Nel paradiso dei calzini
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Da un po’ di tempo mi sveglio presto, fa ancora buio, pensando al paradiso. Ai paradisi impossibili, o a quelli immaginabili: quindi possibili.
Nella nostra testa il paradiso è il principio e la fine. Prima, quando ancora non c’eravamo, e abitavamo Eden, il giardino delle delizie. E dopo tutto, dopo il pianto dirotto di venire al mondo, dopo gli accidenti della vita, quando immaginiamo la pace di un qualche paradiso.
La religione c’entra relativamente. Non sposta nulla che ci crediamo o meno. Tutti veniamo da un paradiso terrestre – e ci nuotiamo in quel mare dentro una pancia di donna. E tutti sogniamo la quiete dopo il casino, un tranquillo oblio: un paradiso in terra o in cielo.
Resta da vedere cosa troveremo – cosa vorremmo trovare – dall’Altraparte.
Vinicio Capossela, non un cantautore qualsiasi, ha messo dentro a una canzone, Il paradiso dei calzini, tutto quanto nella vita si perde per strada, le cose che dimentichiamo, le persone che abbiamo amato e che non abbiamo più visto. Tutti i calzini – e i calzini siamo anche noi – quelli che rimangono orfani, mutilati, feriti. Miracolosamente, in quel paradiso, tutti ritroveranno il bandolo del gomitolo, il calzino spaiato, la parte mancante per tornare interi. Canta Vinicio Capossela:
Dove vanno a finire i calzini
Quando perdono i loro vicini?
Quelli a righe mischiati con quelli a pois
Dove vanno nessuno lo sa
Dove va chi rimane smarrito?
In un’alba d’albergo scordato
Chi è restato impigliato in un letto
Chi ha trovato richiuso il cassetto
Chi non ha mai trovato il compagno
Fabbricato soltanto nel sogno
Chi si è lasciato cadere sul fondo
Chi non ha mai trovato il ritorno
Nel paradiso dei calzini
Si ritrovano tutti vicini
Nel paradiso dei calzini
Non so se anche voi, almeno qualche volta, abbiate gridato (al vento): “Fermate il treno, voglio scendere”. Voglio fermare questo momento. O almeno voglio ricordarmelo. Magari me lo scrivo, faccio una foto. Beh, non funziona. E se è svanito nel blu, uscito senza nemmeno salutare da una fessura della memoria, è davvero perduto per sempre?
Il Paradiso dei calzini, sarà solo un’ipotesi, mi sembra una risposta perfetta.
Il paradiso dei calzini (Vinicio Capossela, 2008)

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Francesco Monini
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani