Sono state pubblicate sulla stampa le intercettazioni “clandestine” [leggi] del consigliere regionale del M5s Defranceschi che raccolgono i “commenti”, se così si possono definire, dell’ex capogruppo Pd in Regione, Monari, sulla vicenda delle cosiddette “spese pazze” dei gruppi consiliari della passata consigliatura. Diciamo subito che non è un bello spettacolo: per il tono generale di sprezzo e di fastidio nei confronti di chi deve controllare, per la greve ed imbarazzante mediocrità di alcuni commenti, per la concezione distorta che pare emergere dell’impegno politico, in cui all’etica si sostituisce il timore della sanzione.
Indignarsi, oltre che del tutto naturale, è quindi doveroso, almeno per chi è convinto che gestire la cosa pubblica rappresenti una delle occupazioni più nobili a cui possa essere chiamato un individuo. Ma non basta, a maggior ragione se si appartiene ad una delle generazioni che hanno guidato il Paese negli ultimi 20-25 anni. Perché accanto alle specifiche responsabilità etiche e penali che attengono alle singole persone e di cui ciascuno è chiamato a rispondere individualmente, ne esistono di più generali che riguardano l’intero corpo sociale; certamente non tutti nella stessa misura, ma nessuno escluso. Difficile uscire da questa situazione se non si riesce a rendersene conto, accettando di conseguenza anche le critiche aspre delle generazioni più giovani, che si ritrovano a pagare il prezzo dei nostri errori ed a cui troppo spesso molti reagiscono quasi sdegnati, protestando la loro assoluta estraneità.
Viene da chiedere a costoro, ma tu, dov’eri mentre succedeva tutto questo? Se avevi capito cosa stava capitando, cos’hai fatto per impedirlo? O, se no, come hai potuto non vedere? Non era possibile fare qualcosa di più e di diverso? Perché la deriva che ha portato all’emersione e al consolidamento delle tante caste che da parecchi lustri fanno il bello ed il cattivo tempo in Italia ha radici lontane ed è per troppi una consolatoria quanto patetica menzogna affermare che sia stata tutta colpa di Berlusconi e del suo baraccone affaristico-mediatico, scrollandosi così di dosso ogni responsabilità per il solo fatto di averlo sia pur inutilmente contrastato.
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Raffaele Mosca
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