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Lunedì 16 aprile all’Ibs+Libraccio incontro con Annalena Benini e il suo libro ‘La scrittura o la vita’

La scrittura, la vita talvolta si escludono, spesso si sommano, quasi sempre si confondono. Annalena Benini, giornalista de Il Foglio, tra le penne più brillanti di oggi, indaga perché scrivere e intervista dieci autori che vivono una vocazione, una chiamata che parte da dentro e scoppia come un fuoco, rimbalza e non sa fermarsi.
La scrittura o la vita (Rizzoli, 2018) raccoglie le interviste a Sandro Veronesi, Michele Mari, Valeria Parrella, Domenico Starnone, Francesco Piccolo, Patrizia Cavalli, Edoardo Albinati, Melania Mazzucco, Alessandro Piperno, Walter Siti scovati nelle loro case o in dimensioni private, familiari, vicine. Scrivere per predestinazione, per movimentare un dolore, per stare in mezzo alla vita o distogliersi del tutto, ogni scrittore ha confessato da dove viene quella che è una direzione inevitabile da prendere.
È un mestiere che non dà tregua alla vita, se la prende tutta dalla disperazione all’esaltazione, è libertà di scrivere o schiavitù dello scrivere, non si è scissi, mai, e si è felici e annichiliti per questo.
Nessuno è scrittore per caso, per piacere o per ozio. Ci sono drammi da canalizzare nella scrittura, rotture che trovano un senso nelle pagine, felicità che non chiede altro che parole.
Scrivere è una vocazione che pretende di essere ascoltata ed è ossessione, diventa l’atto più importante, un primum movens, ma è anche dove finiscono i pensieri e si compie la vita di uno scrittore. La scrittura è dove le cose accadono, dove un’altra vita nasce o la stessa vive due volte, è mettere una luce perché non si sa dove andare in un mondo tutto dentro da capire.
Nelle dieci interviste scopriamo i metodi e i ritmi personali dello scrivere, Francesco Piccolo è dominato dal rigore, Valeria Parrella procede per appunti mai presi, Melania Mazzucco convive con i personaggi e col mondo che vuole rappresentare. Tutti e dieci sono quello che scrivono, scorazzano nei personaggi che creano, dicono verità (voglio raccontare le cose vere e non le cose giuste confessa Francesco Piccolo) perché la scrittura è fisiologica, dice Patrizia Cavalli, quindi è vita, è essere immersi, è privilegio di usarla come lente tra il mondo dentro e quello fuori.
La scrittura, come la vita, è fallimento, ansia, paura, macerie che danno nuova prosperità, è fantasma del giudizio degli altri, è qualcosa che non finisce con il libro e allora lo scrittore non se ne separa mai perché la scrittura ce l’ha cucita addosso.

La scrittura o la vita sarà presentato lunedì 16 aprile alle 18, alla libreria Ibs+Libraccio. Dialogano con l’autrice Matteo Bianchi e Riccarda Dalbuoni.

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.


PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)