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3-6 ottobre 24. Torna Internazionale a Ferrara: tutto il programma

3-6 ottobre 24. Torna Internazionale a Ferrara.

Torna Internazionale a Ferrara, un festival e molto di più di un festival, l’evento più interessante e stimolante che può offrire la città estense, l’occasione di spingere lo sguardo oltre il proprio naso e raccogliere le voci “dell’altro mondo”: geopolitica, economia, letteratura… Come tutti gli anni saranno soprattutto i giovani ad affollare le decine di appuntamenti in programma, i giovani: compresi  i tanto citati  “cervelli in fuga” che si sono presi qualche giorno di ferie per tornare in Italia e a Ferrara. 

Tutti gli appuntamenti del festival

Giovedì 3 ottobre

Alien pop music
Einstürzende Neubauten
in concerto
A cura di Ferrara sotto le stelle
Ingresso a pagamento.
Biglietti disponibili su dice.fm

Venerdì 4 ottobre

Apertura
Inaugurazione del festival
In italiano
Siamo liberi di essere liberi?
Opinioni, identità, algoritmi e sicurezza: la libertà fuori e dentro la rete
Jonathan Bazzi
scrittore
Ewelina Jelenkowska-Lucà
Commissione europea
Lorenzo Luporini
autore e conduttore
Alberto Pellai
Psicoterapeuta
Con gli studenti del Liceo Ariosto e Liceo Carducci di Ferrara
Introduce e modera
Federico Taddia
Radio24
In italiano
Not a target
La guerra ha delle regole, eppure ancora oggi nei conflitti di tutto il mondo i civili continuano a pagare il prezzo più alto. Installazione di Alice Pasquini che racconta le storie di civili e personale sanitario colpiti in cinque diverse guerre, dall’Ucraina al Sudan
Fino a domenica 6 ottobre
Il mattino ha l’oro in bocca
Dalla Casa Bianca alla tua email: come nasce Good Morning Italia, la newsletter d’informazione quotidiana che unisce i puntini sulle notizie del giorno
Clara Attene
Enrico Forzinetti
Good Morning Italia
con
Giovanni De Mauro
Internazionale
In italiano
Of caravan and the dogs
di Anonymous 1 e Askold Kurov
Germania 2024, 89’
Vladimir Putin aveva preparato la Russia alla guerra con l’Ucraina molto prima che iniziasse l’invasione. Un ritratto degli ultimi difensori della democrazia in Russia: attivisti e giornalisti che si battono per la libertà d’espressione.
In russo e inglese, con sottotitoli in italiano.
Anteprima italiana
5 euro, compra il biglietto
Gaza
Resistenti, vittime, testimoni. Tre donne palestinesi raccontano la vita nella Striscia di Gaza, sottoposta a vent’anni di embargo e al regime di Hamas e oggi devastata dall’offensiva israeliana scatenata dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023
Youmna El Sayed
giornalista egiziano palestinese
Malak Mattar
illustratrice palestinese
Ruba Salih
Università di Bologna
Introduce e modera
Francesca Gnetti
Internazionale
In italiano e inglese, traduzione simultanea e in Lis
Ingresso con tagliando
Legami
Mentre in nome dei valori tradizionali vengono attaccati i diritti sessuali e riproduttivi, la realtà delle famiglie non è mai stata così variegata
Barbara Leda Kenny
ingenere.it
Sabrina Marchetti
sociologa
Alessandra Minello
demografa sociale
In apertura storytelling di Giulia Garofalo Geymonat Denise Rinehart
Quando ti dicono che tuo figlio non è tuo figlio
In italiano
A cura della redazione di ingenere.it
Ingresso con tagliando
Dentro l’emergenza
Cosa significa raggiungere un luogo circondato da strade sterrate e checkpoint? Come si costruisce un ospedale da campo?
Un percorso immersivo per scoprire, attraverso simulazioni e attività pratiche, le sfide che i logisti di Msf affrontano sul campo ogni giorno
In italiano. Fino alle 17
Coraggio
Da Stefano Cucchi a Aldo Bianzino, da Mauro Guerra a Andrea Soldi: sono tante le persone che negli ultimi trent’anni, in Italia, sono morte ingiustamente per mano dello Stato. La lotta di chi non si è mai arreso e continua a cercare giustizia
Antonio De Matteo
fotografo
Laura Renzi
Amnesty International Italia
e con Rudra Bianzino ed Elena Guerra
familiari delle vittime
Introduce e modera
Luigi Mastrodonato
giornalista
In italiano
Contro la città autoritaria
In tutto il mondo si diffondono politiche urbane che creano città sempre più segregate e polarizzate. Ma esistono pratiche alternative e misure di contrasto per mettere al centro giustizia sociale, ecologica e urbana
Alfredo Alietti
Romeo Farinella
Università di Ferrara
In italiano
In collaborazione con Agenda17
Selfie
Un’istantanea della politica e della società italiane. Seguendo Matteo Salvini dalle stanze del potere alle trattorie di paese e analizzando le bugie e le promesse non mantenute del governo di Giorgia Meloni
Anna Bonalume
giornalista e filosofa
Carlo Canepa
Pagella Politica
Introduce e modera
Michael Braun
Die Tageszeitung
In italiano
Foreste
Per combattere il cambiamento climatico bisogna ripensare le città, adottando energie rinnovabili e sostituendo plastica, acciaio e cemento con materiali a base biologica. Alberi e legno hanno un ruolo cruciale in questa trasformazione
Sandy Attia
Modus
Sandra Frank
Arvet
Matilda van den Bosch
European forest institute
Introduce e modera
Edoardo Vigna
Corriere della Sera
In inglese, traduzione simultanea
In collaborazione con European forest institute
Ingresso con tagliando
Un anno di festival
La scelta degli ospiti e dei temi, la ricerca dei fondi, la costruzione del programma. Come si organizzano i festival di Internazionale Kids a Reggio Emilia e di Internazionale a Ferrara
Giovanni De Mauro
Chiara Nielsen
Internazionale
Alberto Emiletti
Martina Recchiuti
Internazionale Kids
incontrano le abbonate e gli abbonati di Internazionale
In italiano. Riservato alle abbonate e agli abbonati. Prenotazioni presso l’infopoint del festival
Farming the revolution
di Nishtha Jain
India/Francia/Norvegia 2024, 101’
Per un anno intero, centinaia di migliaia di manifestanti indiani di ogni generazione, religione, classe e provenienza si sono accampati alle porte di Delhi per protestare contro le leggi sull’agricoltura approvate dal governo di Narendra Modi. L’incredibile forza di un movimento che ha fatto la storia.
In panjabi e hindi, con sottotitoli in italiano.
Anteprima italiana
5 euro, compra il biglietto
Reporter slam
Cinque giornalisti, cinque inchieste, ma un solo vincitore. Sul palco si alterneranno storie da tutto il mondo. Sarà il pubblico a scegliere la migliore
Andy Brown
giornalista britannico
Le partite amichevoli in giro per il mondo, i viaggi in jet privati di dirigenti e giocatori, le sponsorizzazioni delle industrie di combustibili fossili: l’impatto ambientale dello sport più popolare del mondo, il calcio
Michael Buchsbaum
giornalista tedesco statunitense
L’Unione europea sostiene progetti per catturare le emissioni industriali di anidride carbonica come uno dei mezzi principali della lotta al cambiamento climatico. Ma se questi programmi multimiliardari peggiorassero il problema?
Sara Manisera
giornalista italiana
Per più di vent’anni chi vive vicino alle piantagioni di banane in Costa Rica è esposto ai pesticidi spruzzati dagli aerei. Perché queste sostanze vietate in Europa sono ancora usate nel sud del mondo?
Daniela Sala
giornalista italiana
Nel 2019 l’Indonesia è stata la terza importatrice mondiale di paraquat, un potente diserbante prodotto in Europa. Un viaggio nel Borneo indonesiano per verificare gli effetti del suo uso nelle monocolture intensive di palma da olio
Stefano Vergine
giornalista italiano
Che fine fanno le migliaia di tonnellate di rifiuti tessili, provenienti soprattutto dall’Italia e dalla Germania, che ogni anno vengono contrabbandate in Romania e in Bulgaria?
Presenta
Anna Koens
Journalismfund Europe
Accompagnamento musicale di Matteo Storti
In italiano e inglese, traduzione simultanea. Grazie al contributo di Journalismfund Europe
Ingresso con tagliando
Fare femminismo
Giulia Siviero
con Giulia Zoli
Internazionale
In italiano
Nella storia dei femminismi, il racconto delle pratiche è spesso rimasto ai margini rispetto a quelle delle teorie. Questo libro raccoglie esperienze incarnate di lotta collettiva nelle strade, nelle case e negli spazi sociali di angoli diversi del mondo, per risalire alle radici e ispirare nuovi orizzonti di femminismo.
(Nottetempo 2024)
Wael Zuaiter: unknown
di Jesse Cox
Australia 2015, 30’
Quando lo scrittore e traduttore palestinese Wael Zuaiter venne assassinato a Roma nel 1972, stava traducendo in italiano Le Mille e una notte. Zuaiter era stato ritenuto dal Mossad uno dei responsabili dell’attacco terroristico alle olimpiadi di Monaco del 1972, ma forse era stata la sua influenza come rappresentante di Al-Fatah a Roma a spingere i servizi segreti israeliani a ucciderlo.
In inglese con sottotitoli in Italiano
Ingresso con tagliando
Alfabeto
Dall’inclusione alla diversità, al dibattito sui sistemi di valutazione, una mappa dei temi essenziali per rilanciare un’istruzione attenta ai desideri e ai bisogni di tutte e tutti
Franco Lorenzoni
insegnante
Roberta Passoni
insegnante
dialogano con
Christian Raimo 
insegnante e scrittore
In italiano
Ingresso con tagliando
Casa
I paesi occidentali vivono una crisi abitativa che i governi non riescono ad affrontare. Per questo molte persone guardano al caso di Vienna, che grazie ai progetti di edilizia sociale riesce a offrire case confortevoli in affitto a prezzi bassi
Antonella Cignarale
Rai3 Report
Alessandra Marin
Università di Ferrara
In italiano 
In collaborazione con Acer Ferrara
Il gelso di Gerusalemme
Paola Caridi 
con Catherine Cornet
Internazionale
In italiano
Le storie sorprendenti, toccanti e a volte tragiche dietro alle piante e ai giardini botanici più simbolici del Medio Oriente e del Mediterraneo. Per far rivivere anche le storie degli uomini e delle donne che hanno deciso di abitare la terra dove questi alberi hanno messo radici.
(Feltrinelli 2024)
Stati Uniti – Campus
Le proteste nelle università contro la guerra a Gaza, la reazione delle istituzioni e l’impatto del nuovo attivismo giovanile sulla politica statunitense alla vigilia delle elezioni presidenziali, visti da uno dei più autorevoli giornali studenteschi del paese
Isabella Ramírez
Columbia Daily Spectator
intervistata da
Davide Lerner
giornalista
In inglese, traduzione simultanea
Ingresso con tagliando
Disobbedite con generosità
Sara Manfredi e Flavia Tommasini
con Maysa Moroni
Internazionale
In italiano
L’arte può trasformare le città in cui viviamo in un autentico luogo di lotta ma anche di cura del bene comune e delle comunità. Il percorso di un collettivo artistico che ha invaso le strade con pratiche radicali, usando la carta sui muri come strumento espressivo nello spazio pubblico.
(People 2024 ​)
I fantasmi della bassa
Antonella Guarnieri e Collettivo Cumbre Altre Frequenze
con Jonathan Zenti
autore di podcast
In italiano
Ingresso con tagliando
Il racconto della provincia di Ferrara a cavallo tra fine ottocento e inizio novecento. Dalle iniziative di bonifica dell’Italia unita, alle lotte dei braccianti fino allo squadrismo fascista. Un collage di fatti e storie assenti dalla memoria collettiva, tra resistenze dimenticate e il valore ancora attuale dell’antifascismo.
Cuore
Come ci si ama oggi e come ci si potrebbe amare domani? Come inventare delle forme di affettività che non riproducano schemi oppressivi? Una conversazione collettiva sugli stereotipi di genere per costruire nuove relazioni affettive ricche, profonde e ugualitarie
Carlotta De Sanctis, Giulia Galzigni e Irene Manganini
Il Cuore scoperto
dialogano con
Annalisa Camilli
Internazionale
Maïa Mazaurette
scrittrice e blogger francese
In italiano e francese, traduzione consecutiva
Il Cuore scoperto è la versione in italiano del podcast Le coeur sur la table della giornalista francese Victoire Tuaillon, prodotto da Associazione Vanvera e distribuito da Storie Libere FM
Felicità
Daniele Cassandro e Lucio Lorenzi
con Daria Bignardi
scrittrice e giornalista
In italiano
Dalla salute fisica e mentale al lavoro, dalle relazioni con gli altri al tempo libero, fino alla sicurezza economica e sociale. Dieci contributi, tra reportage dalla stampa internazionale e ricerche, per provare a capire cosa sia (o cosa non sia) la felicità.
(Bur 2024)
Resistenza
La risposta all’invasione russa, la mobilitazione militare, la vita quotidiana sotto le bombe. Ma anche la costruzione di una nuova identità collettiva e nazionale. Come cambia la società ucraina dopo due anni e mezzo di guerra
Andrei Kurkov
scrittore ucraino
intervistato da Andrea Pipino
Internazionale
In inglese, traduzione simultanea
Ingresso con tagliando
Union
di Brett Story e Stephen Maing
Stati Uniti 2024, 104’
Nel 2022 un gruppo di lavoratori di Amazon a Staten Island è riuscito a fare qualcosa che tutti ritenevano impossibile: sfidare una delle aziende più grandi e più potenti al mondo formando per la prima volta una rappresentanza sindacale in una sede di Amazon negli Stati Uniti. Un risultato importante per i diritti dei lavoratori.
In inglese, con sottotitoli in italiano.
Anteprima italiana
5 euro, compra il biglietto
2100. Come sarà l’Asia, come saremo noi
Simone Pieranni
con Giada Messetti 
sinologa
In italiano
Uno sguardo approfondito sull’Asia, tra conflitti sociali, novità tecnologiche e tendenze culturali, che ci aiuta a comprendere meglio la nostra società, e il nostro futuro. Per prendere esempi, spunti, soluzioni, o evitare di ripeterne gli errori.
(Mondadori 2024)
Battutacce
Come far ridere tutti senza offendere nessuno: fino a che punto può e deve spingersi l’umorismo?
Stefano Rapone
comico
dialoga con
Chiara Galeazzi
scrittrice
introduce e modera
Giovanni Ansaldo
Internazionale
In italiano
Ingresso con tagliando
Sogni
Sognare un esame può aiutarci a ottenere risultati migliori, mentre fare un pisolino può favorire la risoluzione di un problema. Cosa rivelano i sogni e come possiamo sfruttare i loro meravigliosi poteri sia nel sonno sia nella veglia
Rahul Jandial
Neurochirurgo e neuroscienziato statunitense
In inglese, traduzione simultanea
Ingresso con tagliando
Dischi volanti
Daniele Cassandro
con
Alberto Notarbartolo
Internazionale
presentazione con ascolti musicali
In italiano
Da Duke Ellington a Lady Gaga, quaranta album trascurati, sottovalutati dal pubblico o poco amati dalla critica da riascoltare per intero, fuori dalle logiche dell’algoritmo. Sempre, in ogni caso, album alieni, atterrati da una galassia lontana per cogliere alla sprovvista le nostre orecchie di terrestri.
(Curci 2024)
I shall not hate
di Tal Barda
Canada/Francia 2024, 92’
Izzeldin Abuelaish è un medico di Gaza, il primo palestinese a lavorare in un ospedale israeliano. Tre delle sue figlie muoiono in un bombardamento e lui trova la forza di trasformare la tragedia in una campagna globale per sradicare l’odio. La storia della Striscia di Gaza vista attraverso la vicenda di una famiglia in cerca di pace e giustizia.
In arabo, ebraico e inglese, con sottotitoli in italiano.
Anteprima italiana
5 euro, compra il biglietto
Cartoline da Phnom Penh
Dal documentario al concettuale, i lavori di quindici fotografi cambogiani contemporanei in occasione della quindicesima edizione del festival Photo Phnom Penh
proiezione fotografica a cura di Christian Caujolle
presentata da
Elena Boille
Internazionale
In italiano

Sabato 5 ottobre

Rassegna stampa europea
Gian Paolo Accardo 
Voxeurop
Stefania Mascetti 
Internazionale
In italiano. In collaborazione con la Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna
Il mondo
Il podcast quotidiano di Internazionale dal vivo
Claudio Rossi Marcelli Giulia Zoli
Internazionale
In italiano
Dentro l’emergenza
Cosa significa raggiungere un luogo circondato da strade sterrate e checkpoint? Come si costruisce un ospedale da campo?
Un percorso immersivo per scoprire, attraverso simulazioni e attività pratiche, le sfide che i logisti di Msf affrontano sul campo ogni giorno
In italiano. Fino alle 19
Guerra
A un anno dal massacro in Israele del 7 ottobre, dopo mesi di bombardamenti, morte e distruzione nella Striscia di Gaza, gli scenari di un conflitto che sembra irrisolvibile
Amira Hass
Haaretz
intervistata da
Jacopo Zanchini
Internazionale
In inglese, traduzione simultanea
Ingresso con tagliando
Gender
Un immaginario cospirazionista accompagna molti dibattiti sull’identità sessuale mentre si diffondono le retoriche che fanno leva sulla paura. In che modo la destra costruisce consenso attraverso l’odio
Marcella Corsi
Sapienza Università
Eva Svatoňová
ricercatrice ceca
In apertura monologo scritto e interpretato da
Paola Michelini
autrice e attrice
In italiano e inglese, traduzione consecutiva
A cura della redazione di ingenere.it
Ingresso con tagliando
Not a target
La guerra ha delle regole, eppure ancora oggi nei conflitti di tutto il mondo i civili continuano a pagare il prezzo più alto. Visita guidata all’installazione di Alice Pasquini che racconta le storie di civili e personale sanitario colpiti in cinque diverse guerre, dall’Ucraina al Sudan
Con Alice Pasquini
street artist
Roberto Scaini
Medici senza frontiere
In italiano
Farming the revolution
di Nishtha Jain
India/Francia/Norvegia 2024, 101’
Per un anno intero, centinaia di migliaia di manifestanti indiani di ogni generazione, religione, classe e provenienza si sono accampati alle porte di Delhi per protestare contro le leggi sull’agricoltura approvate dal governo di Narendra Modi. L’incredibile forza di un movimento che ha fatto la storia.
In panjabi e hindi, con sottotitoli in italiano.
Anteprima italiana
5 euro, compra il biglietto
Alieni
Nel Mediterraneo gli effetti della crisi climatica sono particolarmente visibili. Anche la fauna marina si sta trasformando con l’arrivo di nuove specie, come il granchio blu, il pesce palla e il pesce scorpione. L’impatto sulla terra dei cambiamenti del mare
Stefano Liberti
presenta Tropico Mediterraneo (Laterza 2024)
In italiano
Grazie al contributo di Coop Alleanza 3.0
Conflitti americani
Gli Stati Uniti si avvicinano alle elezioni presidenziali più divisi che mai. Le ragioni e le caratteristiche della polarizzazione e delle fratture sociali, politiche e culturali di una nazione fondata sull’integralismo
Marco D’Eramo 
autore de I terroni dell’impero 
Mattia Diletti
autore di Divisi
Introduce e modera Serena Danna
Open
In italiano
L’assemblea da zero a cento
La prima assemblea della storia a cui può partecipare chiunque, da zero a cento anni e più, discutendo insieme agli altri con pari dignità.
Giacomo Petitti di Roreto
facilitatore e formatore
8-13 anni. Fino alle 12.30
Alleanze
Le circostanze internazionali hanno avvicinato la Corea del Nord alla Russia, elevandola a un inedito ruolo di primo piano. Con quali prospettive e con quali rischi?
John Delury
Yonsei University di Seoul
Barbara Demick
Los Angeles Times
Introduce e modera
Junko Terao
Internazionale
In inglese, traduzione simultanea
Ingresso con tagliando
Oltre il Cremlino
L’ascesa di Vladimir Putin e la crociata conservatrice contro l’occidente ma anche la storia dell’opposizione civile dal suo insediamento a oggi. Un viaggio nel cuore e nell’anima della Russia
Marta Allevato
autrice di La Russia moralizzatrice
Marzio Mian
autore di Volga blues
Federico Varese
autore di La Russia che si ribella
Introduce e modera Andrea Pipino
Internazionale
In italiano
Alla radio
Con Radio 3 Mondo
Youmna El Sayed
giornalista egiziano-palestinese
Erika Fatland
scrittrice e antropologa norvegese
Wafa Mustafa
Attivista siriana
Adam Shatz
London Review of Books
Conduce Anna Maria Giordano
In inglese, traduzione consecutiva
Sostenibilità a domicilio
Nelle città la concentrazione di emissioni di gas serra è particolarmente alta e può avere effetti diretti sul microclima locale. Le soluzioni per limitare l’impatto ambientale degli edifici e trasformarli in fonti di energia
Donato Vincenzi
Università di Ferrara
In italiano
In collaborazione con Agenda17
Per oggi è tutto
Dietro le quinte dei podcast di Internazionale. Come nascono gli episodi del Mondo e del Mondo cultura
Daniele Cassandro
Giovanni De Mauro
Claudio Rossi Marcelli
Giulia Zoli
Internazionale
Incontrano le abbonate e gli abbonati di Internazionale
In italiano. Riservato alle abbonate e agli abbonati. Prenotazioni presso l’infopoint del festival
Hijra
Saif ur Rehman Raja 
con gli studenti del Liceo Carducci di Ferrara
In italiano
Da Rawalpindi a Belluno, il viaggio di Saif, troppo pachistano per gli italiani, troppo italiano per i pachistani: un ragazzo in bilico tra due culture, ostaggio di un doppio pregiudizio, determinato a decidere da sé sui propri desideri, sulla propria identità e sulla propria appartenenza.
(Fandango 2024)
A fantasy, a lie
di Pauline Augustyn
Belgio 2023, 42’
Nel 2013 la corte di cassazione del Belgio deve pronunciarsi su una richiesta di estradizione proveniente dalla Spagna nei confronti di Jaione, una donna che a 18 anni aveva preso parte al movimento separatista basco Eta. Quarant’anni dopo dovrà affrontare il carcere e la sospensione di una vita che si era costruita a fatica tra clandestinità e affetti precari.
In olandese con sottotitoli in italiano
Ingresso con tagliando
Giustizia
Attivisti e familiari delle vittime della repressione scatenata dal regime di Assad in Siria dopo la rivoluzione del 2011 non dimenticano. E dalla Francia alla Germania portano nei tribunali europei i responsabili di quei crimini
Anwar al Bounni
avvocato siriano
Wafa Mustafa
Attivista siriana
Introduce e modera
Marta Bellingreri
giornalista
In arabo, traduzione simultanea 
Ingresso con tagliando
Mappe
Su quasi 146mila strade di trenta città europee in 17 paesi, più del novanta per cento sono intitolate a uomini bianchi. Perché la diversità nella toponomastica è importante per il nostro presente e per il nostro futuro
Lorenzo Ferrari 
OBCT/EDJNet
Barbara Belotti
Toponomastica Femminile
Introduce e modera
Gian Paolo Accardo
Voxeurop
In italiano
Sentinelle
Le popolazioni indigene dell’Amazzonia colombiana da sempre difendono la natura che è al centro della cosmogonia tradizionale. Ma oggi la loro lotta si scontra con gli interessi delle multinazionali. La testimonianza di due attivisti cofan
​​Cesar Wilinton Chapal Quenama
avvocato
Catherine Yortady Figueroa Cadena
associazione Ampii Canke
Introduce e modera
Stefano Liberti
giornalista
In spagnolo, traduzione consecutiva
In collaborazione con Cospe
Union
di Brett Story e Stephen Maing
Stati Uniti 2024, 104’
Nel 2022 un gruppo di lavoratori di Amazon a Staten Island è riuscito a fare qualcosa che tutti ritenevano impossibile: sfidare una delle aziende più grandi e più potenti al mondo formando per la prima volta una rappresentanza sindacale in una sede di Amazon negli Stati Uniti. Un risultato importante per i diritti dei lavoratori.
In inglese, con sottotitoli in italiano.
Anteprima italiana
5 euro, compra il biglietto
Impero
Quando la Russia ha deciso di invadere l’Ucraina il mondo è stato colto di sorpresa. In realtà i segnali c’erano da anni. Un’analisi dell’imperialismo russo per capire il più grande conflitto che ha sconvolto l’Europa dal 1945
Mikhail Zygar
giornalista e scrittore russo
In inglese, traduzione simultanea e in Lis
Ingresso con tagliando
Sfide
Il cammino verso la modernità, le radici dello sviluppo, l’ascesa del nazionalismo e la crisi della democrazia occidentale. I nuovi equilibri internazionali e il ruolo della Cina in un mondo post-globalizzazione
Wang Hui
Università Tsinghua, Pechino
Dialoga con
Lorenzo Marsili
Berggruen Institute Europe
In inglese, traduzione consecutiva
In collaborazione con il Berggruen Institute Europe
Intelligenza artificiale
Daniele Cassandro e Lucio Lorenzi
con Alberto Puliafito
Slow news
In italiano
Dal lavoro alla medicina, passando per la guerra e le relazioni interpersonali: le intelligenze artificiali stanno cambiando le nostre vite. Dieci articoli dalla stampa internazionale per orientarsi e per riflettere su cosa dovremmo chiedere come esseri umani e come cittadini all’innovazione tecnologica.
(Bur 2024)
I buoni risentimenti
Elgas
con Igiaba Scego
scrittrice
Introduce e modera
Francesca Sibani 
Internazionale
In francese, traduzione consecutiva
In collaborazione con CaLibro
Un intellettuale di una ex colonia può essere davvero libero dai condizionamenti politici, culturali ed economici legati al passato del suo paese o è inevitabilmente loro prigioniero? Un’indagine sulle contraddizioni del processo di decolonizzazione e del pensiero postcoloniale attraverso mezzo secolo di storia delle idee dell’Africa subsahariana.
(e/o 2024)
Soli
I minori stranieri non accompagnati sono una parte importante e fragile della popolazione migratoria in Italia. Le norme approvate nell’ultimo anno ne limitano l’accoglienza e le tutele
Francesco Camisotti
Cidas
Virginia Costa
Servizio centrale Sai
Carla Garlatti
Garante per i minori
Luca Rizzo Nervo
Comune di Bologna
Introduce e modera Annalisa Camilli
Internazionale
In italiano
In collaborazione con Cidas, cooperativa sociale
Ingresso con tagliando
Sintonie
Una mostra di opere di artisti ferraresi e modenesi tra ottocento e novecento, parte della raccolta Assicoop Modena&Ferrara, incontra la collezione permanente del museo. Visita guidata a cura del direttore del museo.
In italiano. Durata: 45’. Massimo 20 partecipanti. Prenotazioni all’infopoint del festival. In collaborazione con Direzione regionale musei Emilia-Romagna, Assicoop Modena&Ferrara, Legacoop Estense
Il sentiero dei dieci
Davide Lerner
con Jacopo Zanchini
Internazionale
In italiano
Il sentiero dei dieci è il nome della località israeliana più vicina alla Striscia di Gaza e anche il punto di osservazione scelto per ripercorrere le tappe che hanno stravolto le relazioni fra i residenti israeliani e i loro vicini palestinesi. Un reportage che tiene insieme narrazione, storia, politica e sociologia.
(Piemme Mondadori 2024)
Less and less soul
di Agnieszka Czyżewska Jacquemet
Polonia 2021, 30’
In polacco con sottotitoli in Italiano

Ingresso con tagliando
La confessione intima di una storia di violenze su minori all’interno della chiesa cattolica polacca. Non solo un atto di denuncia che ha scosso l’opinione pubblica di un paese tradizionalista, ma anche il racconto di una lunga e difficoltosa ricerca di giustizia.
L’età del fuoco
John Vaillant 
con Gabriele Crescente
Internazionale
In inglese, traduzione consecutiva
Nel 2016 un incendio a Fort McMurray, in Canada, bruciò per due mesi consecutivi, devastando l’intera area boschiva. Un reportage che racconta la storia di chi ha combattuto quel fuoco e chi l’ha favorito con la sua avidità, in una zona dove l’estrazione del bitume e del petrolio non si ferma neanche quando la città è in fiamme.
(Iperborea 2024)
Violenza
È considerata inaccettabile in ambito politico per ragioni morali e culturali. Eppure è ovunque, tanto nella rivolta quanto nell’oppressione. Per un ripensamento della violenza come limite della politica e non come il suo contrario
Olivier Roy
accademico e politologo francese
Adam Shatz
London Review of Books
Introduce e modera
Catherine Cornet
Internazionale
In inglese, traduzione simultanea
Ingresso con tagliando
Paranormale
Quasi un anno fa gli argentini hanno scelto come presidente Javier Milei, un uomo che dice pubblicamente di prendere decisioni consultando il suo cane morto attraverso una medium. C’è ancora speranza per questo paese?
Martín Caparrós
giornalista e scrittore
In spagnolo, traduzione simultanea
Ingresso con tagliando
Il cuore rubato
Andrei Kurkov
con Marta Allevato
giornalista
In russo, traduzione consecutiva
Kiev, 1919. L’autorità bolscevica è appena entrata in carica e la città è dominata da fame e violenza. Samson Kolečko, membro della milizia a cui hanno mozzato un orecchio, cerca di far rispettare la legge, nonostante il caos seminato dall’Armata rossa. Il suo unico conforto è la relazione con Nadežda, una ragazza che spera di poter sposare.
(Marsilio 2024)
Sgranate gli occhi
I migliori reportage fotografici da tutto il mondo
Mélissa Jollivet
Internazionale Kids
8-13 anni. Fino alle 17.00
Democracy noir
di Connie Field
Stati Uniti/Germania/Danimarca 2024, 113’
Nell’Ungheria nazionalista di Viktor Orbán difendere la democrazia e la libertà può costare molto caro. La storia di tre attiviste che si battono per smascherare le bugie del primo ministro e contrastare la corruzione di un regime diventato un modello per le nuove destre europee.
In ungherese e inglese, con sottotitoli in italiano.
Anteprima italiana
5 euro, compra il biglietto
Ha sempre fatto caldo
Giulio Betti 
con gli studenti del Liceo Ariosto di Ferrara
In italiano
Il ruolo dell’attività solare e dell’anidride carbonica nell’aumento delle temperature, il ritiro dei ghiacciai, l’innalzamento dei mari: argomenti dibattuti, che da qualche anno sollevano dubbi, teorie del complotto e disinformazione. Per mettere ordine nel caos del dibattito pubblico sul cambiamento climatico.
(Aboca 2024)
Fondamentali
Giorgia Bernardini e
Elena Marinelli
con Giulia Siviero
giornalista
In italiano
Una raccolta di storie di atlete che hanno cambiato il gioco. Per raccontare lo sport femminile liberandolo dalla retorica patriarcale in cui le donne, sia a livello di performance che di visibilità, sono e saranno sempre in seconda posizione rispetto agli uomini.
(66thand2nd 2024)
Molecole
Alessandro Coltré
Rita Cantalino
con Jonathan Zenti
autore di podcast
In italiano
Ingresso con tagliando
L’eredità tossica dei grandi stabilimenti chimici italiani è stata sepolta in discariche abusive oppure sversata nei fiumi e nei terreni di città che oggi devono affrontarne le conseguenze. Un itinerario dell’Italia dei veleni attraverso molecole di sintesi finite nei corpi di chi ha lavorato o vissuto nei luoghi di produzione di insetticidi, vernici, plastiche e altri materiali di consumo.
Rivoluzioni romantiche
E voi, come amate? Che cosa avete imparato dalle vostre storie d’amore e cosa invece proprio non avete capito? In che modo gli stereotipi viziano e limitano le vostre relazioni? Ne parliamo insieme, a cuore scoperto.
Cerchio di parola guidato da Il Cuore scoperto
In italiano. Fino alle 18.30. Massimo 15 partecipanti.
Prenotazione all’infopoint del festival a partire da sabato 5
Testimoni
Dall’orrore libico provocato dalle politiche migratorie europee, a crisi dimenticate come quella siriana o yemenita, fino al Sudan, devastato da guerra, colera e malnutrizione. Il racconto degli operatori umanitari di Msf, tra sfide logistiche e dilemmi etici
Stefano Di Carlo
Federica Iezzi
Chiara Montaldo 
Alessandro Piro 
Roberto Scaini 
Accompagnamento musicale di
Norina Liccardo
In italiano
Tecnologia della rivoluzione
Diletta Huyskes
con
Riccardo Staglianò
Il venerdì di La Repubblica
In italiano
Gli algoritmi spesso ripropongono e amplificano schemi razzisti e sessisti. Un’indagine sui valori sociali e politici coinvolti in qualsiasi progettazione tecnologica, dalla bicicletta, passando per il microonde, fino all’intelligenza artificiale.
(Il Saggiatore 2024)
Bruttezza
Chi decide cos’è brutto e cosa no? E perché ci fa così paura pensare di essere brutti? Un invito a guardarsi in modo diverso, contro i canoni estetici e il bagaglio di oppressione, deumanizzazione e patriarcato che si portano dietro
Moshtari Hilal
artista e scrittrice afgano tedesca
intervistata da Daniele Cassandro
Internazionale
In tedesco, traduzione simultanea
In collaborazione con il Goethe-Institut Mailand, nell’ambito del programma Litrix.de
Ingresso con tagliando
Sintonie
Una mostra di opere di artisti ferraresi e modenesi tra ottocento e novecento, parte della raccolta Assicoop Modena&Ferrara, incontra la collezione permanente del museo. Visita guidata a cura del direttore del museo.
In italiano. Durata: 45’. Massimo 20 partecipanti. Prenotazioni all’infopoint del festival. In collaborazione con Direzione regionale musei Emilia-Romagna, Assicoop Modena&Ferrara, Legacoop Estense
Una vita in prigione
Il carcere è una specie di società parallela per il mondo palestinese, dove finiscono molti ragazzi e uomini, ma anche donne, a volte per tutta la vita e senza un’accusa formale né un processo. Due libri scritti dall’interno delle prigioni israeliane
Elisabetta Bartuli
arabista e traduttrice
Barbara Teresi
traduttrice
presentano
Il racconto di un muro di Nasser Abu Srour
e Una maschera color del cielo di Bassem Khandaqji
con Francesca Gnetti
Internazionale
In italiano
Non c’è un solo modo di essere maschi
Gli stereotipi e le discriminazioni colpiscono anche gli uomini, ma possiamo liberarcene.
Giulia Siviero
giornalista
8-13 anni. Fino alle 19.00
La nave
Luca Misculin
con Jonathan Zenti
autore di podcast
In italiano
Ingresso con tagliando
Delle navi delle ong si sente parlare spesso, ma se ne sa poco. Quanto sono grandi e chi ci lavora? Perché a bordo ci sono due equipaggi diversi? Ma soprattutto: cosa succede quando trovano un’imbarcazione in difficoltà, e come la soccorrono? Dodici giorni nel Mediterraneo a bordo della Geo Barents per rispondere a queste domande.
Taccuini
Dalla contestazione negli Stati Uniti del 1968 alla presa di Saigon, dalla Cina di Mao al crollo dell’Unione Sovietica, Tiziano Terzani è stato un grande testimone del novecento. Un viaggio nella sua vita e nel suo archivio a vent’anni dalla morte
Annalisa Camilli
Internazionale
dialoga con
Angela Staude Terzani
In italiano
Fantasmi
Un ascolto guidato di musica spaventosa ma anche consolatoria, tra spettri di oggi e ombre del passato
Teho Teardo
musicista e compositore
dialoga con
Giovanni Ansaldo
Internazionale
In italiano
Ingresso con tagliando
La città degli angeli. Racconto da Beslan
Erika Fatland
con Andrea Pipino
Internazionale
In inglese, traduzione consecutiva
In collaborazione con Norla
1° settembre 2004, 32 terroristi ceceni assaltano una scuola in Ossezia, nel sud della Russia, sequestrando alunni, genitori e insegnanti. I corpi speciali irrompono nell’edificio, sarà un massacro: 333 morti, di cui 186 bambini. Un reportage travolgente sulla strage di Beslan, a vent’anni da una tragedia dimenticata.
(Marsilio 2024)
L’appiattimento del mondo
Olivier Roy
con Catherine Cornet
Internazionale
In francese, traduzione consecutiva
Identità contro universalismo, genere contro sesso, democrazia contro settarismo, e poi razzismo, femminismo, immigrazione. I dibattiti che polarizzano la vita intellettuale contemporanea sono spesso definiti “guerre culturali”, ma in verità ciò che è in crisi è la nozione stessa di cultura.
(Feltrinelli 2024)
Pezzi di Capitale – Reading
Nel 2021, i 422 operai della GKN vengono licenziati all’improvviso e reagiscono occupando lo stabilimento. Dall’incontro con una compagnia teatrale nasce uno spettacolo ispirato al Capitale di Karl Marx per raccontare cosa significa trascorrere vent’anni in fabbrica e cosa succede quando un gruppo di operai decide di tentare di fare la storia
Enrico Baraldi
Nicola Borghesi
drammaturgia e mise en espace
con Nicola BorghesiTiziana De BiasioFrancesco IorioDario SalvettiMario Berardo Iacobelli 
collettivo di fabbrica lavoratori GKN
Un progetto di Kepler-452
Reading tratto da Il Capitale. Un libro che ancora non abbiamo letto. Produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
In italiano. Durata 70’
In collaborazione con Ert
Ingresso con tagliando
Black box diaries
di Shiori Ito
Giappone/Regno Unito/Stati Uniti 2024, 102’
Nel 2017 la giornalista Shiori Ito accusa di stupro un suo collega molto in vista e la sua ricerca di giustizia diventa un caso epocale in Giappone, dove ci sono ancora atteggiamenti e tradizioni fortemente maschilisti. Determinata a dare l’esempio, Shiori porta avanti la sua lotta, pubblica un libro autobiografico di successo, e realizza questo film.
In giapponese e inglese, con sottotitoli in italiano.
Anteprima italiana
5 euro, compra il biglietto
Il disperso
A cento anni dalla morte di Franz Kafka il nostro mondo somiglia sempre di più alle storie che lo scrittore aveva immaginato. Oggi leggerlo è indispensabile per capire come sia stato possibile arrivare qui, al centro di ogni racconto paradossale, dispersi nel presente estremo
Performance letteraria di
Leonardo Merlini
Askanews
In italiano
Ogni prigione è un’isola
Daria Bignardi
con
Vasco Brondi
cantautore
In italiano
In collaborazione con Unipol Gruppo
Da trent’anni di incontri con detenute e detenuti, ma anche con agenti di polizia penitenziaria, giudici e direttori di istituto nasce questo libro di testimonianze, racconti e riflessioni. Per dare un’immagine del carcere italiano a partire dalle cose che nessuno ha voglia di sentirsi dire.
(Mondadori 2024)
Siamo fatte di fuoco
Un big bang esistenziale, una poesia di strada, un battito del cuore. Un tessuto di parole che esibisce le cicatrici di un corpo e di un’anima in cui si incrociano violenza razziale, sessista e omofoba
Reading di
Joëlle Sambi
poeta belga congolese
Introduce
Francesca Spinelli
traduttrice e giornalista
In francese, traduzione consecutiva
Ingresso con tagliando
Ciclo
La metà delle persone sulla Terra ha le mestruazioni una volta al mese e per molti anni. Nonostante ciò, il ciclo, stigmatizzato, nascosto o ignorato, resta un grande tabù
Kate Clancy
University of Illinois
In inglese, traduzione simultanea e in Lis
Ingresso con tagliando
Of caravan and the dogs
di Anonymous 1 e Askold Kurov
Germania 2024, 89’
Vladimir Putin aveva preparato la Russia alla guerra con l’Ucraina molto prima che iniziasse l’invasione. Un ritratto degli ultimi difensori della democrazia in Russia: attivisti e giornalisti che si battono per la libertà d’espressione.
In russo e inglese, con sottotitoli in italiano.
Anteprima italiana
5 euro, compra il biglietto
Cartoline da Monopoli
Il sogno nelle sue varie sfumature: da quello infantile a quello spezzato, fino all’incubo reale e immaginario. Una selezione di lavori da PhEST, il festival di fotografia e arte di Monopoli
Arianna Rinaldo
curatrice indipendente
introduce
Maysa Moroni
Internazionale
In italiano

Domenica 6 ottobre

Rassegna stampa internazionale
Gian Paolo Accardo
Vox Europ
Catherine Cornet
Internazionale
In italiano. In collaborazione con la Camera di Commercio di Ferrara e Ravenna
Il mondo cultura
Un podcast settimanale di Internazionale dal vivo
Daniele Cassandro 
Chiara Nielsen 
Internazionale
In italiano
Dentro l’emergenza
Cosa significa raggiungere un luogo circondato da strade sterrate e checkpoint? Come si costruisce un ospedale da campo?
Un percorso immersivo per scoprire, attraverso simulazioni e attività pratiche, le sfide che i logisti di Msf affrontano sul campo ogni giorno
In italiano. Fino alle 17
A fantasy, a lie
di Pauline Augustyn
Belgio 2023, 42’
Nel 2013 la corte di cassazione del Belgio deve pronunciarsi su una richiesta di estradizione proveniente dalla Spagna nei confronti di Jaione, una donna che a 18 anni aveva preso parte al movimento separatista basco Eta. Quarant’anni dopo dovrà affrontare il carcere e la sospensione di una vita che si era costruita a fatica tra clandestinità e affetti precari.
In olandese con sottotitoli in italiano
Ingresso con tagliando
Sintonie
Una mostra di opere di artisti ferraresi e modenesi tra ottocento e novecento, parte della raccolta Assicoop Modena&Ferrara, incontra la collezione permanente del museo. Visita guidata a cura del direttore del museo.
In italiano. Durata: 45’. Massimo 20 partecipanti. Prenotazioni all’infopoint del festival. In collaborazione con Direzione regionale musei Emilia-Romagna, Assicoop Modena&Ferrara, Legacoop Estense
#Metoo
A partire dalle storie di cinque attiviste cinesi, una riflessione sui ruoli di genere, i regimi autoritari e le strategie di libertà
Barbara De Micheli
esperta di politiche di genere
Leta Hong Fincher
giornalista e scrittrice cinese americana
In apertura monologo scritto e interpretato da
Paola Michelini
autrice e attrice
In italiano e in inglese, traduzione consecutiva
A cura della redazione di ingenere.it, in collaborazione con l’Università di Bologna.
Ingresso con tagliando
Ritratto – Tessitrice di vita
È un’insegnante e attivista per i diritti delle donne in una delle regioni colombiane più colpite dal conflitto armato. Vittima lei stessa della violenza, ha fondato un’associazione per recuperare i giovani reclutati dai gruppi militari e paramilitari e difendere i diritti delle donne violentate e minacciate
Fátima Muriel Silva
intervistata da
Edoardo Vigna
Corriere della Sera
In spagnolo, traduzione consecutiva
In collaborazione con Cospe
Democracy noir
di Connie Field
Stati Uniti/Germania/Danimarca 2024, 113’
Nell’Ungheria nazionalista di Viktor Orbán difendere la democrazia e la libertà può costare molto caro. La storia di tre attiviste che si battono per smascherare le bugie del primo ministro e contrastare la corruzione di un regime diventato un modello per le nuove destre europee.
In ungherese e inglese, con sottotitoli in italiano.
Anteprima italiana
5 euro, compra il biglietto
Storia vera dell’Italia nera
Alla scoperta degli imperatori romani, delle sante cristiane, dei garibaldini e delle partigiane che hanno fatto la storia d’Italia e che avevano la pelle nera.
8-13 anni. Fino alle 12.00
Umanità
Il diritto internazionale umanitario impone il rispetto, durante un conflitto, della distinzione tra obiettivi militari e popolazione civile. Ma nel mondo continuano gli attacchi a infrastrutture civili, ospedali e personale sanitario. Come tutelare le vite umane in contesti di guerra
Francesca Albanese
giurista
Meinie Nicolai
Medici senza frontiere
Introduce e modera
Lucia Goracci
Rai
In italiano e inglese, traduzione simultanea
Ingresso con tagliando
Rivoluzioni romantiche
E voi, come amate? Che cosa avete imparato dalle vostre storie d’amore e cosa invece proprio non avete capito? In che modo gli stereotipi viziano e limitano le vostre relazioni? Ne parliamo insieme, a cuore scoperto
Cerchio di parola guidato da Il Cuore scoperto
In italiano. Fino alle 13.00. Massimo 15 partecipanti.
Prenotazione all’infopoint del festival a partire da sabato 5 
Connessioni
Intelligenza artificiale, wallet digitale, spazi comuni di dati, 5G, blockchain sono tecnologie indispensabili per qualsiasi futuro si possa immaginare.
I rischi e le opportunità delle politiche europee sul digitale
Roberto Viola 
Commissione europea
Diletta Huyskes
Immanence
Introduce e modera Alessio Jacona
giornalista
In italiano
Abitare i diritti
La città è sempre di più il luogo dove i diritti si applicano e diventano concreti per le persone che ci abitano. Un’analisi per esplorare gli spazi urbani come strumento di discriminazione o di inclusione
Maria Giulia Bernardini
Orsetta Giolo
Università di Ferrara
In italiano
In collaborazione con Agenda17
Il secolo è mobile
Italia 2024, 95’
Monologo multimediale di Gabriele Del Grande
scrittore e giornalista
Un viaggio per immagini e parole che racconta la storia dell’immigrazione in Europa, dallo sbarco delle truppe africane a Marsiglia nel 1914 fino alla crisi delle ong a Lampedusa, dai tempi in cui si poteva arrivare in Europa liberamente fino alla chiusura delle frontiere di oggi
In italiano
Ingresso con tagliando
Matilde Serao. La voce di Napoli
Francesca Bellino
con gli studenti del Liceo Dosso Dossi di Ferrara
In italiano
Una biografia a fumetti sulla celebre giornalista del quotidiano napoletano Il Mattino. La storia del suo amore appassionato per Napoli, della tenacia che ha caratterizzato la sua carriera e svelato la bellezza e la complessità della città campana. Una figura pionieristica, che ha segnato il mondo del giornalismo.
(Becco Giallo 2024) 
Attaccare la terra e il sole
Un romanzo sulla guerra coloniale che la Francia condusse in Algeria intorno alla metà dell’ottocento. Attraverso le voci narranti di una contadina francese attirata in Nordafrica dalla promessa di un pezzo di terra, e di un soldato ormai assuefatto alla violenza, una denuncia della follia e dell’orrore che fu la colonizzazione.
(Feltrinelli 2024)
Less and less soul
di Agnieszka Czyżewska Jacquemet
Polonia 2021, 30’
In polacco con sottotitoli in Italiano

Ingresso con tagliando
La confessione intima di una storia di violenze su minori all’interno della chiesa cattolica polacca. Non solo un atto di denuncia che ha scosso l’opinione pubblica di un paese tradizionalista, ma anche il racconto di una lunga e difficoltosa ricerca di giustizia.
Hanno vinto i ricchi
Con Riccardo Staglianò
In italiano
Com’è possibile che l’Italia sia l’unico paese europeo in cui negli ultimi trent’anni i salari si sono abbassati invece di crescere? Un disastroso primato dettato dall’impeto neoliberista occidentale, ma anche dall’inefficace reazione della sinistra. La cronaca della lotta di classe, in un mondo in cui hanno vinto i ricchi.
(Einaudi 2024)
L’invasione
Luca Misculin
con Jonathan Zenti
autore di podcast
In italiano
Ingresso con tagliando
Metà della popolazione mondiale parla una lingua che discende dal protoindoeuropeo, arrivato in Europa cinquemila anni fa. Le persone che lo diffusero si portarono dietro anche miti e un’idea precisa di società, con gli uomini saldamente al comando. Raccontarlo significa capire chi siamo oggi.
Barriere
L’abilismo è un paradigma culturale che discrimina le persone con disabilità. Riflette un orientamento più generale che privilegia la performance e il successo a ogni costo. Come combattere discriminazione e pregiudizi
Fabrizio Acanfora
scrittore e attivista
Simonetta Botti
Cidas
Marina Cuollo
scrittrice e consulente
Introduce e modera
Stefania Mascetti
Internazionale
In italiano e in Lis
In collaborazione con Cidas, cooperativa sociale
Tempesta
Il Rassemblement national in Francia, l’Afd in Germania, Fratelli d’Italia nel nostro paese: l’estrema destra avanza in Europa. Alle radici di un movimento che sta cambiando il continente
Leonardo Bianchi 
giornalista
Michael Braun
Die Tageszeitung
Rachel Donadio
The Atlantic
Introduce e modera
Jacopo Zanchini
Internazionale
In italiano
Ingresso con tagliando
Scelta
Cosa c’entrano le proteste degli agricoltori, il caporalato, le leggi dell’Unione europea con quello che c’è nel nostro frigorifero? Siamo cittadini liberi se cediamo ad altri il controllo di ciò che mangiamo e della sua provenienza?
Dialogo aperto con il pubblico sul modo in cui produciamo, distribuiamo e consumiamo il cibo, guidato da Giacomo Petitti di Roreto
facilitatore e formatore
In italiano
In collaborazione con Alce Nero
Black box diaries
di Shiori Ito
Giappone/Regno Unito/Stati Uniti 2024, 102’
Nel 2017 la giornalista Shiori Ito accusa di stupro un suo collega molto in vista e la sua ricerca di giustizia diventa un caso epocale in Giappone, dove ci sono ancora atteggiamenti e tradizioni fortemente maschilisti. Determinata a dare l’esempio, Shiori porta avanti la sua lotta, pubblica un libro autobiografico di successo, e realizza questo film.
In giapponese e inglese, con sottotitoli in italiano.
Anteprima italiana
5 euro, compra il biglietto
I miei due papà
Éric Mukendi
con Francesca Spinelli 
traduttrice e giornalista
In collaborazione con CaLibro
Boris ha 14 anni, è francese di origine congolese e abita con lo zio e la moglie francese bianca. Vive una vita tranquilla e integrata in una periferia di Parigi, quando all’improvviso sbarca suo padre, che credeva morto. Un romanzo tenero e divertente sulle trasformazioni della società occidentale. (e/o 2024)
Silenzio
Ritratto aggiornato di un territorio impenetrabile che, dopo le proteste del 2008, non fa più notizia. Un viaggio nella storia del Tibet moderno, tra repressione e ribellione, fughe e compromessi
Barbara Demick 
Los Angeles Times
Intervistata da Junko Terao
Internazionale
In inglese, traduzione consecutiva
Ingresso con tagliando
Strade
Dalle montagne del Kurdistan alla campagna umbra, un percorso a zigzag tra le contraddizioni e le fratture delle nostre società. Per combattere i conflitti di oggi con le armi dell’ironia e della poesia
Zerocalcare
autore di fumetti
dialoga con
Alice Rohrwacher
regista e sceneggiatrice
Introduce e modera
Giulia Zoli
Internazionale
In italiano
Ingresso con tagliando
Life is a game
di Luca Quagliato e Laura Carrer 
Italia 2023, 60’
Al centro del successo dell’e-commerce ci sono i rider e i driver, che ricevono istruzioni sulle consegne tramite app, mentre un algoritmo decide i turni, il percorso da fare ed elargisce bonus. Il racconto di tredici rider provenienti da tre continenti
In italiano, inglese, francese, spagnolo e greco, con sottotitoli in italiano e inglese
A seguire incontro con la regista
Laura Carrer
e con Julia Lindblom
giornalista svedese
Introduce e modera
Alessio Jacona
Ansa
In italiano
In collaborazione con CGIL Ferrara e CGIL Emilia-Romagna
Sintonie
Una mostra di opere di artisti ferraresi e modenesi tra ottocento e novecento, parte della raccolta Assicoop Modena&Ferrara, incontra la collezione permanente del museo. Visita guidata a cura del direttore del museo.
In italiano. Durata: 45’. Massimo 20 partecipanti. Prenotazioni all’infopoint del festival. In collaborazione con Direzione regionale musei Emilia-Romagna, Assicoop Modena&Ferrara, Legacoop Estense
Notizie a domicilio
Come si scrive una newsletter, dalla ricerca delle notizie alle curiosità su un tema o un continente. Dietro le quinte di Mediorientale, Schermi e Artificiale
Francesca Gnetti
Piero Zardo
Internazionale
Alberto Puliafito
Slow News
incontrano le abbonate e gli abbonati di Internazionale
In italiano. Riservato alle abbonate e agli abbonati. Prenotazioni presso l’infopoint del festival
Storie senza frontiere
Con Gigliola Alvisi Candida Lobes
Ci sono persone che decidono di andare in paesi lontani e a volte anche in guerra, per garantire a tutte e tutti il diritto alla cura.
8-13 anni. Fino alle 16.00
Affittasi utero
Chiara Lalli
con Jonathan Zenti
autore di podcast
In italiano
Ingresso con tagliando
È contro natura, è egoistico e immorale, i bambini non si comprano, è un reato universale: sono solo alcune delle critiche più comuni e più insensate alla maternità surrogata. Un podcast che cerca di smontare gli argomenti contro la gestazione per altri.
Crociere
Ogni anno il Mediterraneo è attraversato da centinaia di navi da crociera, mentre nell’Artico se ne vedono solo poche decine. Ma il problema è lo stesso: un tipo di turismo che inquina più di qualsiasi altra forma di trasporto al mondo
Daniel Wizenberg
giornalista argentino
Berta Vicente Salas
giornalista spagnola
In spagnolo, traduzione consecutiva
Capitalismo
Solo una trasformazione radicale della nostra vita economica può salvarci dal collasso climatico. L’accelerazione continua del capitale è finita fuori strada. Dobbiamo rallentare
Kohei Saito
filosofo giapponese
Astra Taylor
regista e scrittrice canadese americana
Introducono e moderano
Giovanni De Mauro
Internazionale
e Giuliano Milani
storico
In inglese, traduzione simultanea e in Lis
Ingresso con tagliando
I shall not hate
di Tal Barda
Canada/Francia 2024, 92’
Izzeldin Abuelaish è un medico di Gaza, il primo palestinese a lavorare in un ospedale israeliano. Tre delle sue figlie muoiono in un bombardamento e lui trova la forza di trasformare la tragedia in una campagna globale per sradicare l’odio. La storia della Striscia di Gaza vista attraverso la vicenda di una famiglia in cerca di pace e giustizia.
In arabo, ebraico e inglese, con sottotitoli in italiano.
Anteprima italiana
5 euro, compra il biglietto
L’anno straordinario
Ariane Hugues
In francese, traduzione consecutiva
La crisi climatica ha colpito anche il regno della giovane Strega Sparadrà ma per combatterla, più che i poteri magici, servirà il super potere della collaborazione.
Con la partecipazione dell’Institut Français Italia
8-13 anni. Fino alle 17.30
Réclame
Chiara Galeazzi e Tania Loschi 
con
Jonathan Zenti
autore di podcast
In italiano
Ingresso con tagliando
Un podcast didascalico che parla del patinato mondo della pubblicità. I retroscena di alcuni degli spot dal respiro internazionale che hanno caratterizzato la nostra infanzia e che ancora condizionano la nostra vita di tutti i giorni.
Replica del film più richiesto
5 euro
Wael Zuaiter: unknown
di Jesse Cox
Australia 2015, 30’
Quando lo scrittore e traduttore palestinese Wael Zuaiter venne assassinato a Roma nel 1972, stava traducendo in italiano Le Mille e una notte. Zuaiter era stato ritenuto dal Mossad uno dei responsabili dell’attacco terroristico alle olimpiadi di Monaco del 1972, ma forse era stata la sua influenza come rappresentante di Al-Fatah a Roma a spingere i servizi segreti israeliani a ucciderlo.
In inglese con sottotitoli in Italiano
Ingresso con tagliando

TABUCCHIANA 3. /
Pereira e l’esperienza dell’addio

TABUCCHIANA 3. Pereira e l’esperienza dell’addio

C’è un libro che sfoglio sempre volentieri, forse perché mi ricorda con le sue foto d’arte fatte in uno dei musei più belli d’Europa quanto possa essere complesso e appassionante il lavoro dell’interpretazione. Basti dire che di Bosch, questo il nome dell’autore riprodotto, si è parlato nei secoli come di un “ángel perdido”, di un cultore della notte e dei suoi sogni/incubi ma anche (lo ricorda José Luís Porfírio citando Lope de Vega) come di un autore di moralità filosofiche.

Insomma in Bosch e nella sua opera si troverebbe quella mescolanza di dritto e rovescio delle cose che tanto intrigava Tabucchi che, sotto la sua egida, avrebbe costruito uno splendido libro di racconti (Il gioco del rovescio) facendolo non a caso precedere da un esergo (Le puéril revers des choses) di uno scrittore maledetto come Lautréamont.

Las tentaciones

Si sarà capito ormai che il volume che ho tra le mani parla e ci fa vedere il Trittico delle tentazioni di Sant’Antonio che si trova nel Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona, per meglio dire (o per dirla da lusitanisti e tabucchiani doc), As Janelas Verdes.

Sembra uno scherzo chiamarlo così, ma naturalmente c’è una ragione.

L’antico palazzo secentesco che riunisce tanti capolavori aveva le finestre verdi, e così all’insegna del verde è la rua che ci conduce fin lì e perfino un drink, il Janelas verdes Dream, creato, nella finzione narrativa, dal barman di quel museo mescolando vodka, succo di limone e menta piperita.

Quanto alle dosi con le quali miscelarle, basta leggere Requiem, il più onirico (nonché bellissimo) dei romanzi di Tabucchi e poi avviarsi con lui nella notte delle allucinazioni.

Come avrete capito, anche se a non alto tasso alcolico, le bevande portano lontano. Così come conduce a un’altezza pericolosa il racconto (Voci portate da qualcosa, impossibile dire cosa) che affianca Bosch nel volume da cui sono partita (Las tentaciones. Un pintor/Jeronimo Bosco. Un escritor/Antonio Tabucchi, pubblicato a Barcelona dalla Editorial Anagrama).

Ma a dire il vero quel che mi intriga davanti a quel libro non è solo come si possa leggere (per giunta all’insegna delle tentazioni) quel grande trittico double face  o come termini e cosa nasconda quel racconto (che giovi ricordarlo è collocato insieme ad altri in una raccolta che porta il titolo di Angelo nero), ma quale sia il rapporto che queste due opere di secoli e generi differenti hanno con le neppure dieci righe di nota a quel bel volume illustrato; righe nelle quali Tabucchi parla di peccato, di pentimento, di divieti ormai inesistenti e di perdono di conseguenza impossibile.

In un universo dove non si trasgredisce più, per mancanza di leggi e di punizione, non esiste – ci dice il nostro scrittore – che il rimorso a turbare la vita e a condurre alla tentazione suprema, quella della morte.

Se rileggo Sostiene Pereira alla luce di queste riflessioni, soprattutto se rileggo Honorine di Balzac, che Tabucchi definisce un racconto sul pentimento, mi viene fatto di pensare che aveva ragione Schnitzler quando scriveva che il pentimento e il perdono sono solo soluzioni apparenti: o inconsapevoli illusioni o consapevoli contraffazioni del sentimento.

Perché quello straordinario racconto dell’Ottocento che è tra le letture del nostalgico Pereira incapace di vivere fuori dalla morte (cioè da funebri memorie familiari, da malattie mortali, da abiti scuri, da quesiti filosofici sul tema, da necrologi come oggetto di lavoro in una città che grava su di lui come un sudario…) non mi pare possa inscriversi all’insegna del pentimento, ma piuttosto dell’incapacità del distacco, del superamento dei traumi, ivi compresa la sofferenza d’amore.

I personaggi di Honorine soffrono e muoiono perché non sanno perdonarsi e non sanno dimenticare. Parimenti Pereira non potrà dar voce a un nuovo io egemone finché non capirà che bisogna saper dire addio per scegliere infine una vita libera dal passato e dai suoi compromessi.

E allora, le tentazioni? Chissà, forse quella del grande Tabucchi che ha tentato di imbrogliare le carte (nominando il pentimento) per indurci a riflettere, a contraddirlo, a ragionare con lui.

In copertina: Lisbona, Museu Nacional de Arte Antiga

Per leggere gli articoli di Anna Dolfi su Periscopio clicca sul nome dell’autrice

Vite di carta /
Tra pochi giorni l’assegnazione del 60° Premio Estense

Tra pochi giorni l’assegnazione del 60° Premio Estense.

Sabato 28 settembre nella storica cornice del Teatro Comunale si terrà la cerimonia conclusiva del Premio Estense, la manifestazione che premia l’eccellenza del giornalismo italiano di ogni tipologia – stampa, televisione, web – giunta al traguardo della 60° edizione.

Al vincitore designato nella riunione congiunta della Giura Tecnica e della Giuria dei Lettori sarà assegnata l’Aquila d’Oro 2024, mentre  il 40° Riconoscimento Granzotto, già designato nella riunione di selezione del Premio Estense, sarà consegnato ad Antonio Caprarica “per il suo stile inconfondibile, in grado di entrare nelle nostre case e di ammaliarci”, come afferma il presidente della Giuria Tecnica Alberto Faustini.

I quattro libri finalisti: Frontiera di Francesco Costa – Ed.Mondadori, Laggiù dove si muore. Il Vietnam dei giovani italiani con la legione straniera di Luca Fregona con Giorgio Cargioli – Ed.Athesia Tappeiner, Le mani sulla guardia costiera di Nello Scavo – Ed.Chiarelettere, Love Harder di Barbara Stefanelli – Ed.Solferino.

Come ha sottolineato Gian Luigi Zaina, Presidente di Confindustria Emilia Area Centro, nel corso del primo incontro tra le due giurie avvenuto lo scorso 29 maggio, il compito dei giornalisti e degli scrittori che formano la Giuria Tecnica quest’anno è stato particolarmente impegnativo, essendo ben 72 i libri candidati tra cui individuare i quattro finalisti.

Un numero record di partecipanti nella storia della manifestazione. Con una grande varietà di ambiti su cui si appunta l’indagine giornalistica: si va dal panorama internazionale dell’ambiente, della cultura, della politica e della criminalità alle biografie di personaggi emergenti, anche nel mondo dello sport, a fatti di cronaca e questioni nazionali di oggi e di ieri che investono più da vicino il nostro Paese.

Hanno tutti un respiro internazionale i quattro libri finalisti affidati dallo scorso mese di giugno alla disamina della Giuria dei Lettori: spaziano tra gli Stati Uniti e il Vietnam, tra l’Iran e il Mediterraneo, e sono attenti a evidenziare le interconnessioni profonde tra le parti del mondo. Con l’adozione, anche, di soluzioni espositive non scontate.

Degli USA come paese di frontiera si occupa Francesco Costa, il suo libro  è come una gigantografia dell’America di oggi, costruita come una puzzle i cui mille pezzi si possono leggere separatamente, siano aneddoti o resoconti di esperienze professionali e personali, esiti di ricerche o brevi narrazioni. Abbondanza, Ingenuità, Identità, Violenza, Frontiera sono i titoli delle cinque macro aree che formano il puzzle e richiamano altrettante parole chiave in grado di descrivere il profilo attuale di un paese che fin dai suoi inizi ha fatto del movimento in avanti e del cambiamento la sua peculiarità.

Luca Fregona nel suo libro sui giovani italiani arruolati nella Legione Straniera nel corso degli anni Cinquanta ha ricostruito le storie di sette di loro.

La prima storia si avvale della voce del protagonista Giorgio Cargioli ed è la più estesa e ricca di ricordi circostanziati. I giovani italiani come lui, migranti economici clandestini in Francia, venivano “convinti” all’ingaggio dopo essere stati scoperti e arrestati e andavano spesso a morire nella prima guerra d’Indocina tra le paludi e le foreste del Tonchino, insidiati dai Viet Minh, dai disagi del clima e dalla fame.

Nelle altre sei storie, dove manca la voce del protagonista, l’autore utilizza documenti, fotografie, ricordi familiari che ricostruiscono le vicende personali dei Legionari italiani e insieme una pagina della storia del nostro Paese davvero poco nota.

Nel libro di Barbara Stefanelli si concretizza in dieci storie di ragazze iraniane e dei loro sostenitori la battaglia contro il sistema vecchio, sessista, illiberale che attanaglia l’Iran dal 1979, anno della Rivoluzione khomeinista. Specie dopo l’uccisione di Masha “Jina” Amini avvenuta nel settembre del 2022, la Controrivoluzione delle giovani e dei giovani iraniani è divenuta più coraggiosa e determinata, anche se ha lasciato sul campo troppe giovani vite spezzate.

Come dice una di loro, “la protesta delle ragazze è istintiva e ancestrale” prima che ideologica, si oppone alle violenze e alle prevaricazioni utilizzando l’arma più potente: amare più forte, come recita il titolo, andarsi a prendere la speranza.

Infine il libro di Nello Scavo, il cui disegno copre l’area del Mediterraneo nella ricostruzione della partita  che da anni si gioca sulla pelle dei migranti. L’inchiesta giornalistica di Scavo, inoltre, è in grado di mettere in luce tasselli rivelatori delle più ampie attività illecite interconnesse delle mafie mediterranee, dei trafficanti di uomini e dei contrabbandieri di armi e petrolio.

Con un andamento a spirale, la ricostruzione della inchiesta giornalistica condotta in prima persona ha continui rimandi al quadro internazionale degli illeciti commessi e delle relative inchieste, e intanto fornisce informazioni inedite e documenti ufficiali sui patti segreti tra stati, finora non svelati, e sulla battaglia in corso, tutta politica, che punta a erodere le competenze e l’autonomia della Guardia costiera italiana fondata nel lontano 1865.

In copertina: Quartina Finalista al Premio Estense 2024

Per leggere gli altri articoli di Vite di carta la rubrica quindicinale di Roberta Barbieri clicca sul nome della rubrica o il nome dell’autrice

E se i cyborg fossero tra noi? L’esperienza di Collettivo Cinetico a “Darsena elettronica”

E se i robot fossero tra noi? Cosa succederebbe se la tecnologia elettronica combinata con l’intelligenza artificiale entrasse anima e corpo nella realtà, nei luoghi e negli spazi che frequentiamo?
Collettivo Cinetico
a Wunderkammer (ph Luca Pasqualini)
Questo quesito aleggia in maniera sempre più concreta nella nostra quotidianità. Ed è stato trasformato in una performance e installazione di grande impatto per gli spettatori. L’occasione è stata lo spettacolo organizzato da Collettivo Cinetico nell’ambito del festival “Darsena elettronica”, che si è tenuto negli spazi del Consorzio Wunderkammer, a Ferrara, nel fine settimana tra venerdì 13 e domenica 15 settembre 2024.
Un momento dello spettacolo
“Non distruggeremo Wunderkammer” (ph Luca Pasqualini)
A dare forma spettacolare all’ipotesi di un’interazione fisica tra umani e automi è stata la performance “|x| No, non distruggeremo Wunderkammer” del gruppo artistico Collettivo Cinetico, fondato dalla coreografa e ginnasta Francesca Pennini.
Francesca Pennini di Collettivo Cinetico (ph Luca Pasqualini)
La rappresentazione ha messo il pubblico materialmente di fronte a un’ipotesi di interrelazione tra umani e creature che – usando il linguaggio della fantascienza – si possono definire cyborg, ovvero individui nei quali vi è un innesto di dispositivi sintetici.
Scena dello spettacolo
Collettivo Cinetico (ph Luca Pasqualini)
L’esperienza è stata un’ulteriore conferma della consolidata bravura e profetica creatività distintiva dei lavori di Francesca Pennini e di quel gruppo di danza contemporanea avanguardista che è il Collettivo Cinetico.
Spettatori alla performance di Collettivo Cinetico a Wunderkammer, Ferrara (foto Luca Pasqualini)
 La performance è pensata come “un dispositivo coreografico interattivo”, che permette al pubblico di determinare i movimenti dei performer. Ecco allora che la comparsa dei protagonisti, dirompenti nella loro pura corporeità e con gli occhi celati da una benda color carne, si fa anche inquietante in virtù della mazza da baseball che viene loro assegnata.
Interazione del pubblico alla performance di Collettivo Cinetico a Wunderkammer, Ferrara (foto Luca Pasqualini)
Le azioni degli attori, però, sono tutte affidate al controllo esterno, comandato attraverso la tastiera del computer. Il pubblico diventa parte attiva, poiché gli viene affidato il compito di interagire e pilotare questo ensemble “compositivo o distruttivo, timido o goliardico, passivo o ludico”.
Collettivo Cinetico a Wunderkammer (foto Luca Pasqualini)
Un “meccanismo performativo” pensato – come si legge nella descrizione di scena – per lasciare “emergere il carattere e le scelte di ogni assortimento di pubblico”.
Collettivo Cinetico a Wunderkammer (ph Luca Pasqualini)
La messa in scena risulta spettacolare e divertente, ma anche capace di suscitare riflessioni e inquietudine. Un’efficace conclusione delle tre giornate del terzo episodio di attività in forma di festival “Darsena elettronica”, organizzato sul molo Wunderkammer con musica, momenti di confronto, laboratori, proiezioni, live audio-video e dj-set.

Il tema della rassegna riguardava “Linguaggio, tecnologia e magia” con il coinvolgimento di collettivi, artisti e ricercatori nazionali e internazionali che si sono affiancati al Collettivo Cinetico, HPO e ADA collettivo.

Il progetto di “Darsena Elettronica” è a cura di Basso Profilo, che – si legge nella sua presentazione – dal 2021 esplora il rapporto tra ecologia, corpo e tecnologia, partendo dal paesaggio della Darsena ferrarese.

 

Reportage fotografico di Luca Pasqualini

Draghi report o Minority report?
Un racconto di fantaeconomia, nel quale manca la fantapolitica

Draghi report o Minority report? Un racconto di fantaeconomia, nel quale manca la fantapolitica.

Già abbiamo scritto de “valore e limiti” del Rapporto Draghi e della sua interessante analisi nelle 397 pagine, https://www.eunews.it/2024/09/09/il-rapporto-draghi-in-italiano/, ma non si può non prendere atto che altri economisti (oltre al nostro noto banchiere) hanno messo in luce, in anni passati, i rischi di una Europa che limitatasi a costruire un grande mercato comune del quale non potesse sfruttare adeguatamente i vantaggi, in quanto mancava il soggetto politico Europa, che sapesse guidare il suo sviluppo tecnologico ed industriale. E di una Europa costruita solo sulla moneta e la finanza e non invece su valori comuni che, alla lunga, sono le basi su cui cresce o frana qualsiasi comunità umana. La “lezione” della storia non è stata capita e la Commissione procede ad un ulteriore allargamento a 10 paesi dei Balcani, sempreche alle elezioni del 2025 in Germania non crolli anche la CDU (oltre agli ai partiti “semaforo” che ora governano in modo disastroso) sotto la guida del neo candidato premier Friedrich Merz, un ultra conservatore e rigorista che si opporrà a qualsiasi debito comune ipotizzato da Draghi (che non sia quello funzionale al riarmo). A proseguire con questa politica si fa la fine del vaso di coccio tra due vasi di ferro (Usa e Cina), come è puntualmente avvenuto, e più si allarga la compagine ad altri Stati (oltre ai 10 Balcani, l’Ucraina), più si rende difficile la formazione di un soggetto politico.

L’Europa ha bisogno di “più politica” non di “più economia”, lo abbiamo già detto. L’obiezione è che l’Europa che abbiamo è questa e che dobbiamo fare i conti con la realtà e non con i sogni (Europa federale delle origini, Europa del welfare), che è la Commissione Europea che governa (con il Consiglio degli Stati) e che ci troviamo di fronte al fatto che Germania e paesi frugali (Nord) non vogliono fare debito comune e che la nuova austerità fiscale lascia pochi margini per un grande “new deal europeo” nei settori strategici. Eppure temporeggiare non è più possibile, dal momento che è stato fatto saltare in aria il modello “tedesco” (che trainava parte dell’Europa e l’Italia del Nord) con i bassi prezzi delle materie prime russe ed export in Cina e, se si continua così, ci attendono impoverimento, più disuguaglianze e rivolte popolari.

Nel mondo è invece stato fatto saltare il modello di governance delle Istituzioni mondiali (FMI; Banca mondiale, OCM,…) con la lotta geopolitica avviata dagli Stati Uniti mediante il cambio di governo in Ucraina nel 2014; lotta a cui si stavano però già preparando Cina e Russia (con gli altri Brics) dal 2009. Questi paesi hanno deciso in quell’anno di “mettersi in proprio” (non accettando più il dominio Usa sul mondo) e si sono preparati per un decennio ad uscire allo scoperto (Russia inclusa che lo ha fatto militarmente con l’invasione dell’Ucraina del 2022). La Cina si è dedicata alla costruzione di un’ampia rete mondiale di paesi alleati ed oggi i BRICS hanno la maggioranza nel mondo in termini di popolazione, Pil e controllo delle materie prime critiche e, con dentro la Russia, anche la stessa forza militare e nucleare dell’Occidente. E’ quindi evidente che il declino Usa è iniziato e proseguirà (comunque vadano le prossime elezioni Usa) e che questa Europa finirà stritolata tra Brics e Usa. Di tutti questi aspetti centrali il rapporto Draghi non parla.

Condividiamo il fatto che solo l’Europa e non i singoli Stati possono creare la massa critica per stare nel mondo, ma questa Europa troverà un limite anche nella produzione digitale: per utilizzare sistemi di Intelligenza Artificiale e far funzionare i data center serve un elevato consumo elettrico. Attualmente questi sistemi assorbono il 2,7% della domanda elettrica in Europa, ma si stima che il loro consumo fra sei anni sarà enorme (28%, a proposito di sviluppo sostenibile). Ovviamente il paese più in difficoltà sarà l’Italia.

Non si può non riconoscere quindi ciò che afferma Draghi, cioè che il divario tecnologico con Cina e Usa si sta ampliando in modo preoccupante, che manchiamo di “campioni europei” e che l’importazione di materie prime critiche sta portando l’Europa ad una dipendenza sempre più forte; inoltre, che manchiamo di energia ed elettricità a buon prezzo, costando esse 5 volte quanto costano agli Stati Uniti. Non è quindi sbagliato introdurre incentivi statali per acquistare materie prime, beni e servizi europei (cose che per il liberismo erano fino a ieri una eresia, ma che Usa e Cina fanno da tempo), favorire e aggregare imprese europee che possano creare occupazione di qualità, sostituire importazioni e, nel lungo periodo, affermarsi, individuando quei settori strategici che possono diventare leader mondiali nel lungo periodo.

Draghi non dice però come si finanziano gli 800 miliardi di cui parla: dovrebbe dire che ci vogliono, insieme al “debito buono”, più tasse (come quelle per le grandi imprese multinazionali su cui lavora il G20 prossimo a guida Brasile e poi Sudafrica) e ritornare alla tassazione progressiva nei nostri democratici Stati. Inoltre: avendo rotto i rapporti con la Russia, l’abbiamo gettata nelle braccia della Cina, abbiamo perso un partner che garantiva bassi costi energetici; puntare sul riarmo militare significa ridurre il welfare, mentre è condivisibile puntare sulla transizione energetica, ma bisognerebbe poi includere l’enorme settore dell’offerta dei beni pubblici europei (salute, scuola, acqua, grandi infrastrutture, trasporti pubblici, energia & rinnovabili, prevenzione dei danni del cambiamento climatico, riforestazione, alloggi popolari di qualità, immigrazione legale e transizione al lavoro). Non è vero che si può vendere solo l’Intelligenza Artificiale e il Digitale e che i beni pubblici non sono vendibili. Anzi, con paesi emergenti che hanno bisogno come il pane di beni essenziali, sarebbero di grande vendibilità e qualificherebbero l’Europa come un’area che lavora e commercia sulla qualità della vita e non come un grande mercato di meri consumatori, appendice di quello americano (anche come stile di vita). Anche perché tutti gli indicatori che contano (anni di buona salute, comunità, relazioni, qualità della vita,…) volgono al basso in Occidente. E non è strano che la maggioranza dei Brics e dei paesi emergenti non voglia seguirci.

In questi settori si potrebbero costruire “campioni europei” con logiche pubbliche. Ma questo significherebbe che queste aziende devono essere nella piena disponibilità dei Governi (e dei cittadini) e non muoversi secondo logiche privatistiche, anche se gli Stati (come nel caso nostro di Enel ed ENI) ne sono azionisti di maggioranza. Oggi è tutta fantascienza, in quanto le logiche che muovono i manager delle aziende pubbliche non sono quelle pubbliche di lungo periodo, che premiano occupazione, attenzione all’equilibrio territoriale, ai prezzi bassi ai clienti, ma quelle privatistiche della remunerazione del capitale e degli azionisti di breve periodo, nessun interesse per l’occupazione, tantomeno per l’equilibrio territoriale e l’ambiente (se non come opportunità di altro business).

Se invece l’Europa investisse su beni pubblici governati dagli Stati e dall’Europa creerebbe investimenti di lungo periodo (anche raccogliendo risparmio privato) in cui gli obiettivi sono prezzi bassi per i consumatori, occupazione, beni di qualità e di grande durabilità, certamente vendibili anche all’estero. E’ stato così per decenni per Enel ed Eni, quando l’Italia poteva permettersi di avere l’elettricità al costo più basso in Europa e gli interessi di queste imprese non erano quelli di “remunerare gli azionisti”, ma di investire nel lungo periodo, come fece Mattei. Enel era totalmente in mano allo Stato, era la prima società al mondo per clienti, terza per energia elettrica prodotta e gli italiani avevano i prezzi più bassi in Europa. Idem per Eni che ci garantiva i prezzi del gas più bassi d’Europa. E sono state proprio le logiche della concorrenza accettate dalla Ue che ci hanno portato all’attuale disastro.

Sarebbe tutt’altra Europa, che si muove con un’ottica di pace e ha in mente un modello di sviluppo che farebbe molto bene al resto del mondo, caratterizzato dai beni essenziali per vivere: energia a basso prezzo, acqua, casa, lavoro, salute, scuola. Invece di essere meri consumatori di cianfrusaglie americane e cinesi.

Ddl sicurezza: il governo sceglie ancora una volta la repressione e il populismo penale

Ddl sicurezza: il governo sceglie ancora una volta la repressione e il populismo penale

di Vitalba Azzollini
pubblicato su Valigia blu il 16 Settembre 2024

“L’idea di poter risolvere tutto con il codice penale è solo propaganda, pericolosa demagogia”, scriveva Nordio in un libro del 2010. Più recentemente, nell’ottobre 2022, dopo il giuramento al Quirinale come ministro della Giustizia, il Guardasigilli aveva affermato che «la velocizzazione della giustizia transita attraverso una forte depenalizzazione, quindi una riduzione dei reati». Bisogna «eliminare questo pregiudizio che la sicurezza e la buona amministrazione siano tutelati dalle leggi penali: questo non è vero». Peccato che il disegno di legge (ddl) Sicurezza, presentato da Nordio, insieme al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e al ministro della Difesa, Guido Crosetto, vada nella direzione di una panpenalizzazione.

Sono 13 i reati introdotti dal testo normativo. Ma tra nuove fattispecie incriminatrici, ampliamento di fattispecie già esistenti e definizione di ulteriori circostanze aggravanti con inasprimenti di sanzioni, si arriva a contare 24 interventi.

L’intenzione dichiarata è quella di porre un freno a determinate forme di criminalità, senza tuttavia spiegare se l’entità e la gravità delle violazioni siano tali da richiedere una massiccia azione normativa come quella realizzata dal ddl. A dire il vero, l’impressione è che la politica, con l’ausilio di alcuni media, tenda ad esasperare la percezione di certi illeciti, per alimentare l’istanza di sicurezza da parte delle persone e poi legiferare sull’onda emotiva collettivamente generata, amplificando così la discrasia tra la realtà percepita e quella effettiva. Il risultato sono norme penali “manifesto che, anziché risolvere effettivamente i problemi che proclamano di voler prevenire e reprimere, hanno l’unico effetto di dare in pasto alla pubblica opinione nuove ipotesi criminose, ulteriori sanzioni e aggravi di pene già esistenti. Populismo penale, in sintesi.

Daremo conto di alcune fra le più rilevanti norme del ddl Sicurezza, mostrandone profili critici, incoerenze, e non soltanto.

La norma anti-Gandhi

L’articolo 14 del ddl dispone che sia punito a titolo di illecito penale – anziché di illecito amministrativo, com’è attualmente previsto – l’intralcio al traffico stradale o alla circolazione sui binari. La pena consiste nella reclusione fino a un mese o la multa fino a 300 euro per chi attua il blocco con il proprio corpo. La reclusione è aumentata da sei mesi a due anni se il fatto è commesso da più persone riunite.

La norma è stata ribattezzata “anti-Gandhi”, rievocando il paladino della lotta di resistenza non-violenta, qual è quella che ispira manifestanti e ecoattivisti, vale a dire i soggetti che la norma stessa sembra finalizzata a colpire. Si può essere più o meno d’accordo sulle modalità in cui certe proteste sono realizzate, ma l’obiettivo della disposizione pare proprio quello di delegittimare esponenti della società civile, criminalizzando azioni di disobbedienza non-violenta dagli stessi realizzate.

Anche pacifici sit-in di studenti che fermano il traffico davanti alla scuola o di operai che fanno lo stesso dinanzi alla fabbrica – in buona sostanza, ogni manifestazione di dissenso contro quello che si ritiene sia un fatto ingiusto – potranno essere considerati reato. Una norma poco coerente e sanzioni sproporzionate rispetto alla libertà di manifestazione del pensiero garantita dalla Costituzione (articolo 21).

La resistenza passiva nelle carceri e nei CPR

Gli articoli 26 e 27 del ddl, modificando alcune disposizioni rispettivamente del codice penale e del Testo Unico Immigrazione, introducono diverse misure riguardanti la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari nonché dei centri di trattenimento e accoglienza dei migranti. In particolare, il testo qualifica come crimini anche forme di mera disobbedienza o resistenza passiva e non-violenta, e le punisce con la pena della reclusione da 2 a 8 anni (da 1 a 6 anni se avvengono nei centri per i migranti), salve aggravanti. La norma va contro quanto affermato finora unanimemente dalla giurisprudenza, la quale ritiene rilevanti sul piano penale solo comportamenti attivi, che integrino una violenza o una minaccia o comunque un’azione percepibile come minacciosa, mentre esclude la punibilità di condotte di mancata collaborazione, di assoluta inerzia o che non si traducano nell’uso della forza. Eppure la nuova norma le sanziona comunque.

Il bilanciamento di interessi tra l’ordine pubblico e la libertà di manifestazione del pensiero, operato dal legislatore con la norma in discussione, pare non adeguato al principio di ragionevolezza e proporzionalità di cui all’articolo 3 della Costituzione. In altre parole, la necessità di mantenere condizioni di sicurezza nelle carceri o nei centri per i migranti non sembra sufficiente a giustificare una limitazione del diritto ad esprimere pacificamente il proprio pensiero attraverso comportamenti meramente omissivi quali sono quelli sanzionati dal ddl. Tali comportamenti spesso costituiscono l’unica forma di comunicazione a cui hanno accesso le persone imputabili del nuovo illecito. Con la conseguenza che i reati in via di introduzione rischiano di compromettere in maniera non legittima la libertà di espressione di soggetti che già ne godono in forma necessariamente limitata.

La sensazione è che si voglia mettere a tacere qualunque forma di protesta sulle condizioni disumane e degradanti delle carceri e dei centri per i migranti, anziché fare qualcosa di concreto per migliorarne la situazione.

Occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui

Il ddl Sicurezza, all’art. 10, prevede il reato di occupazione arbitraria di immobile (o delle relative pertinenze) – con una norma ribattezza “anti-Salis”, dal nome di Ilaria Salis, parlamentare europea nota, tra l’altro, per l’occupazione di un immobile avvenuta anni fa – e una procedura d’urgenza per il rilascio dell’immobile e la reintegrazione nel possesso. In particolare, si punisce con la reclusione da 2 a 7 anni chiunque, mediante violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui ovvero impedisce il rientro del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente.

Quando si parla di questa ipotesi normativa come di un “nuovo reato”, sottintendendo che prima quella condotta non fosse punita dal codice penale, si afferma il falso. Il reato già esisteva, anche se formulato in termini più generali. L’articolo 633 del codice penale (Invasione di terreni o di edifici), infatti, già sanziona con reclusione e multa chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto.

Al riguardo, c’è un profilo rilevante da sottolineare. Lo scorso aprile, la Corte Costituzionale si è espressa nel senso della legittimità della norma già vigente, che tutela in modo pieno ed effettivo il diritto alla proprietà. Tuttavia, secondo la Corte, se si ha estremo bisogno di una casa – ad esempio, perché lo Stato non vi provvede con i servizi sociali di housing – e si occupa in modo non-violento un immobile lasciato in stato di abbandono dal proprietario, nel bilanciare i principi dell’ordinamento il giudice può far prevalere quello della necessità abitativa rispetto ad altri. La nuova norma, più specifica, sull’occupazione di immobili inserita nel ddl Sicurezza non sembra escludere questa valutazione discrezionale, già ammessa per quella più generica. Il giudice potrà, quindi, riconoscere comunque la legittimità di occupazioni abusive, nonostante gli intendimenti del governo paiano andare in senso opposto a questa conclusione.

La norma anti-borseggiatrici

L’articolo 15 rende facoltativo, e non più obbligatorio come finora, il rinvio dell’esecuzione della pena per le condannate incinte o madri di figli di età inferiore ad un anno e dispone che esse scontino la pena, qualora non venga disposto il rinvio, presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri (ICAM). L’esecuzione non è comunque rinviabile ove sussista il rischio, di eccezionale rilevanza, di commissione di ulteriori delitti.

Lo stop dell’automatismo nel differimento della pena è motivato con la tutela dei bambini, affinché non siano utilizzati strumentalmente per compiere reati o per rinviare l’esecuzione della condanna. Ma il minore ha anche il diritto di non essere il destinatario finale di una pena più aspra. L’effetto della nuova norma potrebbe tradursi in un pregiudizio nei suoi riguardi a seconda di come i giudici eserciteranno il potere discrezionale nel contemperare gli interessi in campo. Tale pregiudizio non viene meno per il solo fatto che, laddove il rinvio non sia disposto, la pena detentiva vada scontata negli ICAM (obbligatoriamente con prole di età inferiore ad un anno; solo facoltativamente in caso di prole in età compresa tra uno e tre anni). Si tratta di istituti che sono pur sempre strutture carcerarie. I bambini non devono espiare le colpe delle proprie madri, e questo è un principio morale, prima ancora che giuridico.

Conclusioni

Si potrebbe ancora parlare dell’aggravante della pena per qualunque reato commesso «all’interno o nelle immediate adiacenze delle stazioni ferroviarie e delle metropolitane o all’interno dei convogli adibiti al trasporto di passeggeri», impostazione definita da Luigi Manconi come «una sorta di panpenalismo toponomastico che valuta l’entità della pena sulla base delle circostanze di luogo nel quale quel reato viene commesso»; o dell’altra aggravante, detta anti No-Ponte o No-Tav, in caso di «violenza o minaccia» a un pubblico ufficiale per protestare contro «la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica», che punisce specificamente alcune condotte già previste da una disposizione più generica, dimostrando l’ideologia sottesa alla scelta legislativa.

Questo, e molto altro, con la moltiplicazione delle norme e delle sanzioni, nonché talora con l’eventuale sovrapposizione di fattispecie criminali, andrà non solo a intasare i tribunali, ma soprattutto a peggiorare il sovraffollamento carcerario, che concorre all’elevato numero di suicidi che si registrano tra i detenuti. Se non si valutano ex ante i presupposti delle nuove disposizioni, quindi la reale necessità dell’intervento regolatorio, e gli effetti negativi che ne potranno derivare, né si va mai a verificare ex post che l’intervento stesso abbia davvero prodotto gli esiti sperati, ma si ha come bussola il sentimento espresso sui social dall’elettorato, si attua proprio quella «pericolosa demagogia» che Nordio stigmatizzava quando non era ministro. “Come si cambia” quando si sta al governo, si potrebbe commentare.

In copertina: Giorgia Meloni e Carlo Nordio – immagine da vialibera.it

Per certi versi / Vendemmia

Vendemmia

C’era
Un tempo
C’è stato
Che la vendemmia
Portava giovinezza
Alla scolpita
Fierezza
Contadina
Un fare
Di stagione
spargeva
L’odore
D’uve
Da taglio
O pregiati
 vini
Un fare
Fatica
Allegra
Poi
A sera
Sul parabrezza
Sì vedeva
La  fitta
Nera
Pioggia
Dei moscerini
Ogni domenica Periscopio ospita Per certi versi, angolo di poesia che presenta le liriche di Roberto Dall’Olio.
Per leggere tutte le altre poesie dell’autore, clicca [Qui]

Ferrara: Basta concerti in centro città dopo la mezzanotte

Ferrara: Basta concerti in centro città dopo la mezzanotte.

Perché questa petizione è importante

Lanciata da Miriam Cariani
Venerdì, sabato  e domenica 13, 14, 15 settembre, al Parco Pareschi di Ferrara, il comitato “Per Ricominciare a Sorridere” (Music Emergency – Disco Verde) ha realizzato un evento musicale patrocinato dall’Assessorato alle politiche socio sanitarie allo scopo di raccogliere fondi per le associazioni Ail e Admo.

Un evento musicale iniziato alle 18 e terminato, nelle prime due serate, alle 2 di notte, con musica martellante i cui suoni e vibrazioni si sono avvertite per un ampio raggio, causando un disturbo importante ai residenti della zona, tra i quali ci sono anche persone malate.
Per questo motivo chiediamo che non vengano più realizzati al Parco Pareschi e in zone residenziali concerti la cui durata si protragga, in deroga allo stesso regolamento comunale, oltre le ore 24.  Ciò al fine di tutelare la salute e la tranquillità dei cittadini che risiedono in queste zone.
Ben vengano ovviamente concerti e raccolte fondi per associazioni che operano per il bene di persone malate, ma questo non può andare a scapito della salute e delle condizioni di vita di chi abita nei dintorni dei luoghi scelti per queste iniziative.

102 persone hanno firmato questa settimana
Prossimo obiettivo: 200

Firma questa petizione [Qui]

In copertina: Ferrara, piazza Ariostea, il concerto di Calcutta, 7 luglio 2024

Le voci da dentro /
Autori Vari: “Quando andavo a scuola” 2° Parte

Autori Vari: “Quando andavo a scuola” (2° Parte)

Pubblichiamo altri temi degli studenti del maestro Dino Tebaldi come seconda parte dei loro ricordi di quando andavano a scuola. Come già scritto, Dino, con grande rispetto e grande impegno, ha scelto di pubblicare due versioni di quei temi: la prima così come scritta dall’autore (errori ortografici compresi), la seconda corretta da lui. Di seguito potete leggere le versioni corrette.
(Mauro Presini)

di S.T.b.A.

 “Quando ho cominciato ad andare a scuola, mi portava la mamma. Mi ha accompagnato per un mese, poi ha lasciato che io andassi e tornassi da solo. Avevo un maestro giovane, che si chiamava Kaled. Egli veniva a scuola con il suo asino nero. Ma un giorno lo abbiamo aspettato per niente. Quando è venuto, gli abbiamo chiesto: “Cosa è accaduto ieri, Kaled? “.

Lui ha risposto: “L’asino stava male”.

Questa è l’unica cosa che io ricordo del primo anno di scuola”.

 

di J.A.R.

“Quando andavo alla scuola e frequentavo la prima classe, io ero povero.

La mia era una scuola frequentata solo da bambini poveri:

una specie di collegio, di ospizio, e di riformatorio. I miei insegnanti erano preti e suore. Per questo ho potuto imparare bene.

Ero un ciccione, birichino, però bravo come scolaro.

Ho finito la scuola primaria all’età di undici anni.

Quando avevo tredici anni è morta la mia mamma, ed io – senza papà – ho dovuto andare a lavorare. Per questo non ho potuto studiare, quand’ero giovane”.

 

di M.b.A.G.

“Io ero molto piccolo, ed ancora non sapevo né scrivere, né leggere, ed anche non parlavo, e nemmeno potevo riuscire a parlare bene la mia lingua.

Capivo tante parole, ma molte non le capivo.

Avevo l’età di tutti i bambini che vanno per la prima volta alla scuola primaria.

Parlando adesso di me stesso, mi accorgo che ero tanto timido, preoccupato, e non abituato ad andare a scuola con i bambini di prima classe.

Avevo anche problemi di vario genere: familiare, psicologico, economico, ecc.

Però pian piano ho imparato tante cose utili: alla scuola elementare si scriveva poco, e si leggeva poco.

Io ho imparato lo stesso: matematica, lingua turca, geografia, pittura, ginnastica.

Mi è sempre piaciuto imparare qualcosa: anche adesso voglio imparare qualcosa di nuovo,

Per me è importantissima questa scuola, ed anche imparare la lingua italiana. Se imparo qualcosa mi sento bene, divento addirittura felice”.

 

Cover: uno scorcio del “GaleOrto” del carcere di Ferrara.

Per leggere le altre uscite di Le Voci da Dentro clicca sul nome della rubrica. Per leggere invece tutti gli articoli di Mauro Presini su Periscopio, clicca sul nome dell’autore

Alluvioni in Emilia-Romagna: ci risiamo e ci risaremo

Alluvioni in Emilia-Romagna: ci risiamo e ci risaremo

Pubblicato da  Giap – Wu Ming

Ci risiamo, si dice.

E purtroppo ci risaremo. Ancora e ancora, finché non si farà marcia indietro rispetto alle scelte che continuano a violentare il territorio. 

In quest’anno e mezzo, dopo le alluvioni del maggio 2023, abbiamo scritto molto, abbiamo partecipato ad assemblee e convegni, abbiamo dato le nostre voci a un documentario, Romagna tropicale, spesso esprimendo frustrazione e anche rabbia, perché si continuava con la retorica dell’evento eccezionale, della catastrofe una tantum, e non solo si continuava a fare come prima, ma addirittura – e vantandosene pure! – si intensificavano i processi che avevano causato il disastro: cementificazione, urbanizzazioni in zone a rischio idraulico, annichilamento della vegetazione e degli ecosistemi lungo le rive di fiumi e torrenti ecc.

Nel documentario si vedono scene di presunta «pulitura degli argini» e non degli alvei, dunque il contrario di quanto dicono le stesse linee-guida regionali – raggelanti, soprattutto alla luce di quanto accade in queste ore.

Ora i fiumi hanno rotto negli stessi punti della volta prima o appena più a valle, in tratti presuntamente «messi in sicurezza» e in realtà resi più pericolosi perché rapati, pelati, ridotti a cumuli di materia inerte – anche questa volta le immagini parlano chiaro – destinata a essere spazzata via dall’acqua e dalla realtà.

Anche dove i fiumi sono esondati senza rompere, è stato a causa dei disboscamenticome nel caso del Lamone.

E a essere colpite sono esattamente le stesse zone, urbanizzazioni che non dovrebbero esserci. Spesso toponimi e odonimi dicono già tutto, se li si vuole ascoltare. A rigore, in una via che si chiama “Sottofiume” non dovrebbe abitare nessuno. Anzi, una via Sottofiume non dovrebbe proprio esistere. A dirla tutta, non dovrebbe esserci un sottofiume: i corsi d’acqua non dovrebbero essere sempre più costretti, sopraelevati e pensili, ma avere spazio libero per espandersi.

Che possiamo fare, se non riproporre quanto avevamo già scritto? Ecco alcuni link. Buona (ri)lettura.

Fanghi velenosi e narrazioni tossiche: sulle alluvioni in Emilia-Romagna (29/05/2023)

«È necessario, prima di tutto, smontare un po’ di cornici narrative. Troppo spesso si invoca una “manutenzione” che in realtà è manomissione, e si parla di “messa in sicurezza del territorio” intendendo altre infrastrutture, altri disboscamenti. Si parla di “ripartire”, si scaricano le responsabilità su capri espiatori, ci si rifà al “cambiamento climatico” come se si parlasse di una fatalità.»

Conseguenze del cemento e dell’arboricidio: l’esempio del Savena

«Emblematico il caso del Savena, i cui argini furono rasati a zero nel 2014. In pochi giorni sparirono circa sessantamila alberi, anche in zone classificate SIC, Siti di Importanza Comunitaria. Furono distrutti trenta ettari di vegetazione ripariale.»

L’Emilia-Romagna: da illusorio «modello» a «hotspot della crisi climatica»: quale futuro immaginare? (24/07/2023)

«Le attività e produzioni su cui si basano il mitico “benessere” e il mitico “buongoverno” emiliano e romagnolo sono quanto di più tossico e climalterante si possa immaginare. I presunti punti di forza dell’economia di queste parti  – un mix di plastica, motori, cemento e tondino, poli logistici, agroindustria, allevamenti intensivi e turismo di massa – si stanno rivelando punti deboli. Sembravano punti di forza, e si menava vanto del loro successo, perché si tenevano ambiente e clima fuori dal quadro. Ora ambiente e clima sono rientrati con violenza, e l’economia emiliano-romagnola si rivela la peggiore possibile

Romagna tropicale: un documentario di Pascal Bernhardt

Con link alla piattaforma OpenDDb, dove la donazione minima consigliata per il film è €4.

La crisi del modello neoliberista, tra disastri ambientali e criticità economico-sociali: il caso dell’Emilia-Romagna

Gli atti dell’importante convegno tenutosi a Bologna nel febbraio 2024. C’è anche un intervento di Wu Ming 2.

Cover: L’argine del fiume Montone distrutto dall’acqua a Villanova (FC), 18 settembre 2024. Bello “pulito”, deforestato, decoroso.

Sei mesi
(Un racconto)

Sei mesi. Un racconto

Paolo aveva alle spalle una grande esperienza nel canottaggio: più di 10 anni di attività a livello agonistico, poi da allenatore e come dirigente sportivo nella federazione. Ora, settantenne ancora atletico, anche per distrarsi dopo la perdita di sua moglie, allenava una squadra di canottaggio femminile. Una bella squadra di “ragazze” di età comprese tra i 41 e i 72 anni. Quella mattina c’era l’ultimo allenamento della finale del campionato di categoria. Le atlete entrarono in palestra alla spicciolata, vociando, allegre come sempre: Carla, Jenny, seguite da Enza, Ilary e Franca.

Ma quel giorno era davvero difficile iniziare gli allenamenti: mancava Federica, il Capitano, per tutti semplicemente Fede. Le ragazze se ne accorsero subito: “E Fede dov’è?” gli chiese Carla.

“Non so, non l’ho ancora vista, mi sembra che abbia scritto un WhatsApp, ma non l’ho aperto” rispose Paolo evasivo.

Gli occhi di Carla e di tutta la squadra lo scrutarono: “beh e allora leggilo… che ci vuole ad aprire un WhatsApp?” obiettò Carla. Lei era sempre gentile e attenta a non urtare la sensibilità di nessuno, ma quello scatto tradì la sua impazienza: tutte volevano sapere perché Federica non fosse presente a un allenamento così importante per la finale. Paolo le accontentò, anche se già sapeva cosa c’era nel messaggio di Federica, perché lo aveva sbirciato mentre arrivava in autobus.

“Dunque… manda i suoi saluti, dice che non può venire perché ha un controllo e più tardi ci chiama per conoscere la formazione di gara di sabato” rispose Paolo, fingendo di leggere il messaggio di Federica. Le ragazze annuirono sollevate, anche se non del tutto, da quel messaggio. Iniziarono il riscaldamento muscolare, poi andarono a pesarsi, compilando il questionario sui farmaci assunti durante l’ultima settimana.

Solo Carla lanciò uno sguardo all’allenatore, interrogativo. Paolo ormai conosceva le sue “ragazze”, quello sguardo significava: “a’ Paolè, a me non la dài a bere: perché non l’hai letto davvero ‘sto WhatsApp, visto che era così innocuo? Cosa nascondi?”.

Paolo fece una battuta sulla tuta sgargiante di Jenny, poi si sedette con un largo sorriso, riponendo ostentatamente il cellulare in tasca, come a dire: “È tutto. Non nascondo nulla, il messaggio di Fede è esattamente questo”.

Le ragazze passarono agli attrezzi per gli esercizi personalizzati e poi al computer: la fase più delicata dell’allenamento, il momento in cui si scopriva se, in base al peso (quello misurato sulla bilancia, perché Paolo non si fidava dei pesi ”approssimativi” riferiti a voce dalle atlete), e alle note sui farmaci e performance muscolare, le atlete avevano migliorato le loro prestazioni rispetto alla settimana precedente, oppure avevano commesso qualche “peccatuccio”, per esempio un eccesso di carboidrati.

Se sul monitor si accendeva la bandierina verde accanto al nome significava che l’insieme di dati, peso e forza muscolare erano buoni, e quindi un successo. Se la bandierina era gialla, significava che i valori erano da tenere sotto controllo. Ma se compariva una o addirittura due bandierine rosse (il che automaticamente faceva anche suonare un lungo beep! Atroce insulto alla privacy) significava semplicemente che una di loro non aveva seguìto adeguatamente la dieta.

Quella settimana la squadra si era comportata bene: c’era una sfilza di bandierine verdi e solo una solitaria bandierina gialla. Paolo commentò in modo positivo e gratificante: “Brave davvero! Continuate così e in gara ‘sta volta faremo vedere i sorci verdi a tutte!”. Le ragazze erano contente, l’allenatore aggiunse: ”Darò solo un’occhiata a questa gialla, di cui comunque non mi preoccuperei: allora, vediamo i dati delle ultime settimane…” e riprese in mano il cellulare.

Così, senza destare sospetti nelle ragazze, soprattutto in Carla, sempre così dubbiosa, riaprì WhatsApp e lesse il messaggio di Federica. Carla continuò a fare gli esercizi, mentre ridacchiava con Ilary bisbigliando: “secondo me la bilancia non funziona, ieri sera me so’ magnata due porzioni di lasagne…” e ripensando ai trucchi messi a punto per imbrogliare il computer (che Paolo, vecchia volpe-allenatore per anni di ragazzine spesso in equilibrio tra anoressia, bulimia e sovrappeso, conosceva benissimo, ma che volentieri fingeva di ignorare).

Paolo iniziò a leggere con attenzione il messaggio di Federica, cercando di mantenere stampato sulla faccia il sorriso beffardo di chi sta cercando di scoprire i peccati di gola delle sue vittime.

Invece i suoi occhi scorrevano con ansia le poche righe scritte da Federica: “Paolo, oggi non vengo all’allenamento, e penso che per un po’ mi sarà difficile. Come ti avevo accennato, il medico ha trovato un linfonodo ingrandito, confermato dalle TAC ed eco di oggi. Ti prego non dire nulla alle ragazze, assolutamente! Tra 4 giorni abbiamo la gara finale, non voglio turbarle. Magari si risolve tutto in breve tempo e tornerò ad allenarmi. So che devo spiegare alle ragazze perché non sarò a questi allenamenti e alla gara, ma ci penso io. Per dettagli leggi l’e-mail”.

Il nodo in gola e l’ansia gli bloccavano il respiro, anche se il viso continuava a mostrarsi ironico e sorridente.

Con gesti febbrili aprì la posta elettronica sullo smartphone, lesse rapidamente l’e-mail di Federica. Molto simile al WhatsApp, in allegato c’era il referto del radiologo, su cui trovò quella frase terribile, che per tutte le ragazze della sua squadra di canottaggio era peggiore che per chiunque altro in tutto il centro polisportivo: sospetta recidiva di cancro.

Chiuse rapidamente il file, controllando di aver spento il collegamento. Carla era esperta di informatica, avrebbe potuto scorrere gli ultimi messaggi aperti, perciò disabilitò le password automatiche. Carla continuò a scherzare con Ilary, poi prese il suo cellulare nella borsa per controllare se Federica le avesse risposto. Niente: nessuna visualizzazione. L’ultimo accesso era della sera precedente. Conoscendo Federica, la cosa era preoccupante, ma decise di restare tranquilla. Lanciò ancora uno sguardo a Paolo, sorridente e tranquillo.

Sì, c’era qualcosa che non andava, ma magari si stava solo preoccupando per niente. In fondo, lo sapeva bene: Fede, il loro capitano, era una tosta.

Paolo iniziò a sorseggiare il suo caffè, guardando le ragazze in allenamento, ancora 20 minuti con i vogatori e poi avrebbero terminato. Restare lì fingendo di non sapere, sorridendo, era una tortura indicibile. Avrebbe voluto precipitarsi al telefono, chiamare Federica, rassicurarla, consolarla. Fede era una combattente, una vera “capitana coraggiosa”, come lui la definiva quando con i suoi remi attaccava l’acqua come una tigre, spronando sempre le sue compagne, instancabile.

Era la prima delle pazienti del reparto di oncologia mammaria che Paolo aveva conosciuto, la prima di una serie di circa 20 pazienti. Insieme a Ugo, il primario e suo amico d’infanzia, avevano deciso di intraprendere quell’avventura: portare un gruppo di quelle ”ragazze” al campionato mondiale di canottaggio per pazienti post-chirurgia oncologica.

Una gara e uno sport in cui non è importante vincere, ma riuscire a partecipare, anno dopo anno.

E Federica ce l’aveva fatta, tirando e trascinando le altre sue amiche e compagne di avventura, tutte come lei portatrici di cicatrici, chi più piccole, chi più grandi: esiti fisici e psicologici di chirurgie, chemio, radioterapie. Tutte sopravvissute alla prima battaglia, tutte terrorizzate dal terribile spettro di veder comparire una recidiva.

Fortunatamente la ricerca scientifica aveva dato nuove speranze: nuovi farmaci e possibilità di diagnosi precoce, ma soprattutto, un nuovo protocollo terapeutico che, sottoponendo le pazienti post-chirurgia a una riabilitazione basata soprattutto sullo sport, aveva dimostrato che ciò poteva migliorare significativamente la qualità e l’aspettativa di vita.

Paolo ne aveva parlato a Federica che subito aveva accettato, con quella voglia di vivere e di combattere che la rese, sin dall’inizio, capitano e portabandiera della squadra. L’allenamento di quel pomeriggio finì così tra risate, promesse e spergiuri di rispettare la dieta: le ragazze si salutarono dandosi appuntamento a giovedì, ultimo allenamento prima della gara di sabato.

Appena sola, Carla ritelefonò a Fede, lasciando anche messaggi in segreteria. Paolo invece trovò un breve messaggio vocale di Federica con le stesse informazioni che già conosceva, nulla di più. Provò anche a chiamare la sorella di Federica: “non è raggiungibile”. Anche lei.

Infine si decise e chiamò Ugo, l’unico che avrebbe potuto dargli qualche notizia. La segretaria del primario si aspettava la telefonata, con poche parole confermò quanto già sapeva: Federica era stata lì in visita pochi minuti prima. Paolo non ebbe la forza e il coraggio di chiedere dettagli.

“Come faccio a sentirla o a parlarle?” si chiedeva. Oltre all’ansia e al dolore per una cara amica con recidiva di carcinoma mammario, ora aveva anche l’ingrato compito di non comunicare alle ragazze della squadra qualcosa che da amiche e compagne di barca e di avventura avrebbero voluto e dovuto sapere.

Soprattutto per poter dare forza e sostegno a Fede in quel momento. Ma la sua “capitana coraggiosa” era stata chiarissima: “Non dire nulla!”, avrebbe pensato lei a comunicare tutto alle amiche e compagne. E nel messaggio vocale aveva aggiunto: “…e per la finale, tranquillo, ho trovato come fare”.

“È proprio vero” pensò “le donne hanno molta più forza e coraggio di noi uomini. In tutto: nel modo di affrontare la vita, i figli, le discriminazioni sul lavoro, lo sport, e anche nella malattia!”. Però giovedì era lui, Paolo, che avrebbe dovuto incontrare la squadra, rispondere a domande, e soprattutto simulare. “Oddio no! come farò?” si chiese.

Sarebbe bastata una domanda o anche solo uno sguardo da una delle sue ragazze, e lui sarebbe crollato. Inutile sperare di riuscire a resistere: Carla poi di fatto sembrava che sapesse già tutto. Paolo era angosciato di non farcela a rispettare l’accordo con Federica, lei che per anni era riuscita ad infondere voglia di reagire e di vivere in tutte le sue compagne di squadra.

Ora lui rischiava di vanificare quel lungo e tenace sforzo nel motivarle di Federica che, grazie al suo approccio ottimistico, aveva coinvolto negli allenamenti perfino Ilary, un’ex-paziente di 48 anni, che ora era tra le più assidue canottiere e vice-capitano.

Ugo aveva confidato a Paolo che, al momento di iniziare gli allenamenti, i protocolli e le evidenze prevedevano per il caso clinico di Ilary un’aspettativa di circa 6 mesi. E invece Ilary ormai da quasi 24 mesi si allenava assiduamente con loro. Scherzava, rideva, si impegnava: aveva anche fatto un trasloco e cambiato fidanzato. Tutto merito di Fede: sia il primario che Paolo ne erano pienamente consapevoli.

Ricordava bene le parole di Ugo: “Paolo, per Ilary io posso fare poco ormai. Federica invece, con il suo approccio alla vita e alla malattia, può darle la chance di vivere mesi, anni o tutta la vita in modo sereno o addirittura felice. Adesso il vero ‘primario’ è Federica”.

“Come faccio a dirlo alle ragazze?” continuava a chiedersi Paolo la sera di mercoledì. Andò a letto agitato, ma senza prendere sonno. Continuava a girarsi nel letto come un pollo allo spiedo, cercando una frase, un incipit, ma già immaginava la paura, il terrore negli occhi delle sue ragazze: tutte veterane, ma anche tutte così delicate. Si alzò la mattina distrutto: allo specchio incrociò lo sguardo di un uomo invecchiato di 10 anni.

 

“La notte porta consiglio” aveva sperato, ma si era invece svegliato ancor più angosciato e con la sensazione di qualcosa che non riusciva a capire. Doveva assolutamente parlare con Federica. Paolo lesse e rilesse più volte i messaggi ricevuti e ne lasciò più di uno in segreteria, chiedendo istruzioni: alle 17:00 avrebbe dovuto dire qualcosa alle ragazze, che ormai sospettavano, come dimostrato dalle numerose telefonate (a cui si era ben guardato di rispondere) provenienti da Ilary, Carla e le altre.

Alle 16:10 vide che Fede era collegata su WhatsApp, ma solo per il tempo di spedirgli un breve messaggio: “Oggi non dire nulla: vi ho mandato Simona, una mia amica, che racconterà la situazione. È lei il supporto alla squadra per la finale: vedrai, è una veramente tosta”.

Con tristezza Paolo rifletté, tra sé, che una “più tosta” di Federica era impossibile trovarla. Uscì e prese l’autobus per andare all’allenamento al lago, e alle ragazze che chiedevano ansiose notizie del loro Capitano rispose: “Tra un po’ vi darò dettagli, ora allenatevi”, ma con lo sguardo cercava l’aiuto che Fede aveva inviato in supporto alla squadra.

Alle 17:40 comparve una ragazza, non molto alta, abito largo, che si presentò: “Mi chiamo Simona e vorrei parlare con Paolo e le ragazze della squadra”. Paolo la guardò con attenzione. Se l’aspettava diversa, notò che aveva un bel sorriso: chiamò a raccolta la squadra e presentò a tutte l’amica di Federica.

Simona parlò per alcuni minuti, raccontando quel poco che sapeva, ma le domande negli occhi disperati di tutte erano tante: sulla prognosi, la possibile terapia, l’aspettativa. Incredule, confuse, in lacrime. Ilary chiese: “Scusa Simona, Fede ti ha detto tra quanto tempo pensa di tornare?”.

“Federica si aspettava questa domanda perciò mi ha detto di rispondervi solo con due parole: sei mesi” rispose Simona.

Le ragazze si interrogavano con gli occhi, tutte consapevoli di cosa significasse la parola “recidiva”. Negli sguardi di tutte, soprattutto di Ilary, la domanda che nessuno riusciva a formulare: cosa intendeva Federica con quelle due parole?

“Ma io sono qui per darvi una mano per La Finale. Fede è stata molto chiara: ha detto che possiamo vincere! Non bisogna abbattersi, mai!” rispose Simona notando quegli sguardi sgomenti.

Paolo le si avvicinò, poi a voce bassa: “…Simona, scusami, non so se hai afferrato la situazione. Questa è una squadra un po’ “particolare”, forse Fede non ti ha raccontato… La gara per noi, alla fine, non è così importante. E d’altra parte tu non potresti neanche gareggiare: le atlete devono essere tutte post-chirurgia. Scusami, pensavo che Fede ti avesse spiegato…”.

Simona lo guardò, di nuovo quel sorriso. Rispose: “Ho capito bene la situazione” poi rivolta alle altre: “So quale è la vostra gara. Anche io, come voi, ho combattuto la mia battaglia in oncologia conclusa con chirurgia e seguita da cicli di chemio. Per questo vi posso capire, e ora sono qui per darvi forza. Fede mi ha mandato proprio per questo, perché anche io sto iniziando la mia seconda avventura, diversa dalla sua, che però mi impedisce di scendere in canoa con voi”.

Le ragazze e Paolo fissarono Simona, seduta in mezzo a loro: era la più giovane di tutte, per molte di loro poteva essere una figlia o una nipote.

Fu solo allora che Simona si accorse della differenza di età tra lei e le altre, e all’improvviso capì perché Federica avesse insistito tanto: non era lì solo per aiutare la squadra.

Concluse: “Sono uscita circa un anno fa dalla chemio. Oggi però, con i nuovi protocolli di conservazione degli ovociti, sono incinta e sto portando avanti una gravidanza: è questa la mia nuova avventura. Perciò, che ne dite, ce la giochiamo questa Finale?”.

Calò un tale silenzio che si poteva ascoltare il pensiero di una farfalla sull’altra sponda del lago.

Enza, la più anziana, si avvicinò a Simona: dall’alto della sua esperienza di essere stata, prima del tumore, due volte mamma e quattro volte nonna, appoggiò delicatamente la mano sui capelli di Simona.

Fu l’unica che riuscì a parlare, a nome di tutte: “Tra quanti mesi avremo il parto?”.

La risposta di Simona, accompagnata da quel sorriso gentile e forte, fu semplicemente: “Sei mesi”.

Dedicato a tutte le donne, forze motrici della nostra vita.

© Francesco Facchiano
Testo riprodotto per gentile concessione dell’editore edit-plan. È possibile acquistare il libro [Qui]

Per leggere i racconti e gli articoli di Francesco Facchiano su Periscopio clicca sul nome dell’autore

Che fine hanno fatto il progetto per il futuro della ex Caserma e il PUG?

Che fine hanno fatto il progetto per il futuro della ex Caserma e il PUG?

Il 7 giugno scorso, prima delle elezioni che hanno visto riconfermato Alan Fabbri a sindaco di Ferrara, il Forum Ferrara partecipata ha svolto l’ultimo flash mob sotto lo scalone di Palazzo municipale per chiedere al sindaco di avviare un percorso partecipativo con la cittadinanza sul futuro dell’ex caserma Pozzuolo del Friuli. Erano passati 466 giorni dalla promessa, ufficializzata in Consiglio Comunale, di iniziare quel percorso partecipativo al fine di confrontarsi su una serie di proposte che anche il Forum aveva contribuito ad elaborare e messe nero su bianco su un libretto

( che si può trovare al seguente link :
https://ferrarapartecipata.it/wp-content/uploads/2023/06/20230601-UNA_CASERMA_PARTECIPATA_a_cura_del_Forum_Ferrara_Partecipata.pdf consegnato allo stesso sindaco all’indomani della bocciatura del progetto Feris. A fronte della nostra richiesta, anziché avviare il processo partecipativo con il coinvolgimento di cittadine e cittadini, associazioni, comitati, interessati, si è dato mandato alla prof.ssa Tamborrino del Politecnico di Torino di fare uno studio, le cui finalità non erano per nulla chiare, sul futuro della suddetta caserma.

Come abbiamo comunicato allora, si trattava di una sospensione dei flash mob in attesa di capire gli orientamenti della nuova giunta che sarebbe risultata dalle imminenti elezioni.

Pur essendo stato riconfermato il sindaco uscente e la giunta quasi nel suo complesso e, quindi, potendo benissimo immaginare quale potrà essere il risultato delle nostre richieste, riteniamo corretto, prima di riprendere le iniziative che riterremo opportune, richiedere alla nuova giunta cosa si vuole fare dell’ex caserma e riaffermare la nostro richiesta di avviare un percorso partecipativo che metta in campo le idee emerse in questi mesi. In particolare, riteniamo necessario che venga chiarito se sono intercorse novità rispetto al  preliminare di vendita tra Cassa Depositi e Prestiti, proprietaria della caserma, e Ar.Co Lavori scaduto il 27/07/2024.

Così come chiediamo di rendere pubblico il risultato dello studio (costato più di

18.000 euro di soldi pubblici) svolto dalla prof.ssa Tamborrino e quali considerazioni e ipotesi se ne sono tratte.

Inoltre, ci pare non rinviabile che la cittadinanza sia informata dei tempi entro i quali si vuole discutere il PUG ( Piano Urbanistico Generale), con quali modalità e con quale relazione con i soggetti che hanno presentato osservazioni al riguardo.  .

Vorremmo insomma rassicurare tutte quelle cittadine e quei cittadini, che ci hanno sostenuto nei lunghi mesi che ci hanno visto tutti i venerdì mattina sotto lo scalone e che hanno partecipato numerosi alla bella assemblea pubblica del 5 aprile sul piazzale di fronte al Duomo, che continua il nostro impegno e la nostra mobilitazione su questi punti e, più in generale, per un’idea della città del futuro: più partecipata, più sana, più verde, più vivibile per tutte e tutti.

FORUM  FERRARA  PARTECIPATA

Parole a Capo
Arianna Vartolo: “Lo stigma della mosca” e altre poesie

Non bisogna lasciare che la fatica entri nel cuore. Può darsi che la fatica controlli il tuo corpo, ma fai del tuo cuore una cosa tua.
(Haruki Murakami)

 

È il corpo stesso quando saturo di liquidi
a lasciarsi scivolare addosso
quelli nuovi ricevuti dall’esterno.
Come fosse cosparso di unguenti e invece
sono gli intenti purificatori a farsi resistenti
all’acqua che scende sull’osso dello sterno.

 

La pelle si rende superficie d’eccezione
per quel bisogno che parla secondo obbligo espresso:
sembra quasi equazione di tensioni e rilasci
l’andare dritto della goccia – senza mai
deviare – nell’incavo liscio tra inguine e coscia.
Il toccare lo stato ultimo di compromesso
cui ogni forma esatta è chiamata ad arrivare.

 

*

 

A forma di mezzaluna è il segno
dell’unghia che sulla carne rimane
appena sotto al costato: ricordi ti abbiano insegnato essere
quello il punto adatto dove fare pressione.
Se il diaframma è contratto
diceva tutto rischia di finire
spostato altrove.
Eppure non è mai stato un dramma
per te svegliarsi col dolore – un respiro mancato.
Infila dunque diceva le dita
e spingi con forza fin dentro le ossa,
fin oltre quel setto stretto di vano
– fossa cava dove arginare
ogni pensiero che fosse deglutito.
Insieme a quel poco di vino rimasto per cena.

 

*

 

La fine di giornata: è la luce che rimane
sulla tovaglia usata.

 

*

 

Lo stigma della mosca

 

Il dormire delle mosche è morire
apparente su una parete bianca.

Tenti spostando con mano pendolare
la prima luce l’ombra la luce
sugli occhi composti della mosca domestica
a testarne lo stato vigile, o il rigido trapasso:
nessun palpito del labbro inferiore – dei suoi palpi
mascellari che tanto riconosci quando passa l’insetto
muovendoli a pasteggiare sulla tovaglia usata.
La mosca come tutti ha uno stigma,
sulla pleura – appena sopra il prosterno, con cui le è permesso
respirare: nulla che preveda
l’espiare una colpa, un’estasi di salvezza.
La fermezza del corpo esiguo suggerisce
non venire o andare niente per quei fori anteriori: il suo stare
ambiguo tra sonno eterno e veglia, mentre fuori alla finestra resta
il giorno. E tu che guardando cominci a sanguinare.

 

*

 

A volte sistemo le cose
davanti allo specchio, forse a cercare
forme di moltiplicazione; a tentare il conto
di ciò che sempre rimane
in sospeso e sempre
sbagliare. Non c’è tempo speso
che dica quanto sia
importante il riflettere su tale misura non lineare;
il capire quando sia
ultima quella ratio cui si cede
– cui si crede ogni volta di arrivare.

 

Arianna Vartolo è nata nel 1998 a Roma. L’aiuto a non morire (Cultura e Dintorni Editore, 2019) è la sua opera prima in versi. Compare nell’antologia Abitare la parola: poeti nati negli anni Novanta per Giuliano Ladolfi Editore (2019). Di lei è stato scritto, tra gli altri, su ClanDestino, Pangea, Laboratori Poesia – della cui redazione fa inoltre parte dal 2021. Alcuni suoi inediti e lavori sono apparsi su riviste cartacee e online tra cui Atelier e Inverso (per cui ha collaborato), nonché su La bottega della Poesia del quotidiano La Repubblica – Roma. Nel 2021 è rientrata tra i finalisti del Premio di Poesia Città di Borgomanero – Achille Marazza e del XXII Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa “Guido Gozzano”. Poesie di Arianna Vartolo sono state pubblicate in Parole a Capo il 6 ottobre 2022.

La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com per una possibile pubblicazione gratuita nella rubrica. 

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Questo che leggete è il 247° numero. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.

 

Una firma contro l’università dei precari

Una firma contro l’università dei precari

da Collettiva, 18 settembre 2024

Petizione on-line per fermare il ddl Bernini-Resta. Entrare di ruolo sarà sempre più lungo, difficile e senza diritti e tutele. E intanto continuano i tagli

Come spiega Luca Scacchi, responsabile docenza universitaria della Flc Cgil nel suo appello, per alcune di queste figure “non è neanche previsto il riconoscimento di un reale rapporto di lavoro: la borsa di assistente alla ricerca junior, la borsa di assistente alla ricerca senior, il post-doc, il professore aggiunto e il contratto di ricerca”. Siamo insomma addirittura oltre la famigerata riforma Gelmini.

Alle tipologie precarie individuate dal ddl, continua Scacchi, non si riconoscono diritti, rappresentanza e minime tutele (malattia, ferie, contributi previdenziali esigibili, accesso al welfare fiscale) o se ne riconosco alcuni, ma al prezzo di ulteriori compiti (collaborazione alle attività didattiche e alla terza missione). Questa non è una cassetta degli attrezzi per la ricerca: è solo una moltiplicazione infinita dei sentieri e dei tempi con cui vedersi riconoscere il proprio ruolo, che espande la precarizzazione e le incertezze nel lavoro di ricerca in questo paese”.

Il tutto in un contesto in cui – pur in presenza di un record negativo di laureati nel nostro paese – i tagli continuano. È stata infatti annunciata una riduzione di oltre 500 milioni di euro sul Fondo di finanziamento ordinario delle università e sono stati cancellati gli ultimi due anni del Piano straordinario avviato da Maria Cristina Messa che avrebbe dovuto ampliare le facoltà assunzionali degli atenei di oltre 10 mila posizioni tra docenti e personale tecnico-amministrativo. E, ancora, non vi sarà alcuna stabilizzazione delle risorse alla ricerca provenienti dal Pnrr.

In questa situazione, si legge ancora nell’appello di Scacchi, la bolla del precariato “rischia di scoppiare nei prossimi anni su queste molteplici figure, creando una nuova generazione perduta. Questa moltiplicazione del precariato e questi tagli producono solo un’università e una ricerca piccole e precarie, senza prospettive per il futuro”.

Insomma, firmare questa petizione è importante, così come importante è la richiesta che viene dal mondo dell’università e della ricerca di un unico rapporto di lavoro pre-ruolo a tempo determinato, che garantisca diritti, tutele e rappresentanza.

Oltre, ovviamente, alla necessità che si torni a un finanziamento congruo alle strutture e alla ricerca di base, per riportare la spesa pubblica e gli organici in questo settore in linea con quelli degli altri Paesi europei”.

Cover: immagine dalla manifestazione nazionale contro il precariato con presidio presso il ministero della pubblica amministrazione

 

Parole e figure / Un sasso è una storia

L’evoluzione, le ere, quanta pazienza. Esce in libreria, con Lapis edizioni, “Un sasso è una storia”, di Barnard Booth Leslie, con illustrazioni di Marc Martin.

Tutto inizia con un sasso, magari un sassolino. Uno spettatore minuscolo dell’evoluzione, uno spettatore che crescerà, testimoniando passo e storie di un mondo tanto meraviglioso e affascinante quanto complesso e a volte difficilmente intellegibile. È una storia lunga e lenta, perché per le cose straordinarie ci vogliono tempo e pazienza. Vale la pena attendere miliardi di anni…

Eccoci, allora, di fonte all’emozionante idea di poter stringere tra le dita qualcosa che ha attraversato i secoli, abitando il nostro pianeta ben prima di noi. Qualcosa che parla di noi.

Nato dal fuoco, eroso dall’aria, poi modellato dall’acqua, volato nel cielo, fino al cuore di una montagna, sferzata e modellata dalla pioggia, dal vento e dal tempo…

Le pietre sono dei veri e propri libri aperti. Anche un semplice sasso trovato sulla spiaggia da un bambino ha molto da dirci: contiene il racconto del nostro Pianeta: la storia più antica di tutte. Una storia meravigliosamente affascinante, piena di sorprese e di qualche inciampo. Per immaginare tutto ciò che un sasso è stato.

Le rocce sembrano statiche, ferme, immobili, ma cambiano e si trasformano di continuo.

È un ciclo dal tempo lento, una storia che affonda le radici nell’origine del mondo, che precede e scavalca l’umanità. Pazienza, sempre pazienza.

Grazie alle illustrazioni maestose di Marc Martin, un semplice sasso diventa un testimone della storia della Terra per raccontarci, con una voce che fonde, romanticamente, scienza e poesia, il lungo viaggio che ha compiuto per arrivare tra le nostre mani.

Un albo perfetto anche per la lettura ad alta voce, arricchito in appendice da un glossario e da due pagine aggiuntive su geologia e ciclo delle rocce, dal taglio prettamente divulgativo, per soddisfare le curiosità di chi voglia approfondire l’argomento.

Da non perdere.

Barnard Booth Leslie ha insegnato alla scuola dell’infanzia, alla primaria e all’università e ha conseguito un master in Scrittura creativa e uno in Scienze dell’educazione presso l’Università dell’Oregon. Vive a Portland e ama esplorare i paesaggi naturali con la sua famiglia. I suoi libri illustrati hanno come tema la scienza e la natura.

Martin Marc è autore, illustratore e graphic designer. Predilige acquerelli, pittura a guazzo e matite e li fa dialogare con la computer grafica. Trae ispirazione dalla natura, dagli animali e dalla città in cui abita, Melbourne. In Italia ha pubblicato Un fiume e Una foresta, entrambi per Salani.

Barnard Booth Leslie, Martin Marc, Un sasso è una storia, Lapis edizioni, 2024, 40 p.

Voci mancanti.
La violenta cancellazione dei difensori della terra e dell’ambiente

Voci mancanti. La violenta cancellazione dei difensori della terra e dell’ambiente

Ogni anno, i difensori della terra e dell’ambiente in tutto il mondo vengono assassinati per aver osato resistere allo sfruttamento ambientale.
Nel 2023  Global Witness ha documentato 196 omicidi di difensori (anche se il numero effettivo è probabilmente più alto), uccisi dopo aver esercitato il loro diritto a proteggere le loro terre e l’ambiente da danni. Ciò porta il numero totale di omicidi a oltre 2.000 a livello globale da quando Global Witness ha iniziato a segnalare i dati nel 2012. Global Witness stima che il totale ora sia di 2.106 omicidi.
Insomma, l’omicidio continua a essere una strategia comune per mettere a tacere i difensori ed è senza dubbio la più brutale. Ma come mostra rapporto di Global Witness, gli attacchi letali spesso si verificano insieme a rappresaglie più ampie contro i difensori che vengono presi di mira da governo, aziende e altri attori non statali con violenza, intimidazioni, campagne diffamatorie e criminalizzazione. Ciò sta accadendo in ogni regione del mondo e in quasi ogni settore.

L’America Latina registra costantemente il maggior numero di omicidi documentati di difensori della terra e dell’ambiente: l’85% dei casi nel 2023. Gli attacchi letali contro i difensori si sono concentrati in quattro paesi chiave che hanno rappresentato oltre il 70% degli omicidi: Brasile, Colombia, Honduras e Messico. Tra le persone assassinate nel 2023, il 43% erano popolazioni indigene e il 12% erano donne.
La Colombia, in particolare, è il paese più letale al mondo per i difensori della terra e dell’ambiente, con 79 omicidi nel 2023, il 40% di tutti i casi segnalati. Si tratta del totale annuale più alto per qualsiasi paese documentato da Global Witness da quando ha iniziato a documentare i casi nel 2012. Tendenze simili sono evidenti in  Messico e Honduras, con 18 difensori uccisi in entrambi i Paesi nel 2023, in calo rispetto ai 31 del 2022 in Messico e in aumento rispetto ai 14 dell’Honduras.
In Messico, oltre il 70% dei difensori assassinati nel 2023 erano popolazioni indigene, con una concentrazione di attacchi  lungo gli stati costieri del Pacifico, la maggior parte dei quali si opponeva alle operazioni minerarie nella regione. Oltre agli omicidi, il Messico ha registrato anche un numero significativo di  sparizioni forzate, una forma di violenza particolarmente feroce, tipica, anche se non esclusiva, di questo Paese. Con lo stesso numero di omicidi del Messico ma meno di un decimo della popolazione,
l’Honduras è emerso come il paese con il maggior numero di omicidi pro capite nel 2023. Laddove la natura, la terra e gli ecosistemi sono minacciati, lo sono anche i difensori e le loro comunità.
Ciò è particolarmente vero in America Centrale. Per poco più di un decennio, i difensori in questa regione hanno subito più attacchi pro capite che in qualsiasi altro posto al mondo, con il 97% che si è verificato negli stessi tre paesi: Honduras, Guatemala e Nicaragua. Nel 2023 la minaccia era ancora più grave: 36 difensori dei diritti umani sono stati uccisi in America Centrale, quasi uno su cinque degli omicidi da noi documentati a livello globale, in una regione con meno dell’1% della popolazione mondiale. Quasi la metà delle persone uccise in America Centrale nel 2023 (17) erano difensori indigeni. Due erano afrodiscendenti e otto erano piccoli agricoltori. In uno degli omicidi in Honduras, un quindicenne è stato ucciso insieme al padre difensore.

In Asia, invece, tra il 2012 e il 2023 sono stati assassinati 468 difensori dei diritti umani, il 64% dei quali nelle Filippine (298), con casi aggiuntivi in ​​India (86), Indonesia (20) e Thailandia (13). Nel 2023, sono stati registrati omicidi nelle Filippine (17), India (5) e Indonesia (3).
In Africa, due difensori sono stati assassinati nella Repubblica Democratica del Congo, uno in Ruanda e uno in Ghana nel 2023. Tra il 2012 e il 2023, 116 difensori sono stati assassinati in Africa, la maggior parte dei quali guardie forestali nella Repubblica Democratica del Congo (74). Sono stati documentati casi anche in Kenya (6), Sudafrica (6), Ciad (5), Uganda (5), Liberia (3) e Burkina Faso (2), tra gli altri paesi.

Anche in Europa e Nord America, i difensori si trovano ad affrontare situazioni sempre più difficili nell’esercizio del diritto di protesta. Anche lì, lo spazio civico è sempre più contestato. Le libertà civiche sono sotto attacco nell’UE, nel Regno Unito e negli Stati Uniti, con gli attivisti che affrontano sempre più azioni legali da parte di aziende e governi per aver preso parte a proteste pacifiche.
Nel Regno Unito è in corso una doppia stretta legislativa e giudiziaria nei confronti dei manifestanti pacifici per il clima, con l’ex governo britannico che ha introdotto una serie di nuove leggi regressive che  facilitano la criminalizzazione  degli attivisti per il clima. Introdotto nell’aprile 2022, il Police, Crime, Sentencing and Courts Act del Regno Unito conferisce alla polizia ampi poteri per limitare il diritto di protestare, tra cui la possibilità di criminalizzare le proteste di una sola persona e il potere di arrestare i dimostranti ritenuti responsabili di fare troppo rumore. Questa legge stabilisce anche il reato di “disturbo pubblico intenzionale o sconsiderato”, punibile con una pena detentiva fino a 10 anni. Tra l’introduzione della legge e la fine del 2022, il Crown Prosecution Service ha emesso almeno  201 capi  d’imputazione per molestia pubblica nei confronti di individui che partecipavano ad azioni di protesta. Poco più di un anno dopo, il governo del Regno Unito ha ampliato le restrizioni attraverso il Public Order Act, concedendo alla polizia ampi poteri per  criminalizzare le proteste pacifiche  che interrompono le principali infrastrutture nazionali, come le marce lente sulle strade pubbliche. La legge ha inoltre concesso alla polizia un’autorità pressoché illimitata per reprimere qualsiasi protesta ritenuta causa di “disturbo più che lieve”. Questa autorità ampliata ha portato alla criminalizzazione e all’arresto di centinaia di manifestanti.

In Austria, gli attivisti ambientalisti sono stati colpiti con lo spray al peperoncino dalla polizia , mentre in Francia sono stati malmenati e feriti dalle forze antisommossa. Ci sono segnalazioni di autorità che intercettano e tracciano gli attivisti in Francia e Germania usando poteri legali normalmente riservati a gruppi estremisti e criminali organizzati. Le autorità in Germania sono state particolarmente aggressive, con segnalazioni di incursioni nelle case degli attivisti e di detenzione per impedire che si svolgessero proteste. Le autorità avrebbero trattenuto almeno una persona per ben 30 giorni senza accusa. Nello stato tedesco della Baviera , la detenzione preventiva dei difensori del clima per più di 24 ore è stata utilizzata almeno 80 volte in un periodo di 18 mesi.   Anche negli Stati Uniti si stanno diffondendo leggi che limitano le proteste per il clima: in diversi stati sono state adottate una serie di leggi anti-proteste che consentono di imporre sanzioni più severe agli attivisti. Oltre 20 stati hanno implementato leggi di protezione delle “infrastrutture critiche”, rivolte a coloro che si oppongono ai progetti sui combustibili fossili. Negli Stati Uniti, un agente di polizia ha ucciso a colpi d’arma da fuoco un ambientalista che stava manifestando contro la distruzione di una foresta locale per far posto a un centro di addestramento della polizia.

Per non parlare degli attivisti che negli Stati Uniti e nell’Unione Europea sono stati presi di mira da cause legali note come SL APP(strategic lawsuits against public participation). Si tratta di una forma particolarmente insidiosa di intimidazione impiegata dai potenti per mettere a tacere i loro critici, spesso dimostrando potere finanziario. Nonostante le divisioni geografiche, la lotta globale dei difensori rimane profondamente interconnessa. Spesso i difensori in tutto il mondo si confrontano con le stesse note multinazionali per i loro record negativi in ​​materia di clima, ambiente e diritti umani.
Greenpeace sta affrontando, per esempio, cause legali da parte del gigante petrolifero Shell nel Regno Unito, che secondo Greenpeace miravano a mettere a tacere i suoi dipendenti che prendevano posizione contro le attività della Shell. Shell ha chiesto 1,7 milioni di sterline di danni dopo che gli attivisti hanno occupato una nave per il trasporto di petrolio nel 2023. Solo un anno prima, la società aveva registrato profitti record pari a 32,2 miliardi di sterline. Shell ha chiesto 1,7 milioni di sterline di danni dopo che gli attivisti hanno occupato una nave per il trasporto di petrolio nel 2023. Solo un anno prima, la società aveva registrato profitti record pari a 32,2 miliardi di sterline.

Qui per approfondire: https://www.globalwitness.org/en/campaigns/environmental-activists/missing-voices/

“Mettere in scena la verità”.
Intervista al regista Massimiliano Piva

“Mettere in scena la verità”. Intervista al regista Massimiliano Piva

Massimiliano Piva

L’intervista al regista Massimiliano Piva nasce dal desiderio di far parlare coloro che hanno veramente  qualcosa da dire, sorto dall’emozione dello spettacolo del 28 giugno in scena alla Sala Estense  di Ferrara “Se  camminassi verso di te….” (vedi articolo 1 luglio 2024 su Periscopio). Dopo averne sperimentato gli effetti  sul pubblico, sugli attori, alcuni con disabilità gravi, sui  volontari dell’Aias, come fosse un intero corpo facente parte dello spettacolo, è scaturita la voglia di capire meglio il percorso del regista, di conoscere la persona che riesce a creare relazioni all’interno dello spazio teatrale.

La prima domanda verte appunto su questo:

In questi ultimi anni sei attivo in molte località, in Italia e all’estero. Da dove sei partito? Come sei arrivato al teatro ?

Sicuramente la mia ricerca nasce da un disagio…un disagio che ho trasformato in poesia. La poesia è quello che il mondo ti silenzia: laddove la parola spesso è menzogna, il corpo parla. Pur avendo fatto formazione nel teatro “convenzionale”, con il Teatro Nucleo, per esempio, le esperienze più importanti sono state nel sociale, nelle scuole e alla Città del Ragazzo. Quando, negli anni 90, lavorando nella scuola Cosmè Tura, un bambino autistico – epilettico, inizialmente ostile a qualsiasi contatto, mi venne in braccio, ho compreso che quella era la mia strada. Ho destrutturato tutto ciò che credevo di sapere fino ad allora, salvando solo la musica, l’unica cosa che è rimasta sempre nel mio percorso. Ho cominciato a considerare il teatro tradizionale come uno stereotipo: quello che si deve arrivare a mettere in scena è la verità. All’attore chiedo di essere se stesso il più possibile. Ho  lavorato con diversi tipi di soggetti con poca visibilità sociale, dai disabili congeniti ai traumatizzati cranici, dagli immigrati  ai giovani a rischio di abbandono scolastico.

La tua impostazione come regista si basa su un metodo: Il Cosquillas Theatre Methodology, dedicato infatti al mondo del sociale, e particolarmente a tutti coloro che, per condizioni strutturali di svantaggio o per difficoltà di ascolto delle persone di riferimento, necessitano di esprimere emozioni, sensazioni e frustrazioni che diversamente andrebbero perdute. Parlaci di questo metodologia e di come la utilizzi a livello teatrale.

Il riconoscimento ministeriale del metodo è avvenuta nel 2020 e, stabilizzando l’esperienza, ha aperto molte nuove possibilità di realizzazione. Dei cinque step che compongono il metodo ( 1. Il cerchio; 2. I quadri; 3. Lo sguardo. 4. Lo specchio; 5. Il risveglio) nella formazione del gruppo pongo particolare attenzione ai primi tre, che sono quelli in cui si costruisce la fiducia reciproca, in cui ti vengono consegnate, per così dire “ le chiavi di casa” per entrare nell’intimità di ciascuno.

I bisogni essenziali di tutti gli esseri umani sono sostanzialmente l’amare, l’essere amati e l’essere ascoltati.  Il cerchio è molto importante perchè permette ad attori non professionisti di sperimentare per la prima volta un pubblico, in questo caso  gli altri componenti del gruppo, con cui si sta costruendo un progetto comune.Ci si trova ad essere testimoni del racconto degli altri e a vivere il gruppo. Entrano in campo fin dalle prime fasi le tre intelligenze emotive: cinestetica, uditiva, visiva.

Il cerchio parte da un gruppo di persone sedute, equidistanti, in circolo, su sedie (zona di confort), che passeranno una pallina dicendo il loro none.  Dopo alcuni giri nascerà il suggerimento di guardarsi negli occhi. Passandosi un oggetto unico per tutti, che spesso è una pallina. Dicendo il proprio nome uno alla volta e guardandosi negli occhi, fa nascere la prima opportunità del gruppo. Questo primo passaggio, è necessario per affrontare un futuro testo, perché farà conoscere l’intimità della propria voce al gruppo, abituandosi a condividerla. Inoltre, vivendo la possibilità di sensibilizzare l’utilizzo degli occhi negli occhi, permette ai partecipanti di avviare il percorso verso il linguaggio non verbale.

Il secondo step, dei quadri, è il primo embrione di scena teatrale. Rappresenta l’armonia dei corpi, ispirata dai quadri di Caravaggio, Gentileschi, per citare i più noti. Partendo dai quadri attivo la musica, in base alle caratteristiche del gruppo, che non deve comunque sovrastare l’armonia del quadro. Parte la musica  e si instaura una catena di complicità. È nella seconda fase di questo step, che scatta la domanda e il desiderio di sapere e mostrare chi siamo, si comincia a pensare come andare in scena.

Il terzo step, dello sguardo è basato sul contatto visivo dei partecipanti, fondato sulla fiducia di uno sguardo non giudicante e sul desiderio di mostrare   “chi sono io adesso?” È contemporaneamente la sorgente di una domanda e il fulcro di una nuova vita, che culminerà nella quinta e ultima fase del “risveglio”.

Sei sempre presente nella conduzione del gruppo ?

Sono presente, perché in genere nel gruppo c’è la paura di non essere all’altezza, se non condotto. Ma non mi sento proprietario di nessuno, mi evolvo con loro.

 L’obiettivo è di raggiungere tutti un livello di totale nudità, dove non mi svuoto, non mi colmo, non mi esaurisco. Piuttosto mi innamoro. Ecco, bisogna accettare il rischio e l’opportunità di poterti innamorare di tutti quelli che hai davanti. Ogni essere vivente non è altro che la più unica e grande opera d’arte mai esistita al mondo.

Fra un po’ partirò per l’Ucraina, per una nuova esperienza.

Cover: un momento dello spettacolo

Matteo Salvini indagato: “Ho difeso i confini italiani”

Matteo Salvini indagato: “Ho difeso i confini italiani”

La procura di Palermo ha chiesto 6 anni di carcere per Salvini nel processo Open Arms. L’accusa all’ex ministro dell’Interno è di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito alla nave dell’ong spagnola di attraccare a Lampedusa nel 2019.

Matteo Salvini si difende così: «Rischio il carcere perché la sinistra ha deciso che difendere i confini italiani è un reato»

 – Scarica la memoria della Procura di Palermo

Tutto il Centrodestra, Giorgia Meloni in testa, si schiera con il perseguitato Salvini. Nell’occhio del ciclone (non è la prima volta) c’è la magistratura, zeppa di giudici comunisti e complici della sinistra. Sullo sfondo il Governo lavora per la “Separazione delle carriere” per depotenziare e condizionare la libertà e l’autonomia del potere giudiziario e subordinarlo al potere esecutivo.

Il processo a Salvini si farà. La speranza è che giudici vengano lasciati liberi di applicare le leggi italiane. Perché in ballo ci solo le leggi italiane non i confini, come  vorrebbero le dichiarazioni (comiche se non fossero preoccupanti) dell’ex Ministro degli Interni.

C’è stato un tempo, più di un secolo fa,  in cui i confini italiani erano minacciati. E ci fu chi a costo della vita difese i confini italiani.

Durante la Grande Guerra (per l’Italia 1915-1918), gli Alpini furono chiamati per la prima volta a difendere i confini italiani. Per quattro lunghi anni combatterono in un ambiente veramente ostile, a volte solamente per conquistare pochi metri di roccia o per tenere, a costo di gravi perdite, piccole posizioni fra i ghiacciai. Grazie a quelle dure prove, però, e nonostante l’inefficienza degli alti comandi, gli Alpini italiani riuscirono a dimostrare il loro valore, la loro tenacia e la validità del loro estenuante addestramento. Furono, infatti, le Penne Nere ad ottenere i decisivi sfondamenti sul Monte Grappa, sul Monte Adamello e sul Monte Tonale. Fu la Prima Guerra Mondiale a creare la leggenda di queste truppe scelte, isolate ma imbattibili.

Quelli difesi dalle Penne Nere erano confini, magari anche “sacri confini”, quelli di Salvini assolutamente no. Perché non avevamo davanti nessun esercito nemico, ma 193 persone salvate dal naufragio.

Per certi versi / Minima poetalia

Minima poetalia

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Rapporto Draghi: se l’Europa non si divincola dall’abbraccio americano, muore (ma Draghi non ne parla).

Rapporto Draghi: se l’Europa non si divincola dall’abbraccio americano, muore (ma Draghi non ne parla).

L’analisi delle cause del declino dell’Europa nel Rapporto Draghi (qui), è più interessante delle proposte per uscirne.

La produttività pro-capite (fatto =100 quella degli Stati Uniti) è cresciuta in modo costante nel dopoguerra, salendo dal 40% degli anni ’50 fino al 95% nel 1995; oggi è scesa al 70%. “Su base pro capite, il reddito disponibile reale è cresciuto quasi il doppio negli Stati Uniti rispetto all’UE dal 2000, ma è anche vero che le famiglie dell’UE risparmiano di più rispetto a quelle statunitensi e la loro ricchezza è cresciuta di un terzo dal 2009”; anche se poi, discernendo per decili di reddito, si scoprirebbe che solo il 20% delle famiglie ricche è cresciuto.

In ogni caso non sarebbe drammatico mantenere questo livello di benessere, se potessimo vivere in un mondo di
pace e meno inquinato, dove c’è una cooperazione multilaterale. E ciò vale in particolare per l’Europa, che come dice lo stesso
Draghi “tra il 2000 e il 2019, ha accresciuto la sua quota del commercio internazionale sul PIL dal 30% al 43%, mentre negli Stati Uniti è passata dal 25% al 26%. L’apertura commerciale ha fatto sì che l’Europa potesse importare liberamente i beni e i servizi di cui era carente, dalle materie prime alle tecnologie avanzate, esportando al contempo i prodotti manifatturieri in cui era specializzata, in particolare verso i
mercati in crescita dell’Asia”. Se c’è qualcuno che trarrebbe grandi benefici da un mondo multilaterale e di accordi con Cina, Russia e Brics è proprio l’Europa. Basta leggere quanto dice lo stesso rapporto Draghi sulle materie prime critiche: “gran parte dell’estrazione e della lavorazione è concentrata in Paesi con cui l’UE non è strategicamente allineata. Ad esempio, la Cina è il più grande trasformatore di nichel, rame, litio e cobalto, con una quota compresa tra il 35 e il 70% dell’attività di lavorazione”; senza queste materie prime, nessuna innovazione tecnologica sarà possibile.

Per noi europei, rinunciare a queste materie prime a basso prezzo, ai mercati esteri di questi paesi per noi vantaggiosi, per “spirito di servizio” è un grave danno. Draghi ammette che “la globalizzazione ha esacerbato le disuguaglianze”, che il reddito da lavoro è calato del 6% nei paesi del G7, che le differenze si sono accentuate tra città, tra città e campagne e periferie e “che i governi sono stati visti come indifferenti”. Ma poi non c’è nessuna proposta nel merito.
Se c’è declino rispetto agli anni ’80 e ’90 (prima dell’unificazione europea) vuol però anche dire che sono stati commessi gravi errori, ma su questo punto nulla si dice perché significherebbe criticare gli Stati Uniti, che ci hanno usato come un “mero mercato”. Draghi
lancia un allarme sulla necessità di salvare l’Europa dal suo declino in quanto così procedendo non saremo più in grado di continuare a garantire gli attuali livelli di benessere e aumenterebbero gli esclusi. Cosa propone per invertire la rotta?

1 75mila dollari pro-capite in Usa, contro 55mila in Europa, sono dovuti per il 70% a maggiore produttività e per il 30% al fatto che gli
americani lavorano più ore degli europei. Draghi propone una spesa annua con fondi comuni di investimento (750-800 miliardi, pari al 5% del PIl: l’attuale bilancio UE è del 2%) per accrescere la competitività dell’Europa che, lungi dall’essere diventata, come si diceva nel 2000, l’economia della conoscenza più competitiva nel 2010, ha registrato un arretramento rispetto a Stati Uniti e Cina del 20% nella produttività dei principali settori strategici. Da qui la proposta di investimenti pubblici e privati comuni europei in Innovazione (puntare al primato delle batterie elettriche), nella Difesa militare (e ricostruzione dell’Ucraina), tenendo in Europa le produzioni, nell’Energia (che oggi paghiamo 2-3 volte in più degli Usa e il gas naturale 5 volte -60 euro per MWh contro i 12 degli Usa-, con la perdita delle forniture della Russia), in Decarbonizzazione ed in Energie rinnovabili. Draghi propone alleanze tra imprese in modo da formare “campioni europei” in grado di competere con i principali big (Cina e Usa), anche nel settore industriale e nelle auto evitando de-localizzazioni e acquisto di nostre imprese da parte di stranieri.
Prendendo a prestito il refrain di una canzone: sembra tutto “bello e impossibile”, non essendo l’Europa un’ entità politica ma solo un grande mercato – come gli Stati Uniti hanno sempre voluto. E se si vuole decidere a maggioranza, allora bisogna riformare le Istituzioni,
avviare una fase costituente democratica e prendersi anche le grane, tra cui la tassazione. Una grande ristrutturazione implica infatti dei “perdenti” (piccole imprese che chiudono, licenziati, territori svantaggiati) che avrebbero bisogno di essere tutelati con una indennità
comune europea (che non c’è) e con risorse che dovrebbero derivare da una seria tassazione dei più ricchi (che non si vogliono tassare). E poi un debito comune significa comunque più interessi da pagare che ridurrebbero, stanti le politiche restrittive dell’Europa, le spese per scuola, sanità e pensioni.
Insomma un piano da “banchiere che osa”, nel senso di fare debito comune per favorire alcuni settori (ma non scuola e sanità che sono punti di forza nel mondo e che possono tradursi anche in beni vendibili), ma che non si spinge a indicare come tutelare welfare e perdenti e a indicare che l’Europa deve passare dall’essere il più grande mercato dei capitali e delle merci (senz’anima) a una entità politica che
scalda i cuori in quanto diventa autonoma, propositiva nel mondo e portatrice di pace (non di guerra).
Che significa più grandi imprese, alleanze transnazionali con processi di concentrazione che porteranno alla chiusura di molte piccole imprese e licenziamenti delle fasce più deboli dei lavoratori. Una volta si diceva: “chi paga questa ristrutturazione?”. Non essendo l’Europa uno Stato unitario (come Cina e Usa) ma un mero mercato, le conseguenze saranno un ulteriore rafforzamento dei paesi e imprese più forti a discapito degli altri. A parte il fatto che Germania, Francia e i paesi nordici non sono disponibili a fare debito comune, emerge tutta la debolezza di una costruzione europea fatta in funzione degli interessi americani, i quali mentre creavano con fondi sia pubblici che privati i loro monopoli big tech nel digitale, distruggevano le nostre imprese tecnologiche, avendo solo bisogno di aggiungere al loro mercato interno quello europeo.

Ciò spiega l’espansione ad est e la proposta demenziale di integrare prima nella Nato e poi nella UE altri 10 paesi balcanici. Gli Usa sono anche riusciti a diventare gestori globali dei prezzi dell’energia, il cui ultimo ostacolo era il basso gas russo che ora compriamo dall’”alleato” a prezzo triplo. Infine la finanziarizzazione anglosassone dell’economia che, come scrive Alessandro Volpi (docente a Pisa) in “I padroni del mondo”, riesce a dirottare gran parte dei risparmi degli europei nei fondi Usa che finanziano la loro crescita.
L’idea dei “campioni europei” sarebbe bella, ma arriva un tantino tardi, quando i giochi sono già tutti fatti. Almeno si è chiusa la vicenda Apple-Irlanda, partita da una decisione della Commissione Europea che aveva affermato che Irlanda aveva concesso un aiuto di Stato ad Apple, avendole fatto pagare dal 1999 al 2014 meno dell’1% di profitti, anziché il 12,5%. La Corte di Giustizia ha dato torto alla multinazionale: quindi Apple dovrà restituire 13 mld di euro che, peraltro, dovrebbero essere redistribuiti a tutti i paesi europei che acquistano i prodotti Apple.
E’ comunque evidente che l’Europa ha bisogno non di “più economia”, ma di “più politica”, il che significa diventare indipendente dagli Usa e perseguire i nostri interessi. Finchè non sarà spezzato questo nodo gordiano, tutte le proposte sono illusorie o, come quelle di Draghi, possono rafforzare alcune imprese e aree a discapito di altre, creando ancor più malumore e impoverimento, oppure usare il debito comune per il riarmo, che appare la proposta più percorribile: le produzioni sono frammentate -12 carri armati contro uno degli Stati Uniti- ma è anche vero che siamo, dopo gli Usa, coloro che spendono di più nel mondo e non ci sarebbe affatto bisogno di spendere di più se fossimo indipendenti. E’ un riarmo, inoltre, che sottrarrebbe risorse al welfare (di cui mai si parla, se non per proporre una privatizzazione e finanziarizzazione delle pensioni).
Se non avviene uno shock esterno (o interno) le prospettive sono quelle di un declino di tutti gli europei, foriero di grandi convulsioni politiche, perché gli elettori certo non si rassegneranno a impoverirsi e a vivere in perenne stato di guerra e sanno bene quanto erano più benestanti e pacifici nel secondo dopoguerra.

 

In copertina: “Alessandro recide il nodo gordiano”, Jean-Simon Berthelemy

Regione Piemonte: Aborto e stanza dell’ascolto: diritto o carità?

Regione Piemonte: Aborto e stanza dell’ascolto: diritto o carità?

La Regione Piemonte è più realista del re. O va avanti per preparare la strada al governo sul terreno della limitazione della libertà delle donne di decidere se e quando diventare madre. “Credo che la Regione Piemonte, in completa sintonia col governo centrale, stia continuando a fare propaganda sulla famiglia e sulla natalità sulla pelle delle donne, e questo è inaccettabile”. A parlare è Anna Maria Poggio, segretaria della Cgil Piemontese.

L’antefatto

Da tempo, forse più di un anno, si parla di una “stanza” che l’Ospedale Sant’Anna di Torino starebbe destinando ad alcune associazioni antiabortiste con le quali il nosocomio ha attivato convenzioni. Lo scopo dichiarato è – lì come altrove – quello di dissuadere le donne a ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza. Ricordiamo, per i distratti, che il diritto a ricorrere a quella pratica sanitaria è garantito da una legge dello Stato, la 194 che va rispettata da tutti. Certo, chi non è d’accordo è libero di dichiararlo e di battersi in Parlamento per tentare di cambiarla, ma deve farlo appunto in trasparenza e legalità. Fintanto che la norma è in vigore – noi speriamo per moltissimi decenni – chiunque è tenuto a rispettarla.

Il fatto

Al momento la stanza non si trova, i ginecologi del Sant’Anna non ne hanno contezza. Quello che invece è certo è la convenzione tra Città della Salute e della Scienza di Torino – che poi ha assegnato al Sant’Anna l’Associazione – con l’associazione Centro di aiuto alla vita e movimento per la vita G. Foradini di Rivoli. Associazione che nel proprio statuto ha il contrasto alla Legge 194, a cui non solo viene affidato il compito di parlare con donne che di ben altro avrebbero bisogno, ma anche fondi pubblici. Spiega, infatti, Elena Ferro, segretaria della Camera del Lavoro di Torino: “La Regione ha istituito un fondo, chiamato ‘Per la vita nascente’, finanziato con un milione di euro di soldi pubblici, assegnati poi a un elenco di associazioni registrate alla Asl che a propria discrezione li utilizzano per fare carità a donne che per diverse ragioni sono in un momento di fragilità”.

Privatizzazione di servizi

La Legge 194, è bene ricordarlo, assegna ai consultori pubblici, nei quali operano operatori selezionati attraverso concorsi pubblici, il compito di accompagnare le donne nel percorso di tutela della propria salute e di quella degli eventuali figli, anche nel percorso che eventualmente le porterà all’interruzione volontaria di gravidanza. Come sono state selezionate queste associazioni? Chi sono gli operatori del cosiddetto ascolto? Con quale selezione pubblica vengono individuati? Aggiunge Ferro: “Non sappiamo chi siano, non sappiamo neanche quale sia stata la procedura di affidamento a questa associazione, non sappiamo se sono psicologi o assistenti sociali. Sappiamo solo che all’interno di queste associazioni ci sono dei militanti antiabortisti”.

Carità o diritti?

Dire a una donna che se non interrompe la gravidanza riceverà una fornitura di pannolini per mille giorni che cosa è? Perché con quel milione di euro la Regione non attiva percorsi di inclusione al lavoro delle donne, posti negli asili nido pubblici e rafforzamento dei consultori pubblici? Il nocciolo della questione è tutto qui. Credere nella libertà delle donne e costruire una rete di servizi pubblici per rendere possibile anche la libera scelta di maternità, o privatizzare i servizi, fornire un po’ di carità e quelle in difficoltà economica ma mai per promuovere diritti ma sempre per elargire concessioni. E su tutto, relegare le donne a madri di “figli per la patria”. Non va in questa direzione anche l’idea che pare essere del ministro Giorgetti, ridurre le tasse a chi fa figli e aumentarle ai single (a noi ricorda qualcosa, a voi?).

La privatizzazione della salute femminile

Anche questa vicenda si inserisce probabilmente in un disegno più complessivo di privatizzazione della sanità. Metti insieme privatizzazioni e riduzione della libertà femminile e il gioco del ritorno al passato è compiuto. Il percorso è già cominciato: “La Regione Piemonte ha vietato la distribuzione della RU 486 nella rete dei consultori – sottolinea Ferro -, anche attraverso questa decisione si intende depotenziare i consultori che invece dovrebbero essere e devono continuare a essere un punto di riferimento per la salute delle donne, dalla pubertà alla menopausa pienamente finanziata dallo Stato”.

Le donne piemontesi dicono no

Manifestazioni, presidi e iniziative lungo il corso di un intero anno, da quando la Cgil e la Fp Cgil nazionale, regionale e torinese insieme a Se Non Ora Quando? di Torino hanno presentato un ricorso al Tar regionale. E le donne di questo territorio non smetteranno certo di battersi per la propria libertà, per il diritto alla tutela della salute non privatizzata, per evitare lo smantellamento della rete dei consultori già molto indebolita. Dice Anna Maria Poggi: “È inaccettabile un utilizzo improprio di risorse pubbliche per finanziare associazioni antiabortiste. Attendiamo l’esito del ricorso presentato al Tar più di un anno fa e lavoreremo nelle prossime settimane per organizzare con associazioni e partiti ogni iniziativa utile a contrastare l’iniziativa”.

Torino vorrebbe chiamare Roma

Ma anche in questo caso le donne dicono no. Innanzitutto Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil che afferma: “Torino per le destre è diventata una sorta di laboratorio per realizzare un loro esplicito obiettivo politico: provare a imporre ed estendere a livello nazionale una cultura regressiva che cerca di limitare l’autodeterminazione delle donne e la loro libera scelta sul proprio corpo”. “Si arriva a ipotizzare che la presenza delle associazioni antiabortiste nei consultori sarebbero una risposta al problema della denatalità; ma senza un investimento sul lavoro per le donne e sui servizi pubblici a sostegno della genitorialità, questo obiettivo non è perseguibile”.

L’obiettivo vero

Nascosto ma forse neanche troppo, è quello di cancellare con un tratto di penna non solo le conquiste di decenni, ma anche la percezione e l’immagine che le italiane hanno di sé e che gli uomini cominciano ad avere delle donne. Conclude la segretaria della Cgil: “La verità è che vogliono ristabilire un ordine sociale rigido nel quale alle donne spetta il ruolo riproduttivo. La Cgil invece ritiene che alle donne deve essere data l’opportunità di partecipare pienamente alla vita economica, politica e sociale della società. Contesteremo ogni tentativo di riportare indietro il calendario e difenderemo la legge 194, una conquista di civiltà delle donne”.

Cover: foto di Matteo Oi

Presto di mattina /
Per che cosa vivere

Presto di mattina. Per che cosa vivere

La forza della parola in ogni debolezza

«A chi, con voce lungimirante e senza compromessi, ha esposto la condizione dell’uomo in un mondo di duri conflitti».

Così recita la motivazione per il conferimento nel 1980 del premio Nobel per la letteratura a Czesław Miłosz, (1911-2004) poeta e saggista polacco di Lituania. Laico e cittadino del mondo perché sempre esule, andò cercando nelle parole un senso esistenziale dell’umano, alla libertà e al loro rovescio, a ciò che è dentro e oltre l’uomo nascosto nella sua parola.

Miłosz, dopo aver preso parte alla resistenza contro il nazismo, chiese nel 1951 asilo politico in Francia e nel 1961 si trasferì in America dove, in California, all’università di Berkeley, insegnò letterature slave, e presso la quale già nel 1978 aveva ricevuto il Neustadt International Prize for Literature. Fondamentale il suo testo: History of Polish Literature, del 1969, tradotto in italiano nel 1983.

Nel discorso in occasione del conferimento del Nobel ricordò, esule come lui, Dante Alighieri da lui definito il “santo patrono di tutti i poeti in esilio che visitano le loro città e province solo nel ricordo” e aggiunse: “come è aumentato il numero delle città come Firenze”. Cacciaguida previde l’esilio: “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e com’è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”.

Dante ha saputo trasformare con la poesia in un movimento di amore – giungendo attraverso i bassifondi algidi della terra fino al suo divino culmine – quel camminare le strade tortuose di un ingiusto esilio, usando la forza della parola per fare argine a risentimenti e rivalse. Così, penso, è stato anche l’incamminarsi per altre vie oscure della storia di Czesław Miłosz, un perdersi fin da principio e un ritrovarsi sempre di nuovo nella parola.

Quando sono debole è allora che sono forte, perché dimora in me la forza rinascente della parola: «Siccome, scrivendo, egli pensa ai suoi fratelli e non a sé gli è concessa in premio la potenza della parola» (C. Miłosz, La mente prigioniera, Adelphi, E-book, Milano 2022, senza numerazione).

Ciò che ancora è possibile

Scrive Karl Jaspers nella Nota introduttiva: Miłosz è «uno scrittore per il quale il distacco dal mondo della sua lingua madre rappresenta un dolore inestinguibile, qualcosa che lo induce a mettere continuamente in questione il suo proprio essere.

Capita talvolta nei suoi saggi che egli dialoghi con sé stesso per trovare il proprio terreno d’appartenenza. Cosa ne è dell’uomo che da quel terreno è stato strappato? È un destino che nel mondo di oggi accomuna milioni di uomini.

Noi sappiamo che equivale a non avere uno stato giuridico, sappiamo che un cittadino del mondo senza passaporto nazionale è considerato meno che un uomo agli effetti di qualsiasi cosa gli possa succedere. (Hannah Arendt sul totalitarismo).

In Miłosz c’è qualcosa di più. Anche quelli che si procacciano un altro passaporto sono come recisi dalla propria radice. Che ne sarà di loro spiritualmente, moralmente, umanamente? È una domanda che resta aperta, alla quale darà una risposta il nostro secolo attraverso la realtà che uomini come Miłosz, in quanto rappresentanti di un destino universale, sapranno creare. Con la serietà della loro esperienza non velata, in forza del loro porsi come uomini in quanto cittadini del mondo, essi mostreranno ciò che ancora è possibile» (ivi, 14-15).

Qualche testo di Czesław Miłosz è affiorato già altre volte in Presto di mattina; proprio perché la sua “poesia è compagna d’umanità”; pertanto proprio nulla di quanto sia umano la lascia indifferente, anzi essa dimora anche tra le ceneri e le rovine della distruzione. È lì che il poeta l’abbandona seminandola.

Quand’anche dovesse incenerirsi e perdersi nel vento cosmico, il senso delle vicende della storia, delle cose, del mondo, rimarrebbe irriducibile nella parola d’uomo, anche se essa dovesse gridare nel silenzio delle galassie, il senso del suo vivere rimarrebbe “nella fodera del mondo”: l’interpretazione della parola è infinita, inesauribile.

Un senso resiste nella parola

– Quando morirò, vedrò la fodera del mondo.
L’altra parte, dietro l’uccello, il monte e il tramonto del sole.
Letture che richiamano il vero significato.
Ciò che non corrispondeva, corrisponderà.
Ciò che era incomprensibile, sarà compreso.
Ma se non c’è la fodera del mondo?
Se il tordo sul ramo non è affatto un indizio
Soltanto un tordo sul ramo, se il giorno e la notte
Si susseguono non curandosi del senso
E non c’è niente sulla terra, tranne questa terra?
Se così fosse, resterebbe tuttavia
La parola una volta destata da effimere labbra,
Che corre e corre, messo instancabile,
Verso campi interstellari, nel mulinello delle galassie
E protesta, chiama, grida.
(Da Le regioni ulteriori, in Czesław Miłosz, La fodera del mondo, Fondazione Piazzolla, Roma, 1966).

Iosif Brodskij, nell’introduzione alle sue poesie, scrive che Miłosz «è perfettamente consapevole del fatto che il linguaggio non è strumento di conoscenza, quanto piuttosto strumento di assimilazione in ciò che sembra essere un mondo chiaramente ostile, a meno che non venga utilizzato dalla poesia, che, sola, cerca di vincere il linguaggio nel suo stesso gioco, portandolo così il più vicino possibile alla conoscenza reale… la poesia di Miłosz libera il lettore dalle trappole psicologiche o puramente linguistiche, perché non risponde alla domanda «come vivere» ma a quella «per che cosa vivere» (C. Miłosz, Poesie, Adelphi, Milano 1985,12).

Un “Tu” che “libertà va’ cercando, ch’è sì cara”

Alla poesia

Perdonami, poesia, se fu una colpa prendere
questa voce di dolore, umana voce che da me si leva,
per la tua voce così dissimile da un garbuglio di lamenti
come una bianca onda marina da coralline paludi.
Tu, che sei l’abbozzo delle narici
di un cavallo non ancora nato, la forma ed il colore
della mela dissoltasi in polvere, le ali lampeggianti
della rondine che sfiorò il capo di Tiberio
in quel determinato punto dell’eternità,
spiegami, cosa significa dire “Tu”
alle cose, che non hanno altro linguaggio oltre al loro essere
ed esistono là dove finisce il tempo, lontano, lontano
dall’odio umano e dall’amore.
(C. Miłosz, dalla rivista Poesia, Anno XVIII, Dicembre 2005, n. 200).

Cercatori di libertà e senso sono pure gli stranieri. Per questo ricorda Miłosz «se fra voi verrà a stabilirsi uno straniero/ Accoglietelo affabilmente, perché non conoscete i boschi/ Per i quali correva bambino e non sapete pronunciare/ I nomi a lui cari – eppure ciò che è suo/ davvero anche vostro, benché nessuno lo sappia» (Poesie, Adelphi, Milano 1983, 82).

Selva Rudnicka: il cuore della poesia

Raggiungere il cuore della foresta è come raggiungere il cuore della poesia. È mai possibile – si domanda Miłosz – risalire all’origine e coglierne il senso vero? «La parola “selva” suscita oggi associazioni diverse rispetto a un tempo. Quelle dell’antica Polonia, per esempio, erano selve promiscue, con una prevalenza della quercia d’alto fusto, del tasso e del tiglio, e non avevano dunque molto in comune con gli esili pini che ne hanno presto il posto… La selva stimola l’immaginazione ed è fonte di immagini mitiche nella poesia di molti popoli» (Il cagnolino lungo la strada, Adelphi, Milano 2022, 221-222).

Così il suo pensiero va alla Selva Rudnicka: «Mi meraviglia quanto radicata fosse nell’immaginazione mia e – credo – di molti abitanti di Vilna la direzione sud, dove sorgeva la Selva Rudnicka. Era, questo, un grande complesso boschivo in mezzo al quale si estendevano terreni acquitrinosi – i cosiddetti rojsty difficilmente accessibili, dimora di urogalli e alci. La Selva aveva inizio al di là del lago Popis, dove una volta, nel giorno dei Santi Pietro e Paolo, andai con mio padre a caccia di anatre» (Abbecedario, Adelphi, Milano 2010, 211).

Ad ispirargli questa domanda sul cuore della foresta è stato il libro di Adam Mickiewicz Messer Tadeus che per i polacchi rappresenta l’epos nazionale, assunto a simbolo dell’essenza polacca. Nel testo la selva viene così descritta:

«Chi ha mai esplorato a fondo le terre smisurate delle selve lituane, chi mai le ha penetrate? Il pescatore a riva può soltanto intuire il fondo; il cacciatore gira intorno al giaciglio delle selve lituane, ne sa appena il contorno e il volto, però ignora gli arcani del suo cuore: solo favola o fama sanno quel che vi accade.

Se passassi le fratte di arbusti e la boscaglia incontreresti un vallo di tronchi e di ceppaie difeso da pantani, da rivoli a migliaia, reti di erbacce, mucchi di formicai e nidi di vespe e calabroni, grovigli di serpai. Se impavido avrai vinto anche quelle barriere ti dovrai aspettare pericoli maggiori… Vi si trovano i semi d’ogni albero e d’ogni erba, le cui specie si espandono dovunque sulla terra.

Là, come dentro l’arca, cresce almeno una coppia di bestie d’ogni razza, per la riproduzione. Nel centro (così dicono) regnano l’uro antico, l’orso e il bisonte, cesari assoluti dell’intrico. Annidati sugli alberi vigilano i ministri: la lince perspicace e il vorace ghiottone; più in là i loro sudditi, vassalli nobiliari: gli alci dalle gran corna, i lupi e i cinghiali. In alto aquile e falchi selvaggi, i delatori di corte che si nutrono alla mensa dei signori» (Messer Taddeo, Marsilio ed. Venezia 2018, 169-170).

Sono solo un bracconiere

“Solo favola e fama” sanno e narrano il segreto della selva, come a dire che solo i poeti sanno il cuore della poesia. Io mi accontento di fugaci sortite all’interno come un bracconiere, un cacciatore di frodo o anche come «un pescatore che sulla riva può solo intuire il fondo».

Vado cercando, qua e là parole in libertà, che dicano l’umano e il disumano insieme; vado mendicando senso, immaginazione pure anche per le mie parole logore, sbiadite perché tornino a vivere, si risveglino al sentire dentro, si trasformino al sentire d’altri:

«Nell’atto della scrittura – scrive Miłosz – ha luogo una singolare trasformazione: i dati immediati della coscienza, intesa come percezione di sé dal di dentro, si convertono nell’idea di altri individui identici, dotati di un’uguale percezione di sé dal di dentro. Questo fa sì che io possa scrivere di loro, non solo di me» (Il cagnolino lungo la strada, 35).

Più di tanto non mi inoltro nella selva dei poeti. Neppure raggiungo il cuore delle loro poesie, ma me ne nutro come fosse la manna nel deserto per il popolo in cammino. Ne prendo un poco perché basti per quel giorno, vado così ruminando parole e significati al modo con cui ho imparato a ruminare in me, come i Padri del deserto, la parola di Dio e le Scritture, provando a legare insieme vangelo, preghiera, spiritualità e letteratura.

In questi dieci anni papa Francesco spesso ha parlato dei poeti, dell’arte e della letteratura in particolare. Ed è del 17 luglio 2024 una sua Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione. «Alla luce di questa lettura della realtà, oggi il problema della fede non è innanzitutto quello di credere di più o di credere di meno nelle proposizioni dottrinali. È piuttosto quello legato all’incapacità di tanti di emozionarsi davanti a Dio, davanti alla sua creazione, davanti agli altri esseri umani. C’è qui, dunque, il compito di guarire e di arricchire la nostra sensibilità» (n. 22).

Ancor più che ammirato, consolato direi leggendo le parole lungimiranti di Czesław Miłosz che coglie in pieno il momento particolare che stiamo vivendo: «È un momento particolare nella plurisecolare storia della religione! La Provvidenza ha stabilito che si stemperasse la lama di sermoni e trattati teologici, e che per l’uomo intento a meditare sulle cose ultime non restasse altro strumento di conoscenza se non la poesia.

Quanti poeti hanno trovato una ragione al proprio lavoro in questa massima di Simone Weil: “L’attenzione, nel suo grado più elevato, e la preghiera sono la stessa cosa”. Così una civiltà dissacrante e dissoluta, oggetto di riprovazione da parte dei religiosi, è capace nella propria arte di recare il dono della fede (ivi, 44).

Poesia dell’attenzione o del come vivere

Miłosz ripropone il tema dell’attenzione in un altro libro: Abbecedario: «Attenzione significa un atteggiamento di premurosa benevolenza verso la natura e verso gli uomini, in virtù del quale scorgiamo ogni particolare di quel che accade intorno a noi, anziché passare distrattamente oltre…

Una simile disposizione d’animo, opposta rispetto alle consuetudini della civiltà della tecnica, con la sua fretta e i suoi rapidi flash televisivi, favorisce di certo anche l’interesse per la tutela della natura, giacché la mente si volge a ciò che esiste qui e ora.

La poesia contemplativa costituisce inopinatamente un contrappeso rispetto ai processi disgregativi in atto nella poesia e nell’arte in genere, reagisce cioè alla loro generale perdita di senso. E, si può dire, una sorta di resistenza che la spiritualità oppone al mondo a una dimensione.

Talvolta l’ispirazione è cristiana, più spesso buddhistica, ma non mancano i poeti che si richiamano a entrambe le religioni.

Malgrado l’enorme varietà di forme, la poesia dell’attenzione presenta determinate caratteristiche comuni, riconducibili al fatto che in tutte queste opere la finalità di chi scrive non è meramente estetica, ma è la stessa che ispira i grandi libri religiosi, nati per dare una risposta all’interrogativo: che cosa è l’uomo e come deve vivere?

La poesia dell’attenzione è affine a certi libri della Bibbia, cosiddetti sapienziali, come i Proverbi, l’Ecclesiaste, determinati salmi. Al contempo, contrariamente alla letteratura devozionale cristiana, di solito estranea ai cambiamenti di stile propri della cultura alta, essa partecipa di ciò che si definisce poesia contemporanea» (ivi, 44-45).

 Inter-esistere

Con la sua lettera papa Francesco forse ha voluto ridestare la passione per l’inter-esistere che è il cuore del vangelo e il segreto stesso della poesia. È ancora Miłosz a stupirmi: «Se tu fossi un poeta, vedresti chiaramente che su questo foglio di carta scorre una nuvola. Senza la nuvola non può esserci la pioggia; senza la pioggia gli alberi non crescono; e senza gli alberi non possiamo fare la carta. La nuvola è essenziale perché la carta esista. Se non c’è la nuvola, non può esserci neppure questo foglio di carta. Dunque possiamo dire che la nuvola e la carta inter-esistono.

Inter-esistere è una parola che non c’è ancora nel dizionario, ma se combiniamo il prefisso inter con il verbo esistere otteniamo un nuovo verbo, «inter-esistere» appunto. Se poi guardassimo più attentamente questo foglio di carta, potremmo scorgervi la luce del sole. Senza la luce del sole la foresta non potrebbe crescere. Niente in effetti potrebbe crescere. Nemmeno noi potremmo crescere senza la luce del sole. Così sappiamo che su questo foglio di carta c’è anche il sole. Carta e sole inter-esistono.

E se continuassimo a guardare, vedremmo il taglialegna che ha tagliato l’albero e l’ha portato alla cartiera perché fosse trasformato in carta. E vedremmo il grano. Noi sappiamo che il taglialegna non può vivere senza il suo pane quotidiano, e perciò sul foglio di carta c’è anche il grano con cui è stato fatto il pane.

E ci sono il padre e la madre del taglialegna. Se guardiamo in questo modo, capiamo che senza tutte queste cose il nostro foglio di carta non potrebbe esistere. Guardando ancor più attentamente, vedremmo che ci siamo anche noi. Non è difficile da comprendere: quando guardiamo un foglio di carta, il foglio è parte della nostra percezione. La tua mente è là dentro, come anche la mia. Dunque possiamo dire che su questo foglio di carta c’è tutto. Esistere significa inter-esistere. Non puoi esistere da solo, separatamente. Devi inter-esistere con tutte le altre cose» (ivi, 45-46).

Teologia e poesia: cosa aspettiamo?

I miei passi furtivi di bracconiere nella selva sono non senza timore. Dovrò mettere sempre più attenzione anche agli occhi guardinghi dei guardiacaccia. Ma è ancora una sorpresa chi può rinunciarvi?

«Teologia e poesia. Quanto vi è di più profondo, e di più intimamente sperimentato nella vita di ciascuno – caducità, malattia, morte, vanità di opinioni e convinzioni -, non può essere espresso nel linguaggio della teologia, le cui risposte, limate nell’arco di molti secoli, sono come sfere perfettamente lisce, facili da far rotolare ma praticamente impenetrabili.

La poesia del ventesimo secolo, nella sua componente più essenziale, è una raccolta di dati sulle cose ultime della condizione umana, ed elabora a tal fine un proprio linguaggio, che la stessa teologia può o meno utilizzare» (ivi, 47).

Il credere alla parola porta alla speranza come amore

La speranza c’è, quando uno crede
che non un sogno, ma corpo vivo è la terra,
e che vista, tatto e udito non mentono.
E tutte le cose che qui ho conosciuto
son come un giardino, quando stai sulla soglia.
Entrarvi non si può. Ma c’è di sicuro.
Se guardassimo meglio e più saggiamente
un nuovo fiore ancora e più d’una stella
nel giardino del mondo scorgeremmo.
Taluni dicono che l’occhio ci inganna
e che non c’è nulla, sola apparenza.
Ma proprio questi non hanno speranza.
Pensano che appena l’uomo volta le spalle
il mondo intero dietro a lui più non sia,
come da mani di ladro portato via.
(Poesie, 34)

Per leggere gli altri articoli di Presto di mattina, la rubrica quindicinale di Andrea Zerbini, clicca sul nome della rubrica o il nome dell’autore.

Storie in pellicola / Venezia 81: il Green Drop Award 2024 va a “Vermiglio” e “Ainda Estou Aqui”

È tornato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il Green Drop Award, il premio che Green Cross – organizzazione fondata da Mikhail Gorbaciov e introdotta in Italia da Rita Levi Montalcini – assegna al film, tra quelli in gara nella Selezione ufficiale del festival, che interpreta meglio i valori dell’ecologia, dello sviluppo sostenibile e della cooperazione fra i popoli.

“Quest’anno il premio, giunto alla sua 13° edizione,  è dedicato ai 60 anni dalla scomparsa di Rachel Carson, la biologa le cui denunce nel libro ‘Primavera silenziosa’ del 1962 portarono al bando del DDT e alla nascita dei movimenti ambientalisti”, spiega Elio Pacilio, presidente di Green Cross Italia.

Il trofeo che viene assegnato al film vincitore simboleggia una goccia d’acqua soffiata dal maestro vetraio di Murano Simone Cenedese e ogni anno contiene un pugno di terra proveniente da un luogo significativo del pianeta e per l’edizione 2024 ospita la terra della casa natale di Rachel Carson, a Springdale, nei pressi di Pittsburgh, in Pennsylvania.

La giuria dell’edizione 2024 del Green Drop Award era composta da: Simone Gialdini (presidente di giuria), direttore generale Associazione Nazionale Esercenti Cinema – ANEC;  Giulia Fantoni, presidente Federazione cinema d’essai – Fice; Carlo Giupponi, professore ordinario di Economia ambientale e applicata presso il Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia;  Patrizia Lombardi, prorettrice del Politecnico di Torino e presidente della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile – RUS;  Bepi Vigna, fumettista, scrittore e regista italiano, già vincitore di un Green Drop Award per il cortometraggio Nausicaa, nel 2017.

Ai film Vermiglio di Maura Delpero e Ainda Estou Aqui di Walter Salles, in concorso alla 81ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è andato il “Green Drop Award” 2024 di Green Cross Italia.

“Ci sono stati due titoli che hanno rappresentato i valori e la mission di questo premio”: con queste parole la giuria d’onore presieduta da Simone Gialdini, direttore generale ANEC, ha annunciato i vincitori di questa edizione.

Vermiglio per aver rappresentato, con echi poetici che richiamano il cinema di Ermanno Olmi, un mondo rurale che vive secondo il ritmo delle stagioni scandito dalla natura, dando vita a una narrazione che, oltre a recuperare memorie e valori di una società contadina ormai scomparsa, diviene un significativo apologo sulla modernità. Un’opera nella quale le montagne sono sfondo di ogni inquadratura fino a diventare protagoniste quanto gli interpreti, e descrivendo un paesaggio che oggi sta rapidamente cambiando sotto i nostri occhi, proprio in Trentino, coi ghiacciai che scompaiono, boschi abbattuti dalle tempeste e rinsecchiti dal bostrico.

Una produzione cinematografica, infine, che, vale la pena segnalare, unisce alla tensione etica della narrazione quella tecnica e tecnologica di abbattere i suoi impatti e certificare la sostenibilità di ogni processo, nel rispetto dell’ambiente e delle generazioni future.

Ainda Estou Aqui perché unisce il tema portante  della resilienza civile, al percorso della protagonista come attivista dei diritti civili – negli stessi anni in cui in Brasile si assiste, per esempio, alla campagna di perimetrazione dei territori della foresta amazzonica – ribadendo una volta di più, come i valori che riguardano l’umanità non siamo mai distanti e non possano essere disgiunti da un processo di crescita democratica e in generale come l’etica umana sia l’unica via di salvezza per il nostro pianeta.

Il Green Drop Award assegnato al film Vermiglio è stato ritirato da Francesca Andreoli, produttrice del film., che ha dichiarato: “Questo premio, per me, ha un significato particolare perché è il primo premio ricevuto da Vermiglio che rappresenta il primo film prodotto da Cinedora, la mia nuova casa di produzione che ho fondato pochi anni fa con i miei soci Leonardo Guerra Seràgnoli, Santiago Fondevila e Maura Delpero. Questo primo premio mi fa capire che abbiamo imboccato la strada giusta e che sicuramente cercheremo di seguire, anche nei prossimi film, negli anni a venire. Vermiglio è stato un progetto produttivamente molto stimolante, ma anche molto impegnativo: per rispettare il ciclo temporale della storia che la regista voleva raccontare, abbiamo deciso di girare davvero nel corso delle quattro stagioni: in questo modo abbiamo mostrato l’interno ciclo di vita del passaggio di tempo e delle stagioni del luogo. Il luogo è protagonista di questa storia, le montagne ricordano all’uomo quanto in fondo sia piccolo rispetto all’immensità della natura, una natura che ci dobbiamo impegnare sempre di più a conservare e a rispettare, e in questo i protocolli di mobilità ambientale che sono stati studiati ed implementati in questi anni sono finalmente diventati uno strumento importantissimo ed imprescindibile per l’industria cinematografica e audiovisiva. La qualità del film di Maura Delpero (…) è che racconta una storia molto intima e personale, racconta la storia della sua famiglia, del suo paese di origine, ma lo racconta esprimendo e descrivendo emozioni che pensiamo possano essere universali e condivisibili da tutti noi. Questa unione di particolare e universale ci è sembrata una qualità importantissima del film che meritava di essere prodotta e di diventare film”, conclude.

Massimo Gisotti, Elio Pacilio

Il comitato organizzatore del Green Drop Award è costituito da: Elio Pacilio, presidente di Green Cross Italia, Marco Gisotti, giornalista e divulgatore, Maurizio Paffetti, coordinatore Green Cross Italia, Rodolfo Coccioni, geologo e professore onorario dell’Università di Urbino, Letizia Palmisano, giornalista ambientale e saggista.

Il comitato d’onore del Green Drop Award, tutto al femminile, è composto: Claudia Cardinale, Paola Comin, Simona Izzo, Ottavia Piccolo, Stefania Sandrelli, Nevina Satta, Chiara Tonelli.

L’edizione 2024 del Green Drop Award è realizzata in partenariato con: Rachel Carson Homestead, ANEC, Settimana del Pianeta Terra, Centro internazionale del fumetto di Cagliari, Green Factor.

Picasso l’esule: al Festivaletteratura la storia dell’artista raccontata da Annie Cohen con Niccolò Ammaniti

Biografia inedita di Picasso, raccontato da Annie Cohen-Solal attingendo dal fascicolo di Polizia, che lo spiava come pericoloso in quanto straniero

Una curatrice d’arte fuori dagli schemi, vulcanica, passionale e a caccia degli aspetti sociologici e umani ancor prima di quelli artistici, che è riuscita ad aggiungere un tassello appassionante e sconosciuto alla biografia di uno dei massimi artisti del Novecento come Pablo Picasso. Lei è Annie Cohen-Solal, ospite del Festivaletteratura di Mantova 2024 nella giornata di giovedì 5 settembre. L’incontro è stato preceduto dall’inaugurazione della mostra “Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza” da lei stessa curata nelle sale del centro d’arte mantovano, progettato e decorato da quel grande protagonista del Rinascimento e del Manierismo cinquecentesco che è Giulio Romano.

L’esposizione mantovana
“Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza”
Succession Picasso by Siae 2024 (foto G.M.Pontiroli)

Annie ha raccontato con enfasi un “Picasso esule” in cui ha senz’altro ritrovato qualcosa della sua storia di ragazza nativa d’Algeria, all’epoca colonia francese, arrivata quattordicenne in Francia ed educata alla cultura francese, ma senza riuscire a risultare “mai abbastanza integrata agli occhi delle compagne ‘completamente’ francesi” . Sul palco del Festivaletteratura – ritta in piedi “alzata, come fossi al timone di una barca” – al centro della piazza Castello costruita all’interno del palazzo Ducale di Mantova, Annie ha parlato tutto d’un fiato, bypassando il botta e risposta d’uso con il conduttore, l’editor di Marsilio suo collaboratore e amico Michele Fusilli.

Ammaniti, Cohen-Solal e Fusilli
Festivaletteratura di Mantova (foto GioM)

L’autrice del libro “Picasso. Una vita da straniero”, realizzato grazie a numerose fonti d’archivio finora inedite, ha offerto un racconto inaspettato e originale del pittore cubista, creatore di “Guernica” e star dei musei di tutto il mondo, mettendone in luce la storia privata di artista outsider. Il testo, vincitore del Premio Femina Essai 2021 e definito dalla critica “rivoluzionario”, intreccia due dimensioni: quella della critica dell’arte e quella di studio sociologico sull’immigrazione, che uniti danno forma a una narrazione sviluppata come una sorta di indagine poliziesca su Picasso.

Annie Cohen-Solal all’inaugurazione della mostra al Te

“Ritrovare il maggiore artista del Novecento marchiato perché straniero – dice l’autrice – non fa riflettere forse sugli attuali rigurgiti d’ordinaria xenofobia?”. Il testo segue le orme di Picasso sotto forma di giallo. La base di partenza è infatti il fascicolo di un commissariato alla periferia di Parigi, dove per decenni sono stati annotati spostamenti, iniziative e notizie su Picasso, non in quanto artista, ma in quanto persona straniera e sospetta. “La polizia – dice Annie – guardava quel ragazzo arrivato a 18 anni da Barcellona come un elemento pericoloso per la Francia in cui è venuto, come fanno i ragazzi, seguendo gli amici”, che erano artisti e bohémien. Un Paese dove ha scelto di vivere e lavorare per il resto della sua vita. Eppure, dopo quarant’anni di residenza e mentre già aveva un successo mondiale, si è visto negare la naturalizzazione francese.

Con stupore scopriamo che il genio di Picasso è stato recepito, accettato e apprezzato dalla Francia solo molto tardivamente. Annie racconta, ad esempio, che l’artista aveva voluto regalare ai musei parigini uno dei suoi primi quadri cubisti, il celeberrimo “Les Demoiselles d’Avignon”, ma questi rifiutarono l’opera dichiarata incompatibile con il “buon gusto francese” . Per questo motivo il quadro finì invece al Moma, il Museum of Modern Art di New York, negli Stati Uniti, “dove Picasso venne subito apprezzato, considerato e acquistato da ammirati collezionisti”.

Annie Cohen-Solal illustra la mostra su Picasso a Palazzo Te (foto GioM)

Oltre a Fusilli della casa editrice Marsilio, sul palco con Annie è salito lo scrittore Niccolò Ammaniti, arrivato in ritardo dichiarando di essere venuto “solo per Annie, perché altrimenti non esco mai di casa. E infatti sono nervoso!”.

Ammaniti ha raccontato il primo incontro tra lui e la critica d’arte. Una conoscenza avvenuta per caso, poiché si sono trovati a sedere vicini sul treno diretto a Roma. Da questo incontro casuale è scaturita prima un’amicizia e poi la collaborazione con la stesura del testo introduttivo del libro, in cui Ammaniti racconta la sua versione di Picasso.

“Amo i quadri e le opere d’arte – ha raccontato Ammaniti divertito – ma non sono un grande conoscitore di critica. Non sapevo cosa scrivere, di mio, su Picasso. Poi mi è venuto in mente quanto il suo nome avesse avuto importanza per me da ragazzino, quando al mare indossavo anche una maglietta come Picasso per via dello ‘scoglio Picasso’. È così che chiamavamo la roccia da cui facevamo a gara di tuffi, a Positano. Perché si raccontava che l’artista si tuffasse da lì, dove l’acqua è così bassa che solo i bambini e i ragazzini riescono a non finire con la testa contro il fondale. Per noi quel tuffo era una gara rischiosa, in cui ci gettavamo con un’inclinazione di quarantacinque gradi gridando ‘Picasso!’ per invocare la salvezza di lui che, benché grande e imponente, si narrava fosse riuscito nell’impresa”.

Pubblico all’incontro su Picasso esule (foto GioM)

Il dialogo tra i due autori è stato godibilissimo e spettacolare. Come il racconto di quel Picasso che la Polizia spiava vedendolo come un criminale e che il romanziere-bambino invocava come un talismano. Annie e Niccolò si sono rivelati davanti al pubblico come grandi intrattenitori non solo nella scrittura, ma anche nel racconto del loro primo incontro, piuttosto bizzarro.

A farli conoscere è stata una questione di calzini. “Ero seduto in treno vicino a questa signora – ha ricordato l’autore di ‘Io non ho paura’ – e avevo notato i begli occhi chiari di lei e quelli del suo compagno, tutti intenti invece sullo schermo del computer dove stava scrivendo. A un certo punto lei si è complimentata con me per le calze che indossavo, facendo notare quanto erano belle, mentre mi faceva notare che quelle del marito non erano un granché. Le ho guardate e ho concordato che in effetti avevo dei bei calzini, che oggi ho indossato ancora per l’occasione [e li ha mostrati al pubblico, ndr]. ‘Lui è un genio’, mi ha spiegato Annie indicando Marc Mezard ‘e dobbiamo andare all’Accademia dei Lincei che lo ha eletto nuovo membro dell’istituzione scientifica per l’importanza dei suoi studi di fisica statistica. Ma credo che servirebbero delle calze più belle’. Io ho spiegato che avremmo potuto comprarle non appena arrivati a Roma. Dopodiché lei mi ha raccontato: ‘Io sono una scrittrice famosa in Francia’ e io ho detto una cosa che non mi ero mai azzardato a dire prima, cioè che ‘Anch’io sono uno scrittore famoso’. Ah, ah!”.

Ridono entrambi, ricordando che a quel punto sono andati a guardare reciprocamente i propri nomi su Google, si sono scambiati i numeri di telefono e… poi i calzini! Inevitabile – secondo Annie a quel punto – che dovesse essere Ammaniti a firmare il testo introduttivo del libro su Picasso che stava per pubblicare in Italia.

L’opera di Picasso sulla locandina della mostra “Picasso a Palazzo Te di Mantova”

“Contenta?”, ha chiesto Niccolò. “Certo – ha concluso la ‘scrittrice famosa’ – perché il testo ha quell’originalità di narrazione dell’infanzia che ritorna in tutti i tuoi romanzi”. Un tratto che ben si abbina con l’esuberanza fanciullesca di una signora che arringa il pubblico con l’entusiasmo di una ragazzina. E che, nella sua opera, ripercorre controcorrente le tappe di un altro ragazzo, di origine spagnola, spiato come un outsider sovversivo e che, in effetti, ha finito per rivoluzionare l’intera storia dell’arte.

Immigrazione: la svolta tedesca

Immigrazione: la svolta tedesca

pubblicato da pressenza il 12 settembre 2024
In questi anni in Europa anche i cosiddetti governi di centro-sinistra si sono ampiamente distinti per le politiche restrittive e vessatorie nei confronti dei flussi migratori. Valga per tutti l’esempio italiano con Minniti che quando ricoprì l’incarico di ministro dell’Interno ricevette gli elogi dalla Lega di Salvini per l’accanimento nei confronti degli immigrati, arrivando a stipulare il famigerato “Memorandum” del 2017 con la Libia, governo Gentiloni,  le cui conseguenze abbiamo visto successivamente.

Ma è evidente che la scelta della Germania del presunto socialdemocratico Olaf Scholz di chiudere da lunedì i confini per sei mesi fa compiere un salto di qualità alle politiche della “Fortezza Europa” in materia di immigrazione.

La svolta viene da un Paese che nella sua storia recente si era mostrato uno dei più tolleranti di fronte al dramma di chi è costretto a lasciare la propria terra e rischiare la vita per migliorare le sue condizioni o ricongiungersi con chi lo ha preceduto. Solo nove anni fa la Merkel accoglieva un milione di profughi siriani e gli stadi si riempivano di striscioni con scritte di “welcome”.

Una immagine oggi sbiadita a fronte di chi per rincorrere l’ascesa dell’estrema destra razzista e xenofoba è disposto a tutto, con l’illusione di recuperare consensi (tossici) dell’elettorato, dimenticandosi la vecchia lezione che alla fine viene sempre preferito l’originale come del resto conferma l’andata al governo in molti Paesi della destra fascistoide, Italia in prima fila.

In un contesto internazionale contrassegnato dalla macelleria bellica che da tempo ci ha spinti sull’orlo dell’olocausto nucleare, con una corsa al riarmo parossistica, le strette repressive sono inevitabili: dalla costruzione di muri antimigranti, ai provvedimenti securitari che chiudono sempre più l’agibilità politica, vedi le imminenti scelte in materia di ordine pubblico che si accinge a varare il governo italiano.

La vecchia democrazia liberale, tutt’altro che irreprensibile sul piano dell’affidabilità costituzionale come ha ampiamente dimostrato la storia del Novecento, è da tempo andata in pensione per lasciare campo a regimi autoritari e reazionari nei confronti dei quali servirà una opposizione sociale intransigente e all’altezza dei tempi che ci attendono. Anche perché sul fronte politico più tradizionale, come dimostrano le vicende francesi, dopo quelle ormai lontane della Grecia, la possibilità di incidere sul piano elettorale sono sempre più remote, soprattutto se si tratta di nazioni cardine rispetto all’assetto economico e politico internazionale.

 

Sergio Sinigaglia (Ancona, 1954) ha svolto le professioni di libraio e successivamente di giornalista in una società di comunicazione. Dal 1976 al 1978 è stato redattore a Roma del quotidiano Lotta Continua, di cui è stato militante. A partire dalla metà degli anni Novanta ha collaborato con il mensile Una città, il settimanale Carta Cantieri Sociali e il Manifesto. Ha pubblicato i seguenti testi:“Di lunga durata durata” (affinità elettive 2002); “Fuori linea” (affinità elettive 2005); La piuma e la montagna, con Francesco Barilli (manifesto libri 2008); “Altremarche” (affinità elettive 2010); il romanzo “Il diario ritrovato” (Italic Pequod 2014) e il giallo “Strage silenziosa” (Italic Pequod). Nel 2018 ha curato la raccolta di testi postumi di Gabriele Giunchi “Il mattino ha i piedi scalzi (Una città). A settembre 2022 è uscito “S’avanza uno strano soldato – il movimento per la democratizzazione delle Forze Armate 1970-1977, Derive Approdi, scritto con Deborah Gressani e Giorgio Sacchetti. Per alcuni anni ha pubblicato articoli sul sito Global Project. Dal 2022 scrive su Pressenza.com. Attualmente fa parte della redazione del trimestrale “Malamente”. E’ ancora attivo politicamente nel centro sociale Arvultura di Senigallia, città dove abita dal 2017. E’ vegetariano e animalista antispecista.

Cover: Fortezza Europa (Foto di Mig di Philipp Hertzog CC-BY-SA-3.0 via Wikimedia Commons)

Parole a Capo
Elena Vallin “Vedetta stagionale” e altre poesie

E’ limitando il numero delle cose intorno a noi che ci si prepara ad accogliere l’idea d’un mondo infinitamente più grande. L’universo è un equilibrio di pieni e di vuoti. Parole e gesti nel versare il tè  schiumante devono avere intorno spazio e silenzio, ma anche il senso del raccoglimento, del limite
(Italo Calvino)

 

LA DATA
E’ giunto il tempo
di raccogliere i pensieri
in costellazioni finite
radunarli insieme
quelli nuovi e quelli già viaggiati
veder crescere polloni di novità
nuovi incroci
materia rinnovata
nella luce di nuovo benigna

 

*

 

VEDETTA STAGIONALE
Un ritmo nuovo
Come un rallentamento
Sordo del cuore
Un fiume d’aria
Nel mare d’aria
Che arriva
Senza strepito alcuno
E m’avvolge sinuoso.
E’ la stagione fredda
Che mi respira
Più vicina.
Le sue avanguardie
Mi sfiorano già
Addobbate soltanto
D’un maestrale più forte
Vigile e attenta
Ascolto nuovi rumori la notte
Mi raggiunge la luce
Di stelle opache
*
AGOSTO
Notte d’estate e non c’è nessuno
Plenilunio d’agosto
Senza rumori e bagordi…
La pioggia è un sollievo lontano
Il riccio
Notturno padrone del cortile
Vaga
Nel giorno è
Calma al dolore e
Gioia lieve allargata
Anche i pensieri rotolano lenti.
Ci sarà modo durante l’inverno
D’infilarli veloci
Nella strettoia delle domande
A raffica
Quando il dire sarà impellente
Per un fare
Che disperda la nebbia

 

*

 

DOVE SEI

 

Dove sei ne andrà il dolore
che feroce e rapido
o lento e inarrestabile
attraversa da millenni
anime e corpi
dove sei ne andrà
dopo la sua fatica sanguinaria
dove andrà a nascondersi
una volta scacciato.
forse nel sottosuolo
quale processionaria infame
pronto a risorgere
sotto le mentite spoglie
di lucente creatura alata
pronto a puntare per uccidere
di nuovo
uomini incauti e anime candide

 

Elena Vallin è nata e vive a Trecenta (Rovigo) il 17 giugno 1952. Superiori e Università a Padova, si laurea in Pedagogia.  Ha insegnato alle scuole elementari a Padova. Ha due figli. Nel 1999 si laurea in Filosofia, nel 2013 si iscrive ad un Master Erasmus Quaternario e preistoria. Le poesie le ha stampate in 4 volumetti ma le ultime le scrive mano a mano che “arrivano” sul PC. I temi trattati riguardano i sogni, l’avvicendarsi delle stagioni, gli inciampi della vita… Su “Parole a capo” sono state pubblicate poesie di Elena Vallin il 23 marzo 2023, il 23 maggio 2024 e in alcune minimiscellanee della rubrica.

La redazione di “Parole a capo” informa che è possibile inviare proprie poesie all’indirizzo mail: gigiguerrini@gmail.com per una possibile pubblicazione nella rubrica. 

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Periscopio. Questo che leggete è il 246° numero. Per leggere i numeri precedenti clicca sul nome della rubrica.