Il dramma di uno Stato incapace di far fronte alle pubbliche necessità. Eccone un altro capitolo, racchiuso nel lancio dell’ennesima scialuppa di salvataggio.
L’Albo dei cittadini, introdotto dal governo Renzi attraverso il decreto Sblocca Italia, in una situazione normale sarebbe da considerare una buona opportunità. Ma nell’emergenza attuale costituisce un drammatico indicatore del punto di deriva cui siamo giunti.
In sé l’idea è valida: consentire alle persone disponibili di mettersi a disposizione della comunità per contribuire alla realizzazione di interventi di pubblica utilità. L’Albo (di cui si è parlato in questo fine settimana nell’ambito degli incontri del percorso partecipativo “Ferrara Mia, insieme per la cura della città”) ha precisamente questo scopo: permettere a chi è volontariamente pronto a impegnarsi per il ‘bene comune’, di agire a sussidio degli interventi pubblici.
Sarebbe davvero un bel percorso di integrazione fra istituzioni e cittadini se non scaturisse da una condizione di grave dissesto dell’apparato pubblico e non si configurasse per quel che realmente è: l’ennesimo disperato ‘sos’. L’appello alla comunità, in questa temperie, è il tragico indicatore della crisi in cui versa lo Stato e del livello del disastro della pubblica amministrazione, talvolta incapace persino di far fronte alle necessità minime, come la carta igienica nelle scuole cui sono spesso costretti a provvedere i genitori… Conseguenza di questa catastrofe è la progressiva e apparentemente inarrestabile dissoluzione dello stato sociale.
L’appello allo spirito comunitario scaturisce da questi presupposti. Il volontariato sociale è una gran bella cosa ed è un’importante risorsa. Ma non può essere l’ultima spiaggia. Avvalersi del supporto dei singoli di buona volontà dovrebbe essere una semplice opzione per chi vuole rendersi utile e un’opportunità per tutti. Doverci ricorrere per stato di necessità è invece indice di una condizione che ci mostra il burrone a pochi centimetri dalle nostre suole.
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Sergio Gessi
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