Miseria e nobiltà: dati sulla ricchezza globale e considerazioni sulla povertà
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Il Billionaire Census 2018 ci aggiorna sullo stato di salute dei miliardari nel mondo. Ebbene nel 2017 c’è stato un aumento del 14,9% in numero e del 24% in volume rispetto all’anno precedente.
Dunque 2.754 miliardari che possiedono una ricchezza di 9.205 miliardi di dollari, circa 4 volte il Pil italiano, che però dovremmo dividere per 60 milioni di persone.
Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, risulta la persona più ricca del mondo. La sua fortuna è aumentata di 34,2 miliardi di dollari nell’ultimo anno per arrivare ad un patrimonio netto di 133 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti hanno il numero maggiore di miliardari, con 680 persone, con un aumento del 10% rispetto al 2016. Tuttavia, il numero dei super ricchi in Cina sta crescendo rapidamente e, con un aumento del 36%, conta ben 338 miliardari. Germania, India, Svizzera, Russia e Hong Kong hanno tutti più miliardari del Regno Unito, che l’anno scorso ha perso quattro miliardari e si è portata a 90 fortunatissimi.
Aumentano nella super classifica le presenze femminili. La popolazione femminile miliardaria è, infatti, aumentata del 18%, raggiungendo quota 321, rispetto a un incremento del 14% del numero di maschi. Tuttavia, le donne rappresentano solo l’11,7% del totale.
E l’Italia? L’Italia si piazza bene anche nella classifica della ricchezza privata finanziaria per Stati, dove risulta al decimo posto anche se con una perdita del 19% rispetto al 2000.
Ecco la classifica dei più ricchi nostrani.
Ovviamente se considerassimo anche il valore degli immobili la ricchezza privata italiana sarebbe molto più alta, oltre gli 8.500 miliardi di euro (fonte: Banca d’Italia). In ogni caso la somma della ricchezza così configurata di questi dieci paesi rappresenta il 73,5% della ricchezza mondiale, in altre parole il resto del mondo (circa 180 paesi) deve dividersi il rimanente 26,5%.
Ma qual è la ricchezza finanziaria mondiale? Il Rapporto Global Wealth 2018 ci toglie qualche curiosità.
Ebbene, 201,9 trilioni (201.900 miliardi) di dollari in costante crescita, compresa la quota europea, come si vede dall’infografica sopra.
Di solito siamo abituati a vederci dividere il debito pubblico procapite per rimarcare le nostre colpe e propagandare l’austerità. Se invece facessimo la stessa operazione con la ricchezza?
Scopriremmo che ogni essere umano possiede 40.000 dollari, ma se la divisione la facessimo per aeree geografiche, noi italiani avremmo addirittura 142.000 dollari a testa mentre un africano dovrebbe accontentarsi di 3.000 dollari. Sempre ricordando che stiamo parlando di ricchezza finanziaria, esclusi quindi immobili privati e vari asset statali, non si può non constatare che questa, pur sottostimata, supera l’entità del debito globale (leggi l’articolo di Ferraraitalia).
Ci si spaventa del debito ma i numeri dicono cose oltre la paura. Per esempio che il debito accompagna la crescita e che nel mondo c’è molta più ricchezza di quanta ne serva per ripagarlo, almeno ragionando in termini di statistiche e di medie. Siamo comunque inondati di ricchezza, abbiamo miliardari, ma anche tanti milionari; noi italiani viviamo in un Paese con una ricchezza privata globale che rasenta i 9.000 miliardi di euro, uno Stato che possiede beni artistici e culturali mobili e immobili per un valore di 219,3 miliardi di euro (fonte: ilsole24ore), circa 500 miliardi di immobili, terreni e armamenti (fonte: La Repubblica) e poi partecipazioni varie per un valore di circa 45 miliardi, e tanto altro che normalmente non viene calcolato nei bilanci: strade, ponti e tubi fognari sono beni per un Paese, così come il denaro che i governi hanno in banca, i loro investimenti finanziari, i pagamenti a loro dovuti da privati e imprese. Anche le riserve di risorse naturali nel sottosuolo fanno parte del patrimonio, cosa particolarmente importante per paesi ricchi di risorse naturali come la Nigeria e la Norvegia. Ma i beni includono anche le imprese statali come le banche pubbliche e, in molti paesi, i servizi pubblici come le aziende elettriche e idriche. Lo dice il Fondo Monetario Internazionale nel suo ‘Government Debt Is Not the Whole Story: Look at the Assets’.
Per il Fondo Monetario Internazionale il debito è solo una parte della storia, mentre le imprese pubbliche sarebbero da considerare ricchezza, peccato che in Italia sia partita dagli anni Novanta la gara alla privatizzazione di qualsiasi cosa si ‘muova’.
Tenuto conto di tutto questo, quando parliamo di austerità, sacrifici, scuole che crollano e ospedali che chiudono di cosa esattamente stiamo parlando? Di economia o di politica?
Chiudo con due considerazioni. La prima affidata a un estratto dell’ultimo rapporto Istat, ‘Condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie‘ del 6 dicembre 2018 che chiude degnamente il discorso sul 2017.
Un decimo della popolazione è in condizioni di grave deprivazione materiale
Nel 2017, il 20,3% (valore pressoché stabile rispetto al 20,6% del 2016) delle persone residenti in Italia risulta a rischio di povertà, cioè fa parte di famiglie il cui reddito disponibile equivalente nel 2016 (anno di riferimento dei redditi) è inferiore alla soglia di rischio di povertà, pari a 9.925 euro (il 60% della mediana della distribuzione individuale del reddito disponibile equivalente); il 10,1% si trova poi in condizioni di grave deprivazione materiale (in forte diminuzione rispetto al 12,1% dell’anno precedente), mostra cioè almeno quattro dei nove segnali di deprivazione previsti; l’11,8% (12,8% nel 2016) vive in famiglie a bassa intensità di lavoro, ossia in famiglie con componenti tra i 18 e i 59 anni che nel 2016 hanno lavorato meno di un quinto del tempo.
La seconda considerazione riprende una frase di Winnie Byanyima, direttore esecutivo Oxfam, che qualche tempo fa ha detto: “Sono qui per dire ai grandi affaristi e ai politici che questo non è naturale, che sono le loro azioni e le loro politiche aver causato tutto ciò, e possono ancora invertirlo: siamo stanchi di sentir dire loro che sono preoccupati per la diseguaglianza e non fare nulla al riguardo, ora vogliamo i fatti”.
Questa frase che seguiva uno dei tanti rapporti Oxfam che evidenziava come l’82% della ricchezza generata nel 2017 nel mondo era andata all’1% più ricco della popolazione, mentre un buon 3,7 miliardi di persone non se ne erano nemmeno accorti.
Nota metodologica: per i dati sulla ricchezza mondiale si è tenuto conto dei risultati del Global Wealth 2018 del Boston Consulting Group (BCG) relativo ai dati sul 2017. Il Global Wealth 2018 del Credit Suisse rileva dati sulla ricchezza globale notevolmente più elevati e per l’anno 2018 la porta a 317 trilioni di dollari.
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Claudio Pisapia
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