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da: Ferrara che accoglie e Rete per la pace

LA SICUREZZA E’ UN DIRITTO. E’ UNA COSA SERIA. SI COSTRUISCE ASSIEME.
NON FACCIAMOCI IMBROGLIARE DA CHI PENSA SOLO A DIFFONDERE PAURA E ODIO PER INTERESSE ELETTORALE

Repressione della criminalità, non delle comunità.

Ferrara è una città aperta e sicura, ma ancora una volta viene dipinta come “città sotto
assedio”, “città della guerriglia urbana” e perfino “città della guerra”. Questo è l’uso che sta
facendo la politica dei nostri disagi. Cercano di guadagnare voti con promesse di soluzioni
semplici e radicali come l’uso dell’esercito, scelta rarissima persino nei quartieri più violenti
delle metropoli europee. Tante promesse urlate nessun progetto realistico o realizzabile.
Anche se i reati complessivi sono in calo, in certe zone della nostra città alcuni atti criminali
sono in aumento. I problemi che esistono nella zona GAD vanno contrastati con maggiori
investimenti, maggior coinvolgimento delle comunità, maggior formazione delle forze
dell’ordine, e maggiore conoscenza dei contesti multiculturali.

Spacciatori e comportamenti scorretti vanno perseguiti, la legge va applicata. Questa
criminalità va contrastata dai professionisti delle forze dell’ordine, che devono avere tutte le
risorse e le competenze necessarie per svolgere il lavoro. Non esistono soluzioni a basso
costo. Non esistono soluzioni semplicistiche e militaristiche.

In un contesto di crescente povertà, le prime vittime della criminalità sono sempre i più
poveri, i più vulnerabili. In Italia, e in tutto il mondo, la povertà è sempre stato terreno
fertile per l’instaurarsi della cultura dell’illegalità. Uno dei primi doveri delle autorità
cittadine è quello di proteggere i cittadini più disagiati, per il bene di tutti.

Le esperienze di centinaia di città in tutto il mondo ci insegnano che questo lavoro si basa
anche sulla creazione di canali di comunicazione e di legami di fiducia con le comunità più
a rischio. Se ci sono bambini che hanno difficoltà ad andare a scuola vanno aiutati, se ci
sono donne che hanno bisogno di uno spazio, cerchiamolo insieme. Le barriere linguistiche
e culturali vanno superate puntando anche sulla collaborazione delle famiglie, dei figli
scolarizzati in Italia. Il rapporto di fiducia con i giovani della prima generazione dell’Italia
multietnica è molto importante.
Il quartiere va rivalutato incentivando l’apertura di esercizi commerciali, l’uso dei locali
vuoti, promuovendo attività culturali.

La demagogia non serve. Crea solo danni.
Più di qualsiasi altra cosa, le famiglie, immigrate o non, desiderano un futuro sereno
per i propri figli, come tutti.
E’ la nostra città! Ne vogliamo perdere un pezzo?

Spaventano le parole che sentiamo circolare, anche da soggetti pubblici. Dove portano? Ad una battaglia razziale?
Un quartiere militarizzato è un quartiere perso per tutti.
Ferrara è una città aperta e sicura, e deve rimanere tale per le prossime generazioni.

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