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L’uomo che guida col cappello per gli altri automobilisti è da sempre emblema di pericolo. Da lui ci si può attendere di tutto: vederselo svoltare a sinistra dopo che ha diligentemente messo la freccia a destra, oppure cambiare direzione d’improvviso senza alcun segnale preventivo: nel dubbio di sbagliare meglio la freccia non usare… Vanno messi nel conto il costante presidio della linea di mezzeria, gli stop senza preavviso, l’andatura a passo d’anatra zoppa. Il top lo raggiunge al semaforo: al passaggio dal rosso al verde ha un momento (un lungo momento) di travaglio esistenziale, che fare? La decisione di mettere mano al cambio e inforcare la ‘prima’ giunge di norma in simultanea con il passaggio dal verde al giallo: egli affronta così, impavido, l’incrocio quando già si sta affollando di veicoli provenienti da ogni direzione. Ma la sua coraggiosa risoluzione è premiata, come ai matrimoni, dal soave saluto dei clacson degli automezzi rimasti per suo merito al palo (semaforico) in attesa del prossimo verde.
La spiegazione a questa bizzarra corrispondenza (cappello uguale incapacità al volante) è tutta di natura psicologica: chi porta un cappello, cosa fa appena arriva a casa? Se lo toglie. ‘L’uomo col cappello’ quando entra in macchina invece se lo tiene, in ogni stagione: è a disagio, non ha familiarità con l’auto, non si sente a casa sua, quindi si protegge. E autoprotettiva è la sua guida: preso da sgomento, ogni tanto frena, senza alcun motivo, così giusto per prudenza…

Il suo antagonista è il tizio che in macchina si comporta come se fosse in un bunker, inaccessibile persino allo sguardo. E che per questo dà spettacolo pubblico: si pettina davanti allo specchietto, si dà – con l’unghia – una ripassatina ai denti e all’occorrenza si trapana con l’indice il naso e con il mignolo l’orecchio. E’ quello che, se ha caldo, al primo semaforo si cambia al volo la camicia. Lui sì che è perfettamente a suo agio in auto, totalmente calato in un ambiente domestico e protettivo, incurante o inconsapevole della proprietà di talune materie d’esser trasparenti: la mente ha grandi inesplorati poteri e la sua lo ha convinto che quelli della sua vettura sono vetri unidirezionali…

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

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