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Ci vuole coraggio per diventare liberi. Liberi da, liberi per. Filippo Cantirami è un giovane studente bocconiano, brillante, di ottima famiglia e col futuro spalancato. Non ha nemmeno troppo da desiderare, tutto davanti a lui è strutturato, terso e solido. Il meglio (il meglio per chi poi?) c’è già: un master a Londra dopo la laurea e una specializzazione negli Stati Uniti. Invidiabile. Del resto, Filippo, sin da piccolo, con i genitori si è sempre comportato con compiacenza, cioè con quella forma di obbedienza col sorriso per rendere felici gli altri e, di riflesso, anche un po’ se stessi.

Filippo potrebbe andare avanti così, i suoi genitori se lo aspettano, anzi, non potrebbero pensare a nulla di diverso da parte sua che ha sempre fatto tutto così bene su quel sentiero già tracciato.
Ma, un giorno, complice la lontananza da casa, Filippo si sfila da quella vita che non è la sua, e non lo è mai stata, perchè non la vuole e se ne costruisce a poco a poco un’altra libera e scelta.
Filippo finalmente vuole qualcosa e la fa. Ed è felice perchè “è esattamente dove vuole essere e fa esattamente quel che vuole fare”. Una felicità intima, privatissima, che non vive dell’approvazione degli altri né di un’aspettativa soddisfatta verso il padre e la madre. Filippo è quello che è, ama sentirsi dentro qualcosa di vago e indefinito, ancora da scoprire.
I genitori Guido e Nisina, per una serie di casualità, vengono a sapere che il loro Filippo non è quel Filippo che pensavano che fosse o come loro lo conoscevano. Guido e Nisina non sanno più nulla di lui perchè non sanno chi sia quel ragazzo che fa cose così diverse, si porta addirittura dietro delle pecore, ma perchè lo fa?
Saltano gli schemi di riconoscibilità, Filippo non combacia più con quel modello che loro avevano creato e, soprattutto, in cui avevano tanto creduto. I filtri con i quali lo avevano guardato si appannano perchè tutto è diverso da prima.
Filippo è altro ed è lontano, chissà dove, a vivere una nuova libertà che nutre la sua identità. Filippo rivuole il tempo che gli è stato sottratto quando gli sembrava che non ci fosse tempo per nulla o per tutto ciò che non fosse la sua volontà. Vuole sentire scorrere le ore, accorgersi del mentre e cogliere il fluire della vita.
Filippo è ora capace di riscattare il tempo e riannodarlo: sono passati anni da quella notte nella quale, studente, aveva conosciuto una ragazza di cui aveva perso le tracce. Poche ore assieme a lei e poi più nulla. Il tempo adesso ce l’ha, ha tutto il tempo che vuole, bello disteso davanti. E ha la libertà di andarla a cercare.

Paola Mastrocola, “Non so niente di te”, Einaudi, 2013

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it