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Lunedì 14 aprile la presentazione del volume “Una storia silenziosa. Il collezionismo privato del seicento a Ferrara e a Roma”

Articolo pubblicato il 11 Aprile 2014, Scritto da UNIVERSITA’ DI FERRARA

Tempo di lettura: 2 minuti


da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Per il ciclo “L’invenzione del Museo. Oggetti, simboli e collezionismo”, la presentazione, in Castello Estene, del nuovo volume di Francesca Cappelletti, Barbara Ghelfi e Cecilia Vicentini

Nuovo appuntamento lunedì 14 aprile alle ore 17 nella Sala dei Comuni del Castello Estense con il ciclo di incontri “L’invenzione del Museo. Oggetti, simboli e collezionismo”, organizzato dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara e dal TekneHub, laboratorio del Tecnopolo di Ferrara, in collaborazione con la Fondazione Ferrara Arte.
“Una storia silenziosa. Il collezionismo privato del seicento a Ferrara e a Roma”. E’ questo il titolo del volume di Francesca Cappelletti , Barbara Ghelfi e Cecilia Vicentini, edito da Marsilio, che sarà presentato da Daniele Benati dell’Università di Bologna e da Sergio Guarino dei Musei Capitolini di Roma.

Davvero la storia dell’arte e la grandezza di Ferrara, città degli Estensi, teatro fra il Quattro e il Cinquecento di una straordinaria produzione culturale, finiscono nel 1598, con la devoluzione della città allo Stato Pontificio e con il trasferimento della corte di Cesare d’Este a Modena?
O esiste un’altra possibilità di lettura delle vicende artistiche ferraresi nel Seicento? Sulla base di studi recenti e grazie a una lunga ricerca d’archivio, il volume traccia un quadro articolato del collezionismo privato a Ferrara nel XVII secolo, riportando alla luce personaggi e fatti di una realtà poco conosciuta ma ricca di novità e talenti, in cui il passato cinquecentesco è il motore e l’ispiratore di una cultura artistica originale e attrattiva per gli altri centri italiani, legata inizialmente alle presenze di Guercino, di Scarsellino e Carlo Bononi. I viaggi e i contatti di artisti, committenti e collezionisti contribuiscono ad alimentare una storia silenziosa ma avvincente.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani