per la disintegrazione delle comunità con il procedimento come per “ la rana bollita”. Evitare che si attui nelle coscienze il processo della terapia del buon senso. Se per un anno o poco più non ci fosse la richiesta di armi queste industrie “cesserebbero l’attività” per mancanza di ordinazioni.
Un’ altro obiettivo della propaganda bellicista, strettamente legata alla sua natura economica, è ottenere che ogni singolo individuo delle nazioni, incluse quelle non coinvolte, sia economicamente coinvolto nei conflitti indirettamente e non per scelta, con l’obbligo di finanziare l’acquisto delle armi mediante le leggi nazionali sulla tassazione.
Vendere, vendere! Vendere più armi possibili! Il supermercato dell’assurdo: riuscire a far pagare a tutti i costi di una guerra. Raggiungere lo scopo ultimo: “ il non ritorno”, a conflitto iniziato, che la prevenzione avrebbe evitato. La guerra non percepita e non vissuta direttamente, fatta di opinioni è la peggiore! Senza di essa e senza il consenso dei cittadini, l’industria delle armi chiuderebbe per fallimento.
La guerra è….
La guerra è esclusivamente un’attività lucrativa che genera utili impensabili. La guerra è unicamente un BUSINESS, è quotata in borsa! Genera utili superiori rispetto a tutti gli altri comparti merceologici. È un’affare per pochi. La loro forza è riuscire a incassare i profitti socializzando i costi!
È la conferma della sua natura puramente economica, con conseguenze che esprimono: la menzogna, la perversione, l’inferno quotato in borsa e reso tangibile dal bluff ideologico di uccidere. Uccidere è un mercato. L’assassino va pagato; è solo questione di prezzo.
Solo così è possibile predisporre le condizioni ultime per raggiungere lo scopo: l’uomo deve scomparire e farsi bestia, diventare bestia sovrana! Un mostro policefalo caduto in un buio senza fine, in grado di impossessarsi della verità e della vita.
La guerra è una presa in giro colossale, il gioco delle tre carte, travisa sempre e altera le circostanze. Stravolge la verità rendendola insignificante. Senza il personale addestrato per l’uso delle armi non è possibile “SVOLGERE UN’ATTIVITÀ DI GUERRA.” È evidente, intuitivo, giustificato, l’azione di sottrarre i soldati, ai loro comandanti, mediante “ l’adozione “, perché non combattano più. Inclusi i mercenari di ogni sigla, e gli operai dell’industria delle armi.
In definitiva, il soldato, o militare che sia, è da considerare come l’unico “PUNTO DEBOLE” di un meccanismo su cui poggiare e fare riferimento, per mettere in atto un’azione di contrasto del conflitto in Europa.
Agire, offrendo un’evidente aumento di retribuzione ai soldati (nessuno troverà mai un ricco a fare la guerra …). Si tratta di offrire un valore in busta paga, talmente elevato, da includere anche le competenze di alto livello. In un attimo, verrebbe a mancare tutto il personale operativo ed esecutivo alla struttura di comando. È come presentarsi di fronte a una fabbrica con migliaia di operai, ai quali viene offerto un salario inimmaginabile. La fabbrica si svuoterebbe in pochi minuti, abbandonata e con i macchinari ancora accesi.
Ecco un esempio concreto di piramide rovesciata, con la punta che rappresenta il vertice di comando e guerrafondaio, conficcata nel terreno. È solo questione di business. La legge di mercato è l’unica legge valida anche per la “guerra”. La legge di mercato è da sempre estranea a tutte le ideologie e i distinguo, tranne che sul prezzo!
Tutti i cittadini dell’Europa e della Russia hanno pagato tantissimo e continueranno a farlo senza conoscere quando la guerra finirà, quanto è venuta a costare. Non se ne esce. Con questa guerra, sono state messe con cura, tutte le premesse per “un viaggio di sola andata”. La guerra e per definizione: È UN AFFARE! Non esistono altre giustificazioni, perchè non esistono, e non esistono perchè proprio non ci sono!
Le comunità coinvolte in questa guerra Russia/Ucraina rappresentano, e sono per definizione, “ UN UNICO”. Un’unica realtà umana senza distinzioni. Che differenza c’è tra un Russo e un Ucraino, o tra noi e loro, se le cause sono da attribuire a quelle poche persone poste al vertice di una struttura di comando, e non alla gente comune?
La guerra può essere “sconfitta”, abbattuta, atomizzata, attuando una “contro-azione”: con un’azione economica più potente. LA GUERRA È UN PRODOTTO e come tale, lo si può acquistare. È sempre e solo questione di costi-benefici. Non esistono cause, sigle di partiti, torti o ragioni in una guerra. Vince la guerra, “chi offre di più come alternativa, facendo spendere di meno “… e ad un prezzo inferiore.
La guerra è possibile svenderla, applicarci sopra uno sconto ed è meglio comprarla che subirla. Costa meno, e persino troppo poco! Con questa logica si rende possibile “comprare” I PRO, I CONTRO, I TORTI, GLI INDIFFERENTI , LE CAUSE, e tutti quelli che affermano che non c’è più nulla da fare.
Una industria per la PACE
Ovviamente non averla iniziata sarebbe stato ancora meglio e a costo zero. La strategia indicata come soluzione, permetterebbe la realizzazione di “una potente e innovativa contro-industria”.
Un’industria per la pace, fatta da tutti i cittadini. Se i cittadini sono costretti a pagare per finanziare la guerra, perché allora non “ comprarci “ i militari, usando L’ARMA più potente e più “ atomica” dell’ atomica: IL DENARO, con il vantaggio immediato di risparmiare sull’ acquisto delle armi?
Anche la guerra va intesa come un prodotto “ di consumo”, da assoggettare alla concorrenza. Si tratta di cambiare paradigma. È reso possibile acquistare LA PACE . È l’unico modo per difendere “ la democrazia”.
La pace è “un affare” da ogni punto di vista; dal valore umano ed economico inestimabile. Con l’iniziativa indicata, è possibile operare “nel mercato delle guerre” in condizione di monopolio: indurre un “fuori prezzo” all’ industria delle armi. Condizioni, che per l’ industria delle armi in termini di concorrenza, sono impossibili da sostenere.
La pace, è l’unica forza che esprime un potere economico assoluto. Distribuisce alle comunità “dividendi” impareggiabili, e soprattutto quello più importante che la guerra non concede: di continuare a vivere. Il mercato, da sempre appartiene alla gente e mai alle ditte, o a un marchio… e tanto meno al mercato della guerra. È la gente che decide e decide in quanto clienti finali.
Manca totalmente una pressione efficace da parte delle comunità per operare contro sulla tassazione per l’acquisto delle armi… è una verità che gli unici a farlo sono gli evasori fiscali. È questa l’azione da fare e come “marcia per la pace”.
La guerra operando “ al di fuori della legge di mercato” è certamente vulnerabile. Se è “ il prezzo che fa la pace”, la pace la si può finalmente acquistare, “imporre”. Rendere la pace inevitabile. È possibile competere contro la guerra: basta volerlo!
La guerra Russia –Ucraina ha un costo, ad oggi, di almeno di 5 volte superiore e più rispetto all’offerta (360 miliardi) ipotizzata per fermarla. Fosse anche doppio il prezzo indicato, sarebbe ancora conveniente. I margini di “utile” ottenibili con la pace, coprirebbero in poco tempo tutto l’ investimento. In caso contrario, rimane un debito mostruoso e incalcolabile da pagare.
C’è un proverbio cinese che dice: “il miglior soldato è quello che vince la guerra senza combattere”, al quale si deve aggiungere una precisazione per un’ aggiornamento: “entrambi i contendenti hanno vinto la guerra”.
È un altro modo d’intendere, sicuramente migliore ed esaustivo. La guerra, per l’industria bellica, è da sempre un affare, PERCHÈ PUÒ DISPORRE DI PERSONALE “ NON SUO” E ADDESTRATO. Militari preparati, presenti nelle varie nazioni, istituzioni e organizzazioni rappresentative.
Le fabbriche d’armi considerano certamente un valore inestimabile i milioni di soldati delle nazioni, DISPONIBILI GRATIS E DA LORO NON RETRIBUITI; TOTALMENTE ASSENTI DALLE BUSTE PAGA DELL’ AZIENDA, militari istruiti per l’uso degli strumenti di morte di LORO PRODUZIONE.
Quello che non viene evidenziato è che tutti i costi del personale militare sono “ SCARICATI interamente e in conto spese” sulle comunità, sui cittadini delle nazioni. A queste industrie, è praticamente reso gratuito il possesso delle comunità delle nazioni. Centinaia di milioni di persone di loro “ proprietà”, costrette a pagare: armi e personale addestrato. Un business colossale per l’industria bellica, un monopolio assoluto.
Un’affare enorme per loro “a costo zero”. Nessuna azienda produttrice al mondo ha questi vantaggi. Questo se da un lato genera utili impensabili, dall’altro provoca voragini economiche spaventose, in grado di far fallire anche gli stati. Tutti i finanziamenti sono stati sottratti a loro favore alle comunità degli stati. Che business è mai questo per le comunità? Riempirsi di spazzatura? Dov’è il guadagno?
Difendersi da chi?… e in epoca moderna poi? quando l’offerta è solo l’alternativa di venire uccisi comunque? Quale “difesa”, ma quale difesa può prevenire un suicidio collettivo? Che senso ha dover pagare la guerra, prima “per imposizione” e poi con la vita?
Ad oggi la guerra non ha più senso! È anacronistica, è vecchia e fa schifo, è un fuori tempo, noiosa, una follia, un’idea balorda, una fogna a cielo aperto, in grado di imporre le condizioni ultime: far cadere le bombe atomiche ( e ce ne sono 1.600 di testate atomiche disponibili …) sui civili.
Ma non lo fanno. È evidente che non vogliono farlo! semplicemente perché anche loro come industria, verrebbero distrutti, eliminati. E questo va contro il loro interesse. Meglio continuare, e proporre “guerre tradizionali”, rendono di più, e in più hanno anche salva la vita… quasi una contraddizione.
In giro per il mondo ce ne sono circa 160 di guerre, delle quali circa 60 tra le nazioni. Qual è il fatturato complessivo di vite umane e costi di queste guerre, “malefit” inclusi? Dispiace, dispiace non convincersi che sia possibile far implodere questa guerra al suo interno, svuotandola da ogni ragione. Èsolo una perdita di tempo, una presa in giro colossale per i centinaia di milioni di persone cercare giustificazioni e i distinguo se non c’è nulla da distinguere.
Quando non c’è nulla da perdere: Russia ed Europa, una proposta
Con una pistola alla tempia come è possibile parlare di pace, di giustizia, di politica, di religione, di speranza, di sviluppo. Ma quale giustizia per i morti in guerra se la gente continua a morire nonostante la giustizia? O si deve fare un’altra guerra per affermare la giustizia?
Le iniziative proposte in questo documento (due) potrebbero essere attuate in contemporaneità. E come proposte, la prima almeno, anche nell’ipotesi che a Bruxelles e a Mosca venisse respinta, aumenterebbe la prospettiva di non aver “nulla da perdere nel proporla”.
È possibile far nascere un’ iniziativa dal basso, coinvolgendo tutti i soldati: quelli delle navi, degli aerei, dei sommergibili. Fin tanto che sussiste la presenza di soldati in battaglia, la pace non è possibile. È determinante sottrarre la manodopera specializzata e le competenze dei soldati alle macchine da guerra.
Senza esercito e ufficiali di comando, difficilmente si potranno sostituire nell’immediato. Con questa iniziativa tutto il comando supremo, inclusa la polizia di stato, verrebbe di colpo esautorato. Tutti licenziati per mancanza di lavoro. Nessun colpo di stato, nessuna guerra civile, la gente ritorna a riprendersi la libertà e il denaro che gli resta “non ancora sottratto per finanziare le guerre”. I civili tutti, sono salvi.
Anche in Russia, “nostre sorelle e fratelli” esiste una componente di popolazione silenziosa, (presumibilmente la maggioranza) contraria alla guerra, che vuole la pace. Non hanno senso le dimostrazioni di simpatia, di odio, di indifferenza, di circostanza, e i distinguo tra di noi e tra di noi e loro o da che parte stare; se chiedono come tutti “solo di vivere”.
È da considerare importante la “ CON-VE-NIENZA per una CON-VI-VENZA”. È una follia continuare a schierarsi da una parte o dall’altra, giocando sui “ morti degli altri”, coerentemente ma senza andare sul fronte a combattere.
Anche il popolo russo va AIUTATO E SALVATO perché non combatta più contro se stesso. Anche l’Europa va salvata allo stesso modo dall’auto distruzione, da presunzioni e orgogli. Il popolo russo non è peggiore di noi. Semplicemente non vogliamo incontrarlo. Cosa ci impedisce di immaginare un futuro con loro? Un futuro che SE NON SARÀ PER STARE TUTTI INSIEME, NON SARÀ.
Anche noi, come Europei, siamo i superstiti di quelli che ci hanno preceduto, e hanno dovuto subire “guerre si sopravvivenza”. Guerre (ieri come oggi) “frutto” di ideologie umane tutte puzzolenti. Ideologie destinate come tutte a disintegrarsi e a sparire nella polvere.
Ma qual è oggi l’ideologia di questa guerra? Perché non cercare gli aspetti positivi per una proposta di unificazione tra le genti e non i distinguo? Un esempio significativo è il ricordo della stazione spaziale internazionale, dove l’italiana Samantha Cristoforetti era al comando di: Russi, Europei e Americani. Si vedeva che stavano bene insieme. E stavano bene INSIEME! Unicamente stando insieme, come unica alternativa di convivenza possibile.
Perché non imitare questo esempio, di un fatto concreto, e trasformarlo in proposta? Fare una proposta “ALTRA”, a Bruxelles e a Mosca , che se anche non venisse accolta, non riuscirebbe a cancellare un sogno di pace.
Perché non immaginare un’Europa e una Russia capaci di convivere e integrarsi. Un’Europa allargata. Promuovere “ un’alleanza estesa”, per porre termine alle molte guerre in Africa, in Europa, in Siria, in Armenia, in Crimea, in Medio Oriente, in America latina, senza più l’uso delle armi, ma attuando in quei paesi un dialogo fatto di cooperazione.
Un guadagno economico da “non guerre” inimmaginabile. Attuare la propagazione della democrazia con la pace e che la guerra mai può dare. Tutti hanno la responsabilità di fare qualcosa, e l’autorità di poterlo fare appartiene ad ogni singolo individuo: basta volerlo.
È stato distribuito tanto odio in questa guerra che non basteranno le generazioni future per alleviare le sofferenze. Le decine di giornalisti che sono morti al fronte, chiedevano: “ fate qualcosa: MA FATE QUALCOSA!”. Erano le voci disperate di richiesta di aiuto per entrambi le parti in conflitto, senza distinzioni, portavano notizie di “carni in sofferenza e in agonia”, comprese le loro, falciati in quei luoghi in giovane età e già dimenticati.
È da rileggere quel brano. Un brano che fa ancora riflettere e mette in luce le realtà presenti nell’ essere umano. L’inizio: “ Ecco! il seminatore uscì a seminare …”La semente rappresenta “la parola” , e “ i campi” le realtà presenti nell’uomo nella sua complessità. Un brano rappresentativo che descrive campi di sassi, campi di rovi … ma anche parla anche di campi fertili.
È da chiedersi dove abbiamo lasciato cadere la nostra semente? Che frutto desideriamo raccogliere dal campo? Cosa ci impedisce di scegliere la vita, piuttosto che il suicidio collettivo di guerre tenute in piedi da un “ giudizio di opinione”?
Perché scegliere di essere “propagatori attivi di ignoranza”, lasciando che nuove colpe ricadano “ancora sugli innocenti”, ma mai su di noi? Se abbiamo scelto che la vita degli altri “ci appartiene” come conseguenza del nostro giudizio, allora si deve affermare che “ci appartiene” anche la loro morte.
Il giudizio su ogni singolo “noi”, che ci laviamo le mani, lasciando che in questo momento scorra ancora sangue innocente, è inevitabile. L’unico modo per evitare il giudizio, è ASSUMERE SU DI NOI LE COLPE DEGLI ALTRI.
In questa guerra siamo tutti coinvolti. LE MANI CHE UCCIDONO LE ABBIAMO ARMATE NOI. Nessuno può ritenersi innocente mediante giustificazione. Perché allora non credere di essere capaci di un cambio di pensiero, decidere di SALVARLE TUTTE LE VITE? Cosa ci impedisce di considerare un’altra Europa, in grado di “ esprimere capacità di perdono”?