L’uomo del fiume
Un racconto di Carlo Tassi
dedicato a Nick Drake
L’uomo del fiume guarda oltre la riva.
Nuvole sparse all’orizzonte.
Tre gabbiani intrecciano ricami nel basso cielo.
L’acqua scorre come il tempo,
dalle montagne al mare,
ininterrottamente, eternamente.
La vita insegue, come sempre,
da un passato di ricordi
a un futuro di speranze e delusioni.
In mezzo solo dolore e gioia:
la vita non s’accorge di vivere.
L’uomo del fiume arriva al mattino presto,
si siede sulla riva e s’accende una sigaretta.
Fuma lento, guarda la corrente e aspetta.
L’aria è leggera, come i pensieri, come il vento.
L’uomo del fiume è alla sua quinta sigaretta,
unghie e barba ingiallite.
È mezzogiorno.
Un magro bottino di pesce per la sera,
quattro bocconi di pane e formaggio,
e un bicchier di vino.
Poi di nuovo sulla riva
a guardare il tempo scorrergli davanti,
spumeggiante, indomabile, indifferente.
Il giorno è passato,
come altri mille e mille ancor prima.
Altri giorni passeranno
nell’attesa che qualcosa succeda.
Perché qualcosa dovrà succedere
prima o poi.
Ma l’unica certezza è nell’acqua
che scorre e non si ferma.
L’uomo del fiume allunga una mano,
la immerge nella corrente,
sente il tempo scorrergli tra le dita,
cerca d’afferrarlo ma gli sfugge.
L’uomo del fiume guarda oltre la riva.
Non può fermare il tempo.
Tra le ombre della sera osserva la corrente
che muove il mondo e decide.
Il fiume gli ha dato tanto
e gli ha tolto tutto:
una vita di attese,
le ceneri della moglie,
un figlio troppo acerbo,
adorato e scomparso
dentro un vortice al largo.
È mezzanotte.
Un passo oltre il pontile,
un tuffo nel buio,
un abbraccio gelido e avvolgente…
L’uomo del fiume ha catturato il tempo.
Nick Drake muore suicida nel 1974, all’età di ventisei anni…
River Man (Nick Drake, 1969)
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Carlo Tassi
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