di Federica Mammina
Complice il caldo, l’abbigliamento succinto o il costume da bagno in spiaggia, quest’estate non ho potuto fare a meno di notare la quantità di persone tatuate. Piccolo o grande, uno o tanti, colorati o neri, con un significato preciso o scelti solo perché piace quel disegno, l’importante è sfoggiarne almeno uno.
Dall’origine antichissima (pare 5000 anni fa circa), il tatuaggio ha vissuto alterne vicende: prima probabilmente utilizzato per fini terapeutici, poi come simbolo di appartenenza ad una determinata etnia o tribù (come accade ancora oggi in Nuova Zelanda) o religione (come durante le crociate per essere sepolti con il rito cattolico), simbolo di coraggio ai tempi dei Romani e infine anche marchio distintivo dei criminali o di chi era stato in carcere.
Oggi per fortuna non si giudicano più le persone in base alla presenza o meno di questi simboli sulla pelle, certamente anche grazie alla loro maggiore diffusione. Talmente diffusi che però sorge quasi il dubbio che il vero segno distintivo oggi sia non averne.
“Dal piercing, all’orecchino, ai tatuaggi, tutti vogliono iscriversi alla stessa tribù”
Gillo Dorfles
Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…
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Redazione di Periscopio
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