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da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

L’inverno da poco lasciato alle porte ci ha riservato eccezionali anomalie meteo climatiche. Per saperne di più e capirne meglio le ragioni, ascoltiamo il parere di un esperto: il climatologo e meteorologo Massimiano Fazzini, Professore di rischio climatico e geologia applicata del Dipartimento di Fisica e scienze della Terra dell’Università di Ferrara.
“Da almeno tre settimane – apre Fazzini – la primavera è scoppiata in maniera decisa, regalandoci giornate di sole, con temperature estremamente miti e buona qualità dell’aria. Le lunghe fasi di tempo stabile e gradevole sono state solo temporaneamente interrotte da rapidi e ‘innocui’ passaggi perturbati. Tutto ciò dopo un lungo inverno ‘non inverno’ o meglio ancora dopo un lunghissimo autunno, costellato da reiterate fasi di tempo fortemente perturbato, con outlayers precipitativi che anche nel mostro territorio regionale hanno con causato episodi alluvionali”.
Ma è stato davvero un inverno cosi anomalo?
“Quando si tenta di caratterizzare il clima di un’area – risponde Fazzini – occorre sempre analizzare i numeri ‘veri’ e possibilmente non ricorrere ad estrapolazioni del dato, magari finalizzate alla ricerca di nuovi record climatici. Secondo le prime elaborazioni effettuate da UNIFE e dall’ISAC-CNR, il trimestre invernale appena concluso è stato il secondo più mite dal 1800, con un’anomalia complessiva positiva di +1.8°C rispetto alle medie climatiche 1961-1990 e secondo soltanto al 2007 (+2.02°C di scarto positivo).Tale surplus termico ha caratterizzato in particolare le regioni settentrionali, un valore davvero eccezionale che supera anche quello che caratterizzò la terribile estate del 2003”.
“Alla scala regionale – prosegue Fazzini – il mese più caldo è risultato gennaio, con un’ anomalia positiva tra i 2,5 ed i 3,3°C, ma anche febbraio ha evidenziato scarti mediamente superiori ai 2°C . E se si vuole completare il quadro termico, comprendendovi anche il mese di marzo, primo mese della primavera meteorologica, quest’ultimo ha presentato valori medi in eccesso di circa 2°C. Tutto ciò rende il primo trimestre del 2014 il più mite in assoluto dal 1900”.
E ancora: “Dal punto di vista pluviometrico, abbiamo assistito ad un inverno altrettanto eccezionale per le cumulate rilevate e per la frequenza dei giorni con precipitazione. Lo scarto pluviometrico positivo a livello nazionale è stato del 62%, ma sul Triveneto e sui rilievi di spartiacque emiliani ha toccato il 300%, con cumulate mensili spesso superiori a 700 mm, con punte prossime ai 1000 mm nelle testate delle valli appenniniche del parmense, reggiano e modenese. Tali valori rappresentano i massimi stagionali mai registrati dal 1920”.
“Complessivamente – conclude Fazzini – nell’Italia settentrionale abbiamo vissuto il terzo inverno più piovoso da quando esistono monitoraggi continui dopo quelli del 1951 e del 1826. Infine, anche il mese di marzo ha evidenziato anomalie pluviometriche positive, mediamente del 100%. Nella quasi totalità del territorio emiliano-romagnolo, le cumulate mensili hanno superato i 100 millimetri, per toccare i 350 mm sui prima citati spartiacque appenninici. A cumulate pluviometriche così abbondanti non corrispondono nevicate altrettanto significative. La neve è stata effimera in pianura e scarsa anche nei consueti poli delle nevosità regionali, come ad esempio nell’area del Cimone, dopo una stagione 2012-2013 eccezionalmente nevosa. ‘Colpa’ delle elevate temperature verificatesi anche in ambiente alto montano. Tale segnale contrasta fortemente con quello rilevato nei vicini domini alpini orientali, dove invece le cumulate nivometriche si sono rivelate da record se riferite al trimestre invernale”.

Massimiliano Fazzini è climatologo e meteorologo applicato di UNIFE, dove svolge attività di docenza di rischio climatico e geologia applicata, insegna meteorologia alpina e nivologia presso gli Atenei esteri di Paris 7 e Liegi; fa parte di numerose associazioni scientifiche internazionali, prima tra tutte l’Association Internazionale de Climatologie. E’ responsabile scientifico nazionale del servizio Meteomont del Corpo Forestale dello Stato e svolge attività di coordinamento per attività di previsione meteorologica operativa presso centri funzionali decentrati delle Protezione civile nazionale. Partecipa spesso i qualità di esperto di rischio idrometeorologico a trasmissioni televisive e radiofoniche nazionali. E’ autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche prevalentemente su riveste nazionali ed internazionali.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA



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