Quello che mi appresto a raccontare è una delle cose che più mi piacciono: la quiete prima della tempesta. Forse in realtà anche questa dicitura è sbagliata. Per capire bene l’atmosfera respirata durante l‘inaugurazione dell'”Affitta camere da Elias” – imprenditore di origine tanzaniana che ha deciso di investire in un quartiere problematico – dovrebbe essere fatto un altro esempio ‘meteorologico’: venerdì pomeriggio siamo stati tutti nell’occhio di un ciclone. Secondo Wikipedia “l’occhio è una regione di quasi calma situata al centro di un ciclone tropicale. E’ circondato dall’eyewall, un anello di temporali torreggianti ove avvengono i fenomeni più forti”. Cercherò di spiegare il perché di questa affermazione.
Partiamo dalla preparazione della ‘tempesta’. La zona di Piazzale Castellina, come gran parte del quartiere Giardino, si sa essere una zona con molte problematiche legate alla microcriminalità: spaccio, prostituzione. Io stesso ho subìto un tentativo di scippo qualche anno fa a pochi passi da ‘Elias’. Tutto questo è sfruttato a fini politici soprattutto dalla Lega, la quale, grazie soprattutto alla presenza sul campo di Nicola Lodi e dei suoi collaboratori, ha fatto di questo quartiere quasi una roccaforte. Strano a dirsi, però, il Pd ha una sezione di partito proprio vicino allo stadio, in via Ortigara. Ma qui i democratici non hanno più vita facile. Un esempio di come vanno le cose e del grado si esasperazione della situazione in zona è stato lo ‘scontro’ avvenuto in occasione della presentazione di Ibo all’ex Banzi. In quell’occasione i rappresentanti del centrodestra non si sono fatti sfuggire l’opportunità per portare l’evento di una ong/onlus sul piano politico con la scusante della “difesa del territorio”. In quella circostanza però c’è stata subito una ‘quiete’ post trauma: Ibo rimane comunque un’associazione di stampo cattolico e in una città come Ferrara (forse) è meglio non far passare il messaggio di andare contro organizzazioni di tale genere.
Questa è l’escalation di eventi che ci porta, dunque, all’inaugurazione dell’esercizio di Elias. Mi soffermerò poco sul fatto in sé per due motivi: non solo ci sono interviste dello stesso Elias facilmente reperibili su altre testate, ma, soprattutto, il protagonista della giornata – purtroppo – non è stato sicuramente lui.
Questa volta tutti sapevano di doversi giocare bene le carte ed ecco un’apparente calma. Uno stop al conflitto che ha portato negli stessi metri quadri, al di fuori dei luoghi istituzionali, praticamente tutti i rappresentanti dei partiti ma, in particolare, gli esponenti delle due compagini che si contenderanno le amministrative dell’anno prossimo. Da una parte c’era Nicola Lodi, accompagnato da Alan Fabbri. Soprattutto il primo ha lanciato la carta, in questa occasione vincente, del “sono a casa mia”. E’ stato facile notare come l’atteggiamento di Lodi e compagni sia stato quello del far capire che lì la zona è di loro competenza, che i residenti sono loro amici, stanno dalla loro parte e si muovo agevolmente tra strette di mano e abbracci. Il classico atteggiamento di chi vuole non solo dimostrare di essere a proprio agio nel Gad, ma vuole sottolineare e ostentare un controllo territoriale e una conoscenza radicata del tessuto sociale. Fabbri aveva annunciato anche con un comunicato stampa la sua presenza in zona a fianco dell’imprenditore Elias: “Ci sarò per sostenerlo nella sua battaglia coraggiosa e per fargli sapere che non è solo. Vogliamo dare a questa città un futuro migliore. La Lega è dalla parte degli onesti, sempre”. Questo fa ben intendere che lì nessuno si è presentato da “normale cittadino“.
Altro discorso per i rappresentanti del Pd. La difficoltà era palpabile. Da Chiara Sapigni, oramai tristemente famosa per la sua massima sulla “percezione” dei problemi in Gad, che lì non si è sentita sicuramente a proprio agio, fino ad arrivare al sindaco Tiziano Tagliani, che molti accusano di essere stato assente per lungo tempo da questa zona, e che appena arrivato ha subito concesso delle interviste. Qualche maligno di questo fatto, come avrebbe detto De Andrè, ha sostenuto che la sua visita avesse come unico scopo proprio la visibilità. E i democratici hanno cercato in tutti i modi di prendersela in un luogo che, ripeto, non li vede tra i benvenuti.
L’inaugurazione di Elias, come si può capire, è scesa in secondo piano: tutti lì erano più intenti a carpire le parole di questo o quel politico, a strappare un’intervista, alla quale nessuno si è sottratto. Un occhio del ciclone appunto, una zona franca, dove venerdì tutti hanno potuto misurarsi con il Gad. Peccato, però, che di Gad ci fosse ben poco: pochi i residenti intervenuti, quasi assenti le ‘razze’ al di fuori di quella italiana, ed è strano visto che a poche decine di metri, in zona stadio, una delle etnie più discusse di questa zona vedeva la presenza di molte persone presso un bar.
Concludendo, quindi, le ‘torri della tempesta‘ si sono soltanto spostate per qualche ora, ore durante le quali tutti hanno recitato la parte del “Visto? Riusciamo a stare vicini”. Non credo, però, che molti abbiano creduto a questa farsa: l’occhio del ciclone passerà e tornerà la tempesta ad abbattersi, con le sue ‘torri’, i suoi ‘muri’ e, soprattutto, le sue parole, il tutto per preparare quella che sarà la probabile tempesta perfetta delle prossime amministrative.
Per ora, visto che qui vicino c’è lo stadio, possiamo dire che il risultato politico di questa ‘inaugurazione’ è chiaro: Lega 1 – Pd 0. Palla al ‘centro‘.
Sostieni periscopio!
Jonatas Di Sabato
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it