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Parlare di Next Generation Eu significa cercare di capire:
– sostanzialmente cosa succede nel mondo e in Europa
– incidentalmente il perché di Draghi, del voto bulgaro al suo governo, dell’appiattimento ad un pensiero unico di partiti che solo ieri si odiavano
– cosa possa aspettarsi il popolo italiano
È un approccio schematico che prende in considerazione un punto di inizio che, anche se non rappresenta il Big Bang, quantomeno ci evita di parlare solo di effetti senza passare dalle cause.
I punti da considerare ai fini del ragionamento sul Ngeu sono almeno tre:
– Quanti sono i trasferimenti reali destinati all’Italia
– Quali le condizionalità politiche
– A cosa è destinato realmente il “piano di salvataggio”
I trasferimenti previsti li vediamo dall’infografica di seguito, di questi una parte sono credito/prestito e una parte sono trasferimenti a fondo perduto.

Se consideriamo che il bilancio Ue è settennale e andiamo a vedere i conti del bilancio 2012- 2018 risulta che l’Italia ha versato 112,85 miliardi e ne ha ricevuto 76,49, di conseguenza ha contribuito al netto al bilancio europeo per 5,2 miliardi all’anno trasferendo all’Europa in sette anni 36,36 miliardi. Nel 2019, proseguendo, l’Italia ha versato 16 miliardi e 799,2 milioni e ha ricevuto 11 miliardi e 386,2 milioni con un saldo negativo che mantiene e conferma l’andamento medio del bilancio settennale precedente.
Per il bilancio 2021-2027 l’Italia dovrebbe versare, calcolando la perdita di Pil conseguente alla pandemia, tra i 13 e i 15 miliardi all’anno per un totale di circa 100 miliardi. Poiché ne dovrebbe ricevere 81 miliardi, il saldo negativo sarà di una 20ina di miliardi cioè un trasferimento di poco meno di 3 miliardi all’anno.
Cosa succede alla parte prestiti, ovvero 127 miliardi? Per calcolare il vantaggio bisognerebbe comparare il tasso di interesse praticato ai Titoli che emetterà la Commissione europea a quelli che sta emettendo l’Italia e che sono prossimi allo zero. Si tenga presente che nell’ultima asta del 16 febbraio i Btp a 10 anni sono stati collocati all’interesse lordo dello 0,604%.
Secondo le stime di Cottarelli, avvalorate all’epoca da Gualtieri, dall’operazione Ngeu (parte prestiti) si avrebbe un risparmio di 25 miliardi. Risparmio comunque tutto da dimostrare poi nella pratica e che non tiene conto del fatto che i Titoli emessi vengono oramai quasi tutti assorbiti dalla Bce e che quindi gli interessi che paghiamo sui Btp vengono poi rigirati all’Italia. Una volta si chiamava “partita di giro” ed era solo contabilità mentre oggi è vita quotidiana.
Compreso che il Ngeu non porterà ricchezza infinita e non ci risolleverà da tutti i mali, passiamo al secondo punto, le condizionalità.
In un momento in cui è necessario spendere e fare debito per assicurare la ripresa, come persino Draghi ha ammesso in varie occasioni durante il 2020, la Commissione continua ad essere ancorata ai principi dell’austerity dettata in particolare dai paesi frugali come l’Austria, l’Olanda e la Finlandia per cui già dal 2024 ci potrebbero essere i primi controlli sul livello delle spese (deficit e debito) che potrebbero anche portare all’interruzione dei programmi di finanziamento. Considerando che è stato previsto per cosa questi finanziamenti si possano spendere, che l’erogazione deve essere approvata dalla commissione e che poi bisognerà rendicontare ogni euro, viene da se che le condizionalità non solo ci sono ma potrebbero rappresentare un peso burocratico enorme. Al punto da limitare sia l’efficacia nell’immediato che la resa nel tempo.
Quelle che precedono però sono per lo più esempi di condizionalità economiche. Un esempio di condizionalità politica potrebbe essere rappresentata … dal governo Draghi che grazie ad una manovra a dir poco inimmaginabile solo poco tempo fa, ad opera di uno sparuto gruppo parlamentare, diventa il gestore del Recovery italiano. Nientemeno una troika anticipata con regia del Pdr e plauso dell’intero emiciclo romano che, se non fosse per l’astensione di Fratelli d’Italia e qualche fuoriuscito, sembrerebbe di essere un po’ più a Est qualche decennio fa.
Detto questo rimane il punto centrale, a cosa serve realmente questo piano e forse, a voler essere diretti, a chi serve veramente.
La Germania ci tiene così tanto che l’Italia si “salvi” da mettere il suo stellare rating a disposizione dei Titoli che la Commissione europea metterà sul mercato nonostante sia stata parte integrante se non fondante dei paesi frugali. Archiviando le contestazioni a Draghi da parte della sua Banca Centrale e dei cosiddetti “falchi” ai tempi del “whatever it takes” (perché la Germania dovrebbe addossarsi le responsabilità del debito italiano & company?), si passa alle benedizioni di oggi e, insieme al francese Macron e all’amico Biden, promuove l’intervento del Ngeu e l’arrivo del salvatore.
Soldi dunque a disposizione dei paesi in difficoltà, Italia in prima linea come maggior beneficiario, mentre loro regalano senza, in sostanza, prendere nulla o quasi. Del resto con il surplus commerciale accumulato la Germania potrebbe tranquillamente fare da sola, quindi pura generosità e sogno europeo.
Ma la debolezza dell’Italia è una questione da analizzare in senso un po’ più ampio. L’Italia è un paese debole dal punto di vista politico ed esprime tutta la sua debolezza nella sua politica estera dato che si muove sempre “a corredo” di necessità altrui, in particolare per tutto ciò che interessa ad americani ed inglesi. Negli ultimi anni la strana corrispondenza tra interessi altrui e la nostra è diventata esplicita anche nei confronti dei francesi con il caso Libia (erano i tempi di Berlusconi – La Russa – Sarkosy) o quello del Mali nel 2012 – 2013. Con il caso, invece, dei turchi lasciati liberi di spadroneggiare nel Mediterraneo e in Libia grazie alla gestione Conte – Di Maio risulta del tutto evidente la nostra debolezza e inconsistenza geopolitica.
Del resto l’Italia, pur avendo inutilmente capacità belliche superiori alla Turchia, non ha altrettanto unità d’intenti e chiarezza di obiettivi, quindi qualsiasi azione di contrasto messo in atto da parte di navi militari italiane sarebbe contestata in primis proprio dalla politica, poi dall’informazione ed infine dalla magistratura, un film già visto.
Dunque un paese debole e instabile internamente a cui si aggiunge poca visione e coerenza estera (Cina si, Cina no) ma indubbiamente ricco, terzo Pil europeo e primo nella ricchezza privata. Un problema serio per i suoi partner e competitor. Abbiamo l’obbligo di rimanere nel campo occidentale per mantenere gli assetti strategici americani e occidentali e dobbiamo rimanere ancorati al sistema euro per non scompensare l’unità europea che si basa sempre più chiaramente sull’egemonia tedesca e la grandeur francese che a tratti riaffiora.
L’Europa ha bisogno in ogni caso che l’Italia continui ad assicurare il necessario interscambio commerciale, un suo crollo scompenserebbe un intero sistema e non certamente solo il nostro Paese.
Come si potrebbe spiegare quello che abbiamo visto succedere in queste settimane, gli eventi che hanno portato all’insediamento di Draghi se non mettendo tutto in riga, analizzando fatti e circostanze che includono l’assetto politico mondiale, gli aspetti macroeconomici, i deficit e surplus delle bilance commerciali di paesi come gli Usa e la Germania. Cos’è l’Italia per paesi così forti e determinati, che hanno piani industriali, commerciali e di interessi internazionali da difendere?
Non possiamo essere noi il pericolo, non lo vogliamo noi e non lo vuole la Germania e la Francia, gli Usa e la Gran Bretagna. Abbiamo un ruolo nello scacchiere altrui, di cui non è sensato pensare di essere parte decisoria, bisogna rispettare e continuare ad essere dei buoni gregari. Dobbiamo anche accettare di essere salvati e che venga deciso come.
L’Italia è una grande risorsa, buona fino a quando fa la sua parte e non crea problemi e quindi da tenere sotto controllo perché si dimostra spesso scheggia impazzita, imprevedibile, preda a volte di impulsi populisti. Ci hanno tenuto sotto controllo benissimo gli americani quando ci hanno impedito di affacciarci troppo ad Est dopo la seconda guerra mondiale, gli inglesi e i francesi hanno tessuto i fili durante gli “anni di piombo” e lo fanno ora i tedeschi per impedirci di rovinare i loro interessi economici, nuova formula di controllo degli stati.
Cos’è il Ngeu? Tante cose o forse una sola veramente centrale, qualcosa che fa a pagamento quello che una banca centrale potrebbe fare gratis, uno strumento di ingegneria sociale per il controllo degli stati europei che serve a tutti tranne, forse, a quelli che avrebbero bisogno di sostegno finanziario.

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Claudio Pisapia

Dipendente del Ministero Difesa e appassionato di macroeconomia e geopolitica, ha scritto due libri: “Pensieri Sparsi. L’economia dell’essere umano” e “L’altra faccia della moneta. Il debito che non fa paura”. Storico collaboratore del Gruppo Economia di Ferrara (www.gecofe.it) con il quale ha contribuito ad organizzare numerosi incontri con i cittadini sotto forma di conversazioni civili, spettacoli e mostre, si impegna nello studio e nella divulgazione di un’informazione libera dai vincoli del pregiudizio. Cura il blog personale www.claudiopisapia.info


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