Lo scopo di questo articolo è che ci sia una reale informazione sulla qualità dei cibi e sulla consapevolezza di ciò che mangiamo, poi ognuno è libero di vivere la propria vita.
Comincio con un breve racconto: l’ingegnere francese André Simoneton, gravemente ammalato e senza speranza di guarigione, riacquistò la salute con il vegetarismo. Era un esperto in elettromagnetismo, e negli anni ’30 e ’40 collaborò allo studio della vibrazione degli alimenti utilizzando i lavori di altri importanti ricercatori. Ogni alimento, come ogni essere vivente, oltre ad avere un potere calorico (chimico-energetico) ha anche un potere elettromagnetico (vibrazionale). Servendosi di apparecchiature scientifiche, misurò la quantità di onde elettromagnetiche degli alimenti, classificandoli in base a queste (A. Simoneton, “Radiations des aliments”).
La composizione degli alimenti
LE CELLULE
Le cellule sono l’elemento fondamentale di cui sono composti tutti i tessuti di un organismo, sia esso umano, animale o vegetale. E’ una singola unità di materiale vivente capace di autoriprodursi. Una cellula assomiglia ad un uovo e si compone di: nucleo, la parte centrale adibita alla riproduzione e all’accrescimento della cellula; citoplasma, elemento che consente alla cellula di contattare ed interagire con l’ambiente esterno, è infatti in grado di irritarsi, contrarsi, assorbire, espellere e respirare. Nel citoplasma si trovano corpuscoli di varia forma e volume che fanno parte del sistema vivente della cellula (mitocondri, ecc.).
ACIDO/BASICO – IL COMPROMESSO VITALE
Tutte le reazioni che definiscono le condizioni essenziali di un ambiente in cui la vita sia possibile, si svolgono nell’ambito di determinati valori, tra questi il più importante è il rapporto acido/basico. All’interno del nostro organismo questo rapporto dovrebbe sempre rimanere costante, si possono però creare delle condizioni troppo acide (per eccesso di potassio) oppure troppo basiche (per eccesso di sodio).
Per misurare il rapporto acido/basico viene utilizzato un termine di paragone chiamato pH. Nel campo medico, il pH viene utilizzato per misurare i liquidi organici ed in particolare il sangue, la saliva e l’urina. Questi liquidi vengono definiti:
– ACIDI, quando il pH è compreso tra 0 e 7,06;
– NEUTRI, quando il pH è uguale a 7,07;
– BASICI o ALCALINI, quando il pH è compreso tra 7,08 e 14,14.
CONOSCERE LE CALORIE, COSA SONO E COME SI MISURANO
La dietologia ufficiale insegna che quando un cibo viene ingerito, viene dapprima triturato nella bocca, poi scomposto nei suoi elementi fondamentali e quindi assorbito dall’organismo. A questo punto subisce, ad opera dell’ossigeno, un’ulteriore trasformazione chimica (ossidazione) che produce calore, come se l’organismo ‘bruciasse’ in tanti piccoli fuochi i prodotti ingeriti.
Il calore (energia termica o calorie), che un alimento è in grado di produrre, può essere misurato con una speciale apparecchiatura di laboratorio. Tale misura viene espressa in calorie (unità di energia termica). Una caloria corrisponde alla quantità di calore capace di far aumentare di 1° C la temperatura di 1 litro d’acqua.
Le calorie fornite dai principi nutritivi sono le seguenti:
1 grammo di proteine produce circa 4,5 calorie,
1 grammo di grassi produce circa 9 calorie,
1 grammo di carboidrati produce circa 3,75 calorie,
1 grammo di alcool etilico produce circa 7 calorie.
Ma il concetto di caloria è incompleto ed ingannevole. Sappiamo che la dieta ufficiale ci dice quante calorie vengono fornite da un certo alimento ma NON ci informa affatto di quante calorie il corpo deve consumare per poterlo digerire, assimilare e liberarsi dalle tossine derivate da tali processi. Pertanto il concetto di caloria è incompleto e molto ingannevole. Un pezzo di carne, ad esempio, che teoricamente fornisce circa 4,5 calorie al grammo, ne consuma probabilmente altrettante nelle tre ore necessarie per la sua digestione ed assimilazione. Questo spiega perché alcune diete si basano sulla carne per far dimagrire.
Il dr. G. Wilson (“A new slant to diet”), ha verificato che un alimento introdotto nel corpo umano, si trova in un ambiente assai diverso da quello in cui viene bruciato per valutarne le calorie. Questa verifica è stato fatta misurando il flusso di energia nervosa nel corpo, prima e dopo pasti composti di vari tipi di alimenti.
Si è così riscontrato che certi alimenti costringono il corpo ad un grande dispendio di energia per poterli utilizzare. Questa manifestazione energetica ha portato a credere che gli alimenti in oggetto accrescano l’energia corporea, mentre è vero il contrario: terminati i processi digestivi ed assimilativi, il corpo si ritrova con le riserve energetiche diminuite.
Il rapporto tra alimentazione e tumori
E’ un diffuso luogo comune: mangiare più frutta e verdura fa bene alla salute. Ora, una vasta ricerca rivela che non solo ciò è vero, ma che chi fa una dieta vegetariana ha anche meno probabilità di ammalarsi di cancro rispetto a chi fa una dieta a base di carne. Non è la prima volta che un’affermazione di questo genere proviene dalla comunità scientifica internazionale: la novità, tuttavia, è che non c’era mai stato uno studio così ampio e prolungato nel tempo sulla questione. I risultati sono impressionanti: i vegetariani hanno il 45 per cento di probabilità in meno di ammalarsi di cancro del sangue e un 12 per cento in meno di ammalarsi di qualsiasi tipo di cancro, rispetto a coloro che fanno una dieta carnivora.
Pubblicato sul British Journal of Cancer e ripreso oggi con grande rilievo dalla stampa nazionale britannica, lo studio ha seguito lo stato di salute di 61 mila persone nel corso di 12 anni. “Ricerche precedenti avevano indicato che la carne può aumentare il rischio di cancro all’intestino, cosicché i nostri risultati sono apparsi plausibili da questo punto di vista”, dice al quotidiano Guardian di Londra la dottoressa Naomi Allen, ricercatrice del Cancer Research della Oxford University e co-autrice del rapporto. “Ma non sappiamo perché il cancro del sangue ha un’incidenza più bassa nei vegetariani”. La differenza, un 45 per cento di probabilità di ammalarsi in meno, è enorme, e riguarda sia la leucemia che altri tipi di cancro del sangue. Non solo, ma chi si nutre di verdura, frutta e pesce, evitando la carne, ha anche il 12 per cento di rischio in meno di ammalarsi di qualsiasi altro tipo di tumore, afferma la ricerca.
“Sono dati significativi”, osserva la dottoressa Allen, “anche se vanno presi con un po’ di cautela poiché si tratta del primo ampio studio di questo genere in materia. Abbiamo bisogno di farne altri e di saperne di più. Per esempio dobbiamo scoprire quale aspetto di una dieta a base di verdura, frutta e pesce protegge dal cancro. E dobbiamo stabilire quanto influisce positivamente una dieta vegetariana, così come quanto influisce negativamente una a base di carne”. Lo studio fa parte di un progetto internazionale a lungo termine chiamato “European prospective investigation into cancer and nutrition”, che andrà avanti, ad Oxford e in altri centri di ricerca sul cancro.
Altri studi hanno comunque già dimostrato che mangiare carne, o perlomeno mangiarne troppa, può essere nocivo. Non solo per la salute degli umani, tanto per cominciare, ma pure per quella del pianeta: l’anno scorso un rapporto della Commissione dell’Onu sul Cambiamento climatico ha esortato a rinunciare alla carne almeno una volta alla settimana poiché la produzione di carne, ovvero gli allevamenti di bovini, produce da sola un quinto delle emissioni di gas nocivi. Un rapporto della World cancer research fund, due anni or sono, ha raccomandato di non mangiare più di 300 grammi di carne alla settimana a causa del rapporto tra una dieta altamente carnivora e il cancro all’intestino. E nel 2005 uno studio finanziato dal Medical research council britannico e dalla International agency for research on cancer, ha riscontrato che mangiare due porzioni di carne al giorno, l’equivalente di un panino con la pancetta e di una bistecca, aumenta del 35 per cento il rischio di cancro all’intestino.
Il problema non si limita al consumo di carne per quanto riguarda il maltrattamento degli animali, ma comprende anche la produzione di latte e uova a livello industriale. Ad esempio, i metodi usati per far produrre più latte alle mucche o le condizioni in cui sono costrette a sopravvivere le galline ovaiole, considerate vere e proprie macchine da produzione e non esseri viventi, e di come venga tagliato il becco ai pulcini per evitare che crescendo si feriscano tra loro, visto gli stretti spazi in cui sono ammassati.
Certo, è sbagliato fare crociate contro chi non vuole passare ad essere vegetariano o vegano, non deve per questo essere condannato, si rischia di entrare nell’estremismo: ho letto commenti di vegani convinti che tanto sbandieravano l’amore per gli animali, scagliarsi con rabbia e odio verso chi non lo è. Le abitudine alimentari rientrano in un più vasto quadro culturale, e per questo motivo sono difficili da modificare.
Consigli per una sana alimentazione
Il passo migliore credo sia quello di orientarsi sempre di più verso l’acquisto di prodotti biologici, ottenuti con il rispetto verso l’ambiente e gli animali. E confermo anche che la cucina vegana è molto più varia della tradizionale, vengono utilizzati cereali, legumi ed altri prodotti di cui la maggior parte delle persone non conosce nemmeno l’esistenza (qui una lettura consigliata, A. Taum, G.P. Vanoli, “Guida alla salute naturale”).
Ogni alimento ha delle proprietà nutrizionali buone ma anche delle controindicazioni. Ogni alimento, mangiato in eccesso, causa problemi a non finire: dalle intolleranze, alle allergie, ai malori di stomaco, alle tossine. E questo vale per ogni alimento, verdura, frutta, carne, formaggi e così via.
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Nuccio Russo
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