di Cristiano Mazzoni
Ma dove siete finiti tutti?
Antonio, le tue sofferenze, la tua dignità, la forza del tuo intelletto sono diventati cibo per storiografi vintage. Tu per primo, quasi un secolo fa parlasti di questione morale, lo potevi fare, ne avevi la facoltà, eri limpido come i tuoi sogni, sacrificasti la tua vita per ciò in cui credevi. Il tuo sacrificio, per il bene dell’Umanità Nuova.
Dove ti hanno nascosto?
Ti studiano come un reperto archeologico, non come un esempio. Come un punto di partenza, ma tu sei un punto di arrivo.
Giuseppe, ti hanno dimenticato. Io no.
Tu hai insegnato ai cafoni a non togliersi il cappello di fronte ai padroni, ci hai insegnato, il significato della parola dignità. Nessuna differenza di genera e grado, uguaglianza, libertà. Il sindacato come strumento unitario di difesa sociale. Riscatto dei braccianti, dopo migliaia d’anni di sofferenze e privazioni.
Dove sei?
Sandro, dov’è la tua forza, la tua integrità, che ne hanno fatto?
Partigiano per sempre, per sempre dalla stessa parte, la tua morale contrapposta alla Milano da bere (e da mangiare), combattesti in montagna ed in parlamento e poi, su fino al colle come paladino della giustizia. Braccio contro la dissoluzione delle idee, arma contro l’evaporazione della politica. Sangue rosso nelle vene, contrapposto all’appiccicoso liquido biancastro degli edonisti.
Enrico, tu mi manchi più di tutti.
Sei sempre stato nostro, un esempio, una guida, forza carismatica di un uomo semplice. Io c’ero a San Giovanni ero con mio padre e rappresentavamo un popolo, il nostro. Forza morale e rigore, figlio della stessa terra di Antonio, stessa forza dirompente della dignità e della pulizia. Ti prego spazza via questa classe politica di pellicani, convinti che la politica sia un mestiere, ridacci la forza per vivere le nostre idee. Ti citano, ti espongono come un’icona ma si vergognano di te. Noi non ci siamo più, il nostro posto è stato preso da avversari politici, convinti di essere tuoi nipoti.
Dove sei?
Lucio, lucido sognatore, profilo d’attore, nato nella nebbia della mia terra. Rompesti gli schemi, mai ortodosso, mai chiuso nei dogmi del centralismo democratico, rivoluzionario per vocazione ed aspirazione. I tuoi anni vissuti, tra lotte mai vinte, forza del sogno, utopia come religione. Fino all’ultimo cercasti l’unità. Poi un giorno, decidesti tu, di spegnere l’interruttore.
Dove siete compagni? Ci avete lasciati soli, nelle mani di contrabbandieri di idee, di stupratori di sogni.
Pietro, sognavi la luna.
Tutta la vita, la ricercasti, sulla terra negli uomini, armato solo delle tue idee, delle nostre idee, scontasti la tua lungimiranza e mai ti piegasti al pensiero comune.
Tutti voi compagni dove siete?
Vi indicano come passato, archeologia di pensieri lontani. Cercano la modernità, scappando da voi, vi hanno interrato pur fingendo di riconoscere i vostri meriti.
Uguaglianza, libertà, dignità, pari opportunità, salute e scuola per tutti, moralità nella politica, sogni e speranze per l’avvenire.
Cosa c’è di più moderno? In cosa voi li avete superati?
L’unica possibilità per il futuro sta nella forza delle vostre idee, sperando che una tempesta di sogni travolga la moderazione ed il nulla di questa classe politica, che vi ha nascosto nei cassetti dell’oblio, per paura della vostra dirompente modernità.
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