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“Nonostante il taglio dei tassi d’interesse sia una misura relativamente ‘veloce’ ci vuole circa un anno per poter osservare qualche cambiamento reale”. Lo ha dichiarato Luigi Marattin, assessore del Comune di Ferrara e docente di Economia politica all’Università di Bologna, in un’intervista al periodico “Quindici” realizzato dagli allievi dalla scuola superiore di giornalismo “Ilaria Alpi” di Bologna.
Rispondendo a una domanda di Giovanni Panebianco relativa ai presupposti e all’efficacia della manovra recentemente adottata dalla Bce, la Banca centrale europea presieduta da Mario Draghi, Marattin ha spiegato che “si tratta di misure che servono a stimolare la domanda aggregata: servono per fare affluire più liquidità nel sistema. Ma, per quanto riguarda la loro efficacia, non ci si può aspettare di vedere risultati nell’immediato. Un altro equivoco frequente nel giudicare il successo o meno di manovre di questo tipo – ha aggiunto – sta nel pensare che bastino da sole. Servono a prendere un po’ di tempo ma vanno affiancate da riforme strutturali che risanino l’economia dei singoli stati in difficoltà”.
Perché dopo i tagli del 2013 non si è verificato il previsto abbassamento dei costi dei mutui per le famiglie?, ha domandato poi l’intervistatore.
“I tassi fissati dalla Bce – afferma Marattin – rappresentano un indicatore di riferimento, ma la durata del prestito erogato dalla banca centrale agli altri istituti di credito è a brevissimo termine. Mentre, per quanto riguarda mutui e prestiti alle imprese, si parla di prestiti a lunga scadenza. Nell’equazione, oltre alla durata, entra inoltre in gioco anche il rischio che una banca si assume quando decide di prestare soldi ai cittadini. Il mancato abbassamento del costo dei mutui si può imputare anche a un intoppo nel meccanismo di trasmissione dei tassi. I motivi sono due: scarsa solidità delle singole banche e finanze pubbliche non sane”.
Infine, l’ultimo interrogativo: dopo gli ultimi tagli si può parlare di un allentamento delle politiche di Austerity?
“Sì, se parliamo dell’Austerity monetaria, di cui la principale fautrice è la Bundesbank (l’austerity fiscale è una cosa diversa) – è la replica -. Ma non sono tanto significativi i tagli dei tassi d’interesse, quanto, piuttosto, le misure non convenzionali comprese nel pacchetto dell’operazione di Draghi. Mi riferisco al tasso negativo sui depositi (allo 0,1%), allo stop alla sterilizzazione del Security market program (che si traduce in un piccolo aumento nell’offerta di moneta) e al prestito della durata triennale di 400 miliardi di euro alle banche (targeted long term refinancing operations il termine tecnico) per far ripartire l’economia reale”.

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Redazione di Periscopio



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