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IMG_1930“Una recente analisi condotta nelle scuole italiane rivela che appena l’11 per cento degli studenti percepisce lo Stato più forte della mafia e solo il 23% si dice convinto che la mafia possa essere combattuta”. Dati sconcertanti, citati da don Luigi Ciotti durante il suo intervento a Ferrara. “Commuoverci davanti alle tante manifestazioni che servono a non dimenticare le vittime di questo sistema non basta, è necessario tradurre questo sentimento in impegno concreto e in azione”. Ospite del liceo Ariosto, ha esortato i ragazzi a non arrendersi. “Considerate i dubbi più sani delle certezze, prendete parte con interesse, scendete nella profondità delle vostre scoperte”.

“Sono qui per portare il mio piccolo contributo, con tutti i miei limiti, a voi che vi siete fatti onore essendo presenti a questo incontro”, ha affermato davanti a un atrio gremito: sobria premessa a due ore di parole potenti, anticipate da una decina di domande poste dagli studenti.

“L’istruzione e la scuola sono armi fondamentali per la diffusione della verità e la soluzione dei problemi che ci circondano, a cominciare dalla criminalità organizzata. Ma la politica non fa abbastanza per la scuola”. E proprio sul versante politico è proseguito l’intervento del sacerdote bellunese, fondatore del “Gruppo Abele” e di “Libera”. “Ci stanno rubando addirittura le parole che, al contrario, dovrebbero essere tutelate. Oggi la parola legalità è diventata sinonimo di convenienza”, mentre “l’illegalità cresce e non accenna ad arrestarsi, camminando di pari passo con leggi che tutto hanno fatto meno che favorire la soluzione dei problemi”.

IMG_1934Sono risuonate sincere le parole di quest’uomo, che spende la propria vita nella lotta alla mafia e nel sostegno alle condizioni sociali dei più deboli. E lui si è mostrato felice di incontrare tanti giovani. Ciotti ha riservato buona parte del suo intervento alla cultura, soffermandosi sull’importanza dello studio e delle conoscenza.
Non sono mancate ovviamente menzioni a personaggi celebri nella lotta anti-mafiosa e ricordi personali che Ciotti racconta come beni preziosi: dalla nascita di Abele e Libera alle stragi di via D’Amelio e Capaci, dalle parole di Nino Caponnetto alle toccanti storie di Rita Atria e Peppino Impastato, fino ad arrivare al recente rapporto tra lo stesso Ciotti e papa Francesco. Storie di cui è stato testimone o protagonista diretto e che orgogliosamente diffonde nelle scuole. Storie che si riflettono in tutta la loro atrocità nel suo sguardo e nelle sue parole, decise, dirette, taglienti. Racconti, questi, serviti da incipit per altre questioni, come l’importanza della coesione nella lotta alla mafia e alle ingiustizie.

Don Luigi ricorda come le sue associazioni e in generale tutto ciò che riguarda l’antimafia debba continuare ad essere libero, aperto a tutti, perché “la diversità non sia mai avversità. La diversità è il sale della vita”. E prosegue ancora sottolineando l’importanza del ruolo della Chiesa in questa battaglia, affermando che “due sono i libri per me fondamentali: il Vangelo e la Costituzione Italiana. Quest’ultima, se applicata correttamente, è il testo antimafia per eccellenza”.

Si è parlato poi di carceri e di come queste debbano assumere un ruolo sempre più educativo e non essere strumento di vendetta, di una valutazione più attenta ai possibili percorsi alternativi da applicare e del rischio, sempre più forte, che le carceri stesse diventino “il tappeto delle condizioni sociali più disperate”, visto l’enorme numero di piccoli spacciatori tra i reclusi. “La legalizzazione delle droghe leggere – afferma – è una questione da tenere in considerazione, ma comunque molto lontana dall’essere la risposta definitiva”.
In conclusione è stato affrontato il tema che oggi probabilmente ci tocca più da vicino, ovvero le infiltrazioni mafiose in Emilia. Ciotti non nasconde che “l’Emilia di oggi non è più quella di un tempo. Le connessioni con la mafia sono forti e naturalmente il terremoto non ha che contribuito ad ampliarle”. Doveroso quindi un ultimo avvertimento, sentito e diretto: “La mafia è forte quando la politica è debole. Non credete a chi dice di sapere tutto, diffidate da costoro e tenete sempre gli occhi aperti”.

IMG_1925Un plauso quindi all’Unione Studenti e al presidio di Libera “Giuseppe Francese”, organizzatori di questo incontro. Ascoltare le parole di don Luigi Ciotti è sempre una grande opportunità per farsi delle domande su un problema che, oggi più che mai, nonostante “a noi del nord” ci sembri ancora così lontano, in realtà è ben presente ed agisce intorno a noi. E questo è l’obiettivo primario di don Luigi: renderci più responsabili. Proprio “responsabilità” è la parola che Ciotti pronuncia in maniera più decisa, perché solo tramite una netta presa di coscienza da parte di tutti allora sì che la lotta contro la mafia assume un senso. Diventare tutti più responsabili e consapevoli significa – per dirla come lui – non trasformare questo incontro in un semplice evento, ma sfruttare i suoi saggi consigli e la sua esperienza di vita come modello da seguire. Ma soprattutto significa renderci protagonisti in prima persona di un sogno, lo stesso di Luigi Ciotti: contribuire tutti insieme, per davvero, a sconfiggere ogni tipo di mafia.

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Andrea Vincenzi

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