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Maub, i transistors e una rossa infame
Un racconto di Carlo Tassi

Il battere ossessivo delle campane e dei tamburi nelle orecchie.
Poca concentrazione, le gambe ondeggiano a ritmo di big beat.
Sto seduto davanti al pc, provo a scrivere qualcosa prima d’andare a letto, ascolto la musica in cuffia per non svegliare mia moglie che dorme beatamente sprofondata nel divano.
Kikko osserva il movimento silenzioso dei miei arti inferiori, vorrebbe abbaiare ma non lo fa.
La birra rossa bevuta a cena non ha esaurito il suo effetto: sopore mistico, desiderio tantrico e gusto di malto. Lotto a colpi di martello nei timpani contro l’incedere implacabile della sonnolenza alcolica…
Maub!

Maub è orgoglioso dei suoi virus.
Li produce gratis per gli amici, quelli che avanzano li butta.
Ma butta oggi e butta domani, la comunità dei transistors si è risentita.
Ora Maub deve correre ai ripari se non vuole esser spento.
Esser spenti in un mondo elettrico non è molto divertente, ti perdi tutto il movimento. Le particelle non ti frizzano, niente ti fa più vibrare. Nessuna ripetizione, nessun batter d’onde.
Chi è spento si perde tutto il ritmo del mondo pulsar, e addio analisi mnemoniche, indici di Gramm e frattali sonori.
Maub, cuore di silicio puro al cento per cento, non perde la speranza, non si ossida facilmente e passa al contrattacco.
Raggi gamma a tutto spiano, un fascio ripetuto all’infinito.
La luminescenza è allo spasimo, mai vista una brillanza così!

Maub è concentrato, radioso e radioattivo come mai.

Il tempo resta a guardare, sospeso.

La comunità è azzerata: stato simbiotico di poliformica ritrosia, tant’è che resta muta e apatica.
Lo spazio nanocosmico non si scompone: i transistors sono mal sopportati da tutti ormai, pigri e obsoleti come vecchi topomiceti.
Maub s’accarezza il bulbo, scarico ma soddisfatto.
Il fatto è che quelle valvole tutte imparruccate sono ormai il passato, e lui lo sa bene.

Il tempo è ripartito, e io pure.
Le sinapsi han ripreso a commutare. Di nuovo sveglio finalmente!
Cos’è successo?
Maub… nella testa ho questo nome…
Ma chi è?

Maub… mmmh…
Devo smetterla d’ascoltare certa musica e bere certa birra!

Psyché Rock (Fatboy Slim, 2009)


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Carlo Tassi

Ferrarese classe 1964, disegna e scrive per dare un senso alla sua vita. Adora i fumetti, la musica prog e gli animali non necessariamente in quest’ordine. S’iscrive ad Architettura però non si laurea, si laurea invece in Lettere e diventa umanista suo malgrado. Non ama la politica perché detesta le bugie. Autore e vignettista freelance su Ferraraitalia, oggi collabora e si diverte come redattore nel quotidiano online Periscopio. Ha scritto il suo primo libro tardi, ma ha intenzione di scriverne altri. https://www.carlotassiautore.altervista.org/


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it