L’uomo della Provvidenza (vestito da poliziotto)
“Notte di disordini a Ferrara. Roba da matti. Grazie alle forze dell’ordine. Sarò presto in città per mettere un po’ di cose a posto”. Quanto ci sia dello Spaccone-Paul Newman e quanto dell’uomo della Provvidenza-Benito Mussolini nel ministro dell’Interno – nonché segretario nazionale della Lega – Matteo Salvini è difficile valutare. Di certo, avessimo le doti dell’esorcista, intimeremmo un “esci da quel corpo, spirito immondo”. Il problema è che quello spirito non pare un intruso, ma si direbbe proprio connaturato nell’alfiere leghista.
Una nuova occasione per mostrare le sue muscolari e taumaturgiche doti gliel’hanno offerta i disordini scatenati a Ferrara sabato notte da un gruppo di nigeriani nella zona del grattacielo. Così, come i Pigiamini supereroi dei cartoni animati che stuzzicano la fantasia dei bimbi e “di notte risolvono la situazione”, il Matteo-nazionale è pronto per un’altra impresa. E proclama, spavaldo, la sua intenzione.
Lo attendiamo, dunque, con indosso la consueta divisa, ormai suo costume di rappresentanza: giubba della polizia che ostenta con sistematicità, suscitando nella pancia di qualcuno un senso di protezione e nella testa di altri i fantasmi di uno Stato repressivo che, incapace di far valere le norme del diritto e di favorire un civile dialogo all’interno della comunità, sceglie sbrigativamente di risolvere i problemi a pistolettate, non sempre e solo verbali. Intendiamoci: un conto sono i poliziotti veri, quelli che tutti i giorni svolgono con dedizione il loro lavoro per garantire la nostra incolumità. Altro è il ministro-travestito, travisato da tutore dell’ordine per ragioni scenografiche e dimentico del fatto che il suo dovere non è intimare, ma esortare, non è mostrare i muscoli ma il cervello.
La polizia è un apparato dello Stato, ed è intollerabile la concezione di uno Stato di polizia evocata dalla divisa indossata da un ministro…

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Sergio Gessi
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)