I voti al Pd in Emilia Romagna sei mesi fa alle elezioni europee erano 1.200.000, oggi sono diventati 500.000. E rispetto alle regionali del 2010 ne mancano 300.000. Poi c’è il dato choc dell’astensione. Anche gli altri partiti e forze varie, tranne la Lega, sono andati male. Perché mi soffermo sul Pd? Perché sono rimasto impressionato dalle dichiarazioni di Renzi. “Abbiamo vinto”. “Non siamo mai stati così forti.” “Il dato dell’astensione è secondario.” Si rende conto di ciò che sta dicendo? Sta parlando non di una regione qualunque, ma del luogo simbolo della forza della sinistra e della partecipazione civica. Del resto, che conoscenza può avere della storia e della realtà dell’Emilia Romagna un segretario che conclude la campagna elettorale a Bologna vantandosi di aver strappato il maggior applauso attaccando il sindacato? Costringendo il candidato Bonaccini a dire il giorno dopo che in questa regione i rapporti con il movimento sindacale sono buoni. Non a caso chi è stato eletto nelle file del Pd è giustamente preoccupato per questo disastroso risultato elettorale, a cominciare dal suo neo-Presidente. Ad essere onesti intellettualmente, quella del Pd è una vittoria sulle macerie della propria forza, della rappresentanza e dell’autorevolezza della Regione come Istituzione. Insomma è tutto da ricostruire. Francamente, non mi ha mai impressionato il mito costruito da mass media, sponsor e tifosi vari attorno alle capacità comunicative del giovanotto di Rignano sull’Arno. Comunque ero disposto a fare qualche concessione al riguardo. Ultimamente, però, ne ha ‘bucate’ diverse. Inoltre, per uno che ha l’ambizione di durare vent’anni, è preoccupante la ripetizione monotona e noiosa degli stessi lazzi, offese e fervorini sul ‘fare’ e sul futuro radioso e felice che starebbe preparando… a nostra insaputa. Caro Matteo, forse sarebbe l’ora che tu ‘cambiassi-verso’ se vuoi durare un po’ più di Monti e Letta.
Fiorenzo Baratelli, è direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara
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Fiorenzo Baratelli
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