“Me che libero nacqui al carcer danno”: teatro in carcere
da: ufficio stampa Teatro Nucleo
Spettacolo teatrale con gli attori detenuti della Casa Circondariale di Ferrara a cura di Teatro Nucleo
Lunedì 29 giugno, presso la Casa Circondariale di Ferrara, nell’ambito del progetto del Coordinamento Regionale Teatro-Carcere, con il patrocinio del Comune di Ferrara, della Regione Emilia-Romagna e l’ASP Ferrara, il Teatro Nucleo presenta me che libero nacqui al carcer danno, spettacolo tratto dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, con gli attori detenuti nella Casa Circondariale di Ferrara per la regia di Horacio Czertok in collaborazione con Andrea Amaducci.
Il titolo dello spettacolo prende le mosse da uno scritto teatrale di Goethe su Torquato Tasso e racchiude già in sè il germe delle profonde opposizioni su cui si fonda tutta la Gerusalemme Liberata, in particolare l’episodio del Combattimento di Tancredi e Clorinda, messo in musica da Claudio Monteverdi nel 1624 come madrigale rappresentativo e sul quale si concentra anche lo spettacolo me che libero nacqui al carcer danno.
Come le parole del Tasso, così la musica di Monteverdi ci portano dritti al cuore della tragedia umana e alla sua inesplicabilità.
Per millenni l’uomo ha combattuto e continua a combattere, a offendere ciò che più gli è caro, la vita stessa; come afferma Horacio Czertok, regista dello spettacolo, si combatte “senza requie né respiro contro un altro che ci appare un nemico mortale”, per scoprire infine che “la vittoria era anche, esattamente, una sconfitta” e che – scrive Oscar Wilde – “uccidiamo quello che amiamo”. Ma emerge con la poesia, la musica, il canto e – in una sola parola – con il teatro, il bisogno benefico di raccontare questa lotta con tutti i mezzi possibili.
Questa è la sfida raccolta dai detenuti attori del progetto di Teatro-Carcere. Non negare la lotta, il conflitto – brutale e cieco come quello di Tancredi – ma attraversarli e trasformarli per chi vorrà vedere, ascoltare, considerare anche questi aspetti dell’umano.

Sostieni periscopio!
Riceviamo e pubblichiamo
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)