#nonsivotaascuola
ma per la politica italiana la scuola è “l’ultima della classe”
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Nella maggior parte delle regioni italiane le scuole riapriranno il 14, il 15 o il 16 settembre.
Qualche giorno dopo, le scuole sedi di seggio elettorale chiuderanno di nuovo perché domenica 20 e lunedì 21 settembre si voterà in tutta Italia per il referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari, per le elezioni dei Consigli regionali in Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche, Puglia e Valle d’Aosta e per l’elezione del Sindaco in oltre 1.000 i Comuni, tra cui 19 capoluogo. Ovviamente, in caso di ballottaggio, solo in quei Comuni si rivoterà dopo due settimane cioè il 4 ottobre.
In Italia ci sono circa 60.000 seggi elettorali, di questi oltre 51.000 sono in sedi scolastiche statali quindi una percentuale altissima di scuole viene impegnata per le elezioni.
Solo quest’anno, dopo decenni, alcuni politici di diversi schieramenti hanno proposto chiaramente di votare in altre sedi che non siano le scuole (da Nicola Zingaretti a Maria Stella Gelmini).
In questi anni di grande assenteismo dalle urne, evidentemente il motivo risiede nella paura di subire, in termini di mancato consenso elettorale, l’evidente contraddizione fra il riaprire finalmente le scuole dopo il lungo periodo di lock down seguito dalle vacanze estive e dal chiuderle subito dopo, per qualche giorno, a causa delle elezioni.
La prima domanda che sorge spontanea è: si può votare in altre sedi che non siano quelle scolastiche?
La risposta è assolutamente sì perché in altri Paesi lo fanno: ad esempio: “nel Regno Unito i seggi elettorali sono spesso allestiti per strada, in posti dove la gente solitamente passa per andare al lavoro. In Olanda nel 2014 si è votato da Starbucks”. In Francia e in Germania, i seggi sono allestiti in uffici pubblici, ma anche in piazze e scuole. In Germania si può votare per lettera (Briefwahl)” (1). In Spagna si può compilare la scheda a casa (papeletas electorales) per poi consegnarla nei seggi. Da altre parti del mondo si usa il sistema telematico per il voto a distanza (a proposito di didattica a distanza…).
In Italia si potrebbe votare negli uffici pubblici, negli uffici postali, nelle stazioni, nelle palestre, nei palazzi dello sport e chissà in quali e quanti altri posti, se ci si pensasse con impegno.
La seconda ed ultima domanda è: perché certi politici, considerati i tempi brevi a disposizione, ci stanno pensando solo adesso visto che hanno scarsissime possibilità di riuscita?
Sono anni che propongo altre soluzioni perché le scuole siano sempre aperte, anche d’estate (per manifestazioni, concerti, cineforum, incontri, eventi, sagre, centri estivi, …) e soprattutto che non chiudano nei giorni prima e dopo le elezioni; di conseguenza la mia conclusione è sempre la stessa: il nostro non è un Paese che dà Priorità alla Scuola.
Ora però è arrivato finalmente il momento che quei politici ci dimostrino se ci tengono davvero alla scuola impegnandosi a fare le leggi che servono perché… tra il progreDIRE e il contrafFARE c’è di mezzo il NorMARE.
P.S. A questo proposito ricordo a chi è di Ferrara che il Coordinamento ferrarese di Priorità alla Scuola ha convocato un’assemblea per capire che scuola dovremo aspettarci a settembre, per parlare di ciò che sta succedendo a Ferrara ed immaginare quello che potrà accadere nelle prossime settimane.
L’appuntamento è per giovedì 16 luglio alle ore 17,30 al Parco Massari di Ferrara per parlare di:
– linee guida e prime conferenze di servizio;
– la situazione a Ferrara: le indicazioni dei tecnici del Comune ed il lavoro dei Dirigenti Scolastici;
– iniziative future sia a livello locale che nazionale;
– varie ed eventuali.
Il ritrovo è fissato all’ingresso del Parco dal lato di Corso Porta Mare.
L’invito è esteso a tutte le persone interessate: genitori, studenti, insegnanti, dirigenti, personale e cittadini.
(1) https://www.giornalettismo.com/dove-si-vota-negli-altri-paesi-europei/
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Mauro Presini
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