L’UNICA CHE ABBIAMO
22 Aprile: Giornata Mondiale della Terra
Probabilmente il nostro pianeta, la Terra, la cui festa viene celebrata quest’anno il 22 aprile, sarà ben contenta dei tanti libri pubblicati in questi ultimi tempi che trattano i temi dell’ambientalismo e del cambiamento climatico. Meno contenta sarà invece dell’atteggiamento di politici e governanti che, nella maggior parte, continuano imperterriti e sordi agli innumerevoli appelli provenienti dal mondo della scienza e alle proteste di cittadini di tutto il mondo, specie giovani, portate avanti negli ultimi anni. Politici e governanti che continuano a permettere attività produttive e pratiche inquinanti e distruttive della biosfera terreste. Che giornata sarà allora per la Terra? Conosciuta nel mondo come Earth Day, è l‘evento green che riesce a coinvolgere il maggior numero di persone in tutto il pianeta, nel periodo dell’equinozio di primavera.
Come e quando è nata la Giornata della Terra
Si deve a John McConnell, un attivista per la pace che si era interessato anche all’ecologia. Nell’ottobre del 1969, durante la Conferenza dell’UNESCO a San Francisco, McConnell propose una giornata per celebrare la vita e la bellezza della Terra e per promuovere la pace. Per lui la celebrazione della vita sulla Terra significava anche mettere in guardia tutti gli uomini sulla necessità di preservare e rinnovare gli equilibri ecologici minacciati, dai quali dipende tutta la vita. La prima celebrazione fu il 21 marzo 1970, mentre un mese dopo, il 22 aprile 1970, la definitiva Giornata della Terra – Earth Day veniva costituita dal senatore degli Stati Uniti Gaylord Nelson, come evento di carattere prettamente ecologista.
Fu invece Denis Hayes, in un contesto storico dove si era appena presa coscienza dei rischi dello sviluppo industriale legato al petrolio, a rendere la manifestazione una realtà internazionale: Hayes fondò l’Earth Day Network arrivando a coinvolgere più di 180 nazioni. La proclamazione della Giorno della Terra ufficializzava, con un elenco di principi e responsabilità precise, un impegno a prendersi cura del Pianeta. Questo documento venne firmato da 36 leader mondiali, tra cui il Segretario generale delle Nazioni Unite U Thant, con l’ultima firma, aggiunta nel 2000, di Mikhail Gorbachev.
Nel 1990 la Giornata della Terra mobilitò 200 milioni di persone in 141 paesi ponendo l’attenzione sulle questioni ambientali a livello mondiale, dando un impulso enorme alla cultura del riciclo, e contribuendo ad aprire la strada per il Summit della Terra organizzato dalle Nazioni Unite nel 1992 a Rio de Janeiro.
Nel 2000 la Giornata mondiale della Terra combinò lo spirito originale dei primi Earth Day con l’internazionalismo dell’evento del ’90. In quell’anno vennero coinvolti più di 5.000 gruppi ambientalisti, raggiungendo centinaia di milioni di persone in 183 paesi.
Il tema della Giornata della Terra 2019 è stato Proteggi le nostre specie. Gli scienziati paventano il pericolo di una sesta estinzione di massa, di un “annichilimento biologico” della fauna selvatica, che, a differenza delle precedenti, causate da catastrofi e disastri naturali, sarebbe il primo evento provocato dall’uomo. La distruzione e lo sfruttamento degli habitat unitamente agli effetti del cambiamento climatico stanno, infatti, determinando la perdita di metà della popolazione mondiale di animali selvatici.
Nel 2020 si è celebrato il 50 anniversario della Giornata della Terra in corrispondenza delle prime chiusure nazionali per la pandemia di COVID-19.
Ma quali sono oggi le condizioni dell’ambiente terrestre?
Nel 2019, secondo ISPRA , in Italia le emissioni di gas serra sono diminuite del 19% rispetto al 1990, passando da 519 a 418 milioni di tonnellate di CO2 equivalente e del 2,4% rispetto al 2018 (- 0 milioni di ton), grazie a fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Per il 2020 si stima un ulteriore -10% rispetto al 2019, ma principalmente a causa delle restrizioni dovute alla epidemia di Covid. Tale diminuzione, ribadisce ISPRA in un comunicato stampa, “anche se si è ancora in attesa di avere tutte le informazioni necessarie per una stima definitiva, è avvenuta a fronte di una riduzione prevista del PIL pari all’8.9%”. L’andamento stimato è dovuto alla riduzione delle emissioni per la produzione di energia elettrica (-12,6%), per la minore domanda di energia, e dalla riduzione dei consumi energetici anche in altri settori: industria (-9,9%), trasporti (-16,8%) a causa della riduzione del traffico privato in ambito urbano, e riscaldamento (-5,8%) per la chiusura parziale o totale degli edifici pubblici e delle attività commerciali”.
“Un taglio, afferma Luca Mercalli in un recente articolo, che si dovrebbe mantenere ogni anno per frenare la corsa verso un mondo rovente e invivibile, attraverso una strategia di decarbonizzazione a lungo termine che permetta di raggiungere la neutralità climatica nel 2050, come annunciato dall’Italia a Bruxelles nel quadro dell’accordo di Parigi”.
Quanto dichiarato dal climatologo viene confermato da Italy for Climate [vedi il sito]. Questa Fondazione promossa da un gruppo di imprese e di associazioni di imprese scrive che “il calo del 2019 è ancora molto lontano da quanto sarebbe necessario per raggiungere la neutralità climatica entro metà secolo”. Secondo la Roadmap climatica delineata dalla Fondazione “l’Italia nel 2019 avrebbe dovuto ridurre le emissioni di gas serra di 17 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, allineandosi così con l’obiettivo del -55% rispetto al 1990 indicato dal Green Deal europeo come tappa intermedia al 2030 per la neutralità climatica”.
A conferma di quanto detto da Mercalli, ci sono i dati, abbastanza impressionanti, dell’aumento del numero di eventi estremi in Italia (fonte European Severe Weather Database) tra il 2018 e il 2019, passati da circa 1000 a 1668, quando la media degli ultimi anni era stata di circa 600 eventi.
Vorrei suggerire la lettura di qualche libro, citandone, tra i tanti, alcuni che mi hanno particolarmente colpito per il messaggio proposto. Inizio con Ora – La più grande sfida della storia dell’umanità, dell’astrofisico Aurelien Barrau, un testo che nasce dall’appello di scienziati, artisti, filosofi, scrittori in occasione delle dimissioni di Nicolas Hulot, ministro francese della Transizione Ecologica e solidale fino a metà del 2018. “Non considerare l’ecologia la principale priorità del nostro tempo – scrive Barrau – si confìgura come un crimine contro il futuro. Non attuare una rivoluzione nel nostro modo di esistere si confìgura come un crimine contro la vita. È tempo di guardare in faccia l’agonia del mondo e impegnarsi seriamente”.
Un altro libro, uscito ad inizio 2021, è quello di Federico Butera, professore emerito ed ex docente di Fisica Tecnica Ambientale al Politecnico di Milano. Già dal titolo, Affrontare la complessità – Per governare la transizione ecologica, si comprende il percorso che l’autore intende trattare. “Affrontare la complessità – si legge nella presentazione – fa chiarezza sulle questioni ambientali – l’inquinamento, i cambiamenti climatici, l’acidificazione degli oceani, i consumi di acqua e di risorse, le trasformazioni dei suoli e la distruzione della biodiversità – da una prospettiva che evidenzia le interconnessioni tra le parti di quel sistema meravigliosamente complesso che è il nostro pianeta. Viviamo in un’epoca, l’Antropocene, in cui gli impatti delle attività umane sul pianeta hanno raggiunto livelli senza precedenti. Anche se la quantità di analisi e ricerche scientifiche su questi temi è ormai sconfinata, è sempre più difficile orientarsi tra fake news e fonti credibili. Per questo, servono strumenti per imparare a ragionare nel modo corretto su questi argomenti, centrali per il benessere, presente e futuro, delle nostre società”.
L’umanità in pericolo-Facciamo qualcosa subito, è un testo di un autrice, Fred Vargas, conosciuta come giallista, ma di professione ricercatrice in Archeozoologia presso il CNRS francese. Scrive Fred Vargas: “Per anni le élite politiche e finanziarie hanno nascosto la verità. Senza una drastica riduzione delle emissioni di CO2, entro il 2100, fino al 75% degli abitanti del pianeta potrebbe essere annientata da ondate di calore. Cambiare non è solo auspicabile ma necessario. Dobbiamo modificare la nostra dieta per incidere sempre meno sul cambiamento climatico; ridurre drasticamente la produzione di rifiuti e passare all’energia pulita. Lavorando insieme, riflettendo e immaginando soluzioni, l’umanità può ancora cambiare rotta e salvare sé stessa e il pianeta”.
Concludo con una citazione dal libro Ora di Barrau che mi sembra sintomatica del nostro tempo, dell’oggi che stiamo vivendo: “I «sognatori» oggi non sono gli ambientalisti, ma quanti pensano di poter sfidare le leggi fondamentali della natura. E il loro sogno diventa il nostro incubo”.
Cover: USEPA Photo by Eric Vance – su licenza Creative Commons