Un muro colorato, 16 metri x 18 di allegria e di energia, nel pieno centro di Mosca. Stiamo andando a vedere l‘ennesimo balletto, al famoso teatro Stanislavky, quando, vicino, scorgiamo questa esplosione variopinta. Siamo sulla trafficata ed elegante Ulitsa Bolshaya Dmitrovka, al numero 16, a pochi passi dalla stazione della metropolitana Pushkinskaya.
Macchine lussuose incrociano le vetrine di abiti lussuosi e gioielli sfavillanti. Un’esibizione del lusso mai vista, un brulicare di uomini d’affari che, con la loro valigetta di pelle italiana, escono dagli altissimi uffici di cristallo. Signore e signorine, vestite come ad una sfilata di moda, sfilano con tanto di tacco 15 sul marciapiede spolverato dalla neve (leggera, vero, ma come faranno…). Noi siamo avvolti da cappelli, guanti e sciarpe, con stivali alla cosacca che coprono collant pesantissimi. Non c’è spazio per troppa eleganza in questo freddo. Ci permettiamo solo il colore sgargiante del cappello e delle calze, null’altro. Naso all’insù, a cercare una finestra calda illuminata, vediamo lei, la “Ballerina”, gentile e accogliente, che danza leggera e volteggia in un caleidoscopio di colori, sulle note del Lago dei Cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij (scopriremo dopo, infatti, che l’artista si è ispirato a questo balletto).
Nel 2013, l’eclettico artista brasiliano Eduardo Kobra (ospitato anche a Roma, nel 2014) ha lavorato qui per onorare una delle più grandi stelle del balletto russo, Majja Michajlovna Pliseckaja, che ha lasciato questo mondo il 20 maggio 2015 e che lo scorso 20 novembre avrebbe compiuto 90 anni. All’epoca, all’artista era stata lasciata carta bianca sui murti della capotale russa, nell’ambito del Festival “Migliore Città sulla Terra”. E così Eduardo aveva dipinto Majja, a pochi giorni dal suo compleanno, in un murale chiamato “Ballerina” che fosse un omaggio alla cultura di Mosca. Alfiere della neoavanguardia di Sao Paolo, Kobra è un vero genio dei murales. Combinazioni di tecniche diverse come la pittura con i pennelli, l’aerografo e gli spray, rendono le sue opere maestose e fuori da ogni schema. Strade, muri, facciate, tutto è utile al suo scopo, quello di abbellire l’ambiente urbano. E le sue opere, dai ritratti di Albert Einstein a quelli di Ayrton Senna, sono sempre magistrali e stupefacenti.
Ma chi era Majja? Nata a Mosca il 20 novembre 1925, era una ballerina sovietica, spesso citata come la più grande ballerina dei tempi moderni. Nata da un’illustre famiglia ebraica di artisti, studiò a Spitzbergen, la più grande delle Isole Svalbard in Norvegia, dove suo padre lavorava. Nel 1938, durante le purghe staliniane, egli fu giustiziato mentre la madre Ra Messerer, un’attrice del cinema muto, fu deportata in Kazakistan. Da quel momento, Majja fu adottata dalla zia materna, la ballerina Sulamith Messerer. Majja studiò poi sotto la guida della grande ballerina della scuola imperiale di balletto Elizaveta Gerdt. Danzò per la prima volta al Teatro Bol’šoj a soli undici anni ne La Bella Addormentata e, nel 1943, si diplomò alla scuola coreografica e si unì al Balletto dello stesso Bol’šoj, con il quale danzò fino al 1990. Iniziò e continuò sempre come ballerina solista. Affascinante sulla scena, ma non solo, per i suoi capelli rossi, le sue lunghe braccia, i suoi salti, la sua schiena flessibile, la sua tecnica, la sua leggerezza ed eleganza naturale, inizialmente l’artista non fu trattata egregiamente dalla direzione del Bol’šoj. Era una ragazza ebrea in un clima alquanto antisemitico e non le fu permesso di andare in tournée nel 1956. Solo nel 1959 il mondo poté assistere alle sue esibizioni e questo cambiò il mondo del balletto per sempre. Le parti più acclamate da lei interpretate furono ad esempio: Odette-Odile ne Il lago dei cigni (1947) e Aurora ne La Bella Addormentata (1961). Nel 1958, fu insignita del titolo di “Artista del popolo dell’Urss” (onorificenza conferita a rappresentanti delle arti, per la prima volta, nel settembre 1936) e lo stesso sposò il giovane compositore Rodion Konstantinovič Ščedrin, di sette anni più giovane, con il quale condivise l’ulteriore fama e che compose per lei le musiche di alcuni balletti. Un grande amore, quello con un uomo brillante, vivente, autore di ben 24 preludi e fughe per pianoforte.
Dopo l’uscita di scena, nel 1960, della divina Galina Ulanova, Majja fu proclamata la Prima Ballerina Assoluta del Teatro Bol’šoj. Fu anche brillante e attiva coreografa, per la versione televisiva di Anna Karenina e, dal 1983 al 1986, venne nominata direttore del Balletto dell’Opera di Roma, ritirandosi, poi, dal Bol’šoj come solista, a 65 anni. Ha scritto e pubblicato una biografia Io, Maja Pliseckaja (trovata in inglese ma non in italiano). Un vero mito vivente che ci ha lasciato. Di lei resta il ricordo e questo bell’affresco colorato sui muri di Mosca che invita ogni passante curioso a riflettere sulla bellezza e il suo potere.
Per saperne di più su Eduardo Kobra:
http://eduardokobra.com/
https://www.facebook.com/pages/Eduardo-Kobra/260920897253082
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Simonetta Sandri
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