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Nessuna ricetta né formule magiche ma un ingrediente unico, l’impegno. Su tutti i fronti. E’ la scommessa di Franco Vitali, presidente di Ascom Comacchio, ma soprattutto imprenditore turistico in cerca del giusto equilibrio per mantenere stabile l’azienda di famiglia e dare nuove prospettive di sviluppo a Comacchio e al suo litorale, ‘dove l’estate – dice – deve durare tutto l’anno e permetterci di crescere’. Una fiera dopo l’altra, l’ultima a Stoccarda, dove è stato presentato il brand Comacchio, Vitali legge, analizza, propone. Per lavoro e passione. Nella convinzione che la buona geografia economica debba allentare i limiti di quella amministrativa in nome del bene comune. E oggi, secondo la sua convinzione, l’interesse di Comacchio sta a nord più che a sud, dove la provincia di Ravenna vanta gli stessi problemi dei nostri lidi fatta eccezione per Milano Marittima e Cervia. ‘Siamo un’area strategica, di collegamento tra Veneto e Romagna, con caratteristiche ambientali uniche. Penso alle valli al Parco del Delta del Po, alle città d’arte vicino alle quali ci troviamo. A poche centinaia di chilometri ci sono cinque aeroporti raggiungibili in auto, nonostante tutto non riusciamo a comunicare al mercato il nostro valore ’, spiega. ‘Non è importante il nome della regione d’appartenenza, all’estero nemmeno lo conoscono – insiste – I turisti non vanno in Emilia-Romagna, ma a Venezia, a Riccione. E’ la località a essere attrattiva, a fare la differenza’. Nel marketing turistico sottolineare i confini regionali, sostiene, è un limite squisitamente italiano. ‘E’ difficile spiegare come mai il Parco del Delta del Po sia diviso in due, per il potenziale turista risulta incomprensibile – prosegue – gli interessa invece la reputazione di un luogo’. Il biglietto da visita di Comacchio è piuttosto stropicciato, pochi servizi, un parco appartamenti in larga parte da ristrutturare e un mare divenuto fonte di grattacapi per l’economia. ‘Il divieto di balneazione in piena stagione estiva non ha giovato, la cosa più preoccupante è che a tutt’oggi non c’è chiarezza sulle ragione dell’inquinamento – prosegue – Serve un’operazione seria, puntuale e trasparente per prevenire fatti devastanti per l’ambiente e l’industria turistica’. L’emergenza è cessata. Fino alla prossima volta. Restano le preoccupazioni di ritrovarsi punto e capo. E i problemi di sempre, accentuati dalla crisi. ‘I campeggi sono una realtà solida, tengono e investono. Non si può dire altrettanto del mercato degli affitti, molte case sono da riqualificare per rispondere alle esigenze del mercato – spiega – chi vorrebbe intervenire desiste, si scontra con una strategia dei crediti inadeguata. Servono finanziamenti a 20 – 30 anni, ma le banche difficilmente superano i 10’. Soluzioni? Scuote la testa. ‘La politica dovrebbe accorgersi che il turismo è un’industria a cui garantire i mutui per investire in competitività, invece si taglia persino sulla promozione come è successo in Regione – prosegue – Provincia e istituzioni locali sembrano aver recepito il disagio nel quale ci troviamo, tanto da aver lanciato alcuni segnali positivi. Un esempio? Penso al bando in via di pubblicazione, per realizzare sia eventi e sia iniziative d’ intrattenimento’. Sono due facce della stessa medaglia per animare il più a lungo possibile la vita rivierasca. Una realtà che ha perso da poco il Pronto Soccorso del San Camillo. ‘Chiuderlo ha significato non tener conto delle esigenze di una città turistica, che oramai superano i tre mesi estivi – conclude – Mi preme sottolineare che contrariamente a quanto scritto e detto eravamo presenti alla manifestazione, purtroppo il problema va ben oltre all’esserci stati o meno. E richiede a mio avviso una maggior informazione’.

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Monica Forti



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