“La cosa giusta per me sarebbe coprire interamente la facciata del palazzo, una delle opere peggiori realizzate dall’architetto Marcello Piacentini”. Non ha mezze misure Andrea Malacarne, presidente ferrarese di Italia Nostra, nel bollare l’edificio ricostruito (letteralmente) sulle ceneri del palazzo della Ragione in stile tardo-razionalista a opera di uno gli artefici dell’urbanistica di regime.
L’antico palazzo che ospitava il tribunale, edificato nel 1326 e più volte rimaneggiato nel corso dei secoli, fu completamente devastato da un controverso incendio – nella notte fra il 22 e il 23 aprile 1945 – che alcune fonti storiche attribuiscono alla volontà di uomini implicati nella dittatura delle camice nere, preoccupati per le compromissioni certificate dai documenti custoditi in quel luogo. Fatto sta che la ricostruzione fu affidata, per paradosso, proprio a uno degli architetti che in epoca mussoliniana aveva contribuito a definire lo stile del fascismo. Piacentini ibridò i tratti neogotici del preesistente edificio con linee e prospetti che nulla avevano a che fare.
Vissuto sempre con fastidio dalla maggioranza dei ferraresi, il palazzo (definito “dell’Upim”, in riferimento ai grandi magazzini che ospitò per molti anni ma anche per rimarcarne l’estraneità al contesto storico-monumentale nel quale è inserito), calamitò sistematicamente grandi critiche; e l’idea, ora ribadita dell’architetto Malacarne, di oscurarne la facciata ebbe anche nei decenni passati numerosi sostenitori.
Le polemiche si rinfocolarono all’inizio degli anni Novanta quando parte dei locali dell’ex Upim furono acquisiti da Mc Donald’s. Lo sbarco della multinazionale americana dei fast food fu da molti vissuto come uno sfregio alla storicità della piazza: nella vis polemica, in parte ideologica in parte estetica, il marchio ‘stellestriscie’ artefice di una deprecata rivoluzione alimentare era additato come sgradito intruso, mentre l’invasivo odore di patatine fritte e hamburger e le ‘chiassose’ insegne al neon vennero segnalati come insulti all’antica magia del luogo. Nulla però poté impedire l’insediamento della nuova attività commerciale, alla quale in quasi 25 anni abbiamo fatto l’abitudine. Non al punto però da cancellare l’effetto sgradevole e dei grandi e inappropriati loghi che campeggiano sotto quattro arcate del palazzo della Ragione.
Su quelle enormi e invasive “M”, già all’attenzione di Ferraraitalia, simbolo del fast food più famoso del mondo si è in questi giorni appuntato l’interesse dei consiglieri comunali Leonardo Fiorentini e Ilaria Baraldi, che ne contestano la legittimità sulla base del regolamento comunale che “vieta insegne e impianti pubblicitari nelle arcate frontali e di testa dei portici, prospicienti la pubblica via” e ne chiedono la rimozione.
Anche il pur contestato ‘nuovo’ palazzo della Ragione ha titolo per essere rispettato. E soprattutto il rispetto si deve alla piazza e ai monumenti antistanti. “Quelle ‘M’ non dovrebbero stare lì – ha detto con apprezzabile franchezza alla Nuova Ferrara l’assessore all’Urbanistica, Roberta Fusari – Non so come all’epoca sia stato possibile installarle, di certo bisognerebbe curarsi di più del senso del bello e del rispetto degli edifici e degli ambiti storici. Anche perché altri possono chiedere di fare lo stesso”. Dopo un quarto di secolo e a polemiche sopite, si prospetta ora il crollo di un pezzetto di Mc Donald’s.
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Sergio Gessi
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