L’OPINIONE
Serve un tavolo di confronto
sulle politiche culturali
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Dopo aver letto l’importante analisi che Ranieri Varese compie sulla richiesta approvata in Consiglio comunale di rendere Ferrara polo museale regionale e le sue lucide considerazioni che mettono in evidenza l’impossibilità di procedere su quella strada, vista la mancanza di un assetto legislativo specifico, leggo sui giornali e vedo con stupore sulla tv locale l’indignata e stizzita reazione della dottoressa Luisa Pacelli, direttore di Ferrara Arte e dei Musei civici d’arte moderna che invita il professor Varese a confrontarsi sui risultati da lei ottenuti con le mostre organizzate da Ferrara Arte. Non mi risulta dalla lettura del testo che Varese abbia mai “bocciato” le mostre dei Diamanti, ma ha solo messo in rilievo ed è acclarata la non interazione tra musei e mostre. Un discorso assai complesso che le più importanti Associazioni culturali hanno tentato di instaurare ma che non ha avuto seguito. Mi sembra che questa precisazione sia necessaria, in quanto è indubitabile che le decisioni sulle mostre e sulle proposte sono fatte in assoluta autonomia dalle Amministrazioni e dalla Fondazione Ferrara Arte, senza richiedere alcuna possibilità di confronto con le Associazioni o con coloro che sentono il problema culturale fondamentale per lo sviluppo della città anche visto, ma non prevalentemente, come risorsa turistica. Varese ha puntualizzato il suo intervento non da storico dell’arte ma da competente cittadino privato. Tuttavia non è detto che non si possa e non si debba avanzare qualche riserva sulla politica culturale della città. E in questo caso parlo anch’io come privato cittadino.
Le Associazioni culturali hanno richiesto da anni un tavolo di confronto ma questo non è mai stato instaurato. Abbiamo chiesto di essere tenuti al corrente delle decisioni, avendone in qualche modo la competenza: vedi il tentativo di proseguire sulla linea percorsa con il convegno Musei a Ferrara 2011 che non è stato mai preso in considerazione. La risposta è stata sempre e comunque negativa. Penso pure che le eccellenze e i valori che Ferrara ha saputo esprimere non siano adeguatamente coinvolte nella politica culturale della Amministrazione ferrarese. Ad esempio, ho saputo che l’attesa e meritoria mostra prevista nel 2016 sulla prima edizione dell’Orlando Furioso e il suo riflesso nelle arti non vede nel comitato scientifico il curatore di quella preziosa edizione (la prima dopo quella seguita personalmente dall’Ariosto stesso) il professor Marco Dorigatti dell’Università di Oxford che ha lavorato per e nell’Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara che si è fatto carico della splendida edizione presso la casa editrice Olschki.
Sia chiaro non è necessario rendere conto di scelte che molto giustamente seguono un iter scientifico già impostato e che dà buoni frutti, ma non ci si lamenti poi se qualche obiezione si può e si deve avanzare. Ancora una volta mi pare evidente che il concetto di “ferraresità” venga usato in modo non pertinente.
Grazie comunque a Ranieri Varese per la lucidità con cui ha saputo porre in evidenza un problema non certamente secondario, se ancora Ferrara si vuole fregiare dell’ambiziosa definizione di “città d’arte e di cultura”.
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Gianni Venturi
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