L’OPINIONE
I conti del Comune, qualcuno sta dando i numeri
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Prima il Movimento 5 stelle denuncia un deficit di 12 milioni nei conti dell’amministrazione comunale (dovuto a oltre 4 milioni di mancate entrate e 7 di spese non preventivate), parla di “crisi senza precedenti” e annuncia la richiesta di dimissioni nei confronti dei vertici del governo locale.
Poi interviene il sindaco Tagliani, stizzito, che nega la sussistenza di un buco nei conti del Comune, parla di “certificata ignoranza” e ricorda che di avere approvato “un consuntivo da cui risulta un avanzo di 30 milioni”.
Infine entrano i campo i revisori dei conti del Comune (citati da Estense.com, come peraltro gli altri protagonisti della vicenda). Enrico Deidda Gagliardo sostiene che “i 12 milioni di euro non sono un buco, sono solo una variazione al bilancio di previsione approvato lo scorso anno” e ritiene che “dire che quello è un buco sia una lettura tecnicamente sbagliata”. Il suo collega Paolo Rollo aggiunge che si tratta “solo di una differenza di risorse a disposizione rispetto a quanto preventivato, dovuta da un lato a minori entrate e maggiori spese e, dall’altro lato, alle nuove regole contabili”.
Entrambi concordano sul fatto che “la manovra è corretta dal punto di vista tecnico“. Ora, quest’ultima espressione ne richiama un’altra, che analogamente scindeva l’aspetto tecnico da quello sostanziale: “L’operazione è perfettamente riuscita ma il paziente è morto”. Al di là della battute, la questione è seria e seriamente ingarbugliata.
Proviamo a capire e a domandare.
Prima questione: non si tratta di un “buco”, ma solo di “minori entrate e maggiori spese”. Come dovremmo chiamare allora il risultato di una tale operazione?
Seconda questione: la “differenza di risorse a disposizione rispetto a quanto preventivato” sarebbe dovuta (oltre al fatto di ‘guadagnare’ meno e spendere di più) anche alle “nuove regole contabili”. Che c’entrano le “regole” contabili con ciò che concretamente entra ed esce dalle casse? (par di capire che il problema riguardi i parametri che certificano l’esigibilità della somme previste in entra, ma sarebbero graditi lumi in proposito).
Terza questione: Scrive Estense che “i 30 milioni di avanzo del consuntivo 2014 vantati da Tagliani non sono di fatto disponibili, se non nella limitatissima cifra di circa 700mila euro” e indirettamente attribuisce tale espressione ai revisori. Anche qui sorge una domanda: fra 30 milioni e 700mila euro passa una bella differenza, chi c’è ala regia? Il mago Silvan? Chi sta bluffando?
La vicenda si presta a una duplice chiave di lettura.
Se stiamo al merito della disputa contabile tra sindaco e Movimento 5 stelle sul risultato di cassa del Comune, quel che va riaffermato è il dovere delle istituzioni di spiegare alla cittadinanza – con chiarezza, senza fumosità o giri di parole – come stanno effettivamente le cose: se ci sia un debito o un avanzo e quale sia l’entità.
Ma, numeri a parte, c’è un problema squisitamente politico da segnalare, ed è relativo alla logica dell’esternazione del sindaco circa i 30 milioni di avanzo. Innanzitutto Tagliani si è tirato addosso una facile obiezione: perché aumentare le tasse locali se la cassa è piena?
Questo però attiene alla dialettica politica. C’è invece un più rilevante aspetto di natura sostanziale da segnalare: non c’è alcun motivo di vanto e nessuna ragione per essere orgogliosi del ‘risparmio’. Una pubblica amministrazione ha risorse contingentate che deve saper gestire e impiegare con oculatezza. La virtù non sta certo nel risparmio, ma nell’equilibrata e lungimirante capacità di spesa, perché è solo impiegando tutti i fondi e le risorse disponibili, fino all’ultimo centesimo, che si può cercare di soddisfare i bisogni della collettività, realizzando quanti più possibili interventi di pubblica utilità. Gestire un bilancio tenendo i soldi in tasca è gravissimo, tanto più quanti più sono i soldi non spesi, perché significherebbe che è manca la progettualità e la capacità di realizzo delle risorse a disposizione.
Invece il paradosso attuale, dovuto forse ai distorcenti e perversi effetti degli imperanti diktat del patto di stabilità, è che appare più bravo chi più accantona. Al riguardo la battaglia da condurre resta quella per un aumento delle risorse; e le proteste di Comuni ed enti locali rispetto ai tagli della spesa imposti dallo Stato dovrebbe valere a prescindere dal fatto che al governo ci siano i nemici o gli amici.
Lunedì e martedì è convocato il Consiglio comunale “per discutere le variazioni al bilancio di previsione 2015”. Contiamo, a conclusione, di saperne di più. Confidiamo di non trovare conti in rosso. Ma altrettanto desolante sarebbe scoprire che davvero sono rimasti sotto al mattone un sacco di milioni con i quali si sarebbero potute fare molte cose utili per la nostra città.
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Sergio Gessi
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