“Sous le ciel de Ferrare… L’espoir fleurit au ciel de Ferrare” per imitare la celebre canzone “Sous le ciel de Paris”.
Basta sostituire Paris con Ferrare e… les jeux sont faits. Poi se invece di cantarla Yves Montand la canta Roberta Fusari allora veramente ci siamo. Che la sua candidatura sia un fatto a mio parere positivo è indubitabile nonostante le riserve Dem; che la sua lista civica abbia un rapporto con i radicali a cui guardo non tanto per i rappresentanti cittadini quanto per la grande Emma che continuo a considerare tra le persone più oneste della nostra politica allora qualche speranza si apre per una ripresa della sinistra sprofondata nell’umiliazione di un baratro da cui spero voglia sollevarsi come appare anche dalla determinazione della pugnace Ilaria Baraldi. Spero solo che altri nomi, altri rappresentanti di un rinnovamento (e il pensiero corre a Fulvio Bernabei) sentano il richiamo di un dovere che la politica impone come primario.
Frattanto son trascinato in avventure culturali sempre più complesse e affascinanti che in ordine alfabetico suonano A B C e che risultano Ariosto, Bassani, Canova.
Si sta preparando la serata conclusiva del centenario ariostesco che coinvolge poesia musica e filmati di spessore davvero straordinario. Il 10 dicembre dalle 20.30 al Teatro comunale Abbado si celebrerà “l’evento”( e con le lacrime agli occhi uso la tremenda parola che impazza sia quando è usata per mangiare un panino innaffiato da vino scadente o per partecipare a questo spettacolo davvero imponente) che ovviamente sarà gratuito.
Il nome, la voce, la scrittura di Bassani richiamano nella sua città poeti e traduttori, attori e intellettuali. Il primo dicembre in Castello gli eredi Ravenna doneranno al Comune di Ferrara documenti e lettere. E anche questo è un segno che ormai Ferrara, la città dello scrittore, si è impegnata a custodirne le memorie .
Frattanto in équipe si lavora per comporre uno straordinario libro visivo dove le fotografie commenteranno la vita e le opere di Giorgio Bassani.
Continuo con l’autore il tour per presentare lo straordinario libro di Andrea Emiliani “Opere d’arte prese in Italia” che racconta attraverso documenti originali la missione di Canova di riportare in Italia i capolavori strappati da Napoleone alle città italiane. Questa volta è toccato a Faenza dove nella cornice unica del neoclassico Palazzo Milzetti diretto con garbo, intelligenza e passione dalla nostra concittadina Enrica Domenicali si è parlato anche dell’amicizia Cicognara-Canova. Il libro sarà presentato a Ferrara in Marzo alla Pinacoteca di Palazzo dei Diamanti all’interno dei cicli di conferenze organizzati da Francesca Cappelletti.
Direte: “Ma allora perché ti lamenti?”
Perché il troppo stroppia, perché la volontà di non fare l’“umarel” che commenta in piazza i fatti del giorno alla fine poi ti atterra per troppo lavoro.
Guardo e spero che i giovani o i maturi (lontani dal ‘de senectute’ che sto vivendo) accolgano un’eredità culturale senza la quale Ferrara diventando ‘Ferara’ rischia di perdere le sue qualità che l’hanno fatta unica. Quella Ferrara che nella indimenticabile mostra di Bruxelles sotto l’egida della comunità europea organizzò una mostra esemplare il cui titolo era “ Ferrare. Une Renaissance singulière” che si potrebbe tradurre anche come “Ferrara. Un Rinascimento speciale”.
Altro che i “me ne frego” che qualcuno potrebbe pronunciare! La cultura deve essere gestita con la consapevolezza di quel che si vuol fare e si deve fare. Anni tristi ci aspettano causa i danni del terremoto che hanno lesionato tanti palazzi e chiese così che la depisissiana “citta delle 100 meraviglie” si trova in fase di restauro. Non so se riuscirò a vedere lo splendore dei suoi monumenti rimessi in sesto. Ma lavoro per quello, per una speranza che va trasmessa ai più giovani a cui ci si si affida per trasmettere il testimone.
Ci riusciremo? Chissà! Comunque è la Speranza l’ultima dea.
