da: Massimo Buriani, Responsabile Sanità in Segreteria Provinciale PD
Le riflessioni che ha fatto ieri il Prof. Roberto Balzani, uno dei due candidati del Partito Democratico alla Presidenza della Regione, così come lette sui giornali, mi inducono ad alcune considerazioni. Nessuno vuole disconoscere i problemi da lui sollevati, ma al contempo non può essere neanche disconosciuto il lavoro fatto dal PD, ma soprattutto dalle istituzioni, in questi ultimi anni.
Come PD già nel 2011 avevamo individuato le principali criticità da rimuovere nella sanità
ferrarese negli anni successivi, a partire dalla riduzione dei tempi di attesa per le visite, fino ad un adeguato e razionale sviluppo della cosiddetta medicina extra-ospedaliera e della medicina del territorio.
Dato atto che di queste criticità siamo tutti d’accordo e pienamente consapevoli, occorre però ricordare con forza a chi aspira alla Presidenza della Regione, il percorso che questa
provincia ha fatto attraverso importanti confronti in sede di conferenza socio sanitaria, nella quale i sindaci in primis, hanno individuato il nuovo modello organizzativo della
sanità locale, in linea con le linee della programmazione nazionale.
Un modello fondato sulla graduale riorganizzazione della rete ospedaliera per presidi ad intensità di cura sul modello Hub-spoke con la riduzione dei posti letto per riportarli nella
media regionale e con l’individuazione di:
a. Un ospedale di dimensione regionale di I° livello (a Cona) il cosiddetto Hub o perno centrale del sistema.
. Tre ospedali generalisti cosiddetti “Portanti” o spoke (a Valle Oppio, ad Argenta, e a Cento);
. Cinque ospedali di comunità per la medicina intermedia, la riabilitazione, il day
surgery, all’interno dei quali concentrare anche la medicina del territorio in presidi sanitari territoriali nei quali istituire “Case della Salute” (a Ferrara nell’anello dell’ex Sant’Anna, a Comacchio, Bondeno, Copparo, Portomaggiore).
b. Il rafforzamento della rete di emergenza territoriale (118)
con la riorganizzazione del sistema delle ambulanze e la graduale introduzione
delle auto mediche anche in Provincia, con l’implementazione del numero delle ambulanze e la dislocazione funzionale dei nei punti di maggiore sofferenza con utilizzo più razionale di personale qualificato
c. Lariorganizzazionedellaretedimedicinaterritorialesubasedistrettuale:
– Con la creazione dei Dipartimenti Interaziendali (in collaborazione con az. Ausl
e Azienda Ospedaliero-Univ. di Ferrara) e l’adozione dei Programmi Funzionali Interaziendali.
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La creazione dei Nuclei di cure primarie dove concentrare gli ambulatori delle medicine di gruppo con i MMG e PLS ed i medici di continuità assistenziale
(guardie mediche) in modo da assicurare una presa in carico ed una capacità di
cura h12 o h18, compresa una maggiore capacità diagnostica e specialistica,
ubicate in vari ambiti strategici della città.
Lo sviluppo e razionalizzazione delle strutture per le cure intermedie (RSA,
Hospice, Riabilitazione post-acuzie e post-traumatica, cliniche per il Day surgery ed il Day hospital, trattamento della cronicità ecc.)
L’integrazione sociale e sanitaria
Con il mantenimento e rafforzamento di strumenti e procedure innovative come il
Fondo Regionale per la Non Autosufficienza (FRNA).
Con lo sviluppo dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI)
Con le dimissioni protette intese come funzione di continuità assistenziale nel “triage” di passaggio tra le cure ospedaliere acute, le cure intermedie e le cure
primarie domiciliari (ADI).
Con l’accreditamento dei servizi sociali e sanitari
Questi erano e sono tuttora gli obiettivi generali irrinunciabili, condivisi anche dal Partito Democratico nella programmazione sanitaria provinciale. Obiettivi che non rinunciano a
selezionare priorità, ad accelerare processi programmatori e decisionali già avviati, a superare criticità e resistenze localistiche in un’ottica di valorizzazione dell’interesse
generale della comunità.
Avere imboccato con coraggio e decisione questo percorso mette oggi il territorio ferrarese ed i suoi amministratori nella migliore condizione per giocare un ruolo da protagonista nella nuova fase della programmazione sanitaria regionale basata sulle Aree Vaste.
Il percorso intrapreso da regioni quali l’Emilia-Romagna, la Toscana, ma anche la Lombardia, il Veneto, le Marche ha consentito di poter reggere finora alle continue
riduzioni ed ai tagli dei fondi nazionali sul welfare senza intaccare fino ad oggi in maniera significativa la qualità e quantità dei servizi sociali.
Per questo si invitano i candidati alla Presidenza della Regione, in particolare della Regione Emilia-Romagna che sulla sanità ha svolto finora un ruolo di traino e riferimento
anche per le altre Regioni nella trattativa con i Governi nella stesura dei Patti per la Salute, a non prestare il fianco ad interpretazioni o attacchi strumentali che mirano a rimettere in
discussione il lungo e virtuoso processo di riorganizzazione della sanità già avviato ed in corso di realizzazione.
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