I giardini di Parigi
“Ci sono solo due posti al mondo dove possiamo vivere felicemente: a casa e a Parigi.” Ernest Hemingway
Parigi è verde, Parigi è viva, Parigi è amore, Parigi è arte. Parigi è luce, Parigi è voce, Parigi è aria, Parigi è respiro, Parigi è vita, Parigi è oggi-ieri-domani. Parigi è il tutto che ci avvolge, il verde che ci manca, il respiro che ci affanna, l’amore che ci insegue, gli inizi della primavera che sboccia.
Ho vissuto a Parigi alcuni anni, quanto basta per portarne nel cuore colori e sensazioni. Ma, soprattutto, per ricordarne i giardini, le passeggiate nei vialetti alberati e fioriti o la lettura, sulle panchine, delle intense e romantiche poesie di Jacques Prévert. Con lui ho viaggiato tanto. In quei parchi curati, ho visto bambini giocare, colleghi rilassarsi durante la pausa pranzo, innamorati sussurrarsi dolci parole, giardinieri accarezzare candide rose, turisti sorseggiare acqua fresca, venditori distribuire gelati, ambulanti vendere giornali. Ho osservato lettori assorti, per ritrovarmi fra le loro pagine, per perdermi nei loro sogni e pensieri, per aiutarli a scoprire finali di storie d’amore e di polizieschi intriganti. Li ho guardati da lontano, ad alcuni ho portato un fiore.
La natura è immersa nella città, spesso curata, domata dalle abili mani dell’uomo, ed elegante come nel Jardin du Luxembourg, ma talora anche indomita, come nel Jardin Sauvage di Montmartre.
Partendo, dunque, dal centro, iniziamo con il Jardin du Luxembourg, inaugurato nel 1612 da Maria de’ Medici, tra i più grandi della Ville Lumière. Esso presenta una ricca vegetazione ed è ricco di statue e monumenti, come la celebre Fontana dei Medici, composta da una lunga vasca con gli alberi ai lati che si conclude con un’edicola, la Statua della Libertà realizzata da Frédéric Bartholdi (riproduzione dell’originale donata agli Stati uniti), il busto di Charles Baudelaire, la statua di Beethoven, la Fontana dell’Osservatorio e tante altre riproduzioni di personaggi famosi.
Jardin du Luxembourg, clicca le immagini per ingrandirle.
Una fresca passeggiata mattutina nel giardino, con sosta di fronte alla romantica Fontana dei Medici, risveglia sensi e sogni di epopee passate ricche in sfarzo, amori e fantasia. Il leggero vento vi accarezzerà capelli e pensieri e vi condurrà per mano, camminando, alla ricerca di altri luoghi incantati simili. Proseguiamo leggeri e alleggeriti, allora, sorridendo a un lettore su una panchina che ha momentaneamente accantonato la sua fiammante e severa bicicletta.
La bellezza unica del giardino più antico della città arriverà con il meraviglioso Jardin des Tuileries, imperioso, severo, squadrato e geometrico, realizzato nel XVII secolo su un progetto dell’architetto André Le Notre. Il giardino è relativamente piccolo, ma riccamente decorato con meravigliosi gruppi di statue allegoriche di grande interesse per la loro importanza storica e artistica, tra le quali alcune realizzate da grandi artisti, come Auguste Rodin o Alberto Giacometti.
Ci sono poi i fiori colorati e solari della passeggiata sull’avenue degli Champs-Elysées: i petali delle rose e i toni sgargianti e sguaiatamente allegri della primavera si perdono leggermente fra i fumi della automobili e i sapori intensi delle brasserie, ma il loro profumo audace e tenace rimane aleggiante nell’aria fresca. L’area occupata da questi giardini fu progettata dall’architetto Le Nôtre, alla fine del XVII secolo, per dare al re, che si affacciava dal palazzo delle Tuileries, una vista gradevole. La stessa piacevolezza che cogliamo noi, oggi. Colori e aromi invadono l’aria.
I vicini giardini del Louvre abbracciano i passanti, ammiccando e inchinandosi, rispettosamente, alla carezza di una bella e sinuosa ragazza mora. Passarvi accanto è sempre eccitante, soprattutto se si è diretti alla pasticceria Angelina sul Quai du Louvre o se s’intende visitare un antiquario che ci porterà indietro nel tempo e nei sogni.
Noi, imperterriti, continuiamo nella ricerca degli spazi verdi più affascinanti e intriganti. Un po’ fuori Parigi, nel cuore del Bois de Boulogne, eccovi arrivare, allora, al più bel posto fiorito della città, al Parc de Bagatelle. Il mio preferito. Qui mi sento in un altro mondo, in un altro tempo, con altri abiti e copricapi. Qui siamo sicuramente tornati indietro negli anni. Siamo soli, pur circondati dalla gente. Un vialetto, un po’ tortuoso e intarsiato, degno di una favola, ci conduce, quasi per mano, a parco e castello, costruiti in soli 64 giorni, in seguito a una scommessa tra Maria Antonietta e il Conte D’Artois. Per realizzare quest’opera eccezionale, in così breve tempo, furono necessari circa 900 manovali e il suo progetto fu redatto in una sola notte dall’architetto Belanger. Il Parc de Bagatelle è uno dei più grandi parchi pubblici di Parigi, si estende su oltre ottocento ettari. Fu progettato unendo gli stili inglese e cinese, quasi in un magnifico e possente abbraccio.
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Nella tenuta è curato un giardino di rose di fama mondiale, con più di 9000 piante divise per 1200 specie diverse. Ma non sono solo le rose lo splendore dei giardini: si possono ammirare iris, peonie e ninfee cresciute in un apposito e curato laghetto, oltre che una grande varietà di piante perenni. Il parco, dopo la Rivoluzione francese, fu utilizzato come riserva di caccia da Napoleone e, solo successivamente, fu restituito alla famiglia d’Artois. Dopo vari passaggi di proprietà, nei secoli, fu riqualificato sotto l’amministrazione di Jean-Claude Nicolas Forestier – Commissario ai Giardini di Parigi – nel 1905, che si occupò attentamente di dei giardini mantenendone lo stile originario e aggiungendo zone dedicate ai fiori. ‘Amazing’, direbbe un curioso turista inglese.
I chioschi di tempi passati ci portano lontano con pensieri e immaginazione. Dietro a essi si sussurravano parole dolci, tenerezze infinite fra amanti nascosti dall’ombra dei loro stessi cuori. I cancelli intarsiati come merletti, dalle alte, possenti e nobili punte dorate, svettano verso un cielo azzurro quasi a ricordarci che, anche noi, in fondo, siamo infiniti. Le cascate zampillano, sfiorano le mani socchiuse e zampettano come uccelli innamorati. Le nuvole scompaiono, tutto porta serenità, qui, in questo luogo magico. Solo verde e pace. Qui ci perdiamo fra laghi, cespugli e farfalle racchiuse in cornici di vetro, quasi a voler osservare, immobili, lo scorrere del tempo e l’immutabilità dei luoghi. Un tempo fermato lì, per noi. Qui ci perdiamo fra le ali di una farfalla forse scappata da un libro, da una pagina di pergamena.
Testo pubblicato anche su BioEcoGeo giugno-luglio 2014, oggi modificato per FerraraItalia.
Foto di Simonetta Sandri.