La prima volta che nella sera ho udito le urla e le voci dilatate dai megafoni d’improvviso irrompere oltre le finestre di casa mia, ho avuto un sussulto di sorpresa e di preoccupazione.
La prima sensazione è quella di essere violato nella tranquillità della tua abitazione dall’estemporaneità di soggetti che si mettono improvvisamente a gridare per strada. Chissà poi perché le ronde della Gad debbano farlo, dimostrando che ci sono tante forme di violenza, compresa quelle delle urla e delle grida non richieste.
Ma non c’è solo il sopruso acustico, ciò che più inquieta è la violenza psicologica, il ricordarti la paura, quella che nella tua comodità piccolo borghese, alla fine di una giornata, ti permetti di non avere, almeno per tentare prima di andare a dormire di conciliarti con la vita.
Non ci sto che qualcuno in nome di un pericolo che forse minaccia la mia sicurezza si arroghi il diritto di farsi paladino in mia difesa. Non ci sto e pretendo che questo sindaco e questa Amministrazione comunale, che ho votato, non consentano più che questo possa accadere. Non può essere riconosciuta alcuna legittimità a chi ritiene di eleggersi, di investirsi del ruolo di ronda in nome della sicurezza del quartiere, il contratto tra cittadino e Stato prevede ben altro, che per questo ci siano le forze dell’ordine che paghiamo con le nostre tasse. Tutto il resto è abuso, è violenza fatta alla normale convivenza democratica.
È sopruso, prepotenza, un volontariato e una gratuità subdoli che alterano le regole della normale convivenza civile.
No, non riconosco, come residente della Gad, alle ronde biciclettare e caciare nessun ruolo e nessun compito, a partire da quello di violare la meritata quiete delle persone con le loro urla scomposte, i loro fischietti e megafoni.
Ritengo tutto ciò l’esito di una grave deriva della convivenza nella nostra città, il prodotto di una Amministrazione che ha chiuso i luoghi di partecipazione senza riuscire a idearne dei nuovi, di una Amministrazione incapace di interrogarsi sulla città, i suoi abitanti in una nuova prospettiva che non abbia il respiro del giorno per giorno.
Le ronde fai da te, c’è lo dice la storia, sono il segnale inquietante che qualcosa così non va, che è ora di ripensare la città, il vivere e la vita dei suoi abitanti, una bella sfida che richiede che le forze democratiche e progressiste di questa città si diano una svegliatina e alla svelta.
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Giovanni Fioravanti
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