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Di recente, un politico ferrarese che rivendica le proprie radici fasciste (la coerenza non è sempre un valore) ha scritto di essere fermamente contrario all’intitolazione di un luogo cittadino alla memoria di Gino Strada, perché faceva parte di un famigerato servizio d’ordine studentesco che non disdegnava l’utilizzo di una chiave inglese come mezzo contundente da usare “…contro chiunque non fosse allineato con la loro farneticante ideologia marxista-leninista-maoista. Insomma, comunista”.
Per questa falsa accusa un ‘giornalista’, tal Moncalvo, è già stato condannato dalla magistratura per diffamazione, e ha dovuto risarcire Emergency con 150.000 euro. Incurante della datata calunnia, il politico locale aggiunge che Strada non ha mai “rinnegato quella sua violenza giovanile, mai chiesto scusa alle sue vittime, mai compiuto il più semplice atto riparatorio. Insomma, mai ha mostrato il minimo pentimento.”
Parrebbe (bontà sua) che abbia “rimediato a questa violenza facendo del bene”…, bene sul quale peraltro manifesta “qualche riserva”. In effetti “pare” che Gino Strada e la sua organizzazione in questi 30 anni abbiano, tra l’altro, operato decine di migliaia di bambini dilaniati e amputati dalle mine più bastarde, quelle a forma di pappagallo verde, tanto da sembrare un giocattolo. E non per “rimediare” a qualcosa, come insinua costui rinnovando la calunnia, ma per rispondere ad una chiamata della sua coscienza di medico chirurgo, chiamata cui ha dedicato la propria esistenza. E questo è un fatto, non un’opinione.
Non si chiedeva a questo politico altrettanta grandezza (difficile pretenderla da noi stessi, figuriamoci da lui). Non avrebbe nemmeno senso (essendo la risposta scontata) chiedergli perché, invece, riterrebbe indubbiamente meritoria un’intitolazione odonomastica al gerarca fascista Italo Balbo, e senza bisogno che costui rinnegasse nulla, anzi a celebrazione delle sue gesta di famigerato picchiatore.
E anche questo è un fatto, non un’opinione.

Potevamo però almeno sperare che tacesse. Ma non ha taciuto. Allora nemmeno noi. Visto che non è più uno sbarbatello fascista ma un uomo attempato, è tempo che si interroghi sull’ipotesi che il giovanile fanatismo, dal quale evidentemente non è guarito, gli stia restituendo una rappresentazione rovesciata dei fatti della vita, e del loro valore. Un quadro che non ha nulla di politico, ma qualcosa di patologico.

 

“Le statistiche sulla sanità dicono che un americano su quattro soffre di qualche forma di malattia mentale. Pensa ai tuoi tre migliori amici. Se stanno bene, vuol dire che sei tu”.

Rita Mae Brown

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Nicola Cavallini

E’ avvocato, ma ha fatto il bancario per avere uno stipendio. Fa il sindacalista per colpa di Lama, Trentin e Berlinguer. Scrive romanzi sui rapporti umani per vedere se dal letame nascono i fiori.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it