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di Francesca Ambrosecchia

Urla, cori, striscioni, bandiere… questo e altro quando si deve sostenere la propria squadra del cuore!
Nel nostro paese, il calcio è sicuramente lo sport più seguito. Tante sono le sue componenti e immancabili sono le tifoserie. Ma cosa significa essere tifosi? Andare allo stadio per vedere tutte le partite, senza perdersi nemmeno una trasferta? Forse c’è qualcosa di più. Il sostegno per una certa squadra, unisce! Crea veri e propri gruppi sociali.
Si tratta di un fenomeno che l’antropologia e la psicologia sociale continuano a studiare approfonditamente negli stadi e fuori.
Il tifo organizzato è pura partecipazione sociale: un gruppo più o meno ampio di persone si trova nelle stesso luogo, alla stessa ora e tutti spinti da una motivazione comune. Non si tratta di qualcosa di passivo, bensì di attivo a tutti gli effetti.
Oggetto di studio è anche ciò che avviene di frequente, nonostante i sempre maggiori controlli e la sorveglianza presente in tutti gli stadi, ovvero reazioni e comportamenti fuori dal comune: momenti in cui l’autocontrollo viene meno e in cui si realizza l’abuso di violenza e insulti. Ma non solo.
Le parole di Anna Frank invadono gli stadi prima del fischio iniziale: si vuole diffondere un messaggio importante, contro l’antisemitismo. Non si contano le discussioni e i dibattiti da quando alcuni ultras laziali hanno attaccato in curva, adesivi raffiguranti Anna Frank con la maglia della Roma.

“Il calcio è un valore dominante per moltissime persone nel mondo e impatta le vite di più gente di quanta immaginiamo”
Gianni Infantino

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

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Redazione di Periscopio



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