In merito alle indagini avviate dalle forze dell’ordine relative alla gara Spal-Parma, ospitiamo il parere del ‘collettivo Laps’
Quattro parole, un modesto parere su un argomento spinoso ed altamente complicato, perché si basa sulla vita delle persone, il comunicato della Curva Ovest sul NO alle diffide basate sulle intenzioni.
Un controsenso giuridico.
Non vorremmo che chi legge, pensi che queste nostre opinioni, siano le solite assoluzioni, connivenze o difese di ufficio, nulla di tutto questo. Noi siamo contro i pregiudizi, da qualunque parte essi si guardino. La Curva di uno stadio non è un porto franco, anzi, ma neppure deve essere un capro espiatorio per punire indiscriminatamente un gruppo di persone, colpevoli unicamente di vivere la partita in maniera differente.
Il calcio in questo caso non c’entra, siamo molto più vicini al concetto di solidarismo, appartenenza, aggregazione e voglia di stare insieme.
Il settore popolare di uno stadio non è composto solo e unicamente dai “terribili” Ultras, ma anche da “curvaioli”, famiglie con bambini, anziani, che voglio vedere una partita per lo più partecipando.
Ma poi chi sono gli Ultras, i facinorosi?
Sono un gruppo di persone che vivono la squadra di calcio tutta la settimana, organizzano e partecipano a riunioni, eventi extra-sportivi, incontri culturali (si, avete letto bene), si impegnano in attività di volontariato, conoscono e diffondono la solidarietà; sia chiaro, nessuna pretesa di santità, ci mancherebbe.
La violenza esiste in una curva, esiste nella società, esiste nei dibattiti televisivi, ed è una piaga forse non debellabile che appartiene alla parte peggiore dell’animo umano, che va punita anche severamente a livello personale, dopo gli accertamenti di colpevolezza ed un giusto ed equo processo.
O no?
Non crediamo ci possa essere qualcuno che non è d’accordo.
Il comunicato della Curva Ovest fa riferimento non a caso alla Dichiarazione dei Diritti umani del 10 dicembre 1948.
La maggior parte dei frequentatori di una Curva pensano che la partita non sia uno spettacolo, per quelli esistono i cinema ed i teatri, oppure altri settori dello stadio più comodi e consoni, ma sia partecipazione e condivisione.
Si, un po’ come la libertà di Giorgio Gaber.
Il DASPO è un provvedimento amministrativo che percorre una strada indipendente rispetto al
provvedimento penale.
Senza nessun contraddittorio.
SENZA NESSUN ACCERTAMENTO DELLA RESPONSABILITA’
Abbastanza chiaro, ci sembra.
La sostanza è che prima che si sia certi che una persona abbia commesso un reato, quella persona può essere oggetto di un provvedimento che ne limita la libertà personale.
A priori.
Dice, ma cosa vuoi che sia, al massimo non vai allo stadio
E vi sembra poco?
Certa gente, noi ad esempio, allo stadio incontriamo amici, in curva passiamo alcune ore spensierate, ci si dimentica del “logorio della vita moderna”, si canta, si sbraita, ci si abbraccia, si ride e si piange, si stacca la spina.
E’ poco per voi avere una iniezione di endorfine positive, socializzare, scaricare le tensioni del vivere?
A nostro parere no, significa vivere.
Quindi ritornando al nostro inciso, come può esserci una restrizione delle libertà, senza che siano state accertate le colpe, ripeto, personali?
I fatti oggetto delle indagini risalgono alla partita casalinga col Parma, un gruppo di tifosi della Spal era presente all’incrocio di via IV Novembre con viale Cavour, mentre un gruppo di una trentina di tifosi del Parma stava recandosi verso lo stadio dal lato normalmente utilizzato per l’accesso all’impianto utilizzato dai tifosi di casa.
Nessun contatto, qualche parola, diversi vaffa, scambio di cortesie verbali.
Dice, ma poteva esserci uno scontro.
Si, ma anche no.
Come è possibile leggere e predire il futuro?
Ma dai, lo sappiamo tutti, com’è quella gente là, si volevano picchiare, ci sarebbe stata violenza, era scontato che ci fosse.
Ma a voi, pare possibile?
Vi è mai capitato di insultare un altro automobilista ad un semaforo?
Bene, se si utilizzasse lo stesso metro di misura, in quel momento, mentre avete le vene del collo che vi esplodono, un rappresentante delle forze dell’ordine vi fotografa e nel giro di due settimane vi toglie la patente per due anni.
Giusto?
A noi non sembra.
Lo dicevamo in premessa, nessuno sconto, nessun occhio particolare, nessuna zona franca in cui frange opposte possono pestarsi come in un moderno anfiteatro. La legge deve essere uguale per tutti, abbiamo tutti memoria di incitamenti alla violenza, all’odio razziale, al farsi giustizia da soli da parte di politici in tv, in maniera molto più chiara ed evidente dei fatti oggetto delle indagini di cui sopra.
La restrizione dei diritti delle persone applicate in ambito sportivo, noi pensiamo che possano interessare tutti noi, non esistono categorie immuni a provvedimenti iniqui.
Non ce la siamo andata a cercare, può capitare, e la punizione deve essere collegata ad un reato o ad un delitto, la tanto decantata presunzione di innocenza, messa così vale solo per qualcuno e per altri no.
Nessuna assoluzione a priori, ma allo stesso tempo nessun processo alle intenzioni.
La repressione è l’aspetto più veloce e becero che una società utilizza come pretesto per negare diritti in cambio di sicurezza (effimera?), ottenendo come unico risultato una diminuzione delle libertà individuali. E questo è il vero pericolo. Ora gli Ultrà, domani chissà.
Collettivo LAPS
Cristiano Mazzoni
Enrico Testa
Enrico Astolfi
Filippo Landini
Federico Pazzi
Daniele Vecchi
Gigi Telloli
Lorenzo Mazzoni
Marco Belli
Michele Frabetti
Paolo Buttini
Nicola Bini
Sergio Fortini