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Da Accademia-Gal Carbone

SABATO 13 Maggio 2017 alle ore 18.00 inaugura alla Galleria del Carbone la mostra personale “Ritmi di una cosmogonia individuale” di Maurizio Osti, artista visuale di Sasso Marconi, ex docente di Grafica presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nella rassegna ferrarese Osti presenta un nucleo di opere dette Miniature, frutto di una triplice lotta tra indice, icona e simbolo ed i Lybris, totem realizzati destrutturando libri, fumetti o riviste di vario genere. “Il processo di realizzazione dell’opera vede la ripetizione di un gesto semplice farsi rituale di conversione del prosaico nel magico e del multiplo nell’unico.” come scrive Pasquale Fameli nella presentazione in catalogo.
L’iniziativa culturale gode del Patrocinio del Comune di Ferrara, e rimarrà in parete fino al 28 Maggio con i seguenti orari: dal mercoledì al venerdì 17.00-20.00; sabato e festivi 11.00-12.30 17.00-20.00.
Maurizio Osti

artista per vocazione, grafico per necessità è nato a Sasso Marconi, (Bologna) nel 1944. Si è diplomato al corso di disegno industriale presso l’Istituto Tecnico Industriale Aldini Valeriani già scuola di Arti e mestieri di Bologna, nel 1964. Opera all’interno delle arti visive rivestendo diversi ruoli: è artista, ex docente di Grafica presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. La sua formazione avviene nel vasto territorio della Poesia Visuale, della Nuova Scrittura, dell’Arte Concettuale e della Minimal Art. Negli anni ’70 la sua ricerca si muove lungo la linea analitico-concettuale. Nel suo lavoro è centrale l’idea del doppio che si sviluppa in articolate antinomie nelle quali spesso si alternano le categorie di ordine/disordine, apollineo/dionisiaco. Sono autentici ‘teoremi visivi’, basati su opposizioni dialettiche.
Verso la metà degli anni ‘80 e per circa un decennio, la sua ricerca sempre rivolta a cogliere strutture archetipiche, si arricchisce di una investigazione del sentire mitico espressione di una tensione metafisica che necessariamente ripropone il tema della tradizione come forma di conoscenza magico-poetica che non rifiuti l’idea della pittura e del disegno ma piuttosto li sappia far lievitare come ‘enigma perturbante’. Nel ‘94 conierà il termine ‘Icone d’Occidente’ attraverso l’invenzione del disegno a grafite e silicone espressione dell’Uno come principio unificante nella perenne oscillazione tra invenzione ed evocazione. Con Caosmo, alcuni anni dopo, Osti, realizzando opere dalla struttura duale, espressione simbolica della cultura secolarizzata dell’occidente, riprende e riallaccia il rapporto coi linguaggi tecnologici.
Da sempre Osti opera sia come artista visivo attraverso mostre nazionali e internazionali che nel campo della grafica editoriale, rivolgendo i suoi interessi prevalentemente al campo dell’illustrazione e del graphic design. Ha realizzato una numerosa serie di opere di grafica editoriale, manifesti, copertine, grafica di pubblica utilità, ex libris, monogrammi, marchi, caratteri tipografici, siti internet.

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