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Nota politica di la città futura e centrosinistra per Comacchio

Articolo pubblicato il 25 Maggio 2017, Scritto da Riceviamo e pubblichiamo

Tempo di lettura: 2 minuti


Da Organizzatori

Comacchio, 25 maggio 2017
Fuori programma. Un colpo di fulmine a ciel sereno sta movimentando una campagna elettorale per lo più sonnacchiosa, in cui meno della metà dei candidati a Sindaco si battono sul serio per cambiare sia i suonatori che la musica del governo locale. I presidenti di Confcommercio e Cna-Turismo molto sovrapensiero hanno messo il dito nella piaga: la narrazione della Giunta Fabbri contenuta nel ‘Progetto Comacchio 2015-2020’ e travasata poi nel cosidetto ‘Patto per il lavoro’, sottoscritto anche dalle loro associazioni, non sta in piedi. Non è un caso quindi se proprio essi, per primi, abbiano infranto il suddetto patto, accusando infondatamente le scuole alberghiere di Comacchio e Ferrara di non saper fare il loro mestiere. Tutto ciò proprio mentre sull’Istituto ‘R. Brindisi’ continuano a piovere premi da ogni parte e alcuni dei suoi neo-diplomati giurano di essere già al lavoro. E quando la stampa nazionale segnala che dal Lago di Garda a Rimini mancano all’appello cuochi, camerieri e bagnini. Noi da che parte stiamo? Dalla parte della scuola, dei suoi insegnanti, dei suoi studenti e delle loro famiglie. E’ il modello turistico italiano – e ancor di più quello di Comacchio sul quale la Giunta Fabbri spensieratamente si è adagiata – che non va. Non è certo la scuola, pur con tutti i suoi limiti, a portarne la responsabilità. Motivo di più per voltare pagina. Cambiare si può. Se non ora, quando?
Secondo alcuni nostri imprenditori le scuole alberghiere di Comacchio e Ferrara non saprebbero fare il loro mestiere. Ma intanto sull’Istituto R. Brindisi continuano a piovere premi da ogni parte e alcuni dei suoi ultimi diplomati giurano di essere già al lavoro. Dove sta la verità? Difficile scovarla in un mercato del lavoro come quello del turismo stagionale sempre più sommerso e penalizzante per i lavoratori dipendenti

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani