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Da: Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS

Il film documentario di Pietro Suber “1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani” arriva anche a Ferrara, dove sarà proiettato domani sera (sabato 3 novembre, ndr), alle 21.00, al Cinema Santo Spirito (Via della Resistenza 7).

L’iniziativa del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS, che presenta e patrocina la pellicola, s’inserisce tra le iniziative promosse in occasione dell’80° anniversario della promulgazione delle leggi razziali. L’evento è organizzato in collaborazione con l’Istituto Luce, produttore del film, e con l’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara – ISCO.

Introdotti da Anna Maria Quarzi, Direttrice di ISCO, intervengono il regista e uno dei testimoni presenti nel film, il ferrarese Cesare Finzi.

Il lavoro di Suber ricostruisce le vicende che portarono dalle leggi antiebraiche alla deportazione degli ebrei italiani (1943-1945) attraverso cinque storie, raccontate in gran parte dai diretti protagonisti. Conosciamo così una famiglia di ebrei fascisti (gli Ovazza) che fu massacrata sul Lago Maggiore nell’autunno del 1943. Poi un ebreo del ghetto di Roma, ‘Moretto’, che decise di lottare contro la persecuzione e riuscì a salvarsi flirtando con la nipote di un collaborazionista fascista. Quindi il ferrarese Franco Schonheit e i suoi genitori, tutti sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. Un’ebrea di Fiume che scampò alla morte nascondendosi in casa di un incisore del Vaticano. Infine, a una famiglia di presunti delatori fascisti.

A parlare non sono, quindi, solo le vittime e i perseguitati, ma anche i persecutori. Con loro gli altri testimoni, cioè quella stragrande maggioranza di italiani che non aderì alle leggi razziali, ma neppure vi si oppose.

Oltre alle testimonianze, il racconto procede attraverso immagini d’archivio e documenti d’epoca pubblici e privati, per concludersi focalizzando su ciò che rimane oggi di uno dei periodi più oscuri della storia italiana recente.

Pietro Suber

Giornalista e documentarista. Dopo aver lavorato per molti anni a “Matrix” (Mediaset), attualmente è autore e caporedattore del programma “Viva l’Italia” (Mediaset), condotto da Gerardo Greco. Ha iniziato la sua carriera con Rai Tre (“Un giorno in pretura” e “Samarcanda”), Rai Uno (per i programmi di Sergio Zavoli) e scrivendo per la Repubblica e Il Messaggero. Alla Rai e a Mediaset si è occupato per molti anni di cronaca giudiziaria e di mafia. Per “Moby Dick” (Mediaset), di Michele Santoro, ha seguito il conflitto in Kosovo nel ’99. Successivamente le guerre in Afghanistan, in Iraq, in Libia e Ucraina (per il Tg5). Nel 2004 ha pubblicato per Laterza il saggio Inviato di guerra. Verità e menzogne, sulla manipolazione dell’informazione in guerra. Nel 2007 ha vinto il premio Saint Vincent con un reportage sul cambio di sesso in Iran.

Ha vinto tre volte il premio Ilaria Alpi, l’ultima volta nel 2008 con un documentario sulla crisi economica e il boom della psicoanalisi in Argentina. Gli ultimi documentari (Meditate che questo è stato, 1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani) riguardano il tema della Shoah e delle leggi razziali. Dal 2013 è vicepresidente dell’Associazione Carta di Roma che si occupa del rapporto tra media italiani e immigrazione.

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