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Nell’esistenza quieta il bagliore della notte


Linda ha paura della notte e il giorno non le procura nessun entusiasmo. Una vita specchiata, un matrimonio solido e un lavoro invidiabile non fanno la felicità di questa donna poco più che trentenne, abituata alla tristezza, alla routine dei gesti sicuri, ormai insapore.
Per Linda, protagonista di “Adulterio” (Bompiani, 2014), l’ultimo romanzo di Paulo Coelho, non c’è un problema evidente né un fatto a cui dare la colpa di questo male di vivere così preciso nella sua fenomenologia, ma anche così vago nelle sue cause. “Allora, è così?”, è stato sufficiente per Linda chiederselo, un mattino di primavera, quando è pronta la colazione per la sua famiglia felice.
È tutto perfettamente stabile in questa vita prevedibile, in questo stile di aspettative corrisposte, nessun sussulto, nessun gemito.
Linda si avvita su se stessa, (“sono una donna divisa tra la paura che tutto cambi e il terrore che ogni cosa rimanga immutata sino alla fine dei miei giorni”), teme la depressione, si guarda vivere mettendosi dalla parte dello spettatore, impietosa verso la propria immagine di donna illusa di avere avuto sempre tutto sotto controllo all’ombra di una falsa sicurezza, accanto a un marito amorevole e comprensivo.
Un giorno, per lavoro, Linda incontra Jacob che diventerà il suo amante, occuperà le sue notti insonni e diventerà il motivo vero della menzogna. La trasgressione dell’adulterio la rende ebbra e incosciente, la vita ora scorre, nell’incertezza, verso un obiettivo tra singhiozzi ed entusiasmi. È amore? Chi può dirlo. Jacob è di sicuro uno strumento che ha catapultato Linda da un sonno lungo anni oltre la soglia del limite fino a quel momento concepito, “sì, è possibile che non lo ami davvero. Ma amo ciò che ha risvegliato in me”, passione, paura, odio per un’altra donna, piacere, spasmo. Linda affronta il proprio mistero vivendo una vita parallela e fruga dentro di sé alla ricerca di risposte.
Uno sciamano cubano la invita ad abbandonarsi alla notte, a lasciarsi inebriare dalla sensazione di infinito, “la notte è anche un cammino verso l’illuminazione. Proprio come un pozzo scuro sul fondo del quale c’è l’acqua che vince la sete”.
E allora solo sfiorando il buio e il pericolo e andando avanti in questa avventura, Linda può arrivare a vedere e a capire che non si trattava di grande amore, ma solo di passione carnale, “mi sono concessa un meritato regalo, dopo tanti anni di comportamenti integerrimi”. Non serve rinunciare a tutto per Jacob, non occorre svelare al marito l’abisso in cui stava per smarrirsi.
D’un tratto il fardello si fa più leggero, Linda può recuperare il rispetto verso se stessa grazie a quel marito che non la condanna scegliendola ancora una volta.
Per liberarsi di tutto e rinascere, compiranno insieme un volo in deltaplano, una catarsi individuale e di coppia, un tuffo in avanti e un salto nel vuoto dove i confini non si scorgono più.

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani