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(Pubblicato il 14 agosto 2015)

In Agosto, per circa 10 giorni, un’estesa torbiera di Ostellato nel Mezzano è stata interessata da un incendio. Le esalazioni moleste e sgradevoli si sono propagate fino alla costa comacchiese creando focose proteste da parte dei turisti. Per spegnere l’incendio attraverso la realizzazione di canali, si è allagata un’area estesa circa 25–30 ettari, utilizzando circa 500.000 metri cubi di acqua prelevati dal Canale Circondariale e dal reticolo irriguo.

Le torbiere si sviluppano dove accumuli di vegetazione decadono lentamente in presenza di acqua. Il carbone risultante è composto da radici vegetali a vari stadi di decomposizione. La caratteristica delle torbiere, il cui spessore può essere oltre i 15 metri, è il loro alto contenuto in materia organica (oltre al 65%). Nel loro stato di quiescenza le torbiere hanno importanti ruoli ecologici: regolare le acque di superfici e di falda, ospitare fauna e flora endemiche. Con proprietà simili a quelle di una spugna, le torbiere assorbono l’acqua in eccesso, che viene successivamente restituita lentamente e continuamente nel terreno. Questo rende il flusso dell’acqua più regolare e sostenibile e, quindi, previene allagamenti ed attenua la siccità. I depositi di torba nelle regioni temperate rappresentano un significativo bacino di accumulo carbonio della Terra. Esse coprono solamente il 3% della superficie terrestre, ma contengono il 20–35% di tutto il carbonio terrestre. Le torbiere tropicali, come quelle nell’Asia sud-occidentale, hanno in particolare un’alta capacità di accumulo di carbonio (3–6 volte di più delle torbiere dei climi temperati). Le torbiere hanno un’alta biodiversità, specialmente le torbiere palustri.

Perché le torbiere sono normalmente ignifughe?

Le torbiere sature d’acqua non bruciano naturalmente, con l’eccezione degli anni particolarmente siccitosi. Nella tragica circostanza delle torbiere palustri in Vietnam ricoperte con spray di defolianti e bruciate dal napalm durante la guerra, gli incendi risultanti vennero controllati dalle proprietà umide naturali delle torbiere. Spesso le torbiere vengono scavate e drenate attraverso canali, fornendo accessi disboscati, in modo da creare nuove aree adibite all’agricoltura. Questa pratica abbassa i livelli dell’acqua dell’acquifero. Allo stesso modo l’irrigazione delle aree coltivate limitrofe può causare l’abbassamento della superfice della falda nella torbiera. Quando la torba si essica eccessivamente le sue naturali proprietà di spugna vengono perse e così la sua capacità di regolatore naturale della quantità d’acqua. L’essicamento innaturale delle torbiere è maggiormente suscettibile alla siccità. Di conseguenza si innescano più facilmente incendi, accidentali o deliberati, con un danno proporzionale all’attività umana connessa. A seguito di periodi di siccità prolungata o in cui la struttura del deposito torboso e l’umidità sono stati alterati da drenaggio e/o disboscamento, incendi gravi nella parte superficiale delle torbiere possono portare all’accensione dei depositi di torba seppelliti creando ampie combustioni senza fiamma.

Torbiere ed incendi

Gli incendi delle torbiere sono caratterizzati dalla lenta combustione a bassa temperatura (picco ~ 600°C), senza fiamma della materia organica. Questo è il tipo più persistente di combustione. Gli incendi senza fiamma delle torbiere sono stati riconosciuti come i più grandi incendi sulla Terra in termini di consumo di carburante e possono bruciare fino a 100 volte più combustibile per unità di superficie dei fuochi ardenti. Essi sono la maggiore sorgente di fumi e caligini dalle foreste e dai campi incendiati in Indonesia. Questi incendi distruggono alcuni dei maggiori accumuli di carbonio della Terra e producono grandi quantità di carbonio libero nell’aria. Lo spegnimento degli incendi nelle torbiere è problematico, costoso e può danneggiare l’ecosistema. La torbiera brucia sia nei suoi livelli superiori che inferiori rendendo complicata l’estinzione dell’incendio. Questi incendi accelerano la distruzione di ambienti unici, il loro servizio ecologico (regolazione idraulica e prevenzione alle inondazioni) ed alterano la biodiversità.

Prevenzione degli incendi?

La miglior soluzione per prevenire gli incendi è mantenere le torbiere al loro stato naturale, con particolare attenzione alla gestione idraulica della zona, appropriato uso dei terreni limitrofi e sostenibilità ecologica. Questo significa prevenire il drenaggio e la conversione agricola delle torbiere. Quando le torbiere si asciugano eccessivamente esse perdono permanentemente le loro proprietà naturali di spugna che non potranno venire mai più ripristinate. Alcuni paesi, avendo compreso le complicazioni e gli alti costi associati agli incendi delle torbiere, hanno regolamentato rigorosamente le pratiche irrigue e proibito qualsiasi fuoco sui suoli torbosi limitrofi. L’incendio della torbiera del Mezzano potrebbe essersi innescano in modo naturale, ma non sono esclusi il dolo e la colpa. Se durante l’ultimo mese particolarmente caldo l’irrigazione delle aree limitrofe ha abbassamento eccessivamente la falda all’interno della torbiera, possono essersi innescati incendi nei livelli profondi di torba. L’irrigazione delle aree coltivate dovrebbe seguire una pianificazione idrogeologica mirata alla salvaguardia del bilancio idrico dell’area.

Inutile polemica sulla gestione politica dell’incendio

La polemica nata dalla presenza-assenza delle autorità politiche sul luogo dell’incendio è inutile alla risoluzione del problema. Era necessaria solamente la presenza dei tecnici preparati all’emergenza. Le autorità invece dovrebbero attivarsi ora per salvaguardare le nostre torbiere fossili, ambienti unici e insostituibili, gestendo gli spigoli legislativi regolatori dell’ambiente. La prevenzione degli incendi delle torbiere è più economica che lo spegnimento degli incendi e la riduzione dei danni.

Le esalazioni moleste e sgradevoli di una torbiera in fiamme sono il campanello d’allarme della Natura in pericolo: non sempre gentile e profumato. Purtroppo ci troviamo ancora una volta di fronte ad una scelta difficile: mantenere l’unicità ecologica dell’ambiente del delta e del paleo-delta del Po o godere di nuovi pomodori, mais e pesche profumate?

Bibliografia

Peat-Portal Website http://www.peat-portal.netHadden, R., Rein G., Belcher C., 2013. Study of the competing chemical reactions in the initiation and spread of smouldering combustion in peat. Proc. Combustion Inst., 34, pp. 2547–2553; Jenkins, G., Murphy, J., Sexton, D., Lowe, J., Jones, P., Kilsby, C., 2010. UK Climate Projections: Briefing report. Met Office Hadley Centre, Exeter, UK <http://ukclimateprojections.defra.gov.uk/22549> Rein, G., 2013. Smouldering fires and natural fuels. In C. Belcher (Ed.), Fire Phenomena in the Earth System – An Interdisciplinary Approach to Fire Science, Wiley and Sons, London, pp. 15–34; Turetsky, M.R., Kane, E.S., Harden, J.W., Ottmar, R.D., Manies, K.L., Hoy, E., Kasischke, E.S., 2011. Recent acceleration of biomass burning and carbon losses in Alaskan forests and peatlands. Nat. Geosci., 4, pp. 27–31.

 

 

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Davide Bassi

È Professore di Paleontologia e Paleoecologia presso il Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Ferrara. Amando l’Arte si occupa di paleoecologia e sistematica delle comunità bentoniche fossili del Giurassico e del Cenozoico. La ricerca scientifica universitaria e l’Arte lo hanno indirizzato verso il Giappone dove è stato visiting professor presso il Tohoku University Museum (Institute of Geology and Paleontology, Graduate School of Science) e l’Università di Nagoya.


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