di Federica Mammina
Una volta si diceva che ogni giorno ha la sua croce. Oggi invece potremmo sostituire questo modo di dire affermando che ogni giorno ha la sua polemica. Nella maggior parte dei casi confesso che mi entrano da un orecchio ed escono dall’altro perché prevalentemente pretestuose. Ma ne è stata sollevata una, di recente, che mi ha davvero divertita. La polemica in questione è stata scatenata dallo spot della nota azienda Chicco, nel quale si invitano gli italiani a fare tanti bambini.
L’enfasi di certe affermazioni, alcune immagini fumettistiche e il collegamento con il calcio rendono evidente il tono allegro e spensierato con cui si rivolge l’invito a procreare. E d’altronde cosa mai dovrebbe dire un’azienda che produce solo prodotti per bambini? Secondo molti avrebbe dovuto invitare uomini e donne a procreare, ma anche coppie omosessuali ad adottare bambini, o magari ad averli con l’utero in affitto, ricordando però che anche non fare figli va benissimo. Così, per accontentare tutti. Sì, perché oltre che per il carattere fascista (per l’invito a fare figli per l’Italia!), lo spot è stato additato per discriminazione nei confronti di chi non può avere figli. Che sarebbe come dire, per esempio, che le aziende che producono dolci non potrebbero sponsorizzarli perché altrimenti tutti coloro che per motivi di salute non possono assumere zuccheri ne verrebbero discriminati, e che le case automobilistiche non dovrebbero offendere chi non può guidare.
Ma in effetti, ora che ci penso, una polemica potrei sollevarla anche io, perché in un mondo in cui si prende tutto troppo sul serio io mi sento profondamente discriminata.
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Redazione di Periscopio
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