L’uomo che comprò il fucile
La notizia di oggi è il puro nonsense con cui adnkronos.com ci presenta “il fucile con cui si sparò Kurt Cobain”.
Senza dire altro.
Dicono solo che la polizia di Seattle ha pubblicato questa foto di un signore con pezzetto che tiene in mano il fucile.
Con aggiunta: “Cobain, che aveva 27 anni quando è morto, ha contribuito a diffondere la musica grunge rock del Pacifico nord-occidentale, insieme a gruppi come Pearl Jam, Soundgarden, Alice in Chains e Mudhoney.”
Boh.

Ma due parole su chi fece il lavoro sporco acquistando quel fucile per il suo amico Cobain?
In fondo pure quel ragazzo era ed è ancora un “musicista rock del-Pacifico-nord-occidentale”.
E pure fra i più apprezzati e rispettati.
Così a ‘sto punto le dico io le due paroline.
Dylan Carlson, figlio di un militare e costretto a vari spostamenti dalla tenera età si ritrova a Seattle negli anni ’80.
E una sera lui e Cobain diventano amici e successivamente coinquilini.
Dylan è un tipo abbastanza strano e taciturno.
Un ex metallaro che si chiudeva in biblioteca per dei pomeriggi a leggere tutto ciò che trovava su roba tipo “i denti”.
Alla fine – proprio mentre abita insieme a Cobain – decide di mettere su il gruppo che ancora porta in giro per il mondo, gli Earth.
E così, dopo aver attaccato a Cobain la fissa delle armi, Dylan gli propone di collaborare saltuariamente su qualche pezzo degli Earth.
Gli Earth si basano su una sola idea a quel tempo: prendere dei riff pesantissimi e ripeterli e ripetermi e ripeterli.
Praticamente i Black Sabbath + il minimalismo di LaMonte Young.
Una specie di Metal Machine Music “da meditazione”.
Un’idea da pirlacchione, volendo.
Ma un’idea senza la quale non avremmo mai avuto quella roba che alcuni chiamano “drone-metal”.
Roba che ha fatto la fortuna di band come gli osannatissimi Sunn o))) di Stephen O’Malley.
Ma roba capace di anticipare anche la meravigliosa che Neil Young fece per Dead Man di Jarmusch.
Io li ho visti gli Earth, nel 2007 circa.
Era già il secondo periodo, quello più “western-morriconiano”.
Sempre all’insegna della ripetizione fino a non capire più niente ma con un gusto più “adulto” anche se sempre parecchio gotico e parecchio “ex-metallaro”.
Tutto molto più meditativo ma dio santo se c’erano ancora le basse… a un mio amico fecero passare quel leggero mal di pancia di cui soffriva dal pomeriggio.
Alla fine del concerto poi sono andato al banchetto e ho comprato un disco e una maglietta direttamente da Dylan Carlson in persona.
Sembrava il solito tipo taciturno, educatissimo e molto cortese.
Ci siamo salutati con una stretta di mano e mi ricorderò sempre quel suo “thankyoverymuch” bofonchiato con quella sua voce da paperino.
Così, visto che adnkronos.com non ci vuole dire di più, via con un pezzo sul pezzo ovvero la migliore collaborazione di Cobain e Dylan Carlson insieme a Kelly Canary delle Dickless.
Un pezzo che dietro a quelle urla cattivissime di Kelly Canary ha, secondo me, una sua certa bellezza pura e quasi commovente.
Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.
Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3
Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

Sostieni periscopio!
Radio Strike
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani