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di Silvia De Santis

Nicchiano ancora le banche in Emilia Romagna: i prestiti alle piccole imprese nel primo scorcio del 2014 sono calati del 7,8%. Nonostante da più parti si levino voci che invitano gli istituti bancari a cambiare atteggiamento e ridare ossigeno all’economia, le condizioni del credito sono ancora restrittive e quest’ultimo stenta ad affermarsi come fattore di sviluppo per le Pmi.
La situazione piccole imprese non accenna a migliorare, visto che il mese di febbraio ha segnato in regione una contrazione del credito del 4,7% rispetto al mese precedente. A pagare lo scotto sono sopratutto le aziende con meno di 20 addetti, le più esposte anche al rischio fallimenti, visto che difficilmente possono contare su ricapitalizzazioni consistenti.
A lanciare l’allarme-credito è la Confartigianato Emilia Romagna, che ha analizzato l’andamento dei finanziamenti al sistema imprenditoriale italiano. Nella classifica generale, le piccole imprese emiliane si piazzano al quattordicesimo posto per diminuzione del credito erogato dagli istituti bancari, seguite da quelle umbre, marchigiane e siciliane.
“Come possiamo pensare di far crescere la nostra economia se non diamo alle aziende la linfa vitale del credito?” si chiede Marco Granelli, presidente di Confartigianato regionale, tanto più che alla crescente difficoltà di accesso ai finanziamenti, si sommano gli alti tassi d’interesse. I più onerosi, poi, sono quelli applicati sui prestiti fino a 250mila euro, che interessano, appunto, quei potenziale motore di ripresa che sono le piccole imprese. Con percentuali che arrivano fino al 4,74%, l’Italia è uno dei Paese europei con il costo del denaro più elevato. Peggio di lei solo la Spagna.
Maggiormente penalizzata dalla stretta creditizia è la piccola industria manifatturiera. Il 18,1% delle aziende con meno di 50 addetti ha infatti denunciato difficoltà, contro l’11,% delle medie imprese e il 12% delle grandi.

[© www.lastefani.it]

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Redazione di Periscopio



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