L’oro del Pci, Torri: “Rendere conto pubblicamente? Mai pensato, ma si può fare”
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Nel nostro viaggio sulle tracce del tesoro del Pci (e dei suoi eredi: Pds-Ds) c’è stato un piccolo colpo di scena. Dal confronto con Secondo Cusinatti, presidente della fondazione L’Approdo che gestisce il patrimonio immobiliare, era emerso come il denaro contante fosse stato in massima parte conferito al Pd. Altre fonti hanno però provveduto a farci sapere che le cose stanno diversamente e che la cassa è tuttora gestita da un organismo che fa capo all’ultimo amministratore dei Ds, Attilio Torri, sulle cui tracce ci siamo immediatamente lanciati.
L’incontro di questa mattina è stata preceduto da un vivace colloquio telefonico nel quale Torri ha cercato in ogni modo di chiamarsi fuori. Prima affermando di “non c’entrare più nulla”, poi di “non essere interessato a parlare” menando vanto di non avere mai rilasciato interviste nei 16 anni in cui è stato sindaco di Lagosanto, e infine capitolando di fronte alla nostra insistenza, “visto che non riesco a scrollarmela di dosso”.
Perché la liquidità non è stata conferita alla fondazione?
“I Ds in quanto azienda avevano dipendenti e debiti da gestire. Per la fondazione sarebbe stato complicato”
E’ stato fatto così ovunque?
“Secondo me sì”
Ma non vi siete consultati a livello nazionale?
“Sì, ma solo per la gestione del patrimonio immobiliare”
A quanto ammontava la somma avuta in consegna nel 2007?
“Non ne ho la più pallida idea”
Strano, lei amministra un fondo da sei anni e non ha idea di quale sia l’importo?
“Non so, non ricordo. Mah, oggi saranno 200/250mila euro. Ma nel 2007 erano di più”
Quanti di più e come avete speso quelli che mancano?
“Abbiamo pagato i debiti”
E quindi quanti ne avevate in cassa? Almeno a spanne lo saprà?
“Non si arrivava al milione, diciamo 6/700mila”
Dove sono depositati e quali sono gli impieghi?
“Sono in un conto della filiale Unipol Banca di via Bologna, una piccola parte in liquidità il resto in titoli”
E una volta saldati tutti i debiti cosa farete del residuo?
“Non ne ho la più pallida idea”
Ma non considera doveroso rendere pubblico ciò che fate?
“Se i Ds avessero finanziamenti pubblici sarebbe un conto. Ma così…”
A me per la verità risulta che sino al 2011 i contributi pubblici siano stati percepiti…
“A Ferrara non sono mai arrivati”
A parte questo, sono comunque soldi derivanti da sottoscrizioni, lavoro volontario, non denari vostri…
“Se un iscritto vuol saperlo può domandarcelo, basta che mi telefoni e glielo dico”
Ma voi non avvertite il dovere di rendere conto?
“Non ci è mai venuto in mente”
Quindi per lei non sussiste un problema di trasparenza? Potreste cominciare a pubblicare quantomeno i bilanci annuali…
“Non l’abbiamo mai fatto, ma in effetti si potrebbe benissimo anche fare. Io sono disponibile. E’ una cosa che potrei anche proporre al Consiglio di tesoreria”
A proposito, quante persone la compongono?
“Quattordici, tutta la provincia è rappresentata. Fra gli altri ci sono Franca Vandelli di Bosco Mesola, Giovanni Nardini di Bondeno, Rodolfo Spanazza, Alberto Bovinelli e Maurizio Benvenuti di Ferrara… Ci riuniamo almeno una volta l’anno per il bilancio e poi quando c’è un problema da affrontare. Il compito è quello di sistemare crediti e debiti e liquidare il partito che ancora giuridicamente esiste anche se non svolge più attività politica”
Siete pagati per questo?
“Nessuno di noi percepisce un soldo, né gettoni né rimborsi. Né il presidente, né i consiglieri, né la segretaria di amministrazione che ci dà una mano a titolo volontario”
Lei è stato il primo presidente della fondazione L’Approdo, poi si è dimesso. Perché?
“Io ero presidente e tesorieri insieme. Una volta costituita la fondazione ho esaurito il mio compito”
Era previsto quindi?
“No, ma è andata così”
Con Cusinatti che è subentrato nel ruolo vi sentite regolarmente?
“Ci sentiamo quando c’è bisogno”
L’ultima volta quando è stato?
“Quando i Ds hanno deciso di liberare la sede di viale Krasnodar perché c’è stata la necessità di trasferire al centro feste di Vigarano l’archivio dei Ds che appartiene alla tesoreria. I documenti saranno visionati e selezionati da Anna Quarzi dell’Istituto di storia contemporanea al quale a suo tempo già abbiamo donato l’archivio del Pci. Ho imballato io il materiale e il trasloco l’ho fatto con la mia macchina ottenendo eccezionalmente un rimborso di 20 centesimi a chilometro, inferiore alla tariffa Aci”
Avete dato soldi alla fondazione?
“Solo all’inizio, circa 50mila euro per le minute spese necessarie alla manutenzione del patrimonio immobiliare che è in loro possesso”
E al Pd?
“Sì, ma non ricordo quanto”
Più o meno di quanto è andato alla fondazione?
“Saranno stati 70/80 mila euro”
E’ stato giusto nel 2007 impedire che liquidità e patrimonio passassero al Pd?
“Non ne ho idea”
Ma come? Lei era un dirigente del partito!
“E’ stato deciso a livello nazionale…”
E quindi va bene così. Ma ora, ciò che resterà una volta liquidati i Ds, a suo parere, è più sensato che vada alla fondazione o al Pd?
“Per adesso giuridicamente ci sono ancora i Ds”
Ma per quanto? C’è una data per la liquidazione?
“No, ne abbiamo discusso in tesoreria ma non abbiamo deciso. Ci occupiamo ormai solo delle passività e i debiti li abbiamo onorati tutti, ma a quanto mi hanno spiegato c’è il rischio di rivalse da parte dell’Inps entro un termine di circa dieci anni dalla data ci cessata attività”
Quindi c’è la possibilità che questa situazione si trascini per altri quattro anni?
“Sì, è possibile”
Ci salutiamo dandoci un nuovo appuntamento, con l’impegno di Torri di produrre bilanci e documenti contabili.
5 – CONTINUA
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Sergio Gessi
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