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Le storie di Costanza. L’oracolo di Ettore per l’arrivo del nuovo anno

La contessa Maria Lucrezia Cenaroli, detta Malù, era nata a Pontalba nel 1960. Abitava a Villa Cenaroli da sempre e là continuava a passare le sue giornate avvolta nella testardaggine che le impediva di trasferirsi in città, dove avrebbe potuto godere di un intero palazzo liberty nel centro storico ed essere vicina alla Casa di Cura Figlie di Santa Bertilla, dove curavano le sue magagne.

Villa Cenaroli di Pontalba era in origine una costruzione difensiva a ridosso del fiume Lungone. Del preesistente castello si riconosce ancora un’antica torre. Fatto costruire nel 1701 dalla potente famiglia dei Cenaroli, fra le più antiche di tutta la Lombardia, il complesso è composto da vari fabbricati. Il portale d’ingresso con colonne doriche in stucco si affaccia al paese ed è posteriore rispetto alla Villa vera e propria, che si vede in tutta la sua bellezza solo costeggiando la riva del fiume.

La splendida prospettiva di cui si può godere stando sulle rive del Lungone è merito del giardino, che scende terrazzato verso il fiume, dapprima con due rami interrotti da un piccolo giardino pensile all’italiana e poi con un’unica rampa fiancheggiata da statue di divinità greche. È uno dei pochi esempi del genere in Lombardia. Il complesso è composto anche da un’incantevole corte rurale”.

Così si legge sulle guide turistiche della zona e proprio lì si vantava di abitare da sempre Malù.

La contessa riceveva spesso gente di Pontalba per l’ora del tè. Tra le persone di cui apprezzava particolarmente la compagnia c’era Costanza Del Re, la signora che coltivava ortensie in via Santoni Rosa e scriveva poesie per i suoi amici e per i suoi tre nipoti adorati.

A Malù piaceva farsi leggere da Costanza le poesie. Le assaporava insieme al tè aromatico e dolce proveniente dall’India, che Serafina preparava con molto cura e accompagnava con i biscotti alle mandorle fatti da Camilla, la fornaia del paese. Spesso, quando Costanza andava da Malù, si portava anche Rebecca, la più grande dei suoi tre nipoti. Rebecca sembrava divertirsi molto in quell’ambiente.

Villa Cenaroli era magnifica. Gli interni erano affrescati, le stanze dotate tutte di camino a legna e le grandi finestre coi serramenti scuri davano sul parco che costeggiava il Lungone. D’estate si vedevano splendidi animali e d’inverno un manto di neve bianca che scendeva fino alle rive del fiume e incantava per la sua purezza e la sua capacità di addolcire ogni forma.

Mentre Malù non aveva un particolare amore per la gerarchia sociale e non le importava nulla che la chiamassero col suo titolo nobiliare (contessa), né tanto meno col suo nome per esteso (Maria Lucrezia Cenaroli Della Fontana), tutto questo importava molto al suo maggiordomo.

Ettore era amante dell’ordine, delle cerimonie, delle stoviglie e delle posate d’argento, delle visite di persone altolocate e più di tutto della gerarchia domestica. Una volta aveva licenziato un giardiniere perché, dopo che Malù e la sua cameriera erano cadute dalle scale, si era permesso di fare commenti impertinenti sulla scena incresciosa che si era appena svolta.

Anche Ettore aveva però una preferenza, per la quale soprassedeva ai suoi severi principi: Costanza Del Re. Quella donna era particolare e ad Ettore piaceva. C’è sempre un’eccezione che conferma la regola e Costanza rappresentava bene quell’eccezione.

Pur non essendo nobile e proveniente da una famiglia ricca, era molto educata e istruita. Parlava bene, scriveva bene ed inoltre era bella: con gli occhi un po’ verdi e un po’ nocciola, come i ricci delle castagne e i laghetti dove vivono le rane.

Arrivava spesso a Villa Cenaroli per l’ora del tè e Ettore la aspettava sulla porta, la salutava, le prendeva la giacca, che sistemava su una delle grucce del guardaroba, la accompagnava nel soggiorno, dove Malù la stava aspettando per il tè.

Con Rebecca faceva la stessa cosa, anche se la ragazza gli piaceva meno. Rebecca si vestiva in maniera troppo strana, con gli anfibi, i jeans slavati e rotti, delle magliette molto colorate e una giacca a vento bianca. Poco adatta a Villa Cenaroli, sopportabile perché era la nipote di Costanza. Tutto ha un suo prezzo.

Rebecca, da parte sua, sapeva di non piacere molto a Ettore, ma non faceva nulla per invertire la rotta di questa insofferenza, anzi si divertiva a scandalizzare il povero maggiordomo con piccoli stratagemmi che inventava ad ogni occasione.

Ad esempio un giorno si presentò con una minigonna nera a pieghe che le copriva solo il sedere, un’altra volta arrivò con una carota in tasca.
– Dalla alle anatre del parco – gli aveva detto mettendogliela in mano.

Un’altra volta ancora era arrivata con in braccio una gatta tartarugata.
– Questa è Lucy. Oggi non voleva stare a casa, così l’ho presa con me. Trattala bene, perché se non le sei simpatico scappa e non la trovi più.
Uffa, ci mancava la gatta Lucy a complicare le giornate del povero Ettore.

Il giardiniere sopportava tutta questa impertinenza solo perché Rebecca era la nipote di Costanza, altrimenti avrebbe trovato il modo di liberarsene, magari sostituendo lo zucchero del tè con qualche mistura di zucchero e pepe, di zucchero e zenzero, di zucchero e curcuma. La ragazza era infatti molto schizzinosa con i cibi e spesso si limitava a dire: – No grazie, non ho fame.

A volte al gruppo si univa anche Cecilia, la sorella di Costanza e madre di Rebecca, Valeria e Enrico. Cecilia si divertiva a predire il futuro guardando in una sfera di cristallo. Nessuno prendeva troppo sul serio la cosa, men che meno lei, che diceva sempre che la sua sfera era solo un gioco per passare il tempo.

Sta di fatto che c’azzeccava sempre e quello che vedeva nella sfera di cristallo, si avverava. A volte l’oracolo si concretizzava subito, altre volte dopo molto tempo. Alcune volte era molto concreto e dettagliato, altre volte prendeva vita nella sfera in forma allegorica o di metafora … ma tant’è, si avverava.

Fu così che, un pomeriggio di dicembre, Cecilia predisse il futuro a Ettore, guardando nella sua sfera. Questo fu l’oracolo di Ettore per l’inizio del nuovo anno:

“Nel cristallo c’è una donna giovane in arrivo. Sta volando con un cavallo alato bianco candido. La vedo atterrare nel parco dal lato del Lungone, scendere davanti alla scalinata che porta a Villa Cenaroli e cominciare a salire i gradini uno alla volta. Le sue scarpe sono bianche, il suo abito è di tulle le sue mani brillano. Salirà per Ettore fino al poggiolo e poi si fermerà. Il tempo si fermerà, il cielo diventerà di ghiaccio. Dal cielo arriverà una colomba d’oro, i fiori del giardino diventeranno gioielli, gli alberi statue d’alabastro. Questo vede la sfera: fuoco sopra il ghiaccio, vento sopra la terra.”

Al povero Ettore venne la tachicardia, corse in cucina senza commentare con alcuna parola l’oracolo, si sedette sulla sua sedia preferita e bevve un bicchiere d’acqua, poi un secondo, poi un terzo, ma il fuoco che gli arroventava le budella non volle sapere di andarsene. Allora corse nel parco e si sedette sulla neve. Poi si coricò nella neve e poi si rialzò e tornò in cucina. I vestiti erano tutti bagnati, li tolse e li appoggiò su una sedia vicina.

Rebecca preoccupata dall’aver visto la reazione di Ettore all’oracolo, si precipitò in cucina a vedere come stava. Aprì la porta e lo vide in mutande seduto su una sedia.
Ettore si girò a guardarla, strabuzzò gli occhi e poi si accasciò svenuto a terra.

Mentre Rebecca cominciava a urlare spaventata, Ettore riprese per un attimo conoscenza e vide un angelo che lo stava soccorrendo, allora si lasciò andare definitivamente negli abissi, mentre Rebecca, che quel giorno era interamente vestita di bianco, urlava sempre più forte.

Fu quello il momento in cui tutti a Villa Cenaroli capirono che l’oracolo di quel Natale si era avverato subito. Quella fu la conferma definitiva che la sfera di Cecilia non sbagliava mai. Rebecca vestita di bianco come un angelo arrivato dal cielo, aveva soccorso il povero Ettore precipitato al suolo.

Costanza e il suo mondo sono solo apparentemente diversi e distanti dal mondo che usiamo definire “reale”, e quasi sovrapponibili ad ogni mondo interiore.
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Costanza Del Re

E’ una scrittrice lombarda che racconta della vita della sua famiglia e della gente del suo paese, facendo viaggi avanti e indietro nel tempo. Con la Costanza piccola e lei stessa novantenne, si vive la storia di un’epoca con le sue infinite contraddizioni, i suoi drammi ma anche con le sue gioie e straordinarie scoperte.


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