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Da: Paola Zanardi, Presidente Associazione Amici della Biblioteca Ariostea

Leggo l’articolo del dott. Fioravanti “FERRARA IN QUARANTENA: la cultura è una rete vuota, senza pesci e pescatori” di cui, premetto, condivido l’osservazione in merito al silenzio generale in cui le istituzioni culturali cittadine sono cadute, ammutolite per la catastrofe sanitaria che ha colpito la nostra comunità locale, nazionale (e mondiale). Lasciatemi, però, distinguere fra i tanti tipi di silenzio e i tanti tipi di chiacchiericcio, presenti in questo nostro mondo “social” nel quale siamo immersi.
In queste settimane abbiamo rischiato la overdose della comunicazione social: infiniti messaggi, vignette, filmati, più o meno di buon gusto, sono giunti nei nostri cellulari, attraverso Twitter , Facebook, o Instagram . Un’ondata irrefrenabile che, inizialmente ci può aver allietato, fatto fare qualche risata, esorcizzato ansie e paure diffuse, informato tempestivamente, ma che ora, fortunatamente, lascia il passo a un po’ di quiete, a momenti silenziosi, devo dire particolarmente apprezzati, che possono essere riempiti con buone letture, lavori domestici, ascolti musicali, cura dei giardini o delle piante, telefonate d’ascolto ad amici e parenti. Abbiamo navigato a lungo in questo mare virtuale di offerte provenienti da tutte le parti per riempire il nostro tempo, ma mai come adesso abbiamo una grande nostalgia delle nostre vite associative , dei nostri incontri nei luoghi preposti alla condivisione culturale come la biblioteca, il teatro, il cinema, i musei.
Le nostre associazioni che, ahimè, raccolgono adesioni fra un pubblico ormai molto adulto sono state strutturate su un modello aggregativo costruito su interessi culturali condivisi. La passione per i libri, le biblioteche, la visita ai luoghi storici dell’arte italiana e straniera. Molti dei nostri soci non utilizzano il computer in modo regolare e faticano a stare al passo con un mondo che corre troppo velocemente e che ora comunque si deve fermare per respirare. Non possiamo lasciare indietro alcuni semplicemente perché non si sono alfabetizzati con il digitale.
Perché il problema è proprio questo: le attività in rete non si improvvisano; richiedono competenze, capacità, mezzi. Non possono consistere nel trasferimento puro e semplice nel web del modello culturale attivato in presenza; organizzare seminari, conferenze, presentazioni online non vuol dire semplicemente trasferire su una piattaforma i contenuti usualmente proposti in una sala davanti al pubblico. Vuol dire modificare radicalmente la proposta culturale adattandola ai nuovi media e immaginando un uditorio che non può che essere diverso da quello che tradizionalmente segue le iniziative cittadine
Le nostre pagine istituzionali presenti nel web vivono del lavoro di qualcuno che è privo di supporti tecnologici adeguati per produrre forme di comunicazione accattivanti. Noi, come Associazione Amici della Biblioteca Ariostea, continuiamo a stare vicini ai nostri soci con modalità comunicative forse in parte antiquate ma certamente ancora molto apprezzate. Siamo vicini ai carcerati che da tempo sono anche loro nostri interlocutori con un aiuto per fare una telefonata in più ai loro parenti di quelle consentite dalla Direzione della Casa Circondariale..
Questo non emerge dalle pagine del web ma è parte importante del lavoro delle associazioni che il dottor Fioravanti non vede e non considera in nome della Smart knowledge.

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