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Da: Ufficio Stampa Lega Emilia-Romagna

“Quello delle infiltrazioni mafiose nel territorio emiliano-romagnolo è un fenomeno allarmante e sintomatico di come sia stato sottovalutato da chi ha avuto il potere e ha governato le amministrazioni emiliano-romagnole”.

Così il capogruppo regionale della Lega E-R, Matteo Rancan, e i consiglieri Gabriele Delmonte e Maura Catellanialla notizia del sequestro di oltre 40 immobili tra terreni e fabbricati, numerosi autoveicoli intestati a persone fisiche e giuridiche, consistenti disponibilità finanziarie, quote societarie e compendi aziendali, imprese estere e conti bancari ubicati in Bulgaria e Romania. Un patrimonio da 13 milioni che la Direzione investigativa antimafia di Firenze, in raccordo con quella di Bologna, ha sequestrato oggi a imprenditori originari della provincia di Crotone e residenti nel reggiano, tre dei quali condannati e detenuti come esponenti di spicco della ‘ndrangheta in Emilia.

“Si consideri solo – pungono i leghisti – che a lanciare l’allarme mafie fu ben 12 anni fa Nicola Gratteri, oggi procuratore capo di Catanzaro. Fu lui, per la prima volta a Reggio Emilia, a parlare delle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna, poi confermate dalle oltre 100 condanne del processo Aemilia e dallo scioglimento per “condizionamenti mafiosi” del Comune di Brescello. Ebbene, mentre Gratteri denunciava la cosa, gran parte degli amministratori di sinistra faceva spallucce delle sue parole, continuando a recitare il mantra: “Noi abbiamo gli anticorpi”.

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